II mistero in piena luce

II mistero in piena luce II mistero in piena luce H duca Phing, nella deliziosa parabola: La musique de perdutoti, giunto ai limiti della gloria e della potenza, mormora: < Jt vai» mourit, c'est l'heure enfiti que moti chant propre et personnel s'émancipe du gout d'attimi, du formularne et de l'anecdote ». E così anche di se Barres ci racconta, nel volume che la morte ha rotto sugli ultimi accordi (Le mystère en pleme lumière, Pian, ed.) ch'egli aveva sempre sollecitato il momento di poter, in qualche modo, ripiegare i dossiere e ritornare alla primitiva Bua vocazione: inventare cioè in piena libertà pagine di pura immaginazione, senza note e documenti, semplicemente per far piacere a se stesso, t petit» écrits que je voudrais transparents et tranquille» camme de» fiamme» qui brulent en pie-in soleil ». L'istante è effettivamente giunto : in una pienezza e sottigliezza di mestiere, con tali doni di virtuosismo, e felicità e facilità di stile, da incantare. I tocchi sono leggeri, il periodo snodato e fluido come non mai, insinuante suggestivo capriccioso e pur retto da un'intima l'orza che, se non si può certo dire classica, ha per lo meno dei classici la chiarezza e l'equilibrio. Queste prose che vengono raccolte in un postumo libro, secondo la composizione già preordinata dall'autore, rappresentano invero un apice di delicatezza, un ricco bottino di perfezioni. Ma tutto ciò ci interessa specialmente in rapporto ai modi di pensiero e poetici attraverso i quali sii e formata quest'ultima musicale saggezza dello scrittore francese. Egli afferma di aver lavorato sotto il segno dello spinto. Qual'è questo segno? Neil opera e nell'ispirazione di Barres noi possiamo costantemente rintracciare un bisogno d'intelligenza, di finezza, di luminosità intellettuale, ed un istinto oscuro, un impulso primitivo lontano ancestrale, un turgore di intuizioni profonde o magiche che ai bilanciano stranamente. Dell'atteg- giamento intellettualistico fanno fede l'eleganza ideologica, il tradizionalismo raziocinante della sua terra, il desiderio di limpide armonie ; della vivace e misteriosa originalità sentimentale è colma ogni sua pagina. Spesso un bizantinismo squisito e morbido, pieno di malizie, ha intrecciato i moti irresistibili, i presentimenti dell'anima alla sagace abilità del comprendere e dissertare; per quanto agli effetti patetici le lezioni ed esperienze mosellane, il ritorno alla terra ed ai morti, l'implorazione romantica, la pietà cattolica siano state sfruttate con assai maggiore risonanza che non le risorse dell'intelligenza : questa così n piccola cosa alla superficie di noi stessi ». Ma in fondo la discrepanza è stata sempre, ae non acuta, certo serpeggiante, latente,1 inquietante. Ed ecco ora il dissidio e l'evasiva conciliazione sono significati nel titolo grazioso e splendente: il mistero in piena luce. L'arcano, l'invisibile, il meraviglioso hanno nelle fantastiche pagine sulla Sibilla un espressione emozionante, di fiamma : l'immagine di lei è raccolta nella cattedrale di Auxerre, e lo ■ scrittore si compiace che nel luogo santo, all'ombra dell'altare, il Cristo ospiti qualcosa di così fascinoso e intenso, di così antico ed eterno e vivo. Egli cerca il scaso simbolico di questo romanzo : un idolo che dopo il crollo dei templi di Europa e d'Asia, errando silenziosamente sul mondo, trova rifugio presso il vero Dio. Barres anzi scopre per caso sulle spalle della figura polverosa una colomba tubante, ed allora pensa ch'essa sia, come dice monsieur l'abbi, lo Spirito Santo, e che la comunione tra la segreta intimità religiosa del paganesimo e la sapienza del Nuovo Testamento si svolga così sotto i suoi occhi sulle ali di un lieve e pittoresco miracolo. Enigma sacro: la follia divina della profetessa contrapposta alla dignità paziente del sacerdote catechista, « ce faiseur de calme ». La Libica, la Persica, la Cumana, la Frigia, furono esse strumento di angeli o demoni? Esse attirano dal profondo i confusi pensieri, le aspirazioni che sonnecchiano, le forze occulte e rompono le barriere del tempo e dello' spazio e conoscono ciò che i sensi e la ragione ignorano. Esse vedono oltre il cielo, e la Chiesa associa alla propria la loro potenza, con impareggiabile grandezza, in un canto magnifico, innanzi alla spoglia dei defunti. Ed a ben meditare il problema sibillino è chiaro. Non discordanza, non dùnque cristianesimo e paganesimo a conflitto : ma anzi nella gerarchia di tutte le verità umane; e divine, nella cattedrale, arca preziosa the contiene tutto ciò che è nel nostro cuore, la Sibilla, sorella delle veggenti cristiane, di Santa Teresa e Giovanna d'Arco, o di quell'altre, Priscilla, Volleda, Meg Merrilies, Kitty King, Elisa pia Paladino, la Sibilla, ramo morto sull'albero della conoscenza, rinverdisce. Ed il i.istero si scioglie nella luce delle parole: a Aéro\ithe. chrysalide, rose de Jéricho, je te nonime de tous le» plus beaux tinnì» qu j'emprunte aux trois règnes ». Le oscillazioni del pensiero barresiano alternano così il desiderio d'ordine e disciplina alie irresistibili seduzioni di un incerto misticismo, ora tenero ora aspro, sempre verno di malinconica sensualità. Il dogma, la jgica, l'inesorabile fermezza di una dottrina e di un metodo sono altre cose, e, iiciamo la verità, queste galanti divaganti - contaminate irrequietezze dello spirito non sono che l'eco più arrisa e lieta delle magmricenti desolazioni d'un tempo, di quelle agonie sottili e prolungate che stranamente profumavano le pagine di Amori et Dolori tv-rum e della morte di Venezia. Egli non si proponeva allora: s ai dipingere direttamente le pietre, l'acqua, le nuvole » della città popolata di fantasmi ma « di rendere intelligibili gli inetìabili stati d'animo, nei quali ci pone il paludismo di questa rovina romantica ». Egli non ignorava di quanto ronjanticismo una tale emotività debba per l'appunto esser nutrita, ma voleva poi ridurla e regolarla, sospirando e rimpiangendo il passato, < ou Voti avait de» ime» romantiques avec une disci'^■ine classique ». E pur tuttavia siffatta ricerca d'intelligenza e regola, come osserva il Lalou, non approda a gran che ; la Grecia lo ributta in Lorena ; la < dura perfezione » dell'Acropoli lo disinganna, ed egli confessa che se Goethe e Spinoza non l'avessero iniziato non avrebbe nulla di vivente in se stesso da riallacciare al pensiero di Fidia: • un Juil et un Allemand »otU me» anneaux intermediai re» ». Tale 11 viaggio ellenico ; di maniera che un più specifico senso, e nudo e immedesimato, assumono le sue dichiarazioni secondo le quali fri proponeva anche dopo l'insegnamento j j antico di continuare a produrre un cotal romanzesco che contragga e laceri il cuore.Qui, nella serie incantevole delle Turquoiscs (travet» abbiamo tra lo sfavillìo delle immagini acquerellate c brillantate — miniature persiane, filettature. d'orafo — ed un ottimismo cerimonioso, sdrucciolevole dalla ecclesiastica sollecitudine all'indifferenza atea ed epicurea, note di tristezza profonda, scorata pur nella garrula rassegnazione. All'università di El-Azhar al Cairo un maestro insegna: « Avviene talvolta a vent'anni e dopo ohe ci si lamenti perchè le anime sono incomunicabili... Ah! disgraziati, è la vostra salvezza di non vedere l'interno dell'anima ». Soleiman e Balkis, regina di Saba, dopo una notte di regale ebbrezza, si dicono cose eterne, e disperate Soleiman esclama; « Io ti proibisco, o regina, di dissolvere così quest'anima ch'io vorrei tenere tra le mie mani.10 ho bisogno che esista al mondo una dea più alta e più costante di tutti i miei desideri». E' la vanità delle vanità: è il pianto cattolico Ed è anche del cattolicismo il prestigio, la pienezza millenaria, quella « potenza d'interpretazione totale delia vita umana» che Barres ha sempre sollecitato come conforto e mezzo di vita interiore. Mezzo di vita, maniera di godere e soffrire ampiamente, spiritualmente, deyrofundis, eccitante illusione di uno che, poniamo, non crede e non si sottomette allo precise ingiunzioni dei comandamenti e del vangelo domenicale. Per giungere a questo stato di grazia, a tanto turbamento ed a così dolce perdono, esclusa la fede (del resto assai più concisa e tagliente e comminatoria) son necessarie l'ambiguità e disinvoltura di un supremo dilettantismo. Con ciò non si vuol diminuire il concetto di quest'arte e neppure di questa poesia : tutt'altro, accogliente e delicata, comprensiva e sensibile, essa aduna in se le più varie e dilettose possibilità non sfruttate, non condotte dialetticamente lino agli ultimi corollari. V'è come un dono di amara serenità, tra sorridente e ironica, di indulgente e talvolta commosso compiacdmeaito, che sfugge gli intrichi insolubili del pensiero. Il segno dello spirito è forse qui : neU'accettare il mistero, nel sentirlo dapprima fitto d'inquietudini per contemplarlo poi sorgente di letizia, nel proiettarlo in un'atmosfera di simpatia, di dolcezza, d'amore, profondo elemento di vita, inafferrabile e indispensabile, e che si può godere qual'esso è, remoto, astruso, per le sue arcane suggestioni. Il mistero non è risolto affatto, ma teneramente sofferto, è sollevato nella luce, illuminato da tutti i lati, reso consolante e grazioso. E da lui si potranno trarre momenti patetici,' risonanze impreviste, adesioni ed entusiasmi segreti, illusorie sequenze d'immagini e d'idee, e inabissamenti angelici o capricciosi. A trattar di così invisibili e fuggevoli tesori è necessaria una mano maestra e morbida, è urgente un garbo tra mondano e raccolto, un tono di amabile religiosità, un non so che di indistinto e pur spumoso 'e trasparente, che saremmo tentati a definir parigino, se poi una cotal vivezza rustica e accorata non lo rendesse quasi sempre folto d'emozione e d'incanto. Bisogna qui saper sorvolare e penetrare, ed ecco per lo scrittore il virtuosismo diviene un'eccelsa ragion spirituale, s'identifica con le sue scoperte e invenzioni, ingemma e trasfigura il suo canto di morituro. Il segno dello spirito è qui un gioco acrobatico sui fili diafani dell'ispirazione, tra gli allettamenti della conoscenza e della sensibilità ; è tecnica e commozione sapientemente intrecciate : è riscatto nell'abilità stilistica delle cose oscure ohe ci tentano. Ad un dato punto Barres ci dice ciò che proviamo nello ascoltare una sonata di Mozart : « una mescolanza d'intenerimento e di gaiezza, un'armonia di tutto l'essere che non manca di magia, e non saprei quale attrazione per11 puro genio della vita ». E forse è anche questo. Certo allorché egli si domanda : « Quand donc la majesté de Rome viendra-t-elle donn-er du style, pi-èter son carattere éternel à ces frèles peupl\er» des routes de mon passe? v possiamo rispondere che il suo stile autentico, schietto, suadente e l'indimenticabile vibrazione delle sue scritture sono appunto in quella levità, in quel gracile e radioso sorriso, nel profumo tra Bettecentesco e campagnuolo così dolce sia ch'egli ci favoleggi della Pulcella, sia che ci parli della fanciullezza di Claude Jellée detto il Lorena, che prima di dipingere le allegrezze e le nostalgie di un'Arcadia colma di Dio, fu « un petit pdtissier ed inventò la pàté feuilletée quella paté aerea e dorata che doveva poi fare la gloria del pittore. No, non altrove ; ma nelle memorie lorenesi, sulle ripe della Mosella, tra l'erbe e le brume perlacee della sua terra convien ricercare la grazia poetica di Barres, e poi nel suo istinto malizioso di letterato. Egli ci dice : o La musica è legata alle forze dell'universo invisibile ■ essa ne emana, e può regolarle o sconcertarle. Ma noi l'amiamo grossolanamente, e manipoliamo da storditi le sue formule magiche». Barres ha torto, almeno per se stesso ; non da stordito egli ha elaborato le sue pagine sottili e armoniose, ma anzi con astuzia, impareggiabile ; ed il suo mistero è oggi diffuso nella luce, perchè sorretto a volo dalla musicale dolcezza della sua prosa irresistibile. F. BERNARDELLI.

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