Una Corte di belle donne

Una Corte di belle donne Una Corte di belle donne a i è o a u a l i i i a n ¬ Uno tra 1 libri più letti quest'anno a Pa-1 Arigi è « Les fetnmes du Second Empire », I loscritto da Federico Loliée, e accolto nella Bìbliotbe<me Historia», edita dal TaMandier. Napoleone III non era mai stato uno stinco di santo nei rispetti della sensualità ; prima e dopo il matrimonio piegò spesso le ginocchia dinanzi a Venere; l'imperatrice hivolon«ariameate gliene offri molte opportunità. Ella si compiaceva di circondarsi di volti graziosi, come di un diadema che mirabilmente desse rilievo alle 6ue toelette. La sua grazia personale, così indefinibile e cosi fulgida, ci guadagnava in quell'armonioso corteo di belle donne, riflesso quasi della sua giovinezza vivace, delia sua eleganza, del suo prestigio. E non erano solo donne di squisita forma, ma sfavillanti di brio, intelligenti, dittatrici della moda e dell'arte- La principessa Matilde Troppo noti gli aneddoti della contessa di Castiglione, che in un abbozzo del testamento scrisse : « Voglio essere sepolta nella camicia della notte di Compiègne, battista e pizzi, 1S57 ». Ma la sola donna che l'imperatrice detestasse fu la principessa Matilde. La figlia del re di Westfalia suscitava le gelosie della superba spagnuola, anche per il 6uo primato inconiestaoile nella società mondana e artistica parigina, Per trenta anni Matilde tenne quello scettro. Il suo salotto era una specie di accademia, ove convenivano, uomini politici, scienziati, artisti, letterati,. ove Teofilo Gautier e i Des G-oncourts navigavamo nell'azzurro, in particolare Giulio, che aveva preso una maledetta cotta, e non ne faceva mistero, e ove troneggiava il Saint-Beuve. Flaubert, Daudet, 11 Merimée, Edmondo About facevano frequenti apparizioiù nel salotto. La conversazione a tavola o intorno al caminetto era talora ardita; ma a varcare i limiti c'era pericolo di farsi mettere alla porta. Come toccò ail'About, il quale, dopo di avere narrato un aneddoto indecente, udì la principessa dire al cameriere: Fate avanzare la carrozza del 6*gnor About ». Alessandro Dumas padre sfoggiava la sua fantasia inesauribile in racconti prodigiosi di amenità; il Mery e Federico souiiè gli tenevano dietro a gran distanza; Alfredo Arago metteva il 6UO pepe nel sale di tutti. Matilde, come suo fratello Gerolamo, 6i divertivano un mondo in compagnia di quegli ingegni eletti.' Guai a toccarglieli! Non ammetteva scherzi ,a questo riguardo. Lo capì il Nieuwekertre, il quale una volta, criticandola di avere esposto due acquarelli — ella dipingeva con mano franca — ed esprimendole il timore non la confondessero con la ambigua corporazione degli artisti, ne ebbe in risposta: « Sappiate che io non sono di quelle persone che s'inorgogliscono di una chiave di ciambellano cucita sul di dietro più eoe di un onore concesso al merito reale ». La risposta era pungente, perchè proprio il giorno prima il conte era stato nominato ciambellano. Del principe Demidoff, suo marito, dal quale si era separata per la pazzesca gelosia di lui, russo e violento, non parlava mai. Il principe cui Firenze aveva dovuto tante belle e buone istituzioni, era precipitato una sera nel loro castello di San Donato, dove la principessa dava una festa di ballo, le, senza dire una parola, si era lanciato contro la moglie e le aveva lasciato andare due ceffoni formidabili. Matilde era partita immediatamente alla volta di Pietroburgo; e lo zar Nicolò I, di cui era nipote, aveva imposto al Demidoff di lasciarla libera e tranquilla, di non abitare anzi mai nella città ove ella si trovasse, e di passarle duecentomila franchi di appannaggio. Diventato vecchio, il balzano moscovita tentò d'impietosire la moglie; ma ella non volle sentirne parlare: il ricordo di quegli schiaffi le bruciò tutta la vita. Maria Walewska Nel salotto di Matilde si vedeva talora la contessa Anna Maria Walewska; non spesso, giacchè anche lei aveva il suo circolo di artisti e di letterati; e tra le due dame era una cortese gara a chi se ne strappasse qualcuno La contessa aveva portato nella capitale francese la sua bionda bellezza seducente e una arguzia fiorentina e .un senso politico che .giovarono molto alla carriera di suo marito. Ella era nata dei marchesi Ricci; e lui dagli amori del gran Còrso con la polacca Maria Walewska, che per il Bonaparte fu più di un capriccio passeggero. Singolare epoca, quella del Secondo Impero, in cui sedeva 6Ul trono un uomo che Re Luigi aveva negato fosse suo figlio; eia ministro degli Interni il duca di Morny, fratellastro dell'imperatore e ministro degli Esteri un altro cugino loro, illegittimo anche lui: ma uomini tutt'è tre d'innegabile talento. Comunque sia, il Walewski rese servigi importantissimi al Sovrano, e la contessa lo assistette con balda intelligenza quando era ambasciatore a Londra, e quando dirigeva la politica intemazionale del paese. Le feste che ella dava nel palazzo del Ministero erano .magnifiche come quelle delle Tuilleries: ad una di esse Napoleone III comparve in domino e la contessa di Castiglione in dama di cuori: tutta la sera quasi furono insieme. I denari volavano: Anna Maria spese una volta, solo per fiori, ottantamila franchi. I suoi mercoledì facevano furore. E balli, scene e lieti conversari avevano sempre qualche scopo politico. Bismarck, non ancora principe durante il breve tempo della sua Ambasciata in Francia, nel 1862, frequentava parecchio la casa dei Walewski, dei quali stimava la franchezza e la fermezza delle idee, che contrastavano assai con le ambiguità e con le tortuosità di Napoleone III. E, brusco come era, diceva bruscamente alla contessa: « Signora, in politica bisogna parlarsi chiaro. E credo 6iate un'abile piccola diplomatica ». — « Non sono forse a buona scuola? ». — Anche Guglielmo, venuto nella Capitale francese l'unno dopo, si intratteneva volentieri con la Walewska. Una mattina si recò da lei, senza farsi precedere e .senza farsi accompagnare. « de« veLGspcdinpe lazachndmdWcd« rcrscstritesissbscrpdrvsgbpsinllcvisMdapqfiglPtrnsddsmcfcidnl. Alla cameriera corsa ad aprirgli, e che non o_ conosceva, si annunciò semplicemente; « Le roi ». La cameriera entrò nella stanza della padrona: « « Ce il signor Leroy ». — « Ditegli che non è questo il momento di venirmi a pettinare: passi stasera ». — Un Leroy infatti era i] parrucchiere di Corte. Guglielmo resto un tantino stupito della risposta; poi sorrise e se ne andò. L'aneddoto corse immediatamente Parigi e non occorre dire il rammarico della contessa, quando fu informata dell'equivoco. Paolina di Metternich Anna Maria aveva molto amica là principessa Panlina de Metternich, viennese anima e corpo, patrio tta fervente, ma un diavolino, la cui lingua non aveva peli; e di un'eleganza diventata proverbiale e di un buon gusto che non s'ingannava mai: pazza di ogni genere di divertimenti, in particolare dei quadri viventi, della recita di commedie, della musica; scopritrice e banditrice della gloria di Riccardo Wagner e del sarto inglese Worth; regina delle « coccodettes », come si compiaceva di dire. Le sale dell'Ambasciata d'Austria si aprivano a continue feste: 1 « déjeuners dansants », le « redoutes » e le rappresentazioni si seguivano con lo sfarzo che sapevano creare mani ungheresi sperperanti denari austriaci. Gli invitati erano scelti con rigore; ma appena entrati nelle sale, vi si trovavano a loro agio. L'imperatrice Eugenia le voleva bene e alle TuHleries, a Fontainebleau. a Compiègne, ne metteva a. profitto le iniziative geniali. Tra 1 suoi frizzi più pungenti è questo, che colpì il marchese Galliffet, il quale, in convalescenza a Parigi per una ferita causata dallo scoppio di una granata, si presentò a un ballo nel palazzo della via Varennes, in costume di farmacista Luigi XIV, portando con fierezza marziale, appeso alla cintura, ristrumento che era quasi l'emblema della professione. « Sai che cosa sia? » — domandò il Galliffet alla Metternich. - « SI, — ella rispose, — è il cannone che ha ferito il povero Galliffet in Crimea ». — Una botta consimile aveva lanciato l'Imperatrice, visitando gli appartamenti di Enrico de Reuss, amabilissimo rappresentante della Cancelleria prussiana. Nella camera del principe, ella si era fermata davanti al letto, esclamando: i Ah, è questa la vostra piazza d'armi? ». La Metternich e»a spesso di una spontaneità e di una sbadataggine che rasentavano l'imprudenza. Un giorno del 1867, anno dell'Esposizione, volle dare un'occhiata ad concorso delle nazioni. Senza aspettare la sua vettura, chiamò una carrozza pubblica e, con il tono di una gran signora che parla ad un servitore, disse : « Conducimi al Campo di Marte ». E il cocchiere sorridendo: « Mi dai del tu! Allora è amore?». E imprudente fu anche nella storica sera della prima e tempestosa rappresentazione del « Tannhauser », quando dal suo paleo gridò ai damerini che fischiavano: « Imbecillii », e rincasò con i guanti a pezzi, dal gran battere le'mani. » E la vendetta dell'Austria — 6i disse allora a Parigi — per le batoste in Italia ». Areica di Eugenia, la Metternich; non intima tuttavia. L'imperatrice non apriva in realtà il suo cuore che alla principéssa Anna Murat, duchessa di Mouchy, sfolgorante sotto il casco dei capelli biondi tempestati di margherite di diamanti, e alla duchessa di Malakoff, la quale, a venticinque anni si era sposata con l'eroe della guerra di Cri mea, che ne aveva quaranta più di lei, e ciononostante gli era compagna affettuosa e fedele. Innamoratissima del marito era anche la duchessa di Morny, la quale, alla morie del gaio uomo, ebbe crisi indescrivibili di disperazione, sì tagliò i capelli, si cosperse di cenere e poco dopo, trovate In un cofanetto le prove dei continui tradimenti dell'idolatrato, rinacque ad un nuovo amore e ad un nuovo matrimonio. La principessa della Moskova . Tra le belle donne delle Tuileries erano ancora la principessa deHa Moskova e sua sorella, contessa de La Poeze ; la prima tanto affascinante., che la principessa di Metternich diceva : « Quando ella entra in una sala è un lampadario che si accende ». Un unico aneddoto si narra 6ul suo conto, ma ne vale per mille. Quando comparve a Compiègne per la prima volta la moglie del presidente del Consiglio, Rouher, che nessuno a Corte conosceva, la principessa chiese a un signore che le era vicino: — < Clw" è queHa prugna?» — « E' mia moglie 1 ». — Ella si scusò e si affrettò a raccontare il caso ad alcune amiche. — « Mi capita l'incidente più spiacevole del mondo. Parlavo con il signor Rouher, e, vedendo una donnina bruna — guardatequeila li — gli domandai: « Chi è quella prugna? ». — . E io ho avuto l'onora di rispondervi: è mia moglie!». — II Rouherche stando dietro il gruppo aveva raccolto per la seconda volta il male avventurato giudizio, aveva completato la frase. Più sbadata forse fu la figlia del maresciallo 'Magnan, che dovendo simboleggiare Eros in un quadro vivente, improvvisato sui due piedi, scrisse all'autore dei suoi giorni: « Caro babbo, stasera devo fare l'Amore; vi prego di mandarmi subito tutto oiò che occorre ». Passano così nel libro del Loliée le figure graziose delle donne che facevano corteo alla bellissima spagnola: la bizzarra Sofìa castellane, la ricchissima contessa de Pourtalès, la gentile duchessa di Montebello, la contessa-de Mercy-Argenteau, cento e cento altre. Quando l'Impero cadde, molte precipitarono con esso nell'oblio, e qualcuna nella rovina. Ma lasciarono una storia indimenticabile e singolare di tenerezza conquistatrice, d'indipendenza audace, di fantasia altera o di dissipazione stordita. « Foree — conclude il Loliée — è necessario che nelle Corti csieno belle donne, perchè nasca quel fascino per cii 1 nomi di Versailles e delle Tuilleries evocano imagini sfavillanti... », B.