Quel che bolle in pentola

Quel che bolle in pentola Quel che bolle in pentola pI goal interni del ministero francese (Serrlzio speciale della • Slampa •) e (Serrlzio speciale della • Slampa •) Parigi, 14, notte. Una delegazione dei gruppi parlamentari del centro, capitanata dall'on. Le Trocquer della sinistra indipendente, dall'on. Flandin, della sinistra repubblicana democratica e dal] on. Dior dei repubblicani di sinistra, si e recata oggi da Poincaré a protestare contro il progetto di ritorno allo scrutinio uninominale di cui il Governo sta occupandosi. Se teniamo conto che nello stesso 6en60 si sono pronunziati i moderati dell'Unione repubblicana democratica (gruppo Marini ed i socialisti, verremo dunque alla constatazione che tutto il grosso pasticcio elettorale in cui il Ministero si è cacciato è stato cotto ad uso e consumo esclusivo dei radico-sociaii6ti. I due Sarraut Dei proprli guai il Presidente del Consiglio è debitore ad Alberto Sarraut, uomo di grandi meriti e di altrettante grandi capacita, ma vittima, dei legami di sangue, ossia della subordinazione a suo fratello Maurizio, capo del partito radicale, il quale fratello Maurizio non ammette che, dopo aver fatto di lui un ministro degli Interni, possa rimanere frustrata la propria speranza di vedere per 6uo mezzo ristabilito l'antico sistema elettorale, quello dell'età dell'oro del radicalismo e da cui il radicalismo attende una nuova età del'oro. Alberto Sarraut, che ha reso al. Ministero servigi importantissimi, non poteva giuncargli, senza volerlo, un tiro peggiore di quanto abbia fatto prestandosi alla manovra elettoralistica in un momento In cui questa doveva equivalere ad un lievito dissociatore, introdotto nella pasta malferma dell'Unione nazionale. Tra quanti proclamano l'impossibilità di affrontare le elezioni dell'anno prossimo col sistema elettorale vigente, ci sono gli uomini in buona fede e ci 6ono quegli altri. E' fuori di dubbio che molli radicali (e può darsi che Maurizio Sarraut 6ia dei loro) invocano il ritorno alle elezioni mandamentali unicamente perchè se ne ripromettono dei risultati favorevoli al loro partito. Ma è altrettanto certo che le sinistre propriamente dette, ossia la vecchia guardia del cartello, vedono nella riforma elettorale soprattutto un mezzo per infrangere la maggioranza ministeriale e portare la discordia nel seno dello stesso Ministero. Con quale scopo? Con lo scopo, si capisce, di provocare finalmente una crisi. In sette mesi, l'erario è 6tato rinsanguato, 11 franco risollevato e praticamente stabilizzato; l'ammortamento iniziato sotto lieti auspici. Il pericolo è ormai lontano. Perchè non approfittare 'del vento favorevole per spiegare di nuovo le vele cartelliste e cercare di giungere trionfalmente al maggio del 1928, quando cioè i deputati dovranno tornare dinanzi agli elettori? Il calcolo è di un'ingenuità manifesta; ma ciò che gli conferisce nondimeno una certa forza è il fatto che il ministro Poincaré, nonostante i suoi brillanti risultati non ha sinora risolto definitivamente nessuna delile questioni affrontate, e tanto sul terreno della stabilizzazione quanto su quello del consolidamento del debiti, quanto 6U quello dell'avvicinamento franco-tedesco si trova sempre a mezza strada. « Ragione di più per permettergli di continuare in pace il cammino • dicono i suoi partigiani. Ma gli avversari replicano: «Questa incapacità organica di maturare le soluzioni in sospeso, non è forse una conseguenza della composizine eterogenea del Gabinetto, e non è quindi desiderabile l'avvento di una nuova formazione politica se si vuole uscire dall'attuale periodo di temporeggiamenti e di dilazioni? •. C'è, insomma, alla Camera un certo numero di impazienti, grossi e piccoli che nella riforma elettorale vedono un buon pretesto per mettere fine ad una tregua nella quale i partiti si addormentano e la fisionomia dei collegi rischia di cancellarsi. Poincaré nell'imbarazzo Poincaré non previde probabilmente in tempo gli inconvenienti del fervore del suo ministro dell'Interno per il progetto dei ra dico-socialisti e lasciò che la campagna prò e contro di ?6so 6i sviluppasse e che U Governo venisse posto nella necessità di schierarsi con l'una o con l'altra parte della Camera, per appoggiare o combattere il ritorno allo scrutinio uninominale. Forse egli si lusingò di poter convertire i moderati del gruppo Marin ed il centro. La lusinga essendosi dimostrata vana, l'imbarazzo della situazione è piuttosto serio. Sapete che da molte rarti è stata ventata — per uscire dall'imbarazzo — l'idea di prorogare la Camera e di rinviare le elezioni al 1930. Ma il rimedio si annunzia Onora peggiore del male, giacché all'infuori dei radicali nessuno vuole sentire parlare di un tale provvedimento, che saprebbe di abuso di poteri e di sfregio al suffragio universale, quando anche si riuscisse a metterlo sul conto della legislatura precedente richiamandosi ad una certa proposta fatta votare dall'on. Fribourg nel 1923. Dice la Libertà : ■ Prorogare 1 poteri della Camera costituirebbe una intollerabile usurpazione dei diritti del popolo sovrano. Sarebbe soprattutto distruggere, annientare qualsiasi garanzia costituzionale ed entrare sul terreno della illegalità Sono questi degli errori della portata dei quali un popolo non si rende sempre conto nel momento in cui li commette, ma che hanno per l'avvenire conseguenze spesso incalcolabili. In un paese moderno se la legge costituzionale non rimane intangibile, non rimane più nessuna barriera per garantire lo Stato e la società contro le imprese rivoluzionarie. Il rispetto della legge è l'unica garanzia delle nostre società eroderne e deve passare innanzi ad ogni altra cosa »■ E, all'altra estremità dall'opinione pubblica, il socialista PopuXoire conferma: « All'idea di una proroga, l'indignazione spontanea è talmente forte che nessuno osa più dirsene partigiano >. Alle proteste dei partiti dì sinistra si aggiungono quelle della destra. • Bisogna respingere la proroga >, dice il Figaro. • Colpo di forza contro la sovranità popolare », proclama Maginot Soltanto il Temps ed i Dfibats emettono opinione favorevole, ma cosi timidamente, cosi vergognosamente. In tali condizioni anche quest'ultima scappatoia per mettere a dormire la contesa sulle elezioni viene meno Quale partito resta dunque, al Governo per trarsi d'impaccio? E quello di cui discuteranno domattina i ministri In Consiglio. Ma, secondo le previsioni più attendibili, le discussioni ministeriali saranno ancora parecchie, e non è escluso che esse approdino al varo di una formula anodina, capare di rinviare la battaglia sine die e di salvare per il momento lo statu quo in omaggio al supremo interesse della conservazione ministeriale. 0. P.

Persone citate: Alberto Sarraut, Le Trocquer, Maurizio Sarraut, Poincaré

Luoghi citati: Parigi