Storira e poesia

Storira e poesia Due palazzi veneziani Storira e poesia Della veneziaina Ca' d'Oro ai è molto parlato va questa giorni, in occasione della «sfanne consegna fatta ai rappresentanti del Governo dagli eredi del Barone Giorgio ^ranchetti, che generosamente lasciò in dono allo Stato il meraviglioso edilizio. E i tesori d'arte in esso contenuti e le stupende bellezze architettoniche della facciate, fummo descritte con ampiezza di particolari. © Una prodiga esuberanza di ornamenti • «ma varietà di colori, su cui, quel sapiente artefice che è il tempo ha messo una velatura d'ombra, si contemperano in questa facciata, la quale riempie l'occhio di stupore e l'animo di un'ammirazione inesauribile. Dinnanzi a questa fantasmagoria impietrata nei secoli, il poeta rievoca 10 memorie dei tempi lontani, avvolte come in un'aura dd leggenda. Quanti poeti dinanzi a questa casa di leggiadria hanno dato il volo ai loro sogni I Quanti amori misteriosi e quante favole romantiche i poeti si compi acquerò d'inventare sulla vecchia Venezia! Ecco: la luna illumina de* suoi raggi d'argento i ricami marmorei della Ca' d'oro; alla loggia ohe s'apre all'aria con mirabilie leggiadria è affacciata una bella dama bionda ; sul Canal grande scivola una gondola che s'arresta all'approdo ; la bella dama abbandona la loggia, scende nascostamente fino alla gondola, è fra le braccia dell'amato ; il gondoliere si curva sul remo, la gondola sparisce e si confonde nelle tenebre. La ballata è fatta; non mancano altro che i versi e le rime da cabaletta d'opera. Ma fortunatamente sono passate di moda, anche per Venezia, le fantasticherie romantiche. E oggi gli spiriti, vigilanti nel vero, più ohe alio divagazioni poetiche si compiacciono, anche.nelle varie forme dell'arte, di rivolgerai alla storia. Ad esempio, per la Ca' d'oro, non è forse interessante, più d'ogni descrizione romantica, magniloquente, conoscere come sia sorta e quali ne siano stata gli architetti f Chi ideò e fece inalzare il palazzo fa il patrizio Marino Canterini, il quale ebbe altresì cura di notare minutamente tutte le spese in un libretto, ohe si conserva ancora meli'Archivio di Stato di Venezia, ed ò ìa compiuta e curiosa cronaca della fabbrica nei più minuti particolari. Nel 1412, 11 Canterini aveva acquistato dai parenti dì sua moglie, Soradamor Zeno, 'la parte del loro palazzo, che prospettava sul Canal rade. Dopo parecchi anni, demolita quelporzione di fabbricato, volle costruire in ano luogo una più gradita dimora. Per ciò si valse dell'opera di Marco d'Amadio, muratore, e del consiglio del milanese Matteo Raverti, scultore. Si aggiunsero poi due grandi artefici, Giovanni Bon e suo figlio Bartolomeo, gli autori della Porta della Carte del Palazzo Ducale. II contratto del 30. giugno 1430 con eoi fl Cantari™ commette ad un eletto stuolo dì tajapiera — vedete la cara antica modestia del nome! — la facciata di questo antneoto dell'architettura archiacute coTTTHvraa eoa queste parole: « Questo ce lo a taeorier che voi far mdser Mari» Chonc tarimi... in la fata de la tua chaèa... torà m Canal grondo de maittrama de Tajac piena >. Comprata la facciate marmorea, il Contenni commette a Mastro Zuan de frames, pentor, di ornarne con colori bianchi, rossi e datura otiremarin le sculture, i frastagli marmorei, le merlature, e di dorar le ruoze, gli stemmi, i leoni gli archetti. Da ciò il nome di Ca' d'oro. La magni fina sponda del pozzo, ohe orna il cortile, fa scolpata da Bartolomeo Bon, il ornale nel contratto dice: Mi Bartolamio i aie far per soldi 20 al dì. Queste è fttona scritta in povera pi ma, ma quante suob d'arte esce da quel volga? stale notarile! gli anni' sugli anni, e la beldella dimora incantevole impallidì; le dorature della facciata sparirono, insieme colta sontuosità delle interne stanze. Dopo cinque secoli, il vecchio palazzo danneggiato dalle offese del tempo e da quelle, qualche volta più funeste, degli OOBflKfl&e V5XLT1© Tfl proprietà di Giorgio iEnsochetti, nel quale parve rivivere l'anima dì Marino Contarmi. D Franchetti, squisita ìndole d'artista, volle ridare alla vecchia dimora giovinezza e bellezza, e compì ih miracolo, da solo, senza aiuto d'altri, dedicando tutto se stesso, il suo ingegno, la sua coltura, i suoi quattrini alVardua impresa. Spirito nobilissimo, ma inquieto, incontentabile nella vita, come nell'aite, travagliato dalla discordia tra i moti del cuore e la realtà delle cose, potè per qualche tempo sovrapporre l'entusiasmo per la sua impresa al tedio della vita, alle stesse sofferenze fisiche, atroci, o incessanti. Ma quando il suo sogno d'arte, lungamente vagheggiato, gli parve giunto a compimento, la morte gli sembrò preferibile alla vite, ohe pure avrebbe potuto avere per lui tutte le dolcezze. E nel profondo silenzio di una notte di dolore si uccise. Questa è la tragica storia di un'alta anima infelice. #*» Nei vecchi tempi apparteneva ai Contarini anche un altro palazzo sul Canal Grande, ohe rivaleggia in bellezza con la Ca' d'Oro. E' anch'esso un miracolo dell'architettura archiacuta veneziana, è un ricamo dì pietra di oui i poggiuoli sono scolpiti con incomparabile eleganza. Se ne ignora l'autore. Era certamente uno di quei «empitici e grandi artisti che scendevano anonimi nella tomba, lasciando le seste e lo scalpello ad altri artefici, i quali non avevano anch'essi se non una sola ambizione, . il vantaggio dell'arte: nulla per se, tutto per l'arte. A questa casa dei Contarini che si specchia nelle acque del Canal Grande, quasi dirimpetto al tempio magnificamente barocco della Salute, ha aggiunto i suoi fiori di gentilezza e di sangue anche la leggenda. Si chiama la casa di Desdemona, perone si vuole che qui abbia abitato la bionda patrizia veneziana, ohe amò sino a morire e per la cui morte tante anime umane hanno palpitato da secoli. In questa casa il Moro avrebbe narrato la sua raminga vite e i lunghi dolori, qui Desdemona l'avrebbe amato per le sue sventure, e avrebbe lasciato il padre afflitto, per seguire la fatele idea d'amore, che la traeva a perire, calunniata e innocente, in mezzo ai mari lontani. Questa è leggenda, che .i scompagna una immortale poesia. Nò qui, nè altrove alcuna giovine patrizia s innamorò di un moro, generale della repubblica, e ne fu soffocata per furore geloso. Questa casa non ha mai veduto le amorose scene che precedettero la tragedia. Di vero, dà profondamente e immortalmente vero nel capolavoro dello Shakespeare rimane la pittura delle, passioni umane e dell'ambiente, la divina fiamma infusa ne' suoi personaggi dal poeta dalle mille anime. Ma la favola di Otello e di Desdemona è tolta direttamente dagli Ecotommili del ferrarese Gian Battista Giraldi CSnfcio. Nel novelliere italiano lo Shakespeare ha trovato, oltre all'amante del Luogotenente e alla moglie dell'Alfiere, i quattro caratteri principali dd Desdemona, di Otello, di Jago e di Cassio. E poeta inglese ha soltanto cambiato il modo della morte di Desdemona, la quale, nel Giraldi, è uccisa a colpi di sacchetti dd sabbia. Shakespeare finì di scrivere l'Otello- nel novembre del 1602. Li quello stesso anno, cinque mesi prima, un patrizio veneto, invaso da furia gelosa, aveva anoh'egld barbaramente uccisa la moglie innocente. In un archivio privato mi fu dato ritrovare una lettera del vescovo patrizio Domenico Bollami del l.o giugno 1602. Dice così: « Un Sanudo che sta in Rio della Croce € alla Giudeo», fece l'altro hieri «onfesc sare sua moglie, ch'era Cappello, et la c notte seguente, su le cinque bore, li c diede di un stiletto nella gola et la amc mazzo ; dioesi perchò non gli-era fidale, < ma la contrada la predica per una c santa ». La contrada, cioè tutti quelli ohe la conoscevano nella sua vita, nelle sue consuetudini, la proclamavamo una santa vittima innocente. Così conferma anche il Consiglio dei Dieci. Alvise Sanudo,' come appare dal processo, ammazzò con molti oólpd di pugnale la moglie, quando la poveretta era a letto. Compiuto il delitto, £1 micidiale riuscì a fuggire. La ideale Desdemona molto rassomiglia alla reale Lucrezia Sanudo. Anche la domanda che fa Otello a Desdemona, se essa abbia detto le sue orazioni e si sia riconciliata con Dio, non trova forse un riscontro nel pensiero del Sanudo di far confessare la moglie prima di ucciderla? Questa è tragedia nella sua orribile realtà. POMPEO MOLMENTI.

Luoghi citati: La Loggia, Venezia