Tra la pittoresca folla del "Nerone,,

Tra la pittoresca folla del "Nerone,, Tra la pittoresca folla del "Nerone,, In attesa della rappresentazione al Teatro Regio Egregio "pubblico, ohe andando a teatro, per esempio al « Regio », ed assistendo ad un'opera — per esempio al Nerone — non ti accorgenti di una esecuzione vocale e istnumentale degna della musica, ma esigi anche una messa in scena adeguata alla grandiosità ed al movimento dello spettacolo; o vuol vedere la folla dell'Urbe, che è forse il principale personaggio della creazione haitiana, muoversi immensa, solenne, varia, con atteggiamenti naturali ed originali insieme, in modo da sentirne veramente l'anima possente, mobile, multiforme, e da averne il brivido ; egregio pubblico, che, seduto comodamente al tuo posto, col binoccolo puntato, sei talvolta incontentabiile e incline alla mormorazione ed «Da critica, sai tal, egregio pubblico, quello che domandi? Sai di quanto studio, d! quanti tentativi, di quante prove è il risultato di quella naturalezza con cui si muovono in palcoscenico le cosi/dette comparse? Confusione armoniosa Forse, anzi certamente, tu non sai tutto questo, perchè non sei stato fra ile quinte durante una prova, per esempio, ad una del Nerone, come dicevamo. Io ci sono stato per te. Ah, una specie di bolgia dantesca! M'ha pestato un piede un legionario, mi ha urtato in un flainoo la corazza di un gladiatore, mi harmo pigiato e stretto Sri un angolo un nugolo di scliiavl e di ballerine, ho schiivato a stento la punta ferrata di un sagittario, ma quasi andavo a finire fra le zampe di un cavallo... Si provavano jl primo ed il quarto atto, gli atti delle « masse » e, dietro il grande cielo panoramico prima ed il maestoso scenario dell'» oppidum » poi, si accalcava mia folla ribollente, straripante. Se ci avessi posto occhio con calma, mi sarei accorto che rivivevano in quella moltitudine tutte le foggte e tutti i tipi del vasto mondo .romano, dal senatore al' corifeo, dal guerriero germanico al merciauoilo giudeo. Mi interessava invece U movimento di quella massa, che. avveniva a gruppi, a scatta ed a pause secondo direttive che non riuscivo ad indovinare, tra un sommesso ma concitato esplodete di ordini, di richiami, fatti con numeri, con parole da gergo, con appellativi misteriosi Una confusione, insomma. Questa la prima impressione. Ma poi mi accorsi che quella confusione non era che apparente. C'era, sotto, una molla, un mescanismo, che funzionava egregiamente, a fini ben prestabiliti. Me ne capacitai quando dagli oscuri antri del retroscena vidi tutta quella folla uscire sul palcoscenico, nella imponente sfilata del primo atto e nella grandiosa adunata del quarto atto, ubbidendo a movimenti ora pacati e' lenti, ora tumultuosi e rumorosi, ma sempre logici e determinali. Passando dalle qiuinte alla ribalta, quella confusione si acquietava e si distendeva in naturalezza, in armonia, si rischiarava in vita, in azione. E ila «reazione del poeta respirava, fatta realtà. I quattro puledri bianchi Come avviene ài miracolo? Molto semplicemente. Con una grande' disciplina. Quando si avvicina 11 loro turno, il premere di un, bottone, lo squillare di un campanello richiama le comparse dai grandi cameroni, dove si sono abbigliate, al palcoscenico. Sono divise In gruppi o « fazioni » ciascuna deMe quali porta un numero; ogni numero ha assegnato il 6uo posto, convenientemente scelto, e li attende ila fazione .corrispondente, fl*o a che oon viene l'ordine di muoverei e di faro la propria « entrata ». Semplice, in teoria; ma bisogna poi vedere la pratica. Per 11 Nerone, 10 comparse sono trecento, alile quali si de vono aggiungerei cento coristi, le ballerine, ecc. Lo « fazioni » sono ventiseli Benza Contare, altri, gruppi più specialmente caratterizzati dalie loto, mansioni, dai loro vestiti od altro, come, i mimi, i •bestiari, ^sagittari, ecc. Queste cinsuecento persona circa, con i loro arnesi, che talvolta sono voluminosi, devono trovare posto in uno spazio che, per quanto 11 palcoscenico sia grande, è sempre angusto. Al « Regio » si dispone di un corridoio di circa due metri, tutto afi'ihgìro del palooscenlco ; ma alla Scala, ad esempi*, tale corridoio è di appena la meta, ed ecco perche dà noi è possibile disciplinare delle « masse » anche più numerose che a Milano, cóme appunto capita pel Nerone. Lo spazio inevitabflmente ristretto e ila conseguente necessità, di sfruttarlo al massimo grado sono, unitamente élie grandi esigenze ecenictoe, le cause dell'apparente conjnìsìone e delle reali dtmeoltà, che vengono sui»rate unicamente'con la'precìsa definizione del compito di ciascuno. Necessità sceniche. Por 11 Nerone c'è quella, come si sa, dei cavalli. Questi compaiono al primo ed al quarto atto, dove' è raggiunto 11 « clou » con i quattro puledri bianchi ohe trascinano là biga entro il Circo. Faccenda abbastanza grossa. I cavalli devono essere belli, giovani e vivaci, ohe altrimenti il pubblico riderebbe di ronzini senri-stecehtti che partecipassero alia corèa delle bighe; d'altra parte bisogna escludere ogni possitriUtà di disgrazia e di ineoiweiuunU, dato, come si sa, ohe la quadriga deve galoppare e sostare in mezzo al tumultuare della folto. Lo scopo è stato raggiunto con la buona volontà. I cavalli Iranno provato anch'essi un'infinità di volte ; sull'ordine del giorno affisso ogni sera in palcoscenico per il giorno seguente, compariva normalmente la < prova dei cavalli » Per avvezzare le bestio al loro non facile e certo nuovo compito, si è proceduto per gradi. Dapprima 1 quattro bel puledri bianchi, offerti al Teatro dall'Accaacrrtia Militare (riguardi e conteste di vicini) hanno galoppato sul palcoscenico vuoto, a sipario calato, poi a sipario aleuto ma a luce ridotta, poi con le comparse e coi cori, poi eoa le trombe, che sono come chi dicesse la scossa elettrica per questi ammali da caserma, poi flcaitnente con tutto l'apparato scenico completo. Tre dei cavalli si sono sempre dimostrala buoni ; ma il «aarto « Tribolo », era dayyero una mezza tribolazione par la vivacità, per l'argento vivo che aveva nel sangue, e bisognava » attaccarlo » solo all'ultimo momento. Ma adesso si è fatto calmo e tranqufflto anche lui salve sempre e ancora qualche ini perniai in a da quadrupede di buon songne generoso. Un auriga eccezionale Ma tutti e quattro sono saldamente tenuti dal polso ecos^oaolmeqte sicuro del guidatore. If cosmi tta simpatico giovanotto toscano, Nicolo Bagno)!, ohe sta facendosi, col « Nerone », una sua storia. Ha tatto' il guidatore della quadriga già alle « prime » di Milano. Lo ha scoperto Forzano, tra i militari che accompagnavano in palcoscenico : cavalli, forniti dal %7.o artiglieria, per la spettacolo scaligero. Qualcuno si era provato, ma oon scarsi risultali. Col suo cangile fred¬ dpeuengrpiniluprvunvgacppfstillevcnmbdSLvapqmvdsrmdcatuqdEd do, con ]a sua abilità, egli fece invece ottima prova. Ora non è più militare, ma continua egualmente ad essere l'auriga. Se ne è fatta una specialità. Lo mandano a- chiamare, ed egli accorre. A Milano c'è stato e c'è ritornato, come ritorna ora a Torino, dopo «la stagione di duo anni fa, come è 6tato a Bologna. Questo non è che un esempio della preparazione di quello che, nel grandioso e complesso apparato scenico delle masse, non è in fondo che un episodio, sebbene sia certo il più audaco e pittoresco. Ma ciò può dare un'idea di quello che è la preparazione complessiva. Anche gli uomini devono provare e riprovare, per settimane. Devono imparare a... vestirsi, e pensate se non è anche questa una faccenda considerevole, poiché i ventisei numeri di cui abbiamo detto, comportano ventisei categorie diverse, con altrettante roggie di abiti; devono imparare qualche volta a camminare, come capita per i gladiatori, che sfilano lenti, sul ritmo della musica, e per i » germani », che devono adottare nn passo bellico speciale, pieno di maestà e di forza. E la scelta degli individui,"'per la loro distribuzione secondo statura, compiti, od altro? Si sono dovuti ricercale fra le comparse individui pratici di cavalli, per metterli tra la folla, ma vicini e di fronte ai quattro puledri bianchi, perchè 6uppin.no, secondo ogni evenienza, frenarli, ammansirli, domarli. Lavoro necessario anche quello, ma del quale, come di tanti altri, agli occhi del pubblico, non risalta traccia alcuna. Quanto ai « germani », che dopo i gladiatori sono i più robusti ed aitanti, la questione è stata risolta, diciamo cosi, In complesso, d'un tratto solo. Si è lanciato un appello alle maestranze della Lancia, e queste hanno fornito quaranta glovlnottoni, volonterosi e intelligenti, proprio adatti allo scopo. La paga per un costume Tutto ciò ci spiega la necessità, ci fa apprezzare l'opera di coloro che addestrano questa massa tanto numerose e varia, dalle mille esigenze; di Forzano, che ne cura i movimenti e le disposizioni sul palcoscenico, del direttore di scena, Enzo Gelimi, che pensa alla loro minuta preparazione nei cameroni e dietro le quinte, in quei... drammatici! momenti -Che abbiamo visto, e dèi direttore del teatro, comm. Borioli, che esercita la 6ua continua, acuta e conoscitrice sorveglianza anche in questo ramo dello spettacolo. Ma il capitolo « comparse » è una cosa interessante anche preso in sé, all'infuori di un grande, eccezionale spettacolo, come 0 quello del « Nerone ». Offre sempre materia di studio, di considerazione, di sorpresa. Ecco, per esempio, in mezzo a tanti operai, che formano la maggioranza, non pochi studenti, Impiegati ed anche professionisti. Sono innamorati della musica e dello spettacolo d'opera, che In tal modo non solo risolvono il problema di udire 11 lavoro senza pagare l'ingresso, ma -riescono a far parte viva di esso, a crearsi in esso come una piccola.personalità artistica, che soddisfa una certa ambizione, una segreta aspirazione. C'ò <lpFa gente, che ha cominciato a fare la comparsa da giovane, quando guadagnava poco ed aveva bisogno anche del pochi soldi del teatro, e che tuttavia continua a farla ancora, pur essendosi fatta una posizione finanziaria più discreta. Ancora due anni fu, faceva la comparsa una persona di buona fortuna e {li buona intelligenza, che ora è stato nominato podestà in un paese del nostro Piemonte. Anche la comparsa la si può fare con passione, con nobiltà, con uria specie di religione... Nè il caso è rarov perchè lo rivelano, tnuiti episodi. Capita che-qualcuno si innamori di un vestito che non è stato dato a lui, ma ad un altro collega. Ed allora fa la corte al collega, e sdilinquisce dietro quell'abito del suo onore. Ma il fortunata non vuol saperne di cederlo. — Dammelo! Ti dò cinque, dieci lire, se me lo cedi! Neppure una volta sola? Va al diavolo! Finge di disinteressarsi, di rinunciare al suo capriccio, ma invece ricorre al 'Celimi, — il grande porto, ove approdano tutte le gioir, ed i dispiaceri di tutte le comparse, — ed a lui fa nuove proposte. — Senta, rinuncio alla paga di una settimana, se mi fa indossare quel costume! "" Capriccio, si, ma anohe gentile amore al proprio compito, alla propria parte. Umili collaboratori A Torino, poi, abbiamo le comparse più buone e più brave di tutli.-Ne fa testimonianza sicura appunto il CeMni, che ha passato la sua vita in tutti i teatri del due mondi, o vi ha imparato tutte le lingue e tutti i dialetti; cho è stato cantante, coreografo, figurinista, direttore, ed e tuttora un poco di tutto ciò; che è, insomma, nel buon senso della parola, un topo di teatro, conoscitore delle grandi e delle minime cosa della scena. — Le comparse torinesi — egli dice — sono le migliori perchè hanno più delle «'■tre il senso del dovere e della disciplina, Su-o ubbidienti, intelligenti, e sanno, cosa in genere assai difficile, censorvaj"e il silenzio dietro le quinte, perchè sono per natura di poche ma sensate parole, come è per tradizione il piemontese. Io le educo ormdi da venti anni, ma non posso ohe dichiararmi entusiasta di loro. Adunque, o egregio pubblico, noi abbiamo fatto una scorribanda in palcoscenico, nel retroscena, all'osouro, fra la •gente più minuta, fra gli elementi più mirili che concorrono ad uno spettacolo d'opera; c, come vedi, abbiamo trovato anohe qui del nuovo, del bello e dal buono. Perciò sei avvisato, o egregio pubblico. SU generoso verso questi oscuri ed anonimi cooperatori, anche perchè la tua generosità non sarà che giustizia. Il tenore, il soprano, il baritono, si raccomandano da sè con le loro belle voci, con la cospicuità della < parte »; ma le comparse non hanno in loro favore ohe un solo elemento: il numero, proprio come le folle autentiche, e tu sai ebe ri numero è insieme un pregio ed un difetto, speoio quando ai tratta di andare d'accordo, di seguire un'unica direttiva. Si fa presto a sgarrare, a sbagliare, e Bio sa quante arrabbiature, prima d'essere pienamente soddisfatto, s'è preso il Maestro Gino Mariin: zzi, 11 supremo moderatore vigilante die tiene sotto H flowtajò delia saa nervosa bacchetta tutte quelle falangi sjwìdtvtse éeJTorchestra al palcoscenico. Basta la disattenzione di uno solo, perchè tutta la massa ne soffra! Perciò, quando punti il binoccolo, guarda con occhio benigno; attraverso lo fredde lenti cerca di riscaldare il tuo sguardo con un poco di calore, di simpatia. L'uua e l'altro sono, tu l'hai visto, ben meritati. U. LEV*.

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