La figura del presunto uccisore

La figura del presunto uccisore L'assassiraio dello studente Bertarione La figura del presunto uccisore Molta folla nella tribuna pubblica, mentre l'ingresso ai posti distinti ò severamente limitato. L'udienza s'inizia colla deposizione del teste Zucchine proprietario di quella trattoria di piazza Madama Cristina, dove il Boatta e il Bertarione si conobbero. Afferma infatti che i due frequentarono la sua trattoria per due mesi. Giorgio Rocca è un commesso dell'Ufficio controllo delle ferrovie, in corso Be Umberto, e narra che l'imputato Callegaris un tempo lavorava ed era tranquillo, poi diventò strafottente e nessuno poteva più dirgli nulla. I! Presidente chiede: — In ufficio come «i portava? E il leste risponde: — Erano continue questioni. Tutti avevano paura di lui. Nessuno riusciva a dargli ordini. Portava due rivoltelle Presidente: —Aveva armi? — Portava alle volte fin due rivoltelle. — Perchè? — Per far vedere che era forte. Avv. De Antonio: — Gli piaceva di far vedere la sua forza. TI teste continua: — In servizio faceva quello che voleva e i superiori lo lasciavano fare per non avere seccature. Presidente: — Lei è informato che. anni sono, venne ucciso all'Ufficio controllo un certo Angelo Quintalieri? — Sì, ma ignoro come sia andata la cosa. Però dopo il fatto il Callegaris diventò più temuto di prima Aw. Dagasso: — Voglio si metta bene in chiaro che nell'as-sassmio Quintalieri il Callegaris, fu imputato non come esecutore, ma coinè mandante. E desidero siano richiamati gli alti, da cui risulterà come il Callegaris non abbia potuto determinare il fatto, del resto già amnistiato. Proc. Gen.: — Ecco gli atti del delitto Quintalieri. tanto desiderati. Callegaris .alzandosi in piedi): — Desidererei 6apere se il teste Bocca ricorda i giorni in cui andava a prendere i soccorsi dal Comitato rosso. Teste: — Non sono mai andato da nessun Comitato rosso. Avv. Gatta: — Ma a quale partito apparteneva il teste? — Al Sindacato ferrovieri. Avv. Galra: — E il Sindacato allora era rosso e organizzava gli scioperi. Avv. Cavaglià: — Ma il Bertarione non apparteneva a nessun Sindacato. Questa è la causa. La fidanzala a porte chiuse Viene alla pedana, fra movimenti di curiosità, la teste Gina Gillio, la fidanzata del Bertarione. E' un tipo esile, pallido, e veste con eleganza un mantello nero. — Lei ha conosciuto lo studente Bertarione —• le chiede subito il Presidente. — E la Gillio alquanto turbata conferma. — Bacconti allora — incalza il Presidente — come passò la sera del 6 dicembre 1923. — Siamo andati a ballare nel salone sottostante all'Odeon. La ragazza risponde a monosillabi. Il Presidente 'deve tirarle fuori le parole, in sostanza la teste narra che il Bertarione era di umore sereno. L'avv. Gatta chiede: — Ricorda che il Bertarione una volta le abbia detto che si può morire fulminati con un colpo di rivoltella alla nuca? La ragazza non ricorda e allora si legge una sua deposizione d'istruttoria da cui si rileva che effettivamente il disgraziato giovane un giorno le fece questo singolare discorso. E fini pururoppo cosìl L'avv. Dagasso a questo punto vorrebbe che si leggessero tutti gli interrogatorii resi dalla Gillio in istruttoria. Il Presidente risponde: — Sì, ma a porte chiuse. — E il pubblico vien fatto uscire dall'amia. Quando il pubblico è di nuovo ammesso in udienza, la lettura è già finita, ed anche la Gillio ha esaurita la sua deposizione e siede tra i testimoni già escussi. Si prosegue con altre testimonianze. Tiburzi Delfino affittò in via Valperga una camera all'imputato Boatta. Non diede luogo a lagnanze e teneva condottq. tranquilla. K\ primi di dicembre il Boatta gli disse: « Questa notte abbiamo litigato e mi sono fatto male ad ima mano ». Mi diede la disdetta per la fine mese. Alla fine dell'anno ritirò la sua roba e non si fece più vedere. Proc. Gen.: — Questa deposizione viene a confermare l'interrogatorio del Boatta, cioè che cambiò casa in seguito all'incidente avuto in quei pressi coi comunisti. Zanipicri Giuseppe, pensionato, conobbe il Luigi Boatta al quale affittò una camera nei mesi di novembre, dicembre e gennaio. Constatò iil letto intatto qualche mattina, cosicché fu .persuaso che nella notte non era rincasato. Seppe infatti che essendo nella Milizia ferroviaria faceva saltuariamente servizio notturno. Era un buon giovane, ordinato e tranquillo. (i perchè di on esonero Aioieii Ernesto, capo ufficio alle Ferrovie, narra che il Boatta entrò in sei-vizio nel 1916 e fu esonerato nel 1923. — E perchè fa esonerato? — In base al B. Decreto 153, circa gli esoneri. Era piuttosto spensierato e il Decreto dava facoltà di licenziare quel personale che non prestava affidamento di proficuo rendimento. .Si 'recava spesso a casa a Cuneo, dove aveva la irradi* malata. Qualche volta ritardava perciò a presentarsi in ufficio. 11 teste dice die Boatta era buono e disciplinata e che le mancanze da lui commesse sono dovute a ddtetto di ponderazione. Confenna che nel 1923 apjkarteneva alla Milizia. Era di ottima famiglia, ma si lasciava trascinale appunto pel 6uo carattere facilone dai compagni. — E il Callegaris l'Ita conosciuto? — Di vista. Non ho avuto molto da fare con lui. — Che fama godeva' — Poco buona. Aveva molta famigliarità •colle anni. Noi si ha piuttosto paura delle amrri [ilarità). Avv. Dagasso e Gatta: — Doveva sorvegliare di notte gli uffici e non poteva por-tare certamente il frustino I Tinetti Pietro, segretario principale all'Ufficio controllo delle Ferrovie, depone che l'Amputato Callegaris verso i superiori si mostrava deferentc, non così verso i suoi compagni e verso gli impiegati. Era impulsivo e violento. Lasciava in tutti la preoccupazione che dovesse eccedere. — Lei ha detto che persino i capi-servizio erano in orgasmo. — Già, eravamo preoccupati. — Ha avuto delle inchieste il Callegaris?— Sì, parecchie, anche per minaccie ad un impiegato, per il mancato recapito di un espresso postale, per alterco in presenza di un segretario di l.a classe. — Insomma, era indesiderabile? — Indesiderabilissimo, cosicché quando se ne andò via tutti provarono un senso di sollievo. — E dove andò? — Cambiò attribuzioni. — Nella notte dal 6 al 7 dicembre era di guardia? ■ Era di guardia e non avrebbe dovuto allontanarsi. — Era esercitata la sorveglianza? —.No. Era possibile cito potesse allontanarsi. Dopo le ore otto chiudevano il portóne e rimanevano solo i guardiani. Niente politica». Il Presidente fa notare al teste che il Callegaris disse ch'era malvisto perchè voleva fai- rigare dritto gli altri impiegati. — Insomma era malvisto peT cause politiche? — domanda il Presidente. — Era malvisto pel suo carattere ombrosoPer un nonnulla litigava, T.unacciava. On Bertacchi: — Quindi niente motivpolitici. — E de! Boatta che cosa può dire? — Che era piuttosto leggiero e non si rendeva conto dell'importanza dell'impiego, epperciò fu esonerato. Quando andava intatti -in congedo, ritardava sempre a ripresentarci. De Giovanni Giovanni era il proprietario d un bar posto all'angolo di via Saluzzo e via Valperga Caluso. Tra i suoi clienti aveva il Callegaris. — Clio contegno teneva? — Aveva un'aria spavalda. Il suo carattere era cosi... — Come? — Un po' propotente S'imponeva agli altri. — Veniva in divisa? — In principio veniva in camicia azzurra... Avv. Gatta all'on. Bertacchi : — Proveniva dai nazior.alisti. Il teste non ricorda se la 6era del 6 dicembre Callegaris, Bertarione e Boatta furono nel suo esercizio, poiché venne interrogato due anni dopo. Vaudano Ferdinando impiegato all'Ufficio Controllo delle Ferrovie fu qualche volta di guardia col Callegaris. 11 servizio era fatto da due manovali. — Stava fisso il Callegatis? — Con un pretesta qualunque se ne usciva. — E stava lontano per molto tempo? — Per qualche ora. In sostanza il teste dice che si poteva liberamente uscire dal portone perchè la serratura era guasta. Il Presidente nota. — Speriamo l'abbiano aggitistata Marita). 11 leste sentì raccontare l'episodio del colpo di rivoltella in portineria. Tutti rimasero impauriti in quell'occasione. — Che carattere aveva il Callegaris? — Era un prepolente. Faceva persino paura I Il panico negli uffici Il Presidente vuole che il teste specifichi e gli chiede perchè faceva paura? E l'altro pronto : — Aveva sempre le armi in mano. Per una semplice parola tirava fuori la rivoltella e minacciava. — I cc.mpagni gli facevano rapporto? — Oh no, avevano paura. — E coi superiori comò si portava? — Avevano paura anche loro. Avv. Dagasso: — Questo i superiori già interrogati non l'hanno detto. Avv. Bertacchi: — Vorrei vedere che lo dicessero I Era il terrore di tutti. — Quando fu ih servizio con lei, Callegaris si allontanò mai? — Una volta si allontanò dalle 8 di sera alle 11 e un quarto. — E Boatta che carattere aveva? — Carattere scherzoso. Aw. Gatta: — Si vede che rendeva molto come impiegato... Avvocati di P. C: — Meglio rendere poco clic ammazzale la gente! Pai uzza Giovanni Battista è un altro manovale dell'Ufficio Controllo, compagno del Callegaris. Bacconta: — Era violento. Andavo poco d'accordo con lui perchè minacciava sempre. — Lei ha fatto servizio notturno col Callegaris. Si è mai assentato? — Una volta se ne andò a pranzo. Un'altra volta venne il Boatta a prenderlo verso le ore 21 e ritornò poco prima delle ore Z di notte {impressione). Avv. Dagasso: — Nulla di questo il teste ha detto in istruttoria. On. Bertacchi: — 11 dibattimento 6i fa appositamente. Una grave deposizione Presidente: — E' sicuro che eia ritornato prima delle ore 2? — Tornò che mancava un quarto alle ore 2. Aprii io. La porta si apriva con Una spranga dal di dentro. — E questo episodio avvenne nella notte dal 6 al 7 dicembre? — Non lo ricordo, perchè ho montato di guardia parecchie volte col CaMegaris. Avv. Cavaglià, P. C. : — Vorrei si chiedesse alla Direzione delie Ferrovie chi montò di guardia la notte dal 6 al 7 dicembre 1023. La richiesta verrà fatta in via ufficiale. Ma intanto il teste Tinetti, richiamato dal Presidente, afferma di avere guardato i registri e di avere riscontrato che quella notte erano precisamente di servizio il Paiuzza e il Callegaris. — Andava poco d'accordo col Callegaris? — Come cane e gatto. Presidente: — SI spieghi. — Perchè minacciava sempre o colle armi o col bastone. Ad esempio gli saltava il ticchio di non farmi salire la 6cala e minacciava botte... Aw. Gatta: — Avrà avuto la consegna. Avv. De Antonio: — Di bastonare? (si ride). Aw. Gatta: — Di salire quelle 6calc. — Doveva entrare per la finestra. Sulla importante deposizione del teste — importante par quel che riguarda l'assenza del Callegaris dall'ufficio nella notte dei delitto — battagliano un po' gli avvocati delle Parti. La difesa sostiene che in istruttoria il. teste non fu tanto esplicito- La Parte Civile dice che lo fu abbastanza. Interviene il Presidente il quale rileva che i rapporti della P. S. definirono il Paiuzza piuttosto reticente per paura. — Ma era in prigione il Callegaris — grida l'avv. Dagasso. E il Presidente ribatte: — Si può anche uscire. Il caso d'un eommerciante Il ritratto (morale del principale accasato è stato completato dalle testimonianze successive dell'udienza pomeridiana. Monsaechl Egisto, sostituto capo-Comrollo alle Ferrovie dello Stato, depone che ha conosciuto l'imputato Callegaris attraverso i risultati delle varie inchieste fatte sul di lui conto. Infatti una volta investi un superiore di grado per motivi di servizio, un'altra volta si fece consegnare da un commerciante una certa somma per presunti diritti di segreteria. In quest'ultima occasione fu fami ima indagine e il Callegaris, messo a confronto col commerciante, minacciò senz'altro di gettarlo dalla finestra. Ciò, in presenza dei superiori che avevano chiamato il malcapitato commerciante semplicemente per schiarimenti. Insomma nell'ambiente tutti temevano il Callegaris sapendolo armato. Si credeva che da un giorno all'altro succedere qualche grosso guaio. Era violento con tutti, minaccioso. Infine, poiché turbava l'andamento degli uffici, il teste propose di inviarlo a Porta Nuova, di dove era giunto come « aiuto ». Il giorno però che di sua iniziativa il Callegaris lasciò il Controllo, lutili ebbero mi sospiro di sollievo. Pres. : — Crede che fosse malvisto per ragioni politiche ? — Io sono tutt'altro che antifascista. Sono anzi fascista, e posso dire che nessuna avversione politica sussisteva contro il Callegaris. Era il suo carattere violento, il suo animo proclive alla prepotenza che lo rendeva inviso. A queste parole l'imputato s'alza di scatto e dice: — Lei ha detto che è iscritto al Partito fascista. Non l'ho mai visto in nessuna adunanza. — Non occorreva che lei mi vedesse — risponde sorpreso il teste; ma l'imputato con voce forte incalza: — Le dirò che lei una volta m'ha visto colla camicia nera e mi disse: «Fai schifo con quella camicia I ». Il teste si dimena sulla sua sedia, eppoi esclama • — Presidente, permetta che non risponda a quell'individuo. L'imputato continua: — Una volta perchè non lo salutai, in tram, mi rimproverò. Non ero obbligato n salutarlo perchè ero in divida della M F. 11 presidente fu notare-. — Che motivo di malanimo potevano avere ì vostri compagni o superiori d'ufficio i — Perchè ero squadrista della prima ora. Il teste ribatte a questo punto: — Io non ho rancori, lo sono venuto qui per dire la verità, citato come testimonio. L'imputato brontola e il teste aggiunge: — Ilo due figli nella Milizia ferroviaria. Sono fascista e non devo dare spiegazioni ulteriori all'imputato. E' vero che una volta lo rimproverai di non avermi salutato, lo ero suo superiore, e pur essendo in divisa della Milizia ferroviaria, il Callegaris non cessava di essere un manovale alle dipendenze della Direzione Del resto, dalla Milizia ferroviaria fu poi espulso. L'ing. Marmo Vittorio è il capo del Con- I rollo. Racconta che il Callegaris gli si mostrò sempre disciplinato. Ma diversi rapporti fioccarono a dì lui carico pel suo contegno spavaldo, impetuoso. Ebbe questioni sovente cogli impiegati perchè era focoso. Difesa: — Aveva 21 anni, del lesto. Avv. De Antonio: — Bisognerebbe alloTa mettere la museruola a tutti quelli clte hanno 21 anni. In sostanza fu il teste a consigliare il Callegaris di chiedere il cambio d'ufficio, poiché effettivamente'il personale ne aveva abbastanza. Ma esclude che fosse malvisto per ragioni politiche. •■•' . — Le guardie notturne erano sorvegliate ? — Allora non c'era una tale vigilanza, non c'era alcun controllo. Un teste neo-guelfo Il teste è licenziato, e quello che segue è citato a difesa... del «torto Bertarione sul cui conto se ce dissero, come si sa, di ogni sorta. Favero avv. Alessandro, di CasteMamonte, «d ex-sindaco di Vistrorio, ha conosciuto mollo bene il 'Bertarione a cui il giovinetto era stato affidato durante gli studi dai genitori. Ritiene che fosse un buon giovane, un pp spensierato in causa dell'età, ma immune da tutti iniei difetti che gli hanno appioppato. Era troppo affabile e facilone nelle amicizie. In quanto a politica, non ne faceva. Era piuttosto tilofascista, malgrado che il padre fosse iscritto al Partito Popolare. — Ma ciò non conta — esclama il teste tra l'ilarità — perchè mio padre era anticlericale ed io seno neo-guelfo. Avv. Cavaglià: — Era piuttosto antisocialista il Bertarione? — Certamente. Avv. Bertacclii: — Era facile allo scherzo? — Si, era facilone con tutti. Uon Giuseppe Devctiz di Ivrea fu professore del Bertarione. Ne dice molto bene e racconta che studiò cinque anni il pianoforte, dimostrando vera auima d'artista. Era studioso e disciplinato. Fu a Torino che modilieo il suo sistema di vita. Ma non ritiene tosse vizioso; anzi il sacerdote ricorda che tutte le volte che il Bertarione si recava a CastcUamontc non mancava di andare a visitare i suoi professori del collegio Morgando. Aggiunge infine che non aveva nessuna debolezza pei sovversivi ed anzi, manifestamente, si dimostrava filofascista. Notizie consimili danno il teste Fernando De Bossi ed Ettore Giraudo, che furono compagni di scuola dell'assassinalo. E' mi coro: era alieno dalla politica, è falso che facesse uso di cocaina, era un temperamento bonaccione. Mauro De Lucis la notte del delitto era fermo in corso Orbassano sulla porla di casa sua. Sentì i due colpi consecutivi tirati dall'uccisore del Bertariore e poco dopo il terzo colpo, tirato, com'è noto, dalla guardia notturna. Vide un individuo fuggire attraverso piazza d'Armi. Costui indossava un paletot chiaro, una specie di impermeabile-gabardine, ed aveva l'aspetto giovanile. II segretario principale al Controllo-ferroria, signor Tinetti, ha fatto pervenire alla Corte l'elenco degli individui che furono di guardia ai locali del Controllo nel mese di dicembre. Bisulta che il manovale Paiuzza, il teste interrogato stamane, fu di guardia insieme al Callegaris precisamente in sera dal 6 al 7 dicembre (la sera del delitto). \ltre due notti fu di guardia in dicembre, ma posteriormente e mai col Paiuzza. Uno scatta del Callegaris Il Presidente concede 10 minuti di riposo e fa spalancare tutte le finestre por cambiare aria. L'aula prende subito una temperatura da altipiano del Moncenisio, colla quale si va avanti sino al termine dell'udienza. Però i testimoni del P. M. sono esauriti c solo per stamattina sono citati i testi della Difesa. II resto dell'udienza è occupato nella lettura dei numerosi atti r. referti d'istruttoria. Alla fine è scoppiato un incidentino. Tra le parti è sorta discussione circa il calibro della rivoltella sequestrata al Callegaris, calibro che corrisponde ai proiettili trovati nel cranio del morto. ... L'avv. Gatta osserva che si tratta di un calibro comume e all'uopo potrebbe produne una lettera pervenutagli da una nota fabbrica del Belgio che appunto attesta essere quel calibro comune e diffuso. Questa produzione incontra ostacoli. L'avvocato Gntta insiste, ma interviene di scatto l'imputato Callegaris che, con tono adirato, grida: _ Sono inutili le discussioni. Quella rivoltella non è quella che uccise il Bertarione. Tutto ciò che ha detto quel pazzo di Boatta è falso. Poiché l'imputato aveva assunto un contegno minaccioso pel compagno di gabbia, i carabinieri lo hanno fatto sedere e tacere. L'udienza è stata quindi rinviata a stamane. M.

Luoghi citati: Belgio, Cuneo, Ivrea, Moncenisio, Torino, Vistrorio