Briand in punta di piedi sul Reno

Briand in punta di piedi sul Reno Briand in punta di piedi sul Reno Amtnato dibattito al Consiglio dei Ministri : la discussione sulla politica estera avverrà al Senato - La ripresa della Conferenza degli Ambasciatori [•■' p La riapertura della Cantera: il socialista Buisson eletto presidente. (Servizio speciale della «Stampai) Parigi, 11 notte, la sedute, della Camera è stata, preceduta questa mattina da un Consiglio dei ministri dedicato a risolvere la nota questione della discussione parlamentare sulla politica estere» n dibattuto è stato lungo e animato, e ha approdato ad un compromesso di carattere provvisorio, il quaile non vuol dire molto, ma dimostra — se non altro — quanta difficoltà Incontrino ormai le due metà del Ministero a continuare a formare un tutto. La metà poincarista ha richiamalo l'attenzione dd Briand sulla inopportunità di impegnare davanti al parlamento una battaglia che, essendo prematura, rischierebbe di Indebolire. 11 Ministero e di scuotere la fiducia pubblica. Briand, tornato da Cannes più roseo e meglio (pettinato del solito, è stato a sentire e ha scrollato 11 capo senza dare nè no, né sì. La campagna giornalistica L'argomento dei suoi avversari si tradiva alquanto viziato alla radice, nel senso che non si vede che sugo oi sia a tentare di far paura ad un uomo agitandogli innanzi agli cechi la possibilità di una crisi ministeriale quando è precisamente di una crisi ministeriale che egli ha bisogno. Ma il ministro degli Esteri lo ha rintuzzato oggi Più malamente di quel che si sarebbe potuto prevedere. Perchè? Lo ragioni sono complesse. Anzitutto, resito delle elezioni al Senato è stato, come sapete, meno 'brillante di quanto gli avessero promesso 1 suoi aruspici. I radicali ne sono usciti male, e accusano una depressione alla quale bisogna dar tempo di dissiparsi. In secondo luogo, l'affare della evacuazione renana pel momento si presenta male. L'appello lanciato al generali dall'Ecno d« Pori* (giornale che Daudet ha sempre accusato di fare, dietro le spalle di Pertinax, il giuoco dell'Osseruatore Romano, combattendo la politica locarnista con lande di guttaperca), ha approdato ad una serie di scomuniche dell'abbandono immediato del Reno, che hanno avuto la loro eco. A Parigi, anche la stampa di sinistra ha dovuto mollare la corda. In provincia, l'Bclatr de Montpellier, l'Express du Midi, il Nouvelliste de Lyon e lo stesso Phare de la Lolre, non certo sospetto di anU-briandistho vengono facendo sull'argomento una campagna che non può essere ignorata. Sono tutti imponderabili che un farmacista della taglia di Briand non manca mal di pesare sulla propria bilancia ultrasensibile. C'è poi una terza ragione, che è forse là più valida di tutte, poiché si riporta al fatto del giorno: la ripresa dei negoziai tra la Conferenza degli Ambasciatori e i delegati tedeschi. Questi " negoziati — Von. Pawels lo ha dicbisfttto al mettere giù il piede dall'espresso 41 Berlino — prométtono poco. Se lo dice lui, possiamo credergli. Noi saremmo anzi tentati di credere che non promettono nulla. Il generale tedesco e il consigliere Foerster hanno avuto — come sapete — un primo contatto privato col segretario e col presidente della Conierenza degli Ambasciatori. E il risultato di questo abboccamento preliminare è che il Comitato militare di Versailles ai è rimesso a studiare con santa pazienza l'ormai vexaia Quaestio delle lenti da cannocchiali e delle fortezze della Pomeranià. Che cosa possa uscire da tali studi e dalle uedute plenarie che si preparano al Quei d'Orsay non v'ha chi non lo capisca 6olo a riflettere che, in virtù deU'ultimo accordo di Ginevra, se al 31 gennaio 1927 le due parti non avranno ancora finito di litigare, gli Incartamenti del processo passeranno automaticamente al Consiglio della Lega delle Nazioni. Essendo evidente l'interesse della Germania di sottomettersi alla giurisdizione di Ginevra anziché a quella di Parigi, ee ne' deve concludere che le conversazioni che avranno luogo qui da oggi alla fine del corrente mese non faranno guadagnare alla questione un solo pollice di terreno, e che al 31 gennaio il generale Von Pawels e il consigliere Foerster ripigleranno l'espresso per Berlino, dichiarando, a chi vorrà sentirli, di essere stati buoni profeti nel prevedere l'insuccesso della missione.. La minaccia del « Temps » La certezza di quanto precede è cosi matematica che il lettore non ci terrà rancore 6e ci limiteremo, nei giorni che seguiranno, a fornirgli sulle conversazioni del Quai d'Orsay resoconti di una sobrietà adeguata al loro carattere prettamente accademico. Per chi ne dubitasse, ecco qui un passo dell'editoriale odierno del Temps che ci sembra caratteristico, quale confessione della sfiducia regnante nell'utilità pratica dei colloqui tra Von Pawels e la Conferenza degli Ambasciatori: « Quali nuove proposte stanno per farci il generale Von Pawels e il signor Foerster? Non avendo i due delegati tedeschi consegnata finora alcuna nota scritta, siamo in diritto di supporre^ che si riservino di difendere tesi diverse, secondo la piega che 1 negoziati prenderanno. Chiedere di più per ottenere qualche cosa, e cominciare per formulare esigènze eccessive allo scopo di sembrare di acconsentire ad- importanti concessioni, piegandosi infine davanti a quello che è il diritto, è la tattica abituale della diplomazia tedesca. Nelle circostanze presenti potrebbe esservi qualche pericolo ad ostinorvisi, poiché si è giunti all'estremo limite delle possibili compiacenze verso il Reich. Se la Germania dovesse tutt'ora dare prova di cattiva volontà e cercare di non adempire lealmente gli obblighi che le in, combono, gli -alleati sarebbero naturalmente Indotti a considerare che il fatto di avere acconsentito, lo scorso mese a Ginevra, à mettere fine, in data del 31 gennaio, alla missione della Commissione di controllo, non ha servito a nulla. * , « Tale decisione venne presa, nessuno lo Ignora, con largo spirito di conciliazione, allo scopo di facilitare nella misura del possibile il compito di Stresemann a Berlino. Ma se dovesse constatarsi in realtà che la Germania si ostina nella resistenza dopo avere ottenuto 1 vantaggi che essa attendeva dal nostro desiderio di pace e di intesa; se questo esperimento dovesse rivelarsi pieno di delusioni come tutti gli altri compiuti fino ad ora, è beine che si sappia dall'altro lato dèi Reno che 'sarebbe l'ultimo che gli alleati potrebbero ragionevolmente tentare in quest'ordine di cose. Non è più il momento di ricorrere alle astuzie e di giuocare sulle parole. Si tratta, per $a Germania, di compiere 1 prcpiri doveri senza alcun pensiero recondito. E' per essa il 6olo modo di dare prova — agli occhi di tutti — della sincerità della sua volontà ài pace >. Oneste del Temps sono, come ognuno vede, là minacce di chi cerca di tenere a bada un o spianandogli contro una pistola di cartone, colila sola differenza che, mentre molti avversari pigliano effettivamente sul serio anche le pistole di cartone, la Germania — anche a volerlo — non potrebbe più farlo, vi6to che è 6tata a Ginevra e che sa quello che vi fu concluso. Ora, per tornare al punto donde avevamo preso le mosse, la conseguenza di tale situazione è che, pur essendo tutti persuasi nei circoli parigini che dalla Conferenza degli Ambasciatori non verrà fuori nulla di positivo, la prospettiva di un paio di settimane di tensione diplomatica e politica — ancorché artificiale ed accademica — obbliga Briand a 6tar cauto ed a camminare in punta di piedi. Per ottenere che i poincaristi del Ministero da una parte, e Foch e Cambon dall'altra, non si giovino dell'occasione per fare del chiasso, e lascino invece Pawels e Forster arzigogolare in piena libertà e rendere perfettamente inutili le sedute del Quai d'Orsay, cosi contrarie nel loro spirito allo spirito locarnistlco, 11 ministro degli Esteri dovrà tenersi sino* al 31 gennaio in un prudente riserbo. Briand ha troppo bisogno di spiegare, dal suo gabinetto del Quaf d'Orsay, tutte le arti della propria seduzione personale e della propria strategia di corridoio a calmare le apprensioni degli avversari e ad indurli ad ingoiare il rospo delle fortezze pomeraniane per poter impegnare contro di loro, dalla tribuna della' Camera, una campagna in prò dell'avviamento a concessioni ancora più gravi. Sinché c'è in ballo il terreno diplomatico è improbabile una decisione capace di mettere Briand nella necessità di istituire un rapporto di corrispondenza tra la conservazione della frontiera tedesca sull'Oder e quella dell'occupazione francese sul Reno. Lo star zitto è dunque per lui una necessità primordiale. E' quello che egli procurerà di fare. Il dilemma di Poincaré Sennonché, a questo punto, la situazione tattica si capovolge, ed entra in scena cioè l'altro paladino: Poincaré. Poincaré teme una battaglia sulla politica estera combattuta sul terreno infido della Camera, ma teme anche che questa battaglia non abbia luogo. Fare indefinitamente il silenzio sull'argomento potrebbe, in pratica, equivalere ad approvare l'operato di Briand e concedergli carta bianca. Dati i precedenti, il Presidente del Consiglio sa troppo, bene che l'attuale capo del Quai d'Orsay non mancherebbe di interpretare 11 silenzio In tale senso e di approfittarne. Ora, questo secondo pericolo non rischierebbe di essere, nella sostanza delle cose, più grave del primo? In una battaglia alla Camera poti ebbe restare ferito 11 franco;' ma dàlia mancanza di tale battaglia potrebbe fare le spese la Francia. Il dilemma, per un uomo della se nuvolosità di Poincaré, non è meno assillante di quello di Amleto. Ed ecco dove va cercata la spiegazione della via di mezzo escogitata dal Consiglio dei ministri di stamane. La battaglia sulla politica estera non avrà luogo alla' Camera; avrà luogo al Senato. Il senatore Ruben, presidente della Commissione senatoriale degli Esteri, aveva chiesto — tempo addietro — a Briand di fare delle dichiarazioni sulla sua politica. Briand aveva acconsentito. Perchè non approfittare della splendida occasione? E' quello che si farà. L'occasione fa l'uomo ladro. Sta a vedere chi è il ladro. Poincaré dice, fregandosi le mani : « Io non ho paura I La maggioranza è patriota, e incuterà rispetto a Briand I ». Briand mormora, sorridendo sotto i baffi : • Quello del Senato sarà un antipasto che mi permetterà di addormentare la diffidenza dei moderati e di condurre troinquillamente a termine le difficili settimane della Conferenza degli Am■ basciatori. Passato gennaio, daremo la bottai ». Un italiano direbbe: passata la festa, gabbato lo santo! E' su questo duplice equivoco, che il Consiglio di oggi all'Eliseo ha realizzato l'accordo. 0. P. La Camera Parigi, 11 notte. La Camera ha tenuto oggi la prima seduta di riapertura per procedere all'elezione del suo Presidente. Il decano Pinard pronunziò il suo solito discorsetto di occasione, felicitandosi delle « parole pronunziate all'Eliseo al momento del ricevimento diplomatico tanto dal nunzio quanto dal Presidente della Repubblica». Dopo il discorso di apertura, ebbero inizio le votazioni. Erano in lìnea quattro candidati del cartello ed uno dei moderati. I radicali socialisti avevano messo innanzi Leon Bouyssu, i socialisti Ferdinando Buisson, la sinistra radicale Bouilloirs-Lafont, i repubblicani socialisti Federico Brunet. Lo sparpagliamento dei voti del cartello rese possibile a Maginot, candidato dei moderati, di riportare la palma ai due primi turni con 161 voti la prima volta e 172 la seconda. Al terzo turno le sinistre, come era previsto, fecero blocco sul nome preferito, il socialista Buisson e questi vinse di molte lunghezze. E' stato questo un nuovo esempio del prevalere della volontà socialista sulla volontà radicale. Ma esso non ha sorpreso nessuno. L'elezione dei vice-presidenti e degli uffici venne rinviata a domani. .-Anche il Senato si è aperto oggi con un discorso del suo deoanojrieury, aggiornandosi poi a giovedì per l'elezione del Presidente. ' Il Brasile all'oro Parigi, 11 notte. L'Agenzia Havas ha da Rio de Janeiro : « Il Governo comunica i provvedimenti che verranno presi per attuare il piano di stabilizzazione finanziaria del presidente Luiz. Questo piano comporta la emissione di biglietti convertibili in oro, che sostituiranno la moneta carta tuttora in circolazione. Essa sarà ritirata e sostituita con i biglietti-oro, garantiti.con una riserva aurea ed al tasso di 20 centigrammi di oro per ogni milreis carta. Questa riserva' aurea sarà costituita in parte da un prestito. I fondi di riserva potranno essere depositati a New York o a Londra, come pure alla Tesoreria brasiliana. La spedizione di oro dal Brasile a Londra o a New York sarà permessa in seguito ad ordine del presidente della Repubblica del Brasile ». '