La conquista della terra

La conquista della terra IN TR1P0L1TAN1A La conquista della terra (Dal nostro inviato) Tutto queljo che c'era da scoprire In tibia a specialmente in Tripolitania e già stato scoperto. In questi giorni nel quali i problemi coloniali vengono rimessi sul tappeto con un entusiasmo che pareva sopito e che il Governo attualo ha saputo ridestare non a parole ma con le lampanti < dimostrazioni del fatti, sono apparsi sui vari giornali parecchi articoli che hanno trattato. U complesso problema della colonizzazione su tutti i toni presentandolo sotto tutu gli aspetti: politici, militari, tecnici, agrari e anche semplicemente pittorici. 11 consiglio utile, profondo, ponderato dell'uomo di studio, del competente si è alternato con la descrizione colorita dell'artista e del letterato che, in occasione della prima mostra campionaria di Tripoli, si è spinto fino a trecento, a quattrocento chilometri nell'interno su una comoda automobile lanciata a settanta all'ora sulla magnifica rete stradale grandiosamente, genialmente iniziata dal ministro Volpi ed ora ancora ampliata dall'attuale Governatore generale De Bono. Alcuni giorni fa, in un commosso articolo, il nostro collega Mario Bassi (uno dei tre giornalisti che hanno raggiunto il Fezzan al seguito della colonna Miani) ha richiamato alla memoria con una parsimoniosa e vigorosa recensione del librò testé pubblicato dallo Zoli l'epica impresa, della quale ne ha conosciuti tutti i particolari ■tragici e gloriosi. Più fortunato di quelli che lo hanno poi seguito, Mario Bassi, nel breve spazio di poco più di una colonna della Stampa, si è potuto addentrare, mercè la sua esperienza, rapidamente nel cuore misterioso della nostra colonia, meglio e più profondamente di quanto non lo possano fare adesso 1 ritardatari... loro malgrado Nel numero dei quali anche noi sia. mo compresi. Sicelio, in un altro numero del nostro giornale, ha indicato sinteticamente e molto opportunamente un esempio da seguire in materia coloniale; quello che ci ha lasciato la Germania attraverso le organizzazioni di studio e di propaganda che aveva croate in patria per « volgarizzare» il problema coloniale rendendolo accessibile specialmente a quelli che devono in un secondo tempo materialmente • proficuamente risolverlo, cioè ai contadini. Le carovaniere che conducono per chilometri e chilometri attraverso la sterminata campagna africana sono insomma già state aperte dai primi combattenti, dai pionieri, dagli studiosi e rese ora sicure dall'opera politica che il nostro Governo ha svolto e sta svolgendo. L'esempio non manca: il Duca delle Puglie vive a Mizda, a trecento chilometri dalla costa fra truppe esclusivamente di colore che gli sono fedelissime, composte di bande e di regolari Sahariani. Il nostro estremo presidio, quello di Gadames, sul confine tunisino e per raggiungere il quale occorrono Ire giornate d'automobile, gode di una completa tranquillità.. Fra questi «isolotti» di civiltà, dove sventola la nostra bandiera, incommensurabili distese di terreno attendono i nostri coloni. Intendiamoci, coloni ricchi. Ricchi nel più vasto senso della parola e Cioè ricchi di denari, di vo•opta e di tenacia La campagna Tripolina, che dalle mura della città, ondeggiando nella pianura si alza sul basti «ai del Gebel e che dall'altopiano del Garian si slancia con un nuovo balzo fino al Fezzan, non concede le sue ricchezze sepolte da secoli, spregiate e ignorate in seguito, per tanti anni, dal governo turco, che aveva ridotto gli arabi discendenti dalla luminosa civiltà Romana a poche carovane di nomadi miserabili ed affamati, che a prezzo di lunghi sacrifici. Lunghi se si misurano sul breve e labile metraggio della vita dell'uomo, il quale, arrivato a « metà del suo cammino » vuol tentare l'ultimo colpo di fortuna gonfiando il suo sacco da emigrante di brame e di appetiti da saziare alla « forchetta » come farebbe un principiante commesso viaggiatore nelle trattorie di terz'ordino della città, tra una conquista e l'altra di Iona « buona piazza ». Breve invece se si misura sul cammino di conquista per il quale si è posta a marciare, in prima fila con le altre nazioni, l'Italia. Per valorizzare la nostra colonia occorreranno dieci anni. Una simile esigila somma di tempo non è certamente tale da sbalordire o tanto meno da spaventare un uomo che di agricoltura abbia anche soltanto una nozione superficiale. La terra sul principio è avara. Lo sanno anche i contadini delle nostre plaghe più fertili, poi, una volta che essa sia stata amorosamente domata dal lavoro di colui che la possiede, dona abbondantemente le sue insospettabili rie cheti* e lo ricompensa due tre, quattro volte, ad usura insomma, della fatica e del sacrificio sofferti. La terra africana non ha sentito da centinaia d'anni il morso dell'aratro e il colpo di Vanga In qualche tratto è stata appena vellicata dal bastoncino dell'agricoltore arabo, e a questo superfioialissimo solletico ha risposto subito con un sorriso di biade e di fiori. Il generale De Bono, governatore della Tripolitania, dal giorno che è sbarcato nella colonia ha subito capito che l'avvenire sicuro di questa dipende esclusivamente dall'agricoltura e, riprendendo il programma del conte Volpi, ha iniziato sa vastissima scala lo svolgimento della politica agraria, impegnando, come lui stesso ha detto, la bellissima battaglia « della conquista della terra per i figli della nostra .terra ». La sua politica, come dice l'Ufficio studi e propaganda del Governo della Tripolitania in una breve prefazione del volume ora pubblicato « Vigor 'di vita in Tripolitania», non è una «politica agraria del giorno per giorno, priva di disegno organico, di mète progressive, di sviluppi preordinati. E' una politica semplice, lineare, organica, che dovrebbe essere meglio conosciuta e meglio esaltata In Italia, se da noi vi fosse una più amorevole considerazione dei nostri sforzi oltre mare ». Rivolgendo per ora soltanto la nostra attenzione alla zona territoriale costiera, cioè quella Gebellina, a regime civile, e che attualmente è divisa in otto commissariati, che sono quelli di Zuara, Zavia, Leptis, Regione Orientale, Garian, Jefren a Nalut (quella a regime militare comprende i tre settori di Gadames, Mizda, Orfella ed i territori d'influenza della Ghiaia) noi vediamo, in linea generale, quale ■la il piano politico che si è prefisso il governatore De Bono, le caratteristiche (essenziali del quale risaltano assai pai* mente dalla nuova riorganizzazione degli uffici tecnici e governativi. Tale riorganizzazione si può riassumere enunciando semplicemente gli obbiettivi che essa vuole raggiungere, e cioè: colonizzazione e propaganda agraria, con funzione di cattedra ambulante e di consegna e controllo dele concessioni demaniali; sperimenazione agraria; sperimentazione forestale; struzione professionale; statistica agraria; servizi zootecnici. Le terre indemaniate per ora si estendono lungo la fascia costiera, la quale n certi punti non ò cosi fertile come le campagne dell'interno, essendo ancora minacciata dallo dune mobili. Una vasta distesa delle quali però è già stata imprigionata e pronta ad essere fertilizzata. Otocento ettari di dune sono già stati rimboschiti e consolidati e sul giallo squalore delle sabbie è stato piantato un miione di piante forestali nel solo inverno del 192C. Le robinie, lo acacie australiane e le tamerici vi allignano meravigliosamente, o sull'altipiano del Garian è anche coltivata un vastissimo frutteto. Centomila ovuli di olivo e centomila piante diverse ono state distribuite ai coloni dal Governatorato per l'incremento del patrimonio arboreo. Ventidue piste camionabili, oltre a quelle già esistenti, favoriranno il colegamento delle concessioni e i concessionari demaniali potranno usufruire del for. tini e delle « boere », che costituivano la piazza fortificato di Tripoli; e infatti già venticinque opere militari sono state utilizate nella zona più vicina a Tripoli e alla quale è rlserbftto il privilegio di una più rapida valorizzazione. Lo sviluppo dell'economia coloniale al quale è legato quello agricolo è favorito oggi da tre istituti, dalla Banca d'Italia, dal Banco di Roma e dal Banco di Sicilia, he hanno raggiunto un movimento complessivo di tre miliardi o 486 milioni. Alla ricchezza agraria della colonia va noltre aggiunta quella che si ricaverà dall'Industria della pesca (spugne e tonno) quella del monopoli di Stato. Nel 1925 da 48 coltivatori di tabacco, sono stati prootti 1183 quintali di tabacco. Questi dati tatistici, estratti dalla pubblicazione delUfficio studi e propaganda, e che noi abiamo sunteggiato, senza tener conto deli eccellenti risultati ottenuti in altri cami della complessa attività coloniale, serono a dare anche approssimativamente n'idea di quale sia il non lontano e siuro avvenire economico della Tripolitania. La strada è dunque aperta per i nostri olonizzatori, una strada che essi potrano percorrere orgogliosamente, a fronte lta, perchè simile alle strade della Patria E. QUADRONE.