Due mesi di carcere al Garibaldi e a Macia

Due mesi di carcere al Garibaldi e a Macia Due mesi di carcere al Garibaldi e a Macia La severa requisitoria del P. M. — Si prevede l'espulsione: 3 giorni di tempo al Garibaldi, un mese ai catalani (Servizio speciale de « La Stampa ») Parigi, 22, notte. L'udienza di oggi del processo Macia e compagni si è apèrta con un piccolo colpo di scena. L'aw. Bisos aiutante di Campinchi,. senza lasciar al Presidente nemmeno il tempo di accomodarsi sulla propria poltrona, si levò oggi ad impugnare come Illegale non. solo l'impiego fatto . nel corso del processo ' dei verbali degli interrogatori di RicciotU. Garibaldi, ma addirittura tutta la procedura seguita contro Tex-colonnello. Fu una carica a fondo contro la Surétó Generale. Uno sbarramento procedurale • _ "Garibaldi — ha detto l'avvocato Bisos — è stato arrestato, interrogato dapprima durante 24- óre, poi per dieci giorni di filamantenuto segregato e guardato a vista, senza poter nemmeno vedere i pToprii difensori. Tutti questi atti di istruttoria sonòdunque nulli e saranno tolti dall'incartamento. Nelle sue note il mio cliente scrive: • U commissario Leluc mi dichiara che bisogna confessare che io agivo sotto gli or-f «ini è come agènte di Mussolini, sé voglio, evitare una violenta campagna di stampa», Garibaldi è messo " in "treno per Parigi. » Charenton il treno viene fatto fermare."Da una vettura scéndono sette agenti che conducono RicciotU alla Sùrété Generale, dove il commissario Benolt lo interroga senza dargli un momento di riposo. Poi-lo-si conduce all'albergo di Gibilterra, dove occupa due camere comunicanti fra di loro. Nella prima sono tre ispettori di polizia. Ve novembre, ■ nuovo interrogatorio in presenza di 6uo fratello Sante e di tre agenti di polizia. Si tenta di forzarlo a confessare per mezzo del fratello. Il .10 fa colazione con sua moglie, in presenza di agenti* di polizia. Poi è ricondotto all'albergo. € Infine, il 13 novembre ha luogo l'interrogatorio del giudice istruttore. Si consegna a Garibaldi, su carta del direttore della Sùrété.-.Generale, una nota che lo invita-a riconoscere che dei complotti immaginari furono ord iti in Francia con Sala e Lapolla e che furono inviati degli uomini in Italia per eseguirli. Se Garibaldi risponde affermativamente sarà presa una semplice sanzione amministrativa. Riceioiti rifiuta di rispondere, o afferma che nulla- di tutto ciò è esistito. L'indomani la polizia trasmette i-suoi incartamenti alla magistratura. In questo processo sono evidenti tre atti illegali: quello di operare, perquisizioni e sequestri senza delega dell'autorità ( giudiziaria; quello di violare l'art. 23 (il quale stabilisce che qualsiasi persona arrestata deve, entro le 24 ore, essere interrogata da un giudice istruttore) e quello di aver detenuto RicciotU Garibaldi 12 giorni illegalmente e 60 o 70 in forza di verbali redatti all'inifuori di qualsiasi giudice ». L'avvocato conclude chiedendo al Tribunale di escludere dal processo in corso tutto quanto ha relazione con questa triplice illegalità. La domanda delil'av. Bisos — che costituisce per Garitoaildi una specie di salvataggio/in extremis — produce un movimento di sorpresa, ma sorpresa anche maggiore desta l'immediato assenso dell'àw. Torres, il quale intende mostrar così di aver voluto fare ieri una semplice manifestazione di principio é di ritenersi ormài soddisfatto .Ricciotti Garibaldi chiude l'episodio ' protestando ancora che le dichiarazioni da lui fatte dal 7 al 13 novembre gli vennero estorte con la forza e non rispondono a verità. Così, alla meno peggio per lui, il punto critico è superato, grazie allo sbarramento prò oedurale, e et può passare senz'altro alla pri ma delle molte arringhe della giornata: la Tequi6itoria del sostituto Procuratore Generale. • Il Procuratore Generale — Gli imputati — comincia il- P. M — ad eccezione del .colonnello Garibaldi e di Rizzoli sono Witti figli di una stessa patria, che amano profondamente. Essi sono nostri ospiti. Hanno ricevuto sotto il nostro tetto clemente 1 accoglienza che diamo sempre ai disgraziati., tesi ne hanno approfittato per preparare un complotto che a noi importa poco poiché essi vengono processati per detenzione di armi da guerra. Questo è ii nucleo PT?CS?SS', L,*5111 llmiti Bono determinati k^18-,^8* 24 n»8*^ 1834'edel 18 dicembre 1894 relative alla.fabbricazione ed.all'accaparramento delle armi da guerra. Dimostrare questa colpa sarà più facile per gli uni.e meno per gli altri, ma anzitutto devo parlare del capo del complotto, dell'organizzatore, dell'ordinatore. Francesco Macia è nato in Catalogna da vecchia famiglia catalana. Sin dalla sua infanzia amò la patria 0011 f0.^™086* tenerezza. Entrò nell'esercito e. nel 1905 era- tenente colonnello. Egli si deZsej£ a5Sand.onare Woèrcito spagnuok) per ragioni noliUche; la sua posizione personale era considerevole e gli valse di diventare deFSféftJJ"6 Là «su combattè per la entSuo^rWo. ■ Prt>Prl<S 010 ^ « Non contento del ree' ne del suo paese egli se ne lagnava apertamente. Temendo un «orno per la sua libertà e forse anche per la sua vita, venne a cercare rifugio sottoil nostro cielo. Venne, in Francia nel 1917 e di mostrò sempre semimenti francofili Tuttavia egli avrebbe dovuto rispettare maggiormente le leggi dell'ospitalità. Egli ha commesso un reato e quale^ che sia la sua personalità, deve renderne conto. Io gli rimprovero sopràttut to- di non aver compreso che poteva creare complicazioni gravi.ad una nazione come la nostra. Una còsa doveva' guidarlo innanzi tutto: il rispetto scrupoloso delle nff^tre leggi. Egli poteva, colla rua azioae. e**/;!-; qui di* cordini .intórni e complicazioni df;J«faatiche, I Egli ama la Francia — lo credo — ma non avrebbe dovuto dimenticare che ii nostro paeI se, che sanguina ancora per gli orrori della 'guerra, ha bisogno di una completa tranquillità. Si è parlato ieri dei 12 mila catalani morti-davanti a Verdun: io non io" dimentico, e rendo loro un commosso omaggio. Ma il colonnello -Macia, avrebbe dovuto evitarci la tristezza di vederlo oggi, insieme al suoi amici, sedere su quei banchi. Noi facciamo tristemente il nostro dovere, ma lo facciamo, poiché una cosa deve dominare tutto il dibattito: il rispetto della legge ». Apostrofe al Garibaldi E qui il P. M. passa ad occuparsi di Garibaldi. — Mi.rimane, ahimè!, egli dice, da esaminare la parte .sostenuta da un uomo ul quale si concentrano le passioni più vivaci «-le più amare critiche. Erede di un nome illustre, egli lo ha per molto tempo portato con onore. Durante.la guerra, .mise al servizio della Francia il suo valore e la sua baldanza. Nelle Argonne, queste Termopili della Francia, fu un.eroe. Due del suoi fratelli sono morti. fEgH e stato,degno figlio del suo eroico avo. Porche mai egli è ora qui? Ciò è por noi una grande tristezza ed un'immensa pietà. Circa la sua complicità nei complòtto, catalano è' delicato pronunziarsi. Macia chièse delle informazioni a Garibaldi, e ne ebbe. Garlbald" gli promise il proprio concorso materiale ' e morale; ma non vi è nessuna prova che glli lo abbia dato. Macia e Garibaldi negano. U Tribunale giudicherà. Garibaldi voleva aiutare- il colonnello Macia o tradirlo? Non na so nulla, ma l'ipotesi è permessa a chi ha con: sultato gli incartamenti processuali. Nei vari processi verbali e negli interrogatori Garibaldi ha dichiarato di avere, per denaro, venduto coloro che a lui si erano affidati. Egli'lo ha allora affermato; oggi, lo nega. Confessioni inficiate di falsità, égli dice. Quale ored<to possiamo accordare a tali asserzioni? -ion è tanto facile credere che un uomo come il colonnello Garibaldi, fornito di un corpo atletico, abbia ceduto alle, ; ressioni di un gracile e mingherlino commissario di polizia! ». La frase del P. M. provoca l'ilarità degli avvocati e dei giudici, i quali sanno benissimo che uno dei due commissari che interrogarono e tradussero a Parigi Garibaldi' è il Benolt, atleta più ancora di Ricciotti. Il P. M. ritira quindi . il • mingherlino » e continua, rivolge nd osi all' imputato : — In ogni modo, colonnello, voi non eravate, nel giardino dei. supplizi. Avreste dovuto ricordarvi del vostro Avo» illustre, del vostro passato. pieno d'onore, ~ subire ogni cosa, la povertà, l'esilio, la morte, piuttosto di firmare le pagine che consacrano la vòstra infamia I , Poiché l'apostrofe, pronunziata in tono seveto dall'oratore, produce molta impressione nell'uditorio, il P. M. si affretta ad aggiungere : — Ciò non è - del resto di nostra competenza. A fianco del Tribunale della giustìzia vi è quello della coscienza umana, ed è a quello ohe io vi.abbandono insieme ai vostri rimorsi. Ho finito. La Francia rimarrà fedele alle sue tradizioni. I proscrìtti hanno sempre trovato rifugio 60tto il nostro cielo clemente. In cambio, noi siamo in diritto di esigere il rispetto, delle nostre leggi, l'astensione da qualsiasi atto che possa turbare le nostre relazioni coi nostri vicini. Quegli uomini — dice il P. M. accennando agii imputati — che seggono 6Ui banchi degli accusati, lo hanno dimenticato. Voi lo ricorderete loro con una decisione di cui conosco anticipatamente la saggezza e la fermezza. Le difese Con la perorazione del P. M. ha termine la prima parte della giornata e si passa alla serie delle arringhe degli avvocati difensori: Gabriel Zevaes, Loewel, Cot, Torres e Campinchi. Essendosi- però già fatto tardi, e i difensori essendo troppi, gli slanci oratori attesi-per la fine dell'udienza subirono una considerevole • riduzione, con grave scorno degli avvocati che facevano conto di mietere abbondanti allori. Seguiremo noi pure l'esemplo del'Tribunale e ci limiteremo adire che l'avvocatore Torres, difensore di Macia, non mancò nemmeno oggi di pronunciare violenti attacchi contro l'Italia. L'avv. Campinchi, che gli succedette, lamentò ancora le irregolarità verificatesi' nel processo e ricordò le benemerenze acquistate da Ricciotti Garibaldi colla sua valorosa condotta nelle Argonne. Tanto il primo che il secondo conclusero con una domanda di assoluzione. La sentenza Dopo una deliberazione di mezz'ora, u Tribujuale pronunzia la seguente sentenza: Ricciotti Garibaldi è assolto dall'accusa di complicità nel complottò catalano, ma è condannato per -detenzione dd armi, a due mesi di carco» ed a 100 franchi di multa. Per detenzione e distribuzione di armi il colonnello Macia è condannato a due mesi di prigione e cento franchi di mutta. Gli altri 16 congiurati, catalani 6ono condannati ciascuno ad un-mese di prigione ed a 50 franchi di multa. Il pubblico applaude calorosamente, alla lettura. della sentenza. Córre- vóce, nei corridoi del Palazzo di Giustizia, che;contro gli imputati — i qnali sono stati subito messi in libertà — everrà emesso a brevissima scadenza un decreto di espulsione,' Sarà questa la sola differenza di trattamento stabilita fra Macia e Garibaldi, giacché i catalani avrebbero tempo uh mese per lasciare il suolo francese, mentre Garibaldi dovrebbe passar la frontiera entro tre giorni.