Produrre più seta

Produrre più seta Produrre più seta o i o E' di recente pubblicazione II decreto legge che istitufece VEnte nazionale serico; avvenimento questo che ha una propria storia, non scevra di .insegnamenti, ed inizia un periodo di solide promesse per l'avvenire della più gloriosa delle industrie italiane: quella della seta. Basterà rieoif-' dare che la produzione annua serica è va-' lutata a circa cinque miliardi di lire, di cui tre .miliardi e mezzo destinati' aliai « esportazione; cioè oltre un quinto della; esportazione totale italiana. '•' , In questi giorni il Ministro della Economia Nazionale, on. Belluzzo, insedi era flv Consiglio generale dell'ente. Spetta a Luigi Luzzatti di avere dato, fino dal 1906. mentre l'industria della seta, faceva di sè magnifica mostra alla Esposizione internazionale di Milano, un solènne avvertimento, in un convegno di industriali o di agricoltori, sulle variazioni orofonde che la concorrenza mondiale a le mutate condizioni della.economia rurale italiana andavano determinando nella.ih-, dustria serica, e di avere promossa, nel- ... l'anno successivo, ad atto di Governò, .quella « Commissione d'inchiesta per le industrie bacologica e serica » che fu prò- . sieduta prima da lui e poscia dal compianto senatore Cavasola. La Commissione. ', terminò i proprii lavoi' nel 1910 e pubblico una relazione che è documento di grande , pregio e tuttodi oggetto di sicure consul- ', tazioni. Conclusione fondamentale della Commissione fu di proporre che venisse creato V« Istituto serico italiano », ente autonomo, centro di studi, di ricerche, di infor- , inazioni statistiche, di propaganda tecnica e di particolari operazioni di credito; ma si preferì dal Governo del tèmpo, colla, legge del 6 luglio 1912, di costituire 11 « Consiglio ver gli interessi serici », òrgano del Ministero di Agricoltura, nel bilancio del quale furono stanziati fondi per dare incremento alla gelsicoltura, alla bachicoltura e alla industria della seta in tutti i suoi rami. Il « Consiglio », il quale ha vissuto fino a ieri, ha fatte molte buone cose: ma nel loro insieme impari alla va-' stità del problema che solo un istituto ad azione autonoma e dotato di larghi mezzi avrebbe potuto, con mosse rapide e pronte, e mercè un'organizzazione adeguata, affrontare con speranza di successo. Devesi alla veggenza del Capo del Governo e dei Ministri della Economia Nazionale e delle Finanze e alla tenacia dellaFederazione serica italiana,. costituita .inMilano nell'aprile dello scorso anno, ad. iniziativa di Gianluca Tondani, membro,, autorevole della Associazione italiana tra v i fabbricanti di seterie, ora presidente-del: l'ente serico, se oggi l'idea dell'istituto autonomo è stata ripresa colla fondazione dell'Ente nazionale,. il quale riproduce gli scopi di- quello primitivamente proposto, meno le operazioni di credito, le quali attende vasi allora che fossero chiamate a dare un particolare vigore, alla azione dell'istituto', se pure1 Tcl6 non si? anche ora consentito da, un-comma-a Larga .interpretazione di un articolo dello statuto del nuovo ente. , , : ' Quapdo si paria di concorrenza mondiale, di cui soffre la industria serica italiana, dobbiamo intendere essenzialmente quella che è determinata dalla sovrabbondante produzione asiatica della materia, prima: i bozzoli e, tratta da essi, la seta greggia. Asia vuol dire il Giappone, unità viva e pronta nel mercato mondiale, a differenza della Cina, sterminata, ma chiusa, in sè; produttore, il Giappone," in misura, di continuo crescente, di bozzoli, sia ad-effetto della maggiore messa in incubazione, di seme bachi, sia a cagione del maggiore, rendimento della unità di seme. Tutto ciò sulla base di prezzi di costo ridotti, data la frugalità del contadino giapponese e dati i perfezionamenti conseguiti, coli'assistenza di appositi istituti sta-, tali di sperimentazione e di propaganda, nella coltivazione del gelso e nell'allevamento del baco. La produzione annua giapponese di bozzoli, che si calcolava di circa 136 milioni di chilogrammi nel 1909, al tempo dell'inchiesta, si valuta oggi intorno a 250 milioni di chilogrammi. L'Italia, che in quell'anno contava su di una produzione di circa 48 milioni di chilogrammi, ebbe di poi una notevole restrizione di essa,.che.si acutizzò intorno al 1920, seguita da una ripresa in questi ultimi anni, fino ad,accostarsi, secondo i dati della Associazione serica italiana, in qualche anno a 56 o 57 milioni di chilogrammi; un valore di circa 1 miliardo e mezzo di lire che si diffonde in mille rivoli nelle nostre campagne.. Se non che l'Italia deve importare ogni anno, per alimentare la propria industria serica, quantità, notevoli di bozzoli secchi e di seta tratta greggia e tinta per parecchie centinaia di milioni di lire; tributo versd l'estero che sarà virtù grando degli agricoltori italiani se sapranno farlo -risparmiare al Paese. . ,' 1 • Mentre dunque sui mercati mondiali.di consumo il Giappone agisce in pieno colla propria produzione, l'Italia deve, destrejjgiarsi fra le difficoltà determinate dal più elevato costo dei bozzoli, prodotti '.all'internai, e dalla dipendenza che essa ba di procacciarsi parte della materia prima all'estero. Esempio tipico di tale stato di, cose ci è dato dp quanto è avvenuto negli Stati Uniti del Nord di America, mercato di magnifiche tradizioni per la nostra seta gialla classica, ivi primeggiami per la qualità fino ad una ventina di anni or sono; quando il Giappone, volgendosi all'allevamento delle nostre razze,' riuscì, armato di bassi prezzi, a seguire lo sviluppo grandioso.'che ha avuto la industria serica'americana, sovvenendola esso quasi per intero, della materia prima necessaria, la seta tratta. E* noto che gli Stati Uniti, a salari elevati, non producono bozzoli. . . , Nella annata 1925-26 il Giappone ha partecipato alla importazione di seta greggia negli Stati Uniti, che fu di oltre U milioni di. libbre, con quasi 52 milioni; mentre l'Italia non vi ebbe parte che con meno di 700 mila libbre! E dire che. tu il nostro paese co* suoi pionieri e colla propria seta greggia ad insegnare l'industria agli ama» ricani! ' ; .<» L'Italia ha ancora i suol migliori mercati nell'Europa, dove meno ansiosamente ha modo di difendersi. E non può dirsi che lo sviluppo rapidissimo, avuto dalla industria / della seta artificiale, spinga a perdere quei mercati od impedisca ulteriori sviluppi, ivi ed altrove, dell'attuale traffico della seta naturale, greggia o lavorata. La seta naturale, per le sue qualità specifiche e di lusso, ha collocamenti che l'altra non può trovare. Ciò che importa è che la bachicoltura italiana riesca in non lungo volgere di tempo a fornire alla industria 70 o 75 mi*

Persone citate: Belluzzo, Gianluca Tondani, Luigi Luzzatti