Vuol metter pace fra due rissanti avvinazzati ed è uccisa con un colpo di trincetto al cuore

Vuol metter pace fra due rissanti avvinazzati ed è uccisa con un colpo di trincetto al cuore Vuol metter pace fra due rissanti avvinazzati ed è uccisa con un colpo di trincetto al cuore pUn delitto volgare e, se permessa la parola, panale. Delitto senza corredo di precedenii, senza storia. Due giovani avvinazzati rissano; una donna si intromette tra di loro per separarli, e cade, colpita mortalmente dalla coltellata di uno di èssi. Dramma breve, (monco, e, come si è detto, volgare. Ltso tuttavia, mette raccapriccio quanto e forse più di quei delitti distillati da una fredda ferocia sanguinaria od esplosi nel tumulto d,i passioni -roventi. E il raccapriccio è Oato dalla terribile facilità con cui si porta.no le armi, si sfoderano, si impugnano per colpire, è dato dalla spaventosa considerazione che tutto ciò avviene per qualche bicchiere di vino bevuto m più del necessario. L'uomo che siede al tavolo di un'osteria, e beve in apparenza innocuo e tranquillo, beve con quel vino il veleno del delitto, della strage, che maturerà con l'ultimo bicchiere e che, iti minimo pretesto, esploderà a pochi passi fuori della osteria ! Il fatto di sangue si è svolto verso la mezzanotte in Borgo San Donato, davanti alla casa n. 2G di via Angiolino, una strada tortuosa s sperduta fra i campi, nelle vicinanze di strada delle Ghiacciaie. Due giovani abitanti in quella casa — Giovanni Gerbi di Giuseppe, d'anni 21, calzolaio, e Bruno Mtcca di Felice, d'anni 30, pure operaio — si sono trovati ieri sera a 'bere insieme in una osteria dei paraggi. Verso la mezzanotte sono usciti, dirigendosi insieme verso casa. Avevano certamente bevuto troppo, e lo dimostra la futile questione che sorse fra di essi, e che prese, alle xoro fantasie eccitate, aspetto di cosa grave e seria. Si trattava d'un contestazione sul conto dell'oste; c'erano di mezzo ?{t soldi che ciascuno dei due, con uguale fermezza ed accanimento non voleva pagare, addossando all'altro l'obbligo di pagarli. Vociando e minacciando essi giunsero davanti a casa loro. Quando si trattò di separarsi, cioft di decidere sulla questione dei 28 soldi, gli animi si accesero maggiormente. Le loro voci furono udite da parecchi inquilini, alcuni dei quali furono disturbati nel loro 6onno. Ma le grida e le minacele non bastavano più; si doveva venire ai fatti. Fu il Gerbi che per primo aggravò la faccenda. Egli estrasse un trincetto, ferro del suo mestière; e c'è chi dice die egli, attaccabrighe per eccellenza, specie di domenica, lo portasse sempre con se, come necessario viatico alle sue abitudini, ai suoi istinti di violenza. Non si sa con precisione come 6l sia svolta la disgustosa scena; ma sembra che, prima della comparsa dell'arma, ci sia stata fra i due una accanita prtita a pugni. Difatti, il Micca, dopo il fatto, risultò bollato abbondantemente di contusioni e di echimosi, pur non essendo ferito di ai-ma da taglio. Quello che si sa è dato da ciò che hanno visto alcujie donne, accorse alle grida della vittima. Tale Cristina Fogliano, trentacinquenne, coabitante col padre del Gerbi, uscì sulla strada e trovò il giovane calzolaio che, alle prese col Micca, si divincolava e sferrava eolpi nel vuoto con la destra. Essa cercò di fermare quel braccio e quella mano, ma rimase ferita da un colpo di trincetto alla sinistra, e di questa ferita si accorse solamente più tardi. Subito dopo sopraggiungeva sul luogo della lotta un'altra donna, Angela Micca, sorella de! Bruno, con una vicina. Il Micca si era già liberato dalle mani dell'avversario, e le due donne lo accompagnarono verso, la sua abitazione, mentre il Gerbi ancora gridava e si sbracciava. Fu in quel punto che entrò in scena colei che doveva essere la vittima: Giuseppiilù'Fon. tana, da Crescentino, di anni ■ 45, sposata a certo Musso, di anni 49, carrettierei.,e.-pure abitante in via Angiolino, 26. La ìionna?scen. deva le scale di casa 6ua,'posta "al1, primo piano del più che modesto stabile, per recarsi a prendere acqua in cortile, quando udì le grida dei rissanti, ed allora si portò sulla strada per vedere quello che avveniva. Era una povera e buona donnetta, rotta dedita alla famiglia, ai figli. La incontrarono le donne che stavano accompagnando il Micca in casa, ed una di esse le disse: — Vede, vede, cosa succedei Guardi lei, se può calmare il giovanotto. Si vide infatti la Musso avvicinarsi al Geirbi, in atto amorevole di consiglio e di moderazione. Il giovane era ancora tutto acceso di ira, come un forsennato. La scambiò egli, nell'oscurità, per un'altra persona? Si credette minacciato? O i fumi del vino e l'esaltazione dell'animo gli avevano ottenebrato ogni lume di raziocinio, di umanità, rendendolo simile ad una belva? Sta di fatto che si sentì un lungo, angoscioso grido: lei, che era ferita. Mentre il giovane fuggiva subito dopo, la poveretta risaliva la ripida od oscura scaletta, entrava in casa. Non parlava già più; il volto eia pallido, cadaverico. Si abbandonò sopra utia sedia, dove era un cuscino, ed il cuscino andò lordandosi di sangue. Il marito, i Agli che già erano coricati in una camera vicina, accorsero. Accorse anche il primogenito dei maschi, di 22 anni, sebbene sofferente, ed al quale ella, pochi minuti prima, aveva somministrato una medicina e rimboccate teneramente le lenzuola. C'era pure, in casa, un fratello di lei, operato ed infermiere in uno 6tabilimento m°tallurgico, ed abitante a Superga, ma eh", talvolta, come ieri sera, veniva a dormire dai parenti per recarsi più presto al lavoro Egli praticò la respirazione artificiale alla 'poveretta, credendola ferita lievemente e soggiaciuta ad un mancamento. Ma tosto si .accorse della gravità della cosa. Era stata colpita con una tremenda e profonda ferita di trincetto al costato sinistro, proprio in direzione del cuore. Come se il feritore avesse mirato a qua] punto vitale 1 L'infelice venne adagiata 6ul letto, mentre attorno a lei si accendevano i pianti dei famigliari, le lamentele e le imprecazioni dei vicini accorsi. Spirò quasi subdito, senza aver proferito parola nò riacquistati i sensi. L'ultima sua vitalità l'aveva spesa nel risalire la breve scala, per portarsi in mezzo ai suoi, per morire fra le braccia dei 6U0i ! Accanto alla salma si moltiplicarono e si intensificarono le scene di dolore. Il marito pareva impazzito. Due figli sui 15 anni, gemelli, sembravano pietrificati e guardavano il cadavere, come incapaci di persuadersi che la morta era proprio lei, la mamma, che pochi minuti prima aveva loro augurala nel loro lettino, la buona notte I Del tristissimo, sanguinoso fatto, vennero avvertiti il Commissariato • di S. Donato e la Sezione delle guardie civiche di Lucente Dal Commissariato non tardarono a giungere il brigadiere Pakneri e l'agente Gottardo con alcuni uomini della milizia; dalla Sezione delle guardie si recò sul posto il vice-brigadiere Armandi. Venne cosi compiuta una prima inchiesta, che 6arà proseguita oggi con tutta energia ed alacrità. I risultati dell'indagine di ieri sono quelli da noi esposti nel nostro racconto. Come si è detto, il feritore appena compiuto l'atto infame, si ò allontanato fuggendo. Ieri sera fu impossibile rintracciarlo; ma egli non potrà certamente sfuggire, poichù il punto essenziale dell'indagine è precisamente quelito di rintracciarlo ed arrestarlo, assicurandolo alla giustìzia che deve giudicare, e speriamo con severità, 11 suo atto. I rilievi medici Butta povera vittima furono compiuti dal medico municipale dottor Pendola, sollecitamente recatosi sul posto. Egli ha constatato una abbondante emorragia, ed ha stabilito che il colpo di trincetto ha leso direttamente il cuore. La 6alma è 6tata poi trasportata agli Istituti medici del Valentino. Compiuti gli interrogatori sul posto, gli agenti hanno poi accompagnato all'ospedale la Cristina Pagliano, che vi venne medicata della ferita alla maino.

Persone citate: Angela Micca, Armandi, Bruno Mtcca, Cristina Fogliano, Gerbi, Giovanni Gerbi, Lucente

Luoghi citati: Crescentino