Poincarè sulla stabilizzazione e la disoccupazione

Poincarè sulla stabilizzazione e la disoccupazione Poincarè sulla stabilizzazione e la disoccupazione <c Arrestare nn'fiivasìone che minaccia di diventare innesta > (Servizi?/ speciale della « Stampa ») ppa ) Parigi, 4, nòtte. La Camera ha consacrato il suo terzo venerili alla continuazione della discussione delle interpellanze sul caro-viveri é sulla disoccupazione; ma non lia potuto esaurire il dibattito, che continuerà venerdì prossimo Approfittando della circostanza, 1 comunisti avevano organizzalo in tutti i circondari parigini delle dimostrazioni, e delle delegazioni dovevano recare ad ognuno dei venti municipi della Capitale - nonché alla Cajwera — le richieste del disoccupati. SO disoccupati in delegazione alla Camera Le richieste son queste: l.o) RegisLrazione di tutti i disoccupati, senza distinzione di età, ili sesso e di nazionalità. 2.o) Lavoro, con garanzia di salario nonnaie. 3.o) Indennità sulla base del salario vitale* cioè 25 franchi al Kiorno, aumentando la parte dello Stato (che è ora del 33 per cento al 75 per cento) ed intanto aumentando Immediatamente a 15 franchi l'attuale indennità di 4 franchi e mezzo. 4.o) Esonero dal pagamento degli affittì e sospensione di qualsiasi procedura di sfratto in corso. 5.o) Gratuità dei trasporti sulle tranvie e ferrovie suburbane. fi.o) Eso nero del contributo per le cure mediche e Tannaceli ti che; distribuzione dei viveri da parte dei Municipi con sussidi dello Stato. 7.0) indennità a coloro elle scioperano soltanto parzialmente. 8.0) Rispetto delle otto ore di lavoro >enza deroghe riè ricuperi. 9.o) Viveri gratuiti per i bambini degli scioperanti. La polizia aveva preso ovunque importanti misure di sicurezza cosicché il programma ■comunista potè svolgersi senza che avvenissero incidenti degni di nota. Misure particolarmente severe erano state prese alla Camera, nelle cui vicinanze erano stati concentrati forti drappelli di agenti, mentre il cortile d'onore era occupato da picchetti di guardie repubblicane. Soltanto i deputati, i giornalisti e le persone munite di tessera potevano varcare i cancelli di Palazzo Borbone. Verso le 14,30 un numero abbastanza considerevole" di disoccupati stazionava davanti alla cancellata dei Palazzo in attesa che la seduta cominciasse. Ma la Questura della Camera lece chiudere 1 cancelli vietando l'entrata persino alle vetture. I deputati comunisti protestarono, ma la Questura tenne duro ed accordò soltanto l'ingresso, nella sala riservata al pubblico, ad una delegazione di scioperanti La delegazione, composta di una cinquantina di disoccupati, avrebbe voluto presentare le proprie rivendicazioni personalmente al Presidente del Consiglio, ma il questore li avverti che Poincaré nom poteva assentarsi dall'aula e condusse perciò la delegazione in uno degli Uffici della Camera dove fu ricevuta' dal deputati comunisti, i quali trasmetteranno al Governo le rivendicazioni dei disoccupati. La delegazione, mediocremente soddisfatta, si ritirò. Nel frattempo nell'aula la discussione delle interpellanze era 6tata ripresa, e la tribuna veniva successivamente occupata dal comunisti Laffont e Garchery. Poincaré: «Io sono pronto a lasciare il posto» Non appena quest'ultimo finì di parlare, il Presidente del Consiglio, valendosi del diritto del Governo di intervenire nella -discussione quando lo creda opportuno, sali alla tribuna. Tra la grande attenzione delJ intera assemblea Poincaré dichiarò che se egli si è sempre rifiutato di prendere sul tragico una situazione che alcuni hanno interesse a rappresentare sotto i colori più osculi, egli però ,1'ha sempre presa sul serio. Poincaré ha ricordato poi ohe la Francia al1 indomani della guerra ha goduto di una ricchezza Illusoria, che presto o tardi -doveva esser scontata, poiché tale passeggera prosperità era dovuta all'inflazione. Facendo poi allusione all'attività apparente che l'inflazione suscitava nelle esportazioni, Poincaré ha notato che in realtà l'industria francese veniva a perdere, perchè 6i trovava costretta a comperare le materie prime ad un prezzo sempre più elevato, senza cantare i rischi che correva il patrimonio nazionale mi nacciato dagli acquirenti dei paesi a cambio elevato. « Ecco — soggiunge con forza Poincaré — il male di cui abbiamo so:.etto e di cui soffriamo ancor; A questa rasèdeirinfiazione doveva succedere una ra=e di riadattamento ma il Governo deve sterzarsi di ovviare con ogni mezzo in suo potere a 'questa crisi sa lutare, dico salutare, perchè gli operai — Ok'gi vittime innocenti — hanno il massimo interesse al risanamento delinitivo della nostra moneta Del resto la disoccupazione è un male europeo e la Francia è il paese che ne soffre meno ». Poincaré cita a questo riguardo l'esempio della Germania, dove il numero dei disoccupati è cresciuto in un mese di 4001 mila, mentre in Francia ì disoccupati si contano soltanto a qualche diecina di migliaia. Poi osserva che la disoccupazione esisteva in proporzioni almeno uguali a quella di oggi anche nel. periodo dell'anteguerra, e — basandosi sulle statistiche — rileva che nel vi erano in Francia 172,766 uomini e 69,900 donne disoccupati; nel 1911 le cifro della disoccupazione erano di 140,022 uomini e 160,790 donne, e nel 1921 di 314,000 uomini e 208,100 donne. Inoltre conviene notare, per valutare esattamente la situazione, che la popolazione operaia è aumentata di 1.480.000 stranieri, di una quantità di piccoli possidenti e di donne che prima della guerra non esercitavano professione alcuna. « Il rimedio? — continua Poincaré — Stabilizzare, immediatamente, dicono alcuni. Ora. se la stabilizzazione di fatto che è stata realizzata ultimamente è relativamente facile, ben diversa è la stabilizzazione legale. Alcuni dicono che l'ora è venuta e che non bisogna lasciarla passare, lo sono — ve lo assicuro — prontissimo a lasciar loro il posto per effettuare l'operazione, ma però a loro rischio ». La mano d'opera straniera • Poincaré traccia quindi a grandi linee le (li ticolta di tutti i generi contro cui la stabilizzazione si urta, nonohè le precauzioni a cui bisogna ricorrere in tale caso, li ricordando 1 esempio del Belgio Poincaré nota che 1 unione nazionale, grazie alla quale ò stata fatta la stabilizzazione, si mantiene ancora. Perciò egli emette l'idea -che e infinitamente desiderabile mantenere una stabilizzazione, di fatto per il massimo tempo possibile, onde lasciare all'industria il mezzo di adattarsi alle tiuove condizioni economiche. Poincaré ricorda poi il piano dei lavori pubblici preso in considerazione sin dal dicem bre dalla Commissione permanerne del Consiglio nazionale economico. Egli indica i lavori che i vari Ministeri sono pronti a fate effettuare entro i limiti stabiliti dall'equilibrio del bilancio, e quindi passa a parlare dello spinoso problema della mano d'opera straniera. « La questione — egli dice — si presenta cosi. La mano d'opera straniera è troppo abbondante, soprattutto in seguito alla sospensione dei lavori nelle regioni liberate. Questa plet'-ra è evidentemente paradossale nel momento in cui. gli operai francesi cercano lavoro. Orbene, tranne qualche eccezione concernente la mano d'opera specializzata, bisogna sino a nuovo ordine arrestare un'invasione che minaccia di diventare funesta. Piuttosto di ricorrere al sistema del riliuto dei passaporti, che presenta numerosi inconvenienti, il Governo ha creduto preferibile chiedere ai Governi stranieri di scoraggiare i loro connazionali dal recarsi in Francia. E — continua l'on. Poincaré — bisognerà che noi continuiamo in. questa politica, anche quando la crisi sarà passata ». Il Presidente del Consiglio paria poi del sussidi ai disoccupati e ricorda che se i dipartimenti ed i Comuni sono liberi di aumentare l'ammontare dei loro sussidi, essnoti 6cno però liberi di aumentale la partecipazione dello Stato. Queste indennità sono state raddoppiate per mezzo di decreti, senza chieder nulla alle Camera, ma non è possibile accettare pel momento alcun altro aumento. « Sovrabbondanza di mano d'opera industriale — conclude Poincaré — insufficienza di mano d'opera agricola. Tale ò la situazione. Bisogna dunque insegnare a«li nomini che abitano le città ad amare l'agricoltura »t

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