Gli aviatori uruguaiani sono salvi

Gli aviatori uruguaiani sono salvi Gli aviatori uruguaiani sono salvi Non si conosce ancora la causa dell'accidente I tragici precedenti della Costa del Rio dell'Oro - I nàufraghi dell'aria in marcia per Capo Inby (Servizio speciale della «Stampa») Parigi, 7, mattino. L'incubo i svanito : gli aviatori uruguaiani sono sani e salvi. Un telegramma da Madrid ha annunziato ieri mattina che ì quattro volatori deM'Uruguai erano indenni, secondo una dichiarazione fatta da un indigeno. Poi un telegramma da Casablanca, pervenuto nel pomeriggio a Parigi, ha fatto sapere che i piloti Riquelle e Guillemet, appartenenti alla Compagnia Latecx)ere,-sona riuscUittd attéfttire'iiri'niatttn'apresso la carcassa dell'idroplano Uruguai; i piloti hanno interrogato gli indigeni dei dintorni, i quali hanno loro dichiarato che l'equipaggio deZI'Urùguai era sano e salvo, e che gli aviatori si erano messi in viaggio, sotto la protezione di una carovana di mori fedeli, in direzione del Capo Jubyp dove il loro arrivo era atteso per ieri sera. Sono state immediatamente prese tutte le disposizioni per soccorrerli. Per quello che concerne l'accidente di cui fu vittima l'Uruguai, si crede che esso abbia avuto un'avaria nei pressi del luogo dove l'apparecchio è stato ritrovato; e che il comandante Larre Borges abbia invano cercato di ammarare suIJ'oued Chcbika. La manovra deve essere stata resa impossibile, per una causa qualsiasi; e l'apparecchio si è allora abbattuto sulla spiaggia, dove è stalo ritrovalo. Così, dopo quattro giorni di un silenzio assoluto, grazie ai potenti mezzi di investigazione messi in opera, si è rassicurali sulla sorte degli aviatori uruguaiani. 1 più vivi elogi vanno inoltre tributati ai piloti della linea Latecoere, ì quali osarono atterrare e soccorrere, i loro camerati, malgrado dei precedenti tragici che hanno insanguinato quella parte deserta della Costa del Rio de Oro, dove i banditi mori sono all'agguato della menoma occasione per ricattare i disgraziati naufraghi del mare e dell'aria, quando giungono su quella specie di « no man's land ». Si rammenta infatti che, nel novembre scorso, i due aeroplani che fanno servizio di corriera fra Casablanca e Dakar, pilotati da Gours e Lasalle, avendo dovuto atterrare erano stali assalili dai mori.jiei dintorni del Capo Bogador, a 300 chilometri a sud-ovest del Capo Juby. Un aeroplano, recatosi in loro aiuto, era stato bruciato il giorno seguente. Prima, il 22 ottobre, un aeroplano aveva subito la stessa sorte; ed il 21 luglio i piloti Ville e Rozes, che si erano recati in soccorso di naufraghi, erano stati attaccati dai mori, e costretti ad abbandonare il loro apparecchio. I primi aviatori sunnominati furono resi, contro pagamento di una taglia. Ma Gours morì qualche giorno dopo la sua liberazione, in seguito alle sevizie che gli indigeni gli avevano fatto subire. 1 giornali, nel dare l'annunzio del ritrovamento degli aviatori, scrivono che più che mai si impone lo studio approfondito della chiglia e degli avanzi dell'apparecchio, poiché più che mai la parola « sabottaggio » è pronunciata. L'Intransigeant ricorda pure il saboltaggio sistematico e definitivo di citi fu vittima ''anno scorso, a Casablanca, l'idroplano dell'aviatore italiano Casagrande, alla vigilia della sua traversata dell'Atlantico. La notizia a Montevideo (Servizio speciale della « Stampa •) Montevideo, 7, mattino. La notizia, giunta qui ieri, che l'equipaggio deZJ'Uruguai era stato trovato a cento chilometri da Capo Juby, aveva sollevato la cittadinanza, pensosa della sorte del capitano Larre Borges e dei suoi compagni di volo. Un susseguente radio da Agadir, che aveva informato che l'Uruguai era slato trovato a settanta chilometri a nord-est del Capo Juby, con la prua m/És-sa nell'arena, completamente sfascialo, col motore a quaranta metri dai rottami dell'apparecchio, ma senza alcuna traccia degli aviatori, aveva ricondotto la popolazione alla visione di una tragica sventura. Al palazzo del Governo e davanti alle redazioni dei giornali ha stazionalo in permanenza una folla, ansiosa di conoscere la sorte dell'equipaggio, l giornali pubblica??, ora un radio da Las Palmas, annunziane che l'equipaggio deZJ'Uruguai è stato fatto prigioniero dai mori della Costa de Oro, e che si sono immediatamente iniziate trattative per il suo riscatto. Questa notizia ha dato luogo a manifestazioni di giubilo. L'equipaggio è dunque salvo. Questo è poi confermato da un radio giunto al Governo di Montevideo poco fa; e sepondo il quale gli aviatori stanno marciando a piedi alla volta di Capo Juby. Lo stesso Governo ha provveduto a comunicare la notizia alla signora Larre Borges, che da otto giorni, insieme coi suoi tre figli, attende all'isola Fernando di Noronha l'arrivo del marito. Qualche giornale uruguaiano non ha mancato di porre a confronto la rotta trionfale del Santa Maria, apparecchio esclusivamente italiano, creato dal genio italiano, con l'idrovolante uruguaiano, munito di motori francesi. Anche Fonk si prepara a ritentare la traversata dell'Atlantico Il tragico insuccesso del suo primo tentativo (Servizio speciale della « Stampa ») Parigi, 7, mattino. Il capitano aviatore Fonk, rimasto in America dopo il drammatico accidente cho pose fine al suo tentativo di traversata dell'Atlantico in aeroplano, nello scorso settembre, e giunto a le Havre, a bordo del Paris. L'ardi- 10 quanto sfortunato aviatore è più clic mai deciso a realizzare l'idea, ohe egli accarezza da più di due anni. Ed è venuto in Francia per provare i motori e gli accessori, che.debbono equipaggiare l'apparecchio con il quale tenterà nuovamente di volare da New York a Parigi. « La traversata dell'Atlantico settentrionale — egli ha detto — dovrebbe essere effettuata quest'anno. Alcuni dei miei camerati francesi fanno preparativi a tale scopo. Eccellenti piloti inglesi, italiani, tedeschi, sono pure in gara. Per parte mia, procedo attualmente, con l'aiuto dell'ingegnere Sikorsky, alla costruzione di un apparecchio, o meglio di due — per non essere colto alla sprovvista — dello stesso modello del mio aeroplano dello scorso anno ; e spero ben presto tentare di nuovo 11 grande viaggio. E' possibile che uno dei miei concorrenti riesca a traversare prima di me l'Atlantico. Io, in tale caso, non sarò certo l'ultimo a felicitarlo: poiché conosco le difficoltà ed i pericoli della impresa. Ma allora partirei alla mia volta, per tentare di battere il tempo stabilito dal mio fortunato rivale ». L'aviatore ha dichiarato di non poter dire nulla di preciso sui suoi futuri progetti; ma quello che crede di descrivere 6ono i preparativi ilei suo priuno tentativo, e la partenza, con le cause esatte dell'accidente, che costò la vita a due dei suoi compagni di spedizione, Clavier e Islamoft. " Questo raid era stato lungamente e attentamente preparato — ha detto Fonk : — ed ho piacere di poter .ridurre a zero certe interpretazioni fantastiche, che sono state date in Europa, al momento dell'accidente. Sarà intanto utile sapere che il mio apparecchio, di 100 metri quadrati di superficie c di 32 metri di apertura d'ala, con li metri di lunghezza al Iu6cllaggio, mi ha permesso, prima della partenza per il raid, di volare perfettamente con dodici tonnellate e -mezzo, in condizioni cosi favorevoli, ohe rido ancora di tutte le sciocchezze che sono state scritte sulle qualità di volo del mio aeroplano. 11 Alla vigilia della mia partenza, dopo 15 giorni di ansiosa attesa di un buon bollettino metereologico, mi vennero finalmente trasmesse informazioni particolarmente favorevoli. Appresi cesi che la depressione sperata stava per prodursi tra Halifax e il nord dell'Irlanda, seguendo l'arco di un grande circolo, cioè seguendo la mia rotta ideale. Servito in quella zona da un vento di cinquanta chilometri all'ora, con una sola perturbazione inevitabile per un percorso di ottocento chilometri, non potevo trovare migliore occasione per partire. Pensavo infatti che ottocento chilometri di tempesta avrebbero rappresentato, grazie alle possibilità del mio aeropla-no un volo di quattro ore al massimo; e che l avrei .raggiunto ila tempesta nel momento in cui 31 nl,io apparecchio, particolarmente ma- e neggevole, anche data la diminuzione del carico di benzina, sarebbe diventato di un pilotaggio ancora più facile. Decisi immediatamente di partire l'indomani mattina, all'alba. « Da qualche tempo mi allenavo progressivamente a non dormire. E l'indomani mattina, alle quattro, ero in piedi, fresco e riposato come se avessi passato la migliore notte. Ma quale non fu il mio stupore, giungendo all'aerodromo, di trova.rvi un pubblico considerevole. La polizia aveva tenuto libero, in mezzo alla folla, imo spazio sufficiente per permettere al mio apparecchio un campo possibile per la manovra. Provai successivamente i magneti: tutto marciava alla perfezione. E siccome il carico di benzina era fallo, non mi rimaneva più che aspettare il sole. «Roosevelt Field è immenso: esso comprende ^una prima striscia di terra, lunga circa 1000 metri, in fondo alla quale, dopo una leggera differenza di livello, si aggiunge un secondo terreno, anche più grande. Io avevo previsto che se il mio apparecchio non mi avesse data completa soddisfazione, avrei potuto posarmi abbastanza facilmente su questa specie di terreno di soccorso. Alle sei era luce sufficiente. Mi sedetti al mio posto di pilotaggio, 'lutti i miei compagni erano già installati: tranquilli e fiduciosi come ero io, e indifrerenti anche della folla, che si accalcava a vista d'occhio. Udivo il ronzio di lutta una flottiglia di aeroplani, che doveva accompagnarmi sino a Boston, e che incrociava nell'aria da più di un'ora, per non mancare alla partenza. « L'apparecchio, il cui treno di atterrissaggio, a due ruote semplici, era stato, per l'occasione, munito di duo treni di ruote suppìementa.ri, posti dietro le ruote principali dcl1 altro treno, e disposti in modo da evitare a questo uno sforzo troppo grande al momento in cui l'apparecchio starebbe per sollevarsi, ora quasi in linea di volo. Mossa in movimento l'elica, l'apparecchio corse per 600 metri, durante i quali io osservai le leve di comando. Ero giunto al punto in cui il terreno, si abbassava. Io lo passai normalmente; e ben presto sentendo il momento propizio, tirai su il timone, per sollevare l'apparecchio. L'enorme macchina lasciò effettivamente il suolo — Ja film proiettata in Francia lia provato che lo abbandonò per una limghezza di 300 metri; — ma in quel momento sentii un brusco urto nella parte posteriore dell appa.rocchio. e ohe questo sbandava a destra. Non comprendendo quello che fosse avvenuto, ma perfettamente padrone di me stesso, manovrai, e riuscii a raddrizzarmi, come la film ne dà prova evidente. Ma in quel momento stesso l'apparecchio ricadeva pesantemente, e i serbatoi esplodevano, propagando l'incendio in meno di un secondo « Era accaduto questo: uno dei treni di atternssaggio supplementari, spostatosi, aveva fracassato uno dei timoni — come è facile constatare sullo fotografie, che furono prese immediatamente. « Il resto è noto — ha detto concludendo Fonk: — lo mi inchino alla memoria di Clavier e del meccanico Islamoft, deplorando che -la sorte non mi abbia mosso al loro posto ». Fonk non rimarrà in Francia più di tre 0 quattro settimane. Egli tornerà poi agli Stati Uniti, sperando di poter realizzare il suo volo attraverso l'Atlantico prima dell'estate. L'aviatore Franco e i suoi compagni si preparano al giro del mondo Barcellona, 7, mattino. Il comandante Franco, che lo scorso anno compì la traversata dell'Atlantico da Palos a Buenos Aires, insieme cogli altri suoi duo compagni di viaggio, il capitano Ruiz de Alma e il meccanico Rada, si imbarcheranno a destinazione di Gonova. Dopo una breve dimora in Italia, partiranno per Friedrieshafen, : dove attenderanno a mettere a punto l'apjiaifecchio con il quale si propongono di compiere il giro del mondo. L'Inghilterra invia un'altra nave nella acqua nicaraguajane (Servizio speciale della «Stampa») Londra. 7, mattino. La notizia, uscita sabato sera, che l'Inghilterra aveva richiamato l'incrociatore Colombo, spedito nelle acque del Nicaragua, era evidentemente infondata: giacché ora si apprende che una seconda nave da snerra inglese ha ricevuto l'ordine di andare al Nicaragua, non 6i sa bene so per surrogarvi l'incrociatore Colombo, ovveTO per assolvervi certe funzioni, per le quali il Colombo, nelle odierne circostanze, risulterebbe inadatto.