La Porta d'oro del Piemonte sul mare Tirreno

La Porta d'oro del Piemonte sul mare Tirreno La Porta d'oro del Piemonte sul mare Tirreno Savona, provincia napoleonica, dalla fierezza delle sue opere secolari trae gli auspici di un grande avvenire di prosperità. ( DAL iNf O S T XI O INVIATO ) ■ Savona, 10, mattino. In Questi giorni a Savona e di morta la stona. A torto c» a ra&odie ne pariamo unti, poiché Savona ricensacrata provincia è una de.le province più storiche d'Italia; e nella sua storia copiosa a volumi di lalgide vicende marinare essa ritrova il buon diritto alla premi nenza regionale. Fenici e cartaginesi, bizan tini e longobardi, i Quali tutti ebbero lunga consuetudne di tratlici con lei, sembrano qua si gente conosciuta dai homi:: gli audaci na vistanti, nella bella schiera di 150 e oltre, capeggiata dal più ardito e dal più disgraziato, Leone Pancaldo pilota di Magellano rimasto senza sepoltura in fondo al mare, a sentirli ricordare con familiarità da quelli che se ne intendono e ci tengono, si direbbero uomini di iori coi quali si ebbe iti comune qualche piacevole episodio di giovinezza e che è colpa non conoscere per nome e cognomeGiovanni Vincenzo Verzellino gode di urna meritata ricordanza per le sue esaurienti storie savonesi: e le persone colte hanno rispolverato nientemeno che ie cronache docu mentarie di Tito livio. « liUm l'oenus. Sa- vonae oppido alpino praeda deposita, et de- cem longis nuvlbus in stanane ad praesidium la fortezza, notevole ; al questa parte m tutte le cose cisalpine si ti-nisce sempre a scoprire l'ombra e lo zam-pino di Napoleone); sempre Napoleone, com-parriota e quasi di famiglia, che ebbe il ine-rito di « lanciare » Savona come provincia. col suo Dipartimento di Montehotte. Su una collinetta di Dego, in vista dellosbocco strategico di Cairo Montenotte, c'e unrozzo masso, una pietra qualunque, senaascritte e senza onori, ma che si dice abb'.aanch'esso la sua storia napoleonica, tantoche i contadini, quando vi si seggono almattlno per fare la colazione di pane e se-dani, hanno l'aria compiaciuta di sedersi suqualcosa di molto illustre. La tradizione èche v.i si sia seduto Napoleone in personadurante la campagna del '9tì, assistendo, colsuo Stato Maggiore di ferro, allo sbai agliodegli austriaci, disillusi e sgomenti. Napo-rellctis,.- i. Vedote: oppidum, l'agguerrita città; e un porto tempo delle guerre puniche. Presso la torre al porto ho trovato perfino un marinaio in giubboncino alla corsara che prendeva il passato sul tragico e si infervo- rava a pescare i fatti precipui nella storia cittadina. — M'insegni lei — diceva il purissimo savonese — come si fa a stare amici e tranquilla coi genovesi, quando i genovesi si prendono il divertimento di venire ad interrarci il porto, proprio li a dieci metri, con delle pietre grosse cosi, per farci affondare gli imbardili? — Ma questo quando è avvenuto? — Trecento anni fa. Alla buon'ora e complimenti all'erudizione popolare, anclie se nella data del marinaio c'è un probabile spostamento di cent'anni. Ma quello che predomina sullo sfondo, del secoli è tuttavia Napoleone (da un secolo aCome la videro Napoleone e il suo prefettoleone, che aveva ancora le .spalline nuove, la persona magra e gli occhi sereni, riposandosi au quel masso, dove aveva gettato uno sguardo decisivo sulle terre chiuse lontano dalle montagne appena superate e sui dorsi di collina che s'inseguon svelti fino ad annegarsi nel mare di Savona, e con la prontezza del suo genio deve aver detto : a E* molto chiaro: di qui, a Cairo, la chiave strategica; di tà, a Savona, lo sbocco naturate e pacifico di tutta la regione sul mare. Ricacciati gli austriaci in patria, provvederemo ». Il discorso non è strettamente documentato, ma la versione è lecita e verosimile. Infatti, dopo dodici anni, ecco il Dipartimento di Montenotte, con Savona Capoluogo della Ligura occidentale, avendo alle sue dipendenze i Circondari di Portomaurizio, Ceva ed Acqui; ecco il prefetto Chabrol, formidabile ingegnere e grande governatore, insediato nel palazzo Spinola, sgombrato da una lunga successione di frati, di feudatari e di Clarisse della Vecchia Osservanza; ecco la città giubilante per il nuovo orizzonte che si apre a promettere il rinvigorimento dei suoi traffici; mentre Chabrol, che di notte scrive la sua StatistUrue du Departement, si cimenta con un progetto di canale per congiunsero il porto di Savona con Alessandria, possibilmente col Lago Maggiore. Cose da pazzi o da geni. Da quel tempo di vita nuova fu sanzionata ben chiara — per sempre -r la figura della città nell'ordine delle esigenze naturali della regione: Savona porta d'oro sull'azzurro del Tirreno, centro di convergenza di tutte le arterie commerciali scaturite dall'operoso Piemonte e dal castagneti delle Langhe; Savona dominatrice di se 6teesa e della Pdviera di Ponente, indipendente dai fatti e dai voleri della Riviera di Levante. E questa concezione 6i radicò nell'animo dei savoneci, che vedevano riassuma in essa tutta la loro evoluzione storica, la loro funzione economica : e nes- suno riuscì più a distruggerla, perchè essacorrisponde ad una verità geografica e sociale, innestata nel sentimenti di una secolare passione collettiva. La tuba dì Saracco in balìa del vento Cadde Napoleone e se n'andò Chabrol, lasciando sui tavoli della biblioteca i suol mirabili progetti e i suoi due tomi di intelligente statistica : Savona rimase provincia pure sotto le ventate della travolgente restaurazione. Una sola cosa cambiava per lei, il nome : il Dipartimento diventava Intendenza di Po nente. Ma la sua altera dignità rimase ferma a guardate il vasto territorio, conservato da VeiiUnuKlia ad Acqui, a Varazze. Anche il Distretto di Acqui, che è autentico Pieinonte. Acqui però, secondo una piccola stona — un fatterello dt cronaca che 6i racconta oggi con curicsita — non doveva portarle fortuna. Neppure questo fatto è storicamente documentato: ma non ci sarebbe niente di sorprendente se fosse vero, almeno nell'episodio coloristico. Bisogna venire innanzi con gii anni : al '59. Savona era senxpre provincia e, pare dopo vari rimaneggiamenti, manteneva i primi «onflni napoleonici ed era soddisfattissima : non altrettanto soddisfatto si mostrava il eindaco di Acqui. Saracco, li quale doveva atf.'ontaie un certo disagio per recarsi alla prefettura di Savona a sbrigare le sue pratiche amministrative e — perchè no? — i suoi affari elettorali. Ci voleva spesa di tempo e di danaro : e Von. Saracco, come è noto ai s«oi concittadini, era molto ma molto parsimoaioso, diciamo pure avaro. Egli capitò a Savona un giorno che soffiava un vento tortissimo: e quando meno se l'aspettava ima ventata improvvisi gli portò via la tuba, divertendosi a tarla rotolare per lungo tratto nella fanghiglia. La tuba fuggiva e l'onorevole Saracco dietro, ansioso di rlacoiuffarla. Con tutto 11 rispetto per il caro ed illustre statista. dev'e6sere stato un curioso spettacolo vederlo cosi, mingherlino e angoloso, con quel suo palamidone un po' antico e tirato sui fianchi, correre e annaspare con le mani in basso, verso quel cappello che gli giocava con l'aiuto del vento lo scherzo di Tantalo Un passante vide e et fermò in meaao alta strada a interrompere le capriole tìeSa tuba: la quale, però, ern ridotta a tato partito che Saracco fu costretto a.1 entrare in un negozio e comprarne una nuova. Immaginiamoci il disai/punto del parsimonioso sindaco acquose. Egli tornò a casa rimuginando fieri propositi contro a vento di Savona: e, appena possibile, andò ad Alessandria daJl'on RattaejH, ministro dell'interno del Gabinetto tamajpnora. GM disse ohis«à che cosa e lo pregò di trasferire il circon darìo di Acqui dalla clrcoscrijlone deHa provincia di Savona aHa provincia più vicina di Alessandria. Rattazzl ci pensò breve tempo e prese una decisione molto radicale: annesse Aoqul ad Alessandria ed abolì la provincia di Sasvona. creando hi sua vece là provincia cH Porto Maurizio. Cosi narra la cronistoria aneddotica da cattò porse ft stata aggiunta mona frangia attorno al fatto accidentale e rneJgninoante di quel cappello rotolato nella fanghiglia: ma tutte fa argomento, oggi, che è di meda la storia. Per il trasferimento della provinola è probabile ohe la verità corr«sponda esattamente alla parca versione data dal Governo dell'epoca: era stata ceduta Nizza alla Francia, bisognava stabilire una provincia più «teina al confine ohe non fosse Savona: Quindi portomaurizio. Vivere e lasciar vivere I savonesi si sentirono toccati al cuore e cominciarono quella dignitosa agitazione ette con l'appoggio amorevole degli illustri cittadini on. Paolo Boselli e marchese Alessandro Corsi 0 durata più di mezzo secolo, lino a un mese (a. quando Savona finalmente et e visia reintegrata nel suo prestigio e nelle stie funtori:, autoiiuiua e luuipendeme da Ue- nova. Al suo circondario, che a levante è limitalo dal comune dì Areuzano, è stato unito :l circondario di *U»euga; perfettamente soddisfatto di stare con Savana: e forse '-e sarà dato anche il oiaudanveiito di ('.eva. della provincia di Cuneo, e qualciie altro comune dell'en tro-terra. L'ampiezza del territorio non è questione capitalo Savona amministrativa pensa, senza preconcetti, che ogni centro deve andare secondo la sua tendenza etnografica: l'importante era risorgere, b ora cne ha realizzino le aspirazioni di tre generazioni d'uomini, propugnate con tutti i mezzi — dalle campagne giornalistiche alla esibizione di atti e di opero degni di una grande città - prepara con lorvore la ;6ua restaurazione, si accinge ad assumere il tono dei capoluogo, della grande citta che non può rimanere seconda a nessuna. Era, prima della guerra, il terzo porto d'Italia per u iranico di merci pesanti e manterrà il suo ruolo, cercando di migliorarlo: inoltre il progetto ideale della più grande Savona », da Albissola, non è più una novità per "1 sono ancora molte difflcoltn da risolvere per il porto e per la • citta più grande », difficolta di attrezzatura, di comunicazioni, di servizi pubblici: ma Savona confida e promette di risolverle in breve e briUantemenle: perchè vuole dimostrarsi meritevole dell'autorità conferitale, vuole provare il buon diritto che aveva nel chiedere per tanti anni la sua autonomia e soprattutto vuole essere se stessa. Questa città ghibellina obbediente e verdurlera, fumosa di metallurgia e nello stesso tempo ridente per la serena corona appenninica argentata d'ulivi, che ha avuto un vi nle passato, che ha dato ai prestiti di guerra gran parte del denaro tratto dall'intensità del „uri; «,.ambj e ,.|ie senza ipotecare il futuro e la jertiijtà delle' correnti tirreniche, vuole ilvere un porto efficiente a tutta prova; -:u* sla ciuà che lavora senza fare chiasso, con ia compostezza di un vecchio lupo di mare, si culla in una sola ambizione : essere il punto d'appoggio sicuro del Piemonte, di un pG' di Svizzera e di Francia meridionale. [.-• un'ambizione grande e lodevole. Dal tei"-, pi che si perdono a memoria d'uomo la ter- ra feconda che le sta alle spalle porta coll carri sulle sue piazze tutte le derrate dei campi, dei frutteti, delle vigne e dei pollai; la gente giovane affluisce ai suoi siabìlimen ti; i piccoli turisti campagnoli si spingono, l'inverno lino ai suoi spalti sul mare; e »a vono vuole fare lo scambio, vuole dare merci contro derrate, vuole che i banchi del suo bacino siano il deposito di rifornimento dei la vita industriale piemontese che si concen'Ta e che cresce. Ora ha rteCQuiatato^» nau- eia di ottenere facilmente le concessioni di v ™ao.„au ?i "««irna quei ritocchi alla sua attrezzatura che perseguiva da tempo: ha ndueia perchè ormai ha voce propria in capitolo, a Roma. Qui è il nocciolo della questione dibattuta per tre quarti di secolo: e la soluzione raggiunta fa sorgere ora un grande arco di nuove spe- La sua soddisfazione profonda la città l'ha gridata una sera, oggi è un mese, in folla di trentamila persone, riunite in piazza Uiiabrera all'on. Lessona che ritornava da Roma, portando in tasca il Decreto della elevazione a provincia. Non è a credere che quelle trentamila persone fossero tutti fascisti scesi in piazza per osannare al proprio gerarca: no, lo riconoscevano i fascisti stessi. Molti erano soltanto savontri puri che facevano tuia dimostrazione di u^Ux, rivolgendosi al rappresentante tegi;t;..u del Governo da ringraziare. Ma ognuno — questo si — mentre inneggiava in piazza Chiabrera alla provincia di Savona, aveva nel retropensiero un'idea, un punto: Genova. Sarebbe errato pensare che fra Genova e Savona esista un malsano antagonismo, una inimicizia: c'è soltanto una gara, una lotta leale nel campo del lavoro per il miglioramento dei propri mezzi e della propria condizione nell'iurringo della Marina mercantile. Savona però, voleva essere indipendente: per espandersi a suo volere, secondo le proprie forze Genova continuerà ad essere il primo emporio del Mediterraneo, il porto dell'Europa Centrale: Savona, esseniio il terzo porto d'Italia, lo scalo delle merci pesanti, a torto dette povere, sarà quello che saprà essere. Tre problemi e il « polmon» della città » L'on. Alessandro Lessóna, confermato alla segreteria d*>lla Federazione fascista provinciale c il suo più autorevole rappresentante politico Egli non è savonese: di padre piemon. te«e e di madre genovese, visse a Roma e a Chiavari, addottorandosi In leggi a Pisa, e servendo, poi, nell'Esercito fino al grado di capitano tìi Cavalleria. Ma Savona lo ha nominato cittadino onorario, mentre la • umpanassa » - una Società locaUstica del tipo della « Fumila Turineisa » a Torino — ha subito aperto 'una pubblica soltoscrUionc per fondare una borsa di studio da intitolare al nome di suo patire, il prof. Carlo, illustre B'wrista che fu ordinano di diritto all Università di Pisa. L'on. Lessona, giovane di 55. anni, magro e volitivo, ha preso a cuore gli interessi della citta: e la popolazione h* fiducia che la sua opera molto zelante risolva entro breve gli urgenti problemi cittadini I problemi tli attualità, più municipali che provinciali, sono tre: l'Ospedale una Bande sede ner gii uffici pubblici, e ultimo, unì vitate ancora il porto: che si dice, a ragione, 1 tpolZnè defla città .Alla Questione dell'Ospedale si appassiona da anni tutta la cit- 'Sw, perche esso è insufficiente e antlàuato H progetto c'è: si tratta di portarlo 2 compiente* e i propositi, a questo riguardo, sono addirittura febbrili. II problema del palazzo pubblico none di minore momento: perchè è necessario trasferì il Municipio dalla sede attuale, dova alloggia per metà in casa propria e PwValtrà metà paga pigione; e dare una sede decóraà alla Prefettura, togliendo il nreteito «Tsuoi funzionari da quel palazzo Spinola che se pure ammantante di storia e di tradìmai chiude gli uffici to' un atmosfera (la caserma di Pubblica Sicurezza In questo palazzo che Giulio della Ilo .«re ancora cardinale fece costruire dal Sangallo con grande dovizia di decorazioni e di affreschi, oggi il Srefetto barone La Via rischia di impolve: rarsi di calce l'abito nero; e i suoi impiegati si sono acconciaci tn piccole stanzette con aualche modesto tavolo alla, maniera semplice di Silvio Pellico. Dovrà sorgere dunque presto, il palazzo provinciale per lutti gli ufIwi invernativi, provinciali, comunali, postatip dei Fasci: ed esso sarà innalzato nel cuore della citta, nella via più bella, incorso Principe Amedeo prendendo il posto degli attuali locali ad un piano di proprietà degli S infantili H rapporto al Mistero dei SwriTpuWcì ò già fatto: parte del denaro èi»ento Si dovrà contrarre un mutuo di 15 mUioni ■ ' e sono in coreo le richieste formali di autorizzazioni, mentre accennano a concretarsi trattative intavolate con una società flnamfeuria inglese. Il nuovo podestà majctiese inePaolo Assereto. gentiluomo della più antica ariatociaaia ligure, non ancora Insediato ufficialmente nel suo gravoso e delicato uffleio, non ha avuto modo Onora di ocounarsi di questi importanti affari. E' tuttavia diffusa la certenza ohe egli apporterà un nuovo slancio nella esecuzione delle opere pro- g6r>tìoorto. con l'on. Lessona, si ocewano in modo paVticolajre due uomini: il,Prefetto barone Lorenzo La Via eU presidente della Cameradi^Commercio Giovanni Piaggio, il riconosciuto e amato dei commercianti w cwmro«?»id«.tì P«r tutta la gente di lavo rò che omini non ne>»s? neanche di potere cUsoatere i suoi probi giudizi. ii^efetio La Via. rigido funzionario che unisce allo sale dell'anuninistratore le do» spìwate dei magnifici oratori meridionali. S già oorapetente rn modo speciale dona questione del porto, ompresi 1 problemi annasai delle coD.unioazloni con l'entroterra ; polche egli ebbe ad occuparsene a tondo negli anni scorsi, quando reggeva l'amministrazione straordinaria del comune di Torino. <ìiujsk> a Savona al è subito addentrato set mloiaat c°n mezzi ciò. perche anche le piccole riduzioni hanno particolari dell'argomento con vasti criteri e radicali propositi di risoluzione e, se possibile, ili rinnovamento. Ora che la figura dal prefetto italiano si avvicina al prefetto napo-leonico, per la maggiore autorità direttiva data ni mussimi funzionari amministrativi, il barone la Via potrà lavorare con buona fiducia di portare un contributo al miglioramento sostanziale e duraturo della provincia II signore del porto al posto di vedetta Il comm. Piaggio è finalmente rasserenato e non nasconde il suo compiacimento- Dalla sobria stanza-di lavoro in piazza de! Molo 3 — una casa che non è neanche un palazzetto elegante — per le tìnestre d'angolo aperte sul traffico formicoìpeite dogli scarichi, con un cecilio egli guarda i carri che fanno la spola dai piroseail alla stazione, con l'altro guarda teneramente la Camera di Commercio — sua, come una creatura creata dalla sua volontà — e... con l'altro ancora, se possibile, guarderebbe la stazione delia funivia, piccola scarna ferrigna, che a trecento metri pare uno stra no giocattolo e porta Invéce migliala e migliaia di tonnellate di carbone pei- via di cielo, a dispetto dei picchi pietrosi dell'Appennino, nella stazione ferroviaria di San Giuseppe: la più grande funivia d'Europa. Nell'anticamera del comm. Piaggio non ho trovato una sedia: i visitatori non debbono fare anticamera, il tempo è prezioso. Il commendatore li riceverebbe tre adla volta, tenendo a bada nello stesso tempo le telefonate per le sue spedizioni, gli impiegati, 1 òiienti... onorari e In segreteria della Camera. Gli ho fatto una sola domanda: mi ha risposto con un periodo di cinque minuti: una decina di frasi precise e definitive, stile marinaresco- « Siamo conienti. Avremo maggiori tasse da pagare : le pagheremo volentieri, perchè Uniremo per avere maggiore commercio e maggiore profitto. Non c'è bisogno di ampliare il porto : basta attrezzarlo adeguatamente. Se il Governo ci concederà dì creare l'azienda dei mezzi meccanici, faremo da noi: 1 60ldi ci sono o ci saranno. Sarà fatto un bacino e sarà costruito un syfos. Sarebbe necessario, però, un parco-vagoni alle Fornaci : le manovre sarebbero più facili, il transito sarebbe agevolato, il nono potrebbe respirare meglio. a progetto c'è già: e il Governo potrebbe rifarai del capitale impiegato con una tassa sui carichi, che saremmo lieti di pagare. E' tutto qui: la questione, come si vede, non è grave. Per il lavoro del porto si sono ridotte lievemente le tariffe di scarico a braccio e meccanici: ne avremo un benefl un i inunediata ripercussione vantaggiosa sull'affluenza del carichi. Abbiamo avuto un po' di crisi in conseguenza dello sciopero carboniero : ó superata. L'Ufficio dei Lavoro, costituito per decreto ministeriale da un anno, con la rappresentanza dei datori di lavoro, dei Sindacati e del Governo, funziona con armonia. I rapporti coi Sindacati, presieduti da Edgardo Longoni, sono ottimi. L'inquadramento procede regolarmente: i problemi del lavoro si risolvono-con brevi e serene dìsoussionl. Concludendo: abbiamo bisogno di intenso lavoro e dei mezzi adeguati; il che non potrà mancare ». ili comm. Piaggio cosi pervaso di fiducia e vibrante di attività, mi è parso anche uno di quegli uomini soddisfatti del proprio lavoro, come se ne incontrano troppo pochi. E' venuto dal niente: è un signore, il signore del porto. Chi vuole e chi non vuole un «tabarin» i E dopo tutto — storia, territorio, porto o problemi — sarebbe negligenza trascuraro nel quadro delle impressioni una leggera novità mondana, che ha cominciato a stuzzicare • l'orecchio al mondo femminile: il quale non ardisce pronunciarsi, ma segue con acuta curiosità l'agitarsi dubbioso di questo venticello di esotismo. SI tratta di un tabarin: l'istituzione di tabarins a Savona come a Torino e nelle altre grondi città. SI trovano dei partigiani convinti (altrimenti, dicono, a che varrebbe essere innalzati a provincia ?) : per la verità i convinti sono pochini. Più numerosi gli avversari acerrimi. Un tabarin a Savona? Non ci mancherebbe altro: sarebbe un nuovo elemento di pericolo — quasi ce ne fossero pochi — per l'armonia delle famiglie. SI, no: argomenti prò e contro: insomma, grandi discussioni che vanno accalorandosi la sera al caffè, mentre gemono fra le mani dei tre musicanti dell'unica orchestrina i decadenti toxtrotts di Padllla. Sìaremo a vedere. Ma finora pare difficile, anche per il fatto che il tabarin, nella migliora delle ipotesi, rende qualcosa ai proprietario e niente ai cittadini. ETTORE SOAVE.