Cupole in gabbia

Cupole in gabbia Cupole in gabbia Ora non è più quella della Santa Sindone Uié ci toccherà vedere per Un pezzo « Ingabbiata • da travi e impalcature aeree : la croce che il nubifragio del U ottobre lece l'anno scorso ripiegar su se stessa, come già ventiduo anni prima l'angelo d'oro dulia nostra Mole, è tornata ad ergersi in cima agli archi arditamente decrescenti della barocca wipola del Guarinl, e i vecchi torinesi torvanno dal fatto buon auspicio come già mulo ne trassero il gir' io che l'asta del sacro aimbolo, indebolita per effetto di erosioni causate dal filtrare dell'acqua piovana, non resse alla furia del vento autunnale. I ponti si vanno disfacendo, e la snella cuspide riapparirà tosto libera nel cielo limpido di , nuesto gennaio rigido. Non cosi la minor fabbrica che alla secentesca costruzione del celebre padre teatino sta accanto: anzi sotto: la cupola — il cosiddetto oupoltno — del Duomo resterà « ingabbiata » ancora qualche mese (cosi almeno ci ha assicurato il dott. Tellucclnl della SopraIntendenza all'Arte medioevale e moderna del Piemonte), per quei restauri al San Giovanni decisi con nobile iniziativa dal Cardinale Arcivescovo Giuseppe Gainba, in accorJo con l'ultimo commissario, prefettizio della nostra città, generale Etna. Sta bene ; sopporteremo di buon grado que- • sto periodo di cura, nella speranza che ogni ■ sforzo sia dato a che, se non altro, il carattere del tempo venga conservato, diclamo meglio restituito alla nostra maggior chiesa, unico importante monumento del Rinascimento che Torino possegga. Almeno 11 carat- • teie : perchè il nostro caro e « bel San Giovanni >, ahimè, non è quel bellissimo tempio che tutti noi, per l'affetto che gli portiamo, vorremmo che fosse. Non bellissima ho, l'opera principale Si Meo del Caprina, eretta tra il 1492 e il 1498-per volere del Cardinale Domenico Della Rovere. Adolfo Venturi, nella sua monumentale Storia dell'Arte Italiana, l'ha descritta severamente : 11 ricordi del Brunellesco e dell'Alberti appaiono • uniti nella chiesa torinese di San Giovanni. La facciata .richiama, nel timpano triangolare, come nelle due grandi volute che unlscon la fronte delle navi laterali a quella della nave mediana, e nel rlnftanco di coppie ai pilastrini alle finestre centinate che sostituiscono l'oculo albertlano, e nella mag- giore porta con arco trionfale, la fronte di Santa Maria Novella. Ma i fianchi rammentano San Lorenzo, soprattutto nei riquadrati bracci di eroderà, che escon come rettangolari cassoni, sgraziatamente, dal corpo dell'edificio, turbandone l'unità e l'equilibrio. La fronte del tempio, il campanile squadrato, massiccio, saldato da lesene negli angoli, scarso d'aperture, muto, sono composti con fredda misura, in forma slargata: la snel' lezza fiorentina si muta in lentezza pigra di linee, in monotonia d'aspetto, e la cupola, su quel gran corpo torpido, appare piccina. Evidentemente il mediocre maestro, che visse per qualche tempo a Roma, ricordò nel disegnare la cattedrale di Torino, la fronte di Santa Maria del Popolo, a Ini attribuita a torto, perchè la linea elegante e sottile della chiesa romana, che risale pure al grande esemplar* di Santa Maria Novella, le tese cornici delle pòrte, da cui nitido si proten' He l'aggetto del timpano, la distinzione e la ■lanciata grazia dell'edificio, non trovano riscontri nella pigra mole del tempio torinese, bella decorazione trita e faticosa dell'arco trionfai* ». Analisi dar», fernet spietate, che non può •sminuire in noi, però, ee anche ne riconosciamo da un pnnto di 'vista critico la giustezza, la nostra filiale devozióne verso l'antica chiesa, grande e sempre vigilante onore cittadino, che da tanti secoli palpita col lotti e colle gioie torinesi, piemontesi, italia. ne. Ed in tempi forse più gentili, appunto per quest'affetto commosso e trepido, che somiglia un poco ad una tenerezza di amante per un volto caro, anche se non perfetto, si cercò di rimediare al pigro ingegno dei • costruttori ; e a coronar la cima della massiccia torre quadrata del campanile, eretto nel 1469, Filippo Juvara die opera nel 1720 se non. che, come notò il Tellucclnl nel suo volume sul messinese, la fantasia dell'architetto si trovò imbrigliata dalla lenta e tarda . costruzione sottostante, e ancora una volta si vide quanto difficile sia ed Inopportuno intervenire là dove altra concezione in antecedenza si attuò, sia pure con mediocre risultato. Non profonde modificazioni, dunque, chiediamo, anche oggi che al decoro artistico della cattedrale si intende provvedere. I propositi, del resto, sono eccellenti, e tendono semplicemente a por...riparo a quelle manomissioni di cui, più iène il tempo, il cattivò gusto si rese colpevole • verso l'insigne 'monumento. Cosi l'attuale gradinata, rinnovata nel 1880-81, dovrà essere ritoccata secondo 11 disegno dell'architetto che immaginò la serena facciata; il cupolino, che reca una banderuola con lo stemma» del cardinale Della Rovere, verrà consolidato, e — ciò che più importa alla visione d'Insieme — il brutto e basso fabbricato a dado eretto in tempo relativamente recente contro il fianco, meridionale, ' sarà demolito, si da poter riaprire da quella parte le finestre, ora cieche. Tale demolizione richiederà la sistemazione dell'attuale gradinata barocca che Immette nell'incresso secondario del tempio; ma fornendo quest'opera converrà agire con molta circospezione, poiché la piazza S. Giovanni è destinata — come è noto — ad arricchirsi, nel raccolto e solitario spiazzato di fronte a Palazzo Chiablese, del monumento che Torino offrirà alla memoria di Margherita di Savola. Per il lavoro — tale da rendere pensieroso qualsiasi artista — è stato fatto il nome di Edoardo Rubino; ma non vogliamoanticipare; neppure col desiderio, gli eventi, ben sapendo quanta delicatezza sia Indispensabile in simili circostanze. Comunque, l'immagine dolce della Regina sorgerà in luogo che non poteva esser scelto più adatto — fra li maestà severa di una grande chiesa e la mole grigia d'un palazzo che vide il primo sorriso della Principessa c fulgida e bionda». Pochi i passanti nella piazza quieta, e questi leveranno gli occhi alla figura marmorea deUa Signora: sappia la dura materia dell'artefice rinnovare, dopo mezzo secolo esatto, il libero volo della strofe arcaica.Ma non minor lavoro richiederà il restauro Interno del nostro San Giovanni. Togliere si dovrà, per porre nuovamente in lucela pietra, lo strato di biacca con cui vennero ricoperti, intomo al 1836, pinastri, capitelli, lesene e mensole; e via, insieme, per restituire alla chiesa il suo cinquecentesco aspetto originarlo conservatoci da stampe e disegni, quelle mediocri pitture, in gran parte guaste da infiltrazioni d'acqua piovana di cui vennero decorati nel secolo scorso le" volte e i sottarchi e t, pennacchi della cupola Per 11 completo restauro si prevede una spesa di oltre due milioni, ed a raccoglici* la somma (dalle quote minime di cinrrue p dieci lire rei fedeli, alle cospicue elargizioni di Enti e di privati) provvede un Comitato presieduto dall'arcivescovo, mentre i lavori affidati alla vigilanza della Sopraintendenza ai monumenti dei Piemonte, vengono eseguiti eotto la direzione di un Ufficio aùto/nomo. Ogni restauro dovrà essere compiuto ,pel 1S28, in occasione dei festeggiamenti che in quell'anno si svolgeranno a Torino. ber.

Persone citate: Adolfo Venturi, Arcivescovo Giuseppe Gainba, Caprina, Della Rovere, Domenico Della Rovere, Edoardo Rubino, Filippo Juvara

Luoghi citati: Piemonte, Roma, Torino