Tumultuosa giornata al processo Garibaldi a Parigi

Tumultuosa giornata al processo Garibaldi a Parigi Tumultuosa giornata al processo Garibaldi a Parigi (Servizio speciale della "Stampa,,) Parigi, 21, notte. 11 processo in corso davanti alla 12. a camera del TribUnaie gorrezionale della Senna è uno dei più torbidi e difficili di cui serbino memoria gli annali giudiziari francesi. Quella, che si è deliineata abbastanza chiaramente nelle sedute di ieri e di oggi è la lotta sorda per separare gli clementi che gli organizzatori discreti ma vigilanti del' dibattimento avevano — col più geloso studio —t cercato di rendere inseparabili. Siamo di fronte alla situazione paradossale di un processo fatto di due processi, e di un gruppo di accusati, composto di due gruppi di uomini, l'uno dei quali non vuole a nessun costo essere confuso coll'altro. La giustizia francese ha tentato, o, per lo meno, si è data l'aria di tentare, la messa in istato di aecusa dei congiurati catalani. I congiurati catalani lottano da due giorni per trasformare l'accusa diretta contro di loro in un'accusa contro Ricciotti Garibaldi. L'esponente di questo pairaidosiso è data dalla coesistènza — l'urna a fianco dell'altra — di due difese, le quali non cessano di mutarsi d'ora in ora una in accusatrice dell'altra. L'interesse del pirotoesso tsairebhe stato forse assai meno vivo se l'intero Foro parigino non avesse sentito — ài contrario — il bisogno di precipitarsi in massa alle udienze per assistere al. capo insolito — se non addirittura nuovo -r- di due avvocati quali Campinchi e Torres che, chiamati per obblighi d'ufficio a difendere una medesima causa, si'.mutavano invece tutto- ad 'uh tratto in due irreconciliabili avversari. Nella realtà delle cose, fcatattt, l'unterà Viteria laiseiailpu, <iaì T»«ti*uir»ale aiV«NY. Torres di convertire la difesa deli proprdii -clienti liirt una pura e aesnppoe .requ.i6itoT.ia contro altri imputati ha approdato ari lainmilìan-.e quasi ainiteramiemte quelle preca.uzicmliche sa diiiaevano pnesie dal magiistriaito competente affimene il processo rimanesse rigoròsaanenite sul teinrono aissegimatogli. Ne è risultata una serie di riiniaidemtiii .più o meno spiacevoli, ohe sembravamo voler rioordainci — a tamta distamBa di tempo e di situazioni — l'aimosifena nrrespàrabiQe dal processo seandaloso finito nel 1924 e coaicmisogi colla nhdiiccta condanna del Bonoimini, l'assassino dii Nicola Boniaeirvnzn. Non idi pame ohe Al iprasidiente eia. stato coBtaraiienM».o*e aill'altezza delia delicata mi-ssàonie spettanitieg-M. Vero è che in mezzo ad una martaissa così arruffata di fait.ti e di figure, non era da più faioile dei icompiti quello da incanalare entro la dovuta carreggia/ta gli sforai -tenidie.ni2ioai dagli avvocami e quelli inconsulti dei testi; ma il vaione di utn pneaMenibe lo si niicranosce iper lo aippunito dalla sua oapacità di domfinaire un dibattito difficile, e il diihattimeriito di oggi è proceduto -'invece- cosi Sia briglia sul collo; diinetto in sostanza, assai più che dal ipresidenite del Tmiibumaie, daM'avv. Torres improvvisatosi par la oincoséainaaPubblico Miratetelo. C. P. L'udienza Parigi, 21. notte. L'udienza odierna del processo dei catalani si inizia con la lettura delle lettere di parecchi testimoni ohe non hanno potuto presentarsi. La prima è quella di una portinaia citata da Ràcciotii Garibaldi, la quale, scrive di non aver nulla da dire. « E' una cosa meìavigliosaj — osserva tra l'ilarità v generale, i'aw. Campinc-hi — ohe una portinaia noa abbia nulla da dirci ». Altri testimoni citati dall'aw. Torres scrivono di esser costretti a rimanere a casa perchè malati di influenza. Trattasi evidentemente d'influenza diplomatica. Tra «ssi v'è l'ex-ministro Dalbiez. nonché la poetessa contessa di Noailles,. la quale, peraltro, scrive di non conoscere del colonnello Macia 6e non i suoi pericolosi entusiasmi. Lo Scivoli e il Garibaldi Il primo testimonio chiamato alla sbarra è il dottor Guenta, il quale dichiara che le armi trovate in casa di Garibaldi erano semplicemente dei ricordi di guerra e tonnina dicendo di conservare per Ricciotti Garibaldi intatte la sua stima e la sua amicizia. Il commissario della Surèté Generale Leluc -gli succede alla sbarra. Egli narra che, poco priana del mese di novembre u. s., unitaliano — certo Scivoli — era stato denunziato alla polizia perchè si occupava di un attentato contro il capo-di un Governo estero. Una sorveglianza rigorosa venne organizzata e ben presto la polizia scopri le relazioni che univano lo Scivoli a Ricciotti Garibaldi. Arrestato e interrogato il primo novembre, lo Scivoli dichiarò al commissario che conosceva i progetti del colonnello Macia che era deciso a prestare a questi la sua collaborazione e che di ciò aveva informato il suo capo venerato, Ricciotti Garibaldi. Tra i documenti sequestrati allo Scavali il teste trovò una lettera che permetteva di persuadersi del tradimento di un italiano ed un'altra lettera di Garibaldi. Il commissario interrogò quindi quest'ultimo che dichiarò di non aver avuto molti rapporti col colonnello Macia, col quale aveva conferito una sola volta. In questa conversazione egli aveva fatto rilevare al suo interlocutore i -pericoli che l'impresa catalana presentava. A questo punto, l'aivv. Torres interviene, chiedendo se 6ia esatto che iai.tre interrogatori Ricciotti Garibaldi gli abbia detto di aver informato Sala e La Polla del complotto organizzato dai colonnello Macia. — E' esatto — risponde senza la menoma esitazione il teste. L'avv. Torres fa rilevare al teste che Ricciotti ha dichiarato ieri di aver firmato i verbali degli interrogatori, di cui contesta l'esattezza, dopo 24 ore di pressioni e 6enza festtaonjo— affemo sul mio.ònore, -iti j?W leggerli. Nella mia lunga carriera — risponde .'Xi avere mai adoperato procedimenti come quelli di cui Ricciotti Garibaldi mi accusa. Sono addolorato per simili afféimàzioni. Gli inter rogatori — è vero — si- prolungarono abbastatiza ina non è una cosa insolita quando °si tratta di accertare circostanze importanti in una causa. Inoltre, quando è venuto il momento di redigere i verbali gli interrogatori sono 6tati sintetizzati. Quello che io scrivevo era riletto ad alia voce e approvato dal Garibaldi. Ho fatto così poche -pressioni su .quest'ultimo che, mentre rileggevo un processo verbttle, Ricciotti Garibaldi mi interruppe per dire: — E' inutile, ho in voi la massima fiducia. — Tuttavia io ho insistito, e devo ricordare che Ricciotti Garibaldi ha reso omaggio alla mia lealtà ed ha detto, accennando a ine :. — Quel commissario è il sólo nel quale abbia trovato lealtà e simpatia.- Allo prete col Commissario La deposizione del Leluc comincia a mettere nell'atmosfera delia sala una certa elettricità. Appare infatti subito con l'entrata in scena del famoso commissario della Suréte Generale l'ineluttabilità del passaggio di Garibaldi in primissima linea del dibattimento. Ricciotti, il quale aveva presa la precauzione di sedere 6Ù:U'ultimo dei ire banchi degli accusati, quasi par nascondersi dietro le spalle dei compagni, vede ormai tutti gli occhi convergere ostinatamente sopra di lui, senza la menoma intensione di perderlo di vista. Bisogna convenire tuttavia che la proverbiale sfrontatezza dell'ambiguo epigono garibaldino non si è smentita nemmeno oggi. Roseo e ben pasciuto a dispetto dell'ormai non brevissima detenzione, egK ha tenuto testa alla deposizione di Leluc (come tra qualche momento terrà testa a quella violenta dello Scivoli ed alle domande imbarazzanti dell'avv. Torres) senza lasciare un minuto la propria tattica, consistente nelVopporre invariabili dinieghi alle afferma- , zloni. dagli avversari e, soprattutto, ue\ noti \ rispondere mal a tono alle domande che gli vengono rivolte. E' una tattica .che in altre condizioni non avrebbe certo grande probabilità di riuscirgli; ma la calma dell'accusato lascia 'intendere, ad onta dell'eccitazione crescente dei suoi compagni di banco, come egli si ritenga abbastanza sicuro dell'esito Anale della triste avventura. La prima frase lanciata da Ricciotti Garibaldi nella zuffa di oggi è precisamente una risposta di sbieco al Presidente. Questi gli chiede se sia vero che egli complimentò Leluc.per la sua lealtà. Invece di pronunziarsi in merito al valore morale del commissario inquisitore, l'accusato tenta di passare all'offensiva e domanda a sua volta: — Come ha fatto il commissario Leluc ad introdursi in casa mia? — Rispondete alla mia domandai — Intsiste il presidente. — Leluc è stato talmente scorretto-da dirmi: — Darò le mie dimissioni per battermi con voi ! — E' talmente falso quello che Garibaldi dice — soggiunge il testimone — che devo dichiarare che egli ha pianto posando la testa sulla mia spalla, per ringraziarmi. Ora, non si agisce così verso'un uomo sleale. •'s I rapporti con Sala e Lancila L'avv. Torres formula una domanda pre.cisa: — Garibaldi nega tuttora di aver denunziato il complotto catalano e afferma ancora di aver.-firmato il'verbale contenente la confessione suddetta senza averne pre«a visione? » — Anzitutto — risponde Garibaldi non ho conosciuto-Sala e La Polla che come framassoni. Sono essi che mi hanno fatto delle domande sul complotto. Dunque, essi lo conoscevano. Questo accenno alla massoneria provoca un lungo mormorio nella sala, rivelando immediatamente come una delle tattiche . preferite dalla, difesa di • Garibaldi sia per essere quella di fare apparire i rapporti che il suo cliente avrebbe avuto coi designati commissari italiani come episodi interni delrl'azione massonica. La tàttica" viene'giudicata interessante e non priva di abilità, tanto più che nel" praticarla l'avvocato lascia intendere, con qualche abile reticenza, come l'argomento sia uno di quelli che è più conveniente non approfondire, perchè dal suo libero esame potrebbe venire fuori più di una ■ scoperta fastidiosa per cospicui perso-, naggi francesi. ' L'avv. Tories, naturalmente, si limita a dire, a commento della dichiarazione di Garibaldi, di aver conosciuto La Polla e Sala- — Rimane dunque acquisito che Garibaldi non contesta, su questo punto, la fedeltà del processo verbale. - Il commissario Leluc _ continua l'avv. Torres — può dire se Garibaldi sapesse che Sala e La Polla erano degù agenti informatori italiani? • — Non poteva ignorarlo _ risponde Leluc — Egli disse; infatti: < Considero Sala come un.furfante! ».* 680.000 lire Qui l'avv. Torres, sentendo che-il ghiaccio è rotto, e che U vento è in poppa, si propone di approfittare dell'improvvisa inerzia del Presidente, (il quale, dopo essersi dato l'aria di voler presiedere il processo Macia, non sembra più tanto malcontento di trovarsi balzato in pieno processo Garibaldi), e ne approfitta per chiedere, tirando in bàijo i famosi versamenti di denaro: \ - — Non ricevette il commissario dV Garibaldi il conto completo dei profitti dà. lui realizzati, mercè l'opera svolta a vantaggio dei.noti agenti stranieri? — Perfettamente. Garibaldi mi confessò di aver. ricevuto' dal Sala, agente pagatore di La Polla, prima centomila lire, poi. 180 mila' lire, e da ultimo 400 mila lire, ossia, in tutto, 680 mila.lire, di cui 146 mila egli mi assicurò che le aveva dovute versare a sua volta ai due emissari. il racconto di Leluc è, in sostanza, la ripetizione esaita della deposizione Benoist. Ma è questo il punto dove la Difesa si fa più difficile, ed il Torres rincalza il commissario con una nuova domanda: — E' vero che Garibaldi corrispondeva col La Polla- in linguaggio convenzionale e sotto il nome della propria cuoca? E' verissimo. E' il momeot)o atteso. dalVavv. Campjnchi per mettere in causa la Massoneria: ^.Quel- lo che il commissario Leluc asserisce pud ■ essere anche vero — egli dice —«e, in ogni, caso, vi risponderò domani nella nrft» arria- • ga. Ma Garibaldi ha conosciuto Saia,.l%Xv dentista di Alessandria, come Uh anti-fascista militante, presentatosi a lui con • raccomandazioni del Gran Maestro della Massone; ria. «Vi sonò, signori, moltissime cose che" l'incartamento del processo non ha volutaraccogliere. Lo so anch'io. — interrompo il Presiden-! te, in tono ambiguo. Una diatriba dell'avvocato \ — Dunque, è in qualità di massone che Garibaldi ricevette Sala, e la somma da lui versatagli come cauzione. Lo scopo' del pas-1 so di Sala consisteva nel .pregaie il colonnello di moderare la propria azione anti-' fascista a Nizza eji a Parigi. Altri emissari' vennero Jif seguilo a dirgli che l'azione del fuorusciti italiani poteva creare fastidi al Gei verno francese. — Lasciate in pace il Governo francese I—' esclama il Presidente. V — Se ciò vi fa piacere, lasciamolo pure la pace, — ribatte l'avvocato. Ma Garibaldi osserva, venendo in aiutò dell'avvocato: — Non solo Sala, ma anche' il commissario francese Leluc fu -ricevuto da me nella sua qualità di massone. Il pubblico scoppia a ridere rumorosamente e la frase procura a Garibaldi una specie •di piccolo successo. Torres va in furia, e grida: — Non è vero! Garibaldi riconobbe, liei' suo primo interrogatorio, che il Sala e il La 'Polla gli versavano del denaro per conto del Governo italiano, e disse di essersene servito per organizzare un complotto simulato contro là vita del,Capo del Governo italiano.' Il Governo' francese, che avrebbe dovuto pas- ■ sare come di responsabile del complòtto, fu' la vittima innocente di tutta la màcchina-' zione. ' ET qui, Tompendo le dighe, l'avvocato del. catalani'spinge la diversione à' fondo,, lanciandosi a capofitto in Ama diatriba contro' là' politica dell'ex-Ministro italiano degli Interni e del Governo italiano in generale, aia-' triba nel. corso della, quale udiamo■ sfilare tutti gli argomenti capziosi, le asserzioni ridicole e le insinuazioni maligne servite già a spo tempo al pubblico francese da' certa stampa parigina. Non riferiremo questa parte dell'udienza, che del resto dobbiamo riconoscere non essere raccolta stasera nemmeno dal resocontisti francesi, i quali danno al contrario prova della migliore'intenzione di non abusare della circostanza per rinfocolale il malanimo tra Francia e Italia. L'infelice pagina oratoria dell'avvocato Torres viene del resto abbreviata dalla «oni parsa alla sbarra del teste più importante della giornata, .ossia dello Scivoli. i. La denotinone di Scivoli Con Scivoli si ritorna' — benchè-di straforo ai catalani. — Consideravo il movimento catalano — dice lo (Scivoli — come un movimento di giustizia. Io l'ho conosciuto per mezzo di Rizzoli. Ho lavorato con Garibaldi, nel quale avevo la più'grande fiducia. Ora però non l'ho più. in ottobre, a Nizza egli mi 6i presento con una lettela del colonnello Macia e parlammo del complotto. Egli doveva vedere tre anarchici. Organizzai dei convegni. Inseguito, Ricciotti mi chiese se andassi in Ita-. Ha e mi domandò il passaporto, che poi mi restituì. Ma al momento di partire fui arrestato, mentre aveso indosso la lettera consegnatami da Garibaldi. La.polizia mi tenne segregato per nove giorni e nel frattempo i catalani, non vedendomi più, credettero cheio li avessi traditi. In mia presenza, Garibaldi ha confessato di' aver riscosso denaro dai fascisti. ' , . Garibaldi a questo punto interrompe: — Questi s'onp i suggerimenti del commissario Benojst! . Lo Scivoli urla, ira 11 baccano generale :! — Taci, spiai Era il tumulto e le Tisa la deposizione continua. Poi il presidente la interrompe chiedendo allo Scivoli: — Che cosa sapete dell'affare dei catalani? . . — Come, si torna a parlarne ? — domanda ironicamente.I'aw. Campinchi. — Ma... — ribatte il presidente. , 11 commissario tìenoist è richiamato alla. sbarra a domanda dell'aw. Thaon, il quale vuole sapere se Rizzoli andò a denunciare il. complotto all'ambasciata d'Italia. . — Rizzoji.era sorvegliato — risponde il teste — e ned non abbiamo visto nulla che pos-sa autorizzare a dire ciò. L'avv. Bajos osserva che a quel momentd Garibaldi non era in rapporti col colonnello Macia, al.che Ka'w. Torres ribatte dicendo di considerare Ricciotti come un agente della polizia italiana e non della polizia francese. Malanno Rocca ' yIn mezzo al nuovo tumulto provocato da questa frase dd Torres, il quale si è giurato oggi di impedire a qualunque costo che sf parli dei catalani, appare alla sbarra Massimo Rocca, il quale tenta di operare una distinzione che vizia fin dal porimo momento la sincerità della sua testimonianza, attaccando con calunnie- volgari l'azione del fascismo' in Italia e rifiutandosi invece, di pronunziaTsi in mei-ito alla figura di Ricciotti Garibaldi. Interrogato circa quanto sa. dell'azione svolta in Francia dagli agenti fascisti-risponde ripigliando le note (fandonie messe in giro tempo addietro dagli estremisti francesi e italiani sull'assassinio del compianto Bonservizl è sulla iiarte che vi avrebbero preso degli agenti provocatori. Inùtile dire ohe l'avvocato Torres fa tesoro Iella deposizione del Rocca per cercarvi la nferma alle proprie accuse di poc'anzi. Ma iUCampinohi, ohe ha seguito tutta Questa parlò 'l eli 'udienza senza reagire, trova finalmente uno spunto da sfruttare per conto -proprio ait&rchè 11 teste, interrogato dall'àvv. Torres se ritenga pqswbile che Ricciotti Garibaldi ignorasse la qufeiiià ti funzionario del La, toPaìla, risponde :■ — Ed io — ribatte il Torres — deploro in» le «HLfimnjie. Ci siamo battuti insieme. Not^ 1 ^^uestelwrole vi onorano — esclama l'avvocato di Garibaldi — e mi rincresce ohe la difesa non ne tenga calcolo. — Ed io, —(ribatte il Torres — 'deploro yooe. ir^^uftusmoM/h^^tpoTtA un nome; '