Americano in viaggio

Americano in viaggio Americano in viaggio Già america™ che sbarcano in grandi ca- rovane a Cherbourg per 1 invasione turi- etica dell'Europa non conoscono, di solito, quanto da piacevole e istruttivo, per la prima conoscenza- della vecchia Francia e dalla vecchia. Europa, sostare alquanto nella ! città, marinara. Essi ardono di lasciarsi \ scara ventare su ì treni pronti a trascinarli verso/Parigi, . a abbandonano soddisfatta ; alle iomode spire dell organizzazione^ por- tuàtó "e ferroviaria che rapisce su ì g™ncii espressi i loro bagagli con una omplacabide sollecitudine, e dimenticano beatamente ihe, al mondo una Cherbourg esista, e possa essere meno fuggevolmente ospitale. Invece un americano piuttosto d ecce- zione, quel simpatico Cristoforo Money, autore di romanzi o di saggi (che io ebbi già il piacerò di presentarvi, parlandovi del suo romanzo ultimo Tuono a sinistra, al- cimi, mési or sono), incomincia a narrarci oggi alcune peripezie e alcune impressioni ■di un suo recente viaggio eivropeo P*r^" doci appunto di Cherbourg. Perche Cristo- foro Morley, sbarcato nel porto francese in compagnia di tutta la sua sacra fanujlia ricca di figliolanza, senti subito il fascino del vecc]v,o scalo e, riuscito a grande ta- tica a salvare i suoi bapgli dalle rapaci . mani dei facchini che volevano mimediartar mento «oonvogiiarlp verso la capitale, risolse con gioia di rimanervi. • Ma Cristoforo Morley e molto diverso dagli « innocenti all'estero » ohe compon- S0™.dl f?.llto. le T°^^^0i^-n sionah Gli piace di. reep l'an* dei paesi ignota ejh da buongustaio gli usi e i coturni e le vivande eivim, ^.«T^KSJ^/ìS5ff nativo^e genuino, Wmonale e inscfisti- ^ .^rSl- dliuT^iÌSSi 31 nei piccoli '^^.^W^J^J^^^--^ pace di «egbenn ì^mj^m^JS^ cola eente locale e non tra ì ciceroni gallo- nati Se agenz.=e di viaggi. Solo così può fare le. sue innumerevoli minute scoperte d'uomini e di cose, d'abitudjni e di ma- niere, solo così riesce ad impratichirsi nella lingua ignota, a scovare ' le ^ ricche vene aneddotiche', che lo illuminano e lo divertono, a sfogare le sue manie libresche e a gustare quei prodotta letterari e libatorii 6tranieri che sono più soavi e suasivi al suo +«n,nnramento rrT7?^"iiJ - i. j. - u ■ • CroetofOTO Morley e stato in arancia e m Inghilterra, «redo per»la seconda volta, e sii ineredienti con cui «egli ha composto il innwovn-nlu.mmidd.innTletterario The. Ro- Buo:nuovo .ptompuaaing letterario. many Siam (London, Lleinemann, 19J/) sono quasi tutti frutti ben stagionati di questa sua peregrinazione europea. Pec- ti Ti,-1„ .r 2Z = cato ohe egla non. si sia, ancora deciso a ve- nire in Italia I Una volta, in una triste sta- gione ' invernale,' in una cittadina della Svizzera, egli ci è statq, vicino e l'immagi- nato sole italiano fu per attòario, ma non riuscì'a vincerò la sua, pigrizia. L'America, la Francia, • la «Svizzera, l'Inghilterra gli bastarono, e gli són bastati ancheoggi Ma in questo volume si narra anoh«, tra 1 altro, una scoperta dell'Italia abbastanza curiosa, una'seoperta fatta su una cartolina illu- Ktrata TrI un'altra iriornata pàuiakrà oue- strata.1$ un altragiornata grigiastra, que 6ta volta in America; m vista di Manhat- tantali capitò sottomano — egli racconta — Ijiéia cartolina illustrati» giunta da Firenz^je^xstSigurante un dettaglio" dell'affresco dei Gozzoli nella cappella del'Palazzo Riccardi, € Viaggio dei Magi: un cavaliere » e allora, dal ' suo trentottesimo piano, egli d'un sùbito intravide, tra il tu- 1 , ' ,°. , , , ' -ii multo dei grattacieli la fantasmagoria del Ijinascdmento e dell*Dtalia{ un sogno d'in- diuibilo bellezza, e gridò a se stesso che in it-i;. f. ufill'arte'e nel cielo italiano erano Itolia e nei'iarte e nei cielo italiano erano la vita e la salute, e la sua gioia fu tanta che avrebbe voluto mettersi a.scrivere, in- vece ohe uno dei suoi articoli: una lettera •i Bflnn77o Oozzol-i ner rincrrA7Ìarlo hennhp, «i Benozzo uozzoii per ringraziano benone un amica, Amy lioveman, lo avvertisse su- bito ohe Gozzoli era morto da un pezzo,1 e lo invitasse invece a mettersi a-studiare la . . , • M i- ■ stona nei meaici... . • Niente Italia, dunque, per ora, fuorché , • i <• „ •> • . • francese vi ho fatto già capire quali sieno state le esperienze favorite dèi Morley. Ciò che egli ha cercato e gustato più di tutto >, i, Txj.Jhin. opnt« fini nìnrnK limerà ' e stato la piccola, gente elei piccoli luoghi, •pecialmente nella lunga sosta m un vii- laggio di Normandia. Morley ama'i parti- co-Tari ed è sapido nelle notazioni delle mi- . , r v . , nuzie che sa cogliere e incatenare 1 una al- l'altra, senza studio apparente, come gli appaiono alla memoria e aHa testiera] della macchina da scrivere. Peripezie d'albergo di secondo ordine e di casa campestre; in- contri nei negozi senza pretese; avventure sul molo di Cherbourg, studiando i car telli delle casse scaricate e in ìiuova partenza e gli avvisi su i treni ; indugi meditabondi nei caffè silenziosi, in attenta medita-zione e degustazione' di aperitivi innocui edi blandi moka e, in occasioni più solenni,d'una bottiglia di benedettino le cui eti-nelle cartoline illustrate, ma invece ancora Francia e Inghilterra, la provincia fran- xiauwa o i^giii », <* v ceso e Parigi, e poi Londra, la Londra amatissima da questo cuore americano, la Londra indimenticabile. Quanto alla provincia chette apologetiche, in un francese delizioso, rivelano allo straniero male infranciosato amenità e.perizie stilistiche da servirgli 4i mònito e di guida al perfezionamento nella lingua ancora un po' dimoile. « Nettate de'gout, onctuosité franche e bien fondue », personaggi minimi colti, come la vecchia ciarliera fantesca Julie, nella loro più chiara felicità E.a Parigij dovi è fatale andare, Morley cerca le rivo della Senna più deserte, eanche qui gli alberghi più modesti e i caffèpiù riparati e lo riprende l'amore del Qu'ar-£7 v . . \ r-;„_j- j i t tiere; Latino e del Giardino del Lussem-burgo e dei paraggi della Sorbonne, men-tre una nuova»visita alla Venere di Milo lolascia freddo o piuttosto deluso. Incaricatodal direttore de/suo giornale, HenrySSCanby,cdi dirgli un po che cosa leggano ifrancesi, non pare che Morley se ne vogliaincaricaretroppo. Per far. vedere chi ilnome di Proust non gli riesce del tuttonuovo, ci racconra con entusiasmo che hascovato'un libro anche più diffuso e minu-«osamente particolareggiato diquelli cheformano la famosa collana proustiana c Allaricerca del tempo perduto » e questa tran-va/He è sostituita (non lo mmàguierestemai!) dal non meno, famoso, mT^it indi-spensabile Livre-C/iatx, i orano e la guidaferroviaria, c Le opere del signor Chaix »costituiscono un capitolo delizioso di que-sto volume di saggi Esse offrono al nostroMorley la prova che si può giungere.anchedopo Proust a dei capilavon\ di scrupolopsicologico e di dettaglio infinitesimaleLnxa. «RSfirafilo mai nronosto senza esserselo mai proposto. Jjo Chaix ha 1 austerità, e-la^ motaooloBita del grande artista, ma si lascia indietro di I molto, in fatto di utilità, tutti i Ruskin, gli Adams e i Lucas. Nessun dettaglio, per quanto infimo, gli sfugge, nellu sua cura di accompagnare e di guidare i viaggiatori su ; treni di ^Tancia; Con «lui si conoscono tutte le coincideme anche più difficili e in probabili, i misteri dei prezzi dei posti e dei pasti in tuUi j t • dai randi 5egpresgi ai r^e,..^; , accelerati ». «gli sa tutto, ^ ha prevedllto bubt0j u ga dir^ quanto dovete pagare una data Dotbigiia a urja data stlizione, di giorno,: e quanto dovete pa garla di ga plrecisamente i]lfor_ marvi cha Voi potete mangiare da Parigi a Granvill6 dalk 121B alk 1347 6 nin un minuto più tard; u vi isfcruisce su;jle con. dizioni in ^ m rfTévì possollo osserc am. messi i cani accompagnati e quale fiera po- trebbe interessarvi in un dato villaggio in ùn dato g;orno 8uMa vostra ]inca> ea{ì v[ avverfce a non e • c]lilometro di pcr0OTaò più° di tanti millesimi di franc0 _ M6r]'ey A entu3Ìasma -a ^nti prodigi di prC(Jisioll<J) di di saggcMa cd è naturale che dimentichi, per questi libri miraoolo8Ì> ^ ]ibri che in alfcri moment; gH efcapebbero ben iu a cuoro Non d ^ che ]e ^ ^ e . . ^ n . ^ fohm t attraverso Parigi che rimangono ancora un misbero lui m • or Chaix ^ ha rivelato tattir K arca]li fecrrwviari. ' Ma d(yw CrÌ9toforo Mar] ritrova fcutto ^ & a Londraj in 'eUa Londra g cui amore e il cui ricordo gli affermano e H stri dl ou-or6 e diecui K Qva una a^3Ìoàe aai gy^ Qui g j» rf terna ^evitabilmente libresco. La metro- poli britannica che egli cerca c quella dei randi aufcori e aatìdinwiitiJ Conrad, ^quella delle antiche ta- veme ^ve rimane la memoria ^ luminosa e quasi saporosa di Carlo Lamb o del dottor Jonhnson è quella delle vivande e delle bevande teadizionaU ohe hanno nutrito e vivificato tutta una storia letteraria che gli sta a cuore, che gli hanno . , _P ..... ... ' . A , dato la 8ua art^611 ^o.stiic, poiché Morley c un cmayist americano «essenzialmente inglese. Neppur qui, allora, le grandi descrizioni, lo memorie borghesi e le avventure tmristiohe, ma le peregrinazioni notturne in cerca dei Luoghi e dei ritrovi letterariamente storici, un odore di buona cucina e di inchiostro da stampa; una atmosfera di intimi conversari intellettuali tra pochi amici che conoscono dove più. batte e con più cordialità il cuore 'febbrile della metropoli. Quando l'ora notturna impone la chiusura e impedisce la frequentazione degli ostelli letterariamente storici e delle osterie letterariamente memorabili, allora l'unico rifugio godibile da un Morley ò una sala di redazione, l'ufiicio di qualche grande direttore di giornale amico. Si può qui, anche a quest'ora, trovare una festevole bottiglia e assaporare la delizia di un qualoho prodigioso aneddoto giornalistico. Seduto, una notte, in una ospitate poltrona redazionale londinese, Morley sentì raccontare dalla viva voce di un grande direttore di quotidiano la mirabile storia del gatto, una storia ohe vale la pena di essere riferita, quasi «con le suo stesso parole. Questo ora celebre direttore — celebre benché egli stesso si vanti che il suo nome nel suo giornale, in venti anni, sia apparso soltanto due^ volte e casualmente — era sceso, giovane e ignoto, a . Londra dalla Scozia in cerca di lavoro giornalistico. Aveva battuto inutilimente«^jtutte le porte, aveva quasi esaurita la sua magra scorta pecuniaria, aveva ormai perduta ogni speranza di collocamento nonché di fortuna in Fleet Street, sicché una sera si decise a scrivere a casa pefr chiedere il denaro necessario per il viaggio dà ritorno e, scritta la lettera, si recò in un ufficio postale per comperare il francobollo. Sul banoo dell'ufficio postale era accoccolato un grosso gatto nero che stava leccandosi il pelo e il giovane, quasi in un momento di astrazione, porse il francobollo al gatto per fargli inumidire la parte gommata del francobollo. H gatto parve adempiere a questo nuovo compito molto volentieri e gustare con soddisfazione il sapore della gomma, e il giovano attaccò il francobollo alla busta e stava per imbucarla quando gli balenò, nella meato un'idea. Si rimise la lettera in tasca, si^ precipitò a un tavolino in un angolo dell'ufficio e si mise a scrivere una breve storia intorno al gatto ohe leccava i francobolli nell'ufficio postale di Fleet Street. La storia narrava come le auT torità postali, sempre sollecite del bene pubblico, avessero lungamente addestrato l'animale a seder sul banco e a leccare 1 francobolli per i clienti, come il gatto fosse nutrito con una dieta adatta a favorire 10 stimolo della saliva e come il Governo stesso studiando il modo di mescolare alla gomma dei francobolli un olio specialmente piacevole pei gatta, ecc. Imprimo direttore di giornale al quale 11 giovane offrì questa storiella la accettò cori entusiasmo. Essa costatuì il colpo giornalistico dcHa settimana. La folla invase l'ufficio postale per vedere il servizievole gatto, i fotografi corsero a ritrarne le sembianze, la vendita dei francobolli aumentò in quell'ufficio del quaranta per cento, e da quel giorno il giovano giornalieto non fu mai più senza lavoro. Nei plum-puddings letterari di Cristoforo Monley questi aneddoti entrano come „ i-, ■ ■ „_i - nnfi«H caudati prelibata, più gustosi tìogni solisti- cheria estetica, d'ogni sfoggio coloristico e il successo di un simile saggista ò in questa, sua prodigalità di particolari aneddotici, in questa sua c franca untuosità » di notatore e di raccontatore. Il pubblico americano specialmente se lo gode così e gli consente di dimenticare anche in viaggio i problemi ponderosi che alcuni vorrebbero imporgli, come quello del futuro della letteratura americana. .11 futuro verrà quando, dovrà venire. E' inutile rompersi il capo a prevederlo e a prepararlo. Al momento opportuno, anche se nessuno ci penserà e so lo aspetterà, i cieli si schiuderanoio e i grandi autori scenderanno, anche • in ' America. • ALDO SORAMI