Renaudel attacca e Poincaré rifiuta di battersi

Renaudel attacca e Poincaré rifiuta di battersi Renaudel attacca e Poincaré rifiuta di battersi Le grandi manovre elettorali alla Camera francese (Servizio speciale della a Stampa ») Parigi, 1?, notte. | Di fronte all'incalzare del pericolo, Poin. bare è corso ai ripari. Un Consiglio di Gabinetto ha deciso questa mattina che, prima di ogni altra questione, la Camera venga invitata ad occuparsi del riordinamento dell'esercito. Quando questo argomento sarà esaurito, essa passerà alla discussione ded bilancio del 1928. La riforma elettorale verrà all'ordine del giorno soltanto dopo l'approvazione di quest'ultimo. Ciò significa che, prima della dura prova, restano al Ministero per lo meno tre mesi di quieto vivere. « E' già qualche cosa », dicono i suoi, amici, e non hanno interamente torto. Non è però neppure molto rassicurante per essi il fatto che Poincaré, messo a tu per tu col dragone della riforma elettorale, non abbia trovato niente di meglio per atterrarlo che rimandare la battaglia al principio dell'estate. Gli squilli di guerra La sua decisione equivale ad una confessione di debolezza e potremmo spingerci fimo a dire che essa implica il riconoscimento della fatalità di una crisi. Senonchè, il presidente del Consiglio fa evidentemente assegnamento sopra le lungaggini della discussione sulla riforma dell'esercito c sul bilancio. Non è impossibile — qui si dice — che, grazie a una dosatura sapiente, questi due compiti occupino la Camera fino alle grandi vacanze. In tal caso, la riforma elettorale potrebbe venire rimandata a ottobre e, nella peggiore delle ipotesi, quando la battaglia sul ritorno allo scrutinio uninominale dovesse smembrare irreparabilmente l'attuale maggioranza, il Ministero verrebbe se non, altro a ritirarsi con la coscienza di avere messa al sicuro la riorganizzazione della difesa nazionale prima dello sgombero del Reno e di avere sottratto l'esercizio finanziario dell'anno prossimo ai contraccolpi funesti delle elezioni. Sono precisamente queste intenzioni che hanno messo in orgasmo i socialisti, i quali, viceversa, speravano che la battaglia e la crisi potessero prodursi subito. « Se si vuole mettere un po' di chiarezza nella situazione politica — scrive irritato il Frossard sul Soir — e della lealtà nelle competizioni elettorali e nei rapporti dei partiti fra di lcro, importa tornare allo scrutinio mandamentale. Per i partiti di sinistra, è inoltre una necessità vitale. Poincaré lì conduce al disastro. Non reagiranno e&sdT Non si troverà un deputato repubblicano per intimargli dall'alto della tribuna di resistere al ricatto degli amici di Mann, o per intimare ai ministri di sinistra di romperla con un capo che mette la Repubblica al servizio dei suoi peggiori nemici ? ». E Paris Soir conferma: « La questione della riforma elettorale è posta, e non può essere soppressa con un tratto di penna. Vi sono dei momenti in cui le velleità e le esitazioni debbono cedere il passo alla decisione. In mancanza di queEta volontà di agire, il turbamento degli animi ' non farebbe ohe crescere. Le difncona, anziché sparire, si ammucchiano all'orizzonte. Varrebbe meglio affrontarle risolutamente che guardare da un'altra parte per non vedere l'uragano ». Questi squilli di guerra non sono stati lanciati Dell'orecchio di sordi. Renaudel, il quale ha già fatto brillare più di una mina sotto le fondamenta del Ministero, aveva concepito stamattina, con celerità fulminea, un magnifico piano di attacco, per obbligare Poincaré ad accettare subito la battaglia. Si trattava, nientemeno, che di scagliare, nel bel mezzo della seduta d'oggi alla Camera, la bomba di una interpellanza. La bomba e il petardo Ma i suoi colleghi del gruppo parlamentare socialista, al quale egli aveva esposto l'idea, l'avevano 'persuaso ad adottare una tattica meno brutale ed a far precedere la bomba da un petardo di assaggio, sparato tra le quattro pareti della conferenza dei capi-gruppo, che doveva riunirsi oggi prima dell'apertura della seduta alla Camera. Il petardo sarebbe consistito nel chiedere alla conferenza di iscrivere all'ordine del giorno del 3 marzo prossimo la discussione di un rapporto presentato tempo addietro, a nome dei socialisti, dall'on. Theo Bertin, a favore della proporzionale integrale. Ogni cosa pareva pronta per l'operazione, allorchè, apertasi la riunione, tutti i capi-gruppo comparirono tranne Renaudel, il quale si limitò ad arrivare all'ultimo momento. Che era successo? Era successo che, per coprire meglio l'indole della manovra, i socialisti avevano deciso di dividersi il compito : Renaudel avrebbe riservato il petardo del rapporto Bertin per la seduta pubblica ed alla Commissione dei capi-gruppo avrebbe preso la parola Blum, unicamente per gettare un colpo di sonda sulle intenzioni di Sarraut, La situazione rimase cosi abbastanza incerta ed oscura sin verso le ore 18. La seduta della Camera stava già per finire quando si vide finalmente salire alla tribaita Renaudel, per chiederò l'iscrizione della riforma elettorale all'ordine del giorno del 3 marzo. Il deputato del Varo si di Gabinetto, assegnante alla riforma elettorale "il terzo posto nell'ordine cronologico. « La questione della riforma elettorale — disse — non viene messa da parte. Ve ne sono però altre due più urgenti che vanno discusse e votate prima. Più urgente di tutte è quella della riforma dell'esercito. Tre progetti si trovano attualmente davanti alia limitò tuttavia, sempre per la prudenza di pcui sopra, a proporre che la Camera de- ! scidesse di occuparsene solo nelle sedute , antimeridiane, contemporaneamente al ri- ordinamento dell'esercito. Ma Poincaré non si lasciò trarre in inganno dall'ap- parente moderazione della domanda socia- lista e mantenne la decisione del Consiglio ] Commissione ctell'cserciio. Uno di questi ; progetti, la legge sul reclutamento, domina l'awenire stesso dell'esercito, a cui importa dare senza indugio uno statuto definitivo. I Esso implica inoltre delle disposizioni pre-1 paratorie per il servizio militare di un anno. I Se non adottasse queste disposizioni in tem-1 po utile, la Camera dovrebbe rinviare inde-1 finitivamente la questione del servizio di un anno. D'altra parte, io non condivido il pessimismo dell'on. Renaudel. Ritengo che la discussione possa essere rapida tanto sui problemi militari quanto sul bilancio. Per quanto riguarda il rapporto di Paul Boncour, non possono esservi lunghe discussioni, poiché la questione ha riunito l'unanimità della Commissione. In quanto al bilancio, siamo tutti d'accordo per votarlo il più presto possibile. Perciò propongo alla Camera di non fissare sin da ora l'ordine del giorno, ma di prendere la ferma risoluzione di non andare in vacanza prima di aver votato le tre questioni essenziali: i progetti militari, il bilancio del 1928 e la riforma elettorale. Nulla ci obbliga a chiudere la sessione in luglio. Lo 6coreo anno non l'abbiamo forse prolungata sino al 15 agosto? ». Le mani alla gola La risposta di Poincaré sconcertò alquanto i socialisti. In loro soccorso volò, obbedendo alla parola d'ordine lanciata ieri da Maurizio Sarraut, un radicale. Era questi l'on. Hesse, il quale rivolse le proprie sollecitazioni non più a Poincaré, ma al ministro degli Interni. Alberto Sarraut però fu anch' egli evasivo, e rispose : « Quando, alla conferenza dei capi-gruppo, l'on. Blum mi ha espresso il desiderio di sollecitare la discussione del progetto sulla riforma elettorale, io gli risposi che personalmente condividevo il suo desiderio e che avrei fatto il possibile presso il Consiglio di Gabinetto per fare anticipare la data della discussione. Ma questa data la conoscerete quando il Governo presenterà il progetto ». L'on. Hesse replicò dicendo di considerare la riforma elettorale come oltremodo urgente e suggerendo anch'egli che la discussione avesse luogo in marzo, ma intervenne di nuovo il presidente del Consiglio per ribattere : « Noi viviamo fatalmente giorno per giorno. E' inutile fissare sin da ora un ordine di discussione, poiché noi siamo decisi a chiedere il voto sui tre temi di cui ho parlato prima della chiusura della sessione ». -Renaudel insistette : « E' essenziale, in caso di scioglimento della Camera, di sapere con qual modo di scrutinio si faranno le nuove elezióni». Ma Poincaré ribattè: « Io ho meno fretta dell'on. Renaudel di ricorrere allo scioglimento. Sta di fatto che il Governo ha assunto l'impejno' di far votare la riforma elettorale prima delle vacanze, cioè prima di ogni possibile scioglimento ». A questo punto, gli assalitori cominciavano a disperare di mettere mai le mani alla gola di un ministero che guizzava loro tra le dita come un'anguilla, ma Malvy, l'uomo dei compromessi, trovò lui un rimedio : « Dato lo stato dei lavori della Commissione finanziaria per il bilancio del 1928 — egli disse — intercaliamo la discussione della riforma elettorale tra i progetti militari, ed il bilancio ». Poincaré si senti messo con le spalle al muro, ma non volle ancora cedere : « E' possibile — egli dichiarò — che tale eventualità si realizzi. Può anche darsi che non si verifichi. Ma «o vi chiedo di non fissare sin da oggi una data precisa». Non c'era più nulla da fare contro un uomo che rifiutava di battersi. Renaudel, che aveva già chiesto la messa ai voti della data della discussione sulla riforma elettorale, fini dunque col ritirarsi in buon ordine, sotto riserva di ritornare alla tribuna qualora la riforma, oggetto di tanta discordia, non venisse in discussione subito dopo le leggi militari e prima del bilancio. Ed è su questa transazione che la seduta è stata tolta. Non abbiamo in conseguenza, nemmeno oggi, nè tori nè vinti. Entrambi pli avversari hanno ceduto qualche trincea. La battaglia subisce un nuovo rinvio. Ma, come dicevamo in principio, quod diflertur non auferlur, e le difese dietro cui si appiatta il mini - i avuto, i vinci- ; kn stero restano precarie. Intanto, l'on Se- nac, relatore del progtto sulla riorganiz- zazione dell'esercito, ha terminato il suo rapporto e l'ha presentato all'on. Girod pre-sidente della Commissione dell'esercito, che ha dato istruzioni, affinchè venera stam- paia e distribuita al più presto possibile. C. P.

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