Don Orione: l'apostolo della Provvidenza

Don Orione: l'apostolo della Provvidenza Don Orione: l'apostolo della Provvidenza La grave malattìa superata — La preghiera nella stanza francescana L'interessamento del Papa e del Governo - La sna grande opera di carità: come Don Bosco, come Cottolengo Tortona, 7, notte. Don Luigi Orione è fuori pericolo : i medici che hanno curato la sua polmonite allarmante lo hanno dichiarato in convalescenza: e hanno tratto anch'essi un grande sospiro di sollievo, dopo lunghe e grigie giornate di incertezza e di timori, durante le quali a conforto degli ammiratori e quasi a rasserenare la fede scossa della propria scienza, andavano ripetendo: — Non è possibile : don Orione deve vivere. E' necessario. Don Orione ha lasciato 11 letto ed ha fatto t primi passi nella sua stanzetta poverissima: si è inginocchiato dinanzi ad un grande Cristo crocefisso che domina dalla parete nuda sui pochi mobili francescani e si è immerso nella preghiera. Da quel momento prega sempre, non disturbato dal brusio di interessamento e di curiosità che batte alle pareti della sua stanza. Le sue finestre si vedono illuminate anche di.motte. Queste sono le sue notti di raccoglimento e di meditazione, mentre la violenza del male decidua e si affievolisce. La piccola Opera della Divina Provvidenza Chissà quanti Te Deum di ringraziamento e di lode a Dio saranno celebrati nelle varie decine di Istituti creati dalla Ispirazione del sacerdote che ha saputo gettare il soffio della sua carità tra la gente più umile di innumerevoli città italiane e In terre lontane, dove non si comprendono gli accenti della nostra parlata e solo si intende la voce universale della carità. Da Tortona a. Minas nel Brasile, dalla Palestina fascinante di mistico fervore al plumbeo cielo polaoto di ZdusiskaWole, dall'epica terra di Rodi alla calda Savea di Rio Janeiro, attraverso tutte le città italiane provate dal terremoto o da altare sventure, nelle case senza pane e nelle famiglie senza padre, fra tutta la gente che soffre e dovrà soffrire ancora per il male fisico, per l'indigenza di beni ; ovunque, fra gli uomini che tra i rumori mondani sono capaci di comprendere il linguaggio evangelico della fede cristiana, si è fatta sentire ormai la vo-_ ce caritatevole di don Orione, incisiva come la dichiarazione di un credo; ed essa è stata accolta con la tenerezza di una inesauribile consolazione. La sua è la carità infinita di San Paolo, ma, seppure mistica, è una carità umanizzata e reale, vorremmo dire una carità volitiva, prepotente. « Carità viva — ha proclamato, un giorno lontano, 11 prete pensoso di Tortona — carità grande, carità sempre. E daremo la leva alla società ». La.sua creazione T ■ La Piccola Opera delia Divina Provvidenza ». Non sono state necessarie reclame e pubblicità: chi sapeva intendere la voce misteriosa della carità accorresse a prendere o a donare, a beneficare o a sacrificarsi ; chi era chiamato si presentasse ; chi era stanco venisse a riposarsi dell'ingrato cammino e dell'ardua fatica per cui le forze fisiche — la baldanza della miserevole materia — erano venute meno. La Provvidenza hà braccia per arrivare al soccorso di tutti: e la Piccola Opera si professava sua serva devota e completa. Ma senza un soldo.. Affluirono i chiamati e furono i Figli della Divina Provvidenza: anche più numerosi accorsero i deboli, i derelitti, gli orfani, i malati, i poveri ed ebbero aperte le porte di un rifugio riposante e tepido di amore fraterno. Le case e gli istituti di carità, irradiatisi dal centro di Tortona, si moltiplicarono e crebbero- l'idea, camminando e divulgandosi,'faceva proseliti. Ogni tanto qualcuno veniva a gettarsi in ginocchio con una professione di fede nuova: ed altri si rialzavano quasi fossero presi per mano da un grande padre. Le missionarie della carità Bisognerebbe fare un elenco di nomi di città, da Cuneo a San Remo, da Bra a Reggio Emilia, da Mestre a Messina, da Cassano Jondo a Novi Piemonte, dove sono sorti gli Istituti provvidenziali, promossi e voluti da don Orione: e bisognerebbe fare un elenco delle categorie dei beneficati e degli ordini dei benefattori Sarebbe una cosa arida e noiosa,-mentre tutte le opere ispirate da don Orione sono fertili e sono — e debbono essere — liete: < magnificando laetitiam ». Basti dire che quanti si sentirono toccati e pervasi dalla sua fede sconfinata nelle risorse della carità, accorsero verso di lui a prendere la mistica divisa del bène da operare: cosi sacerdoti e missionari, servi dei poveri e maestri dei fanciulli, che a Venezia si dicono padri e altrove sacerdoti, semplicemente; cosi suore, che volevano appartarsi dal mondo, ed altre, che volevano mettersi a servizio dell'umanità più disgraziata, assumendo il bel nome di Missionarie della Carità; e perfino donne cieche, .chiamate Suore Cieche e che noi — con tutta la deferenza — vorremmo definire « Sorelle dell'oscurità »; ed ora, presto, anche le suore 6ordo-mute, che noi — come sopra — vorremmo sentire chiamare < Sorelle del silenzio ». Negli Istituti di don Orione c'è posto per tutti: vecchi, che hanno il corpo rovinato e pieno d'acciacchi, e giovanissimi — le pianticelle da crescere dritte verso il cielo, — che debbono ancora impa rare a fare l'esame di coscienza, « probare » _ i c probandi », — i quali, nelle ore di meditazione debbono ascoltare la voce del vergine cuore e intendere se essa li chiami alla ordinazione sacerdotale, agli studi, o alle opere intelligenti dell'artigianato. C'è tutto per tutti: le tipografie per i futuri Bodoni, 1 laboratori per 1 pazienti artigiani, le colonie agricole per i nostalgici della natia quiete campestre, le missioni per gli avventurosi, I mai inizi, i tre primi eternili I primi eremiti furano tre uomini che 28 anni or sono, un giorno di pellegrinaggio, andavano al Santuario del Sacro Cuore a Stazzano, portando un certo abito bigio sul braccio, con grande curiosità della gente. Don Orione commosso vesti loro il saio: furono fra' Colombano, fra* Vincenzo e fra Gaetano; e andareno a far penitenza a Sant'Alberto di Butrio nell'atta Val Sta/fora, lavorando la terra, pregando in solitudine e vegliando la tomba di Sant'Alberto. Da allora tutte le sere al tramonto, per i sentieri deserti vanno sulla montagna a pregare, quasi che lassù si sentissero più vietai al elnore a a e. o ie e mo di e eo osi o e el a uoorel o aaà e ie er ni di a o-_ e a e di à ao à a a snsa ; o e aa : a a can o. al baa di sto oli a o ni e n eti si a a aeo si o, lel o he mo e— re n no ote a » erla le to 1 ie te i, i 28 o, a ul e. : ra a a, e lri e, al cielo. I contadini li credono santi. Parecchi sono andati lontano :, si sono sparsi in Piemonte, in Lombardia, in Calabria, alle porte di Roma, in Palestina: e reggono le colonie agricole con fervore e mortificazione. Dalla sua angusta stanzetta il sacerdote della carità forse vede tutto questo nei ricordi e nella divinazione: e forse, in segreto, che non se n'accorga nessuno, piange di riconoscenza. Dopo trentaquattro anni di opera prodigiosa, a cinquantaquattro anni d'età, don Orione può ben voltarsi indietro a guardare," senza peccato di presunzione. Quante vicende! C'è materia per un grosso volume di cronistoria. Giovanetto e punto dal misticismo francescano, lasciava la povera casa campestre di Pontecurone per andare scalzo nei Minori di Voghera. Ma la saluto non lo reggeva, ed egli doveva abbandonare la severità della regola. Andava allora con Don Bosco a Torino; ma neppure presso il venerabile padre dei Salesiani la sua anima inquieta e tormentata trovava un porto di pace. Rientrò in Seminario a Tortona, per studiare teologia, e finalmente, nella sacristia dell'Episcopio, trovò la strada del suo destino. Cominciò a insegnare il catechismo e in breve raccolse un oratorio di 400 giovani. Comprese la sua missione e la prosegui con tenacia, dedicandosi al fanciulli -e ai disgraziati, come avevano fatto il Cottolengo e Don Bosco, fra i quali ormai i fedeli lo mettono terzo per meriti di illuminata bontà. La sciarpa di Pio X Don Orione non ha una figura maestosa. Per la strada cammina curvo di umiltà, dimesso, raccolto; ma la sua andatura è spedita ed energica, come la sua calligrafia forte e volitiva. Risponde con un cenno appena alla geme che gli cede il passo devotamente, ai fascisti che lo salutano col braccio teso, alle signore che s'inchinano, voltandosi, dopo, a guardarlo. Dal volto ossuto e rugoso rivela l'origine campestre ed esprime una luce vivida di intelligenza. Se parla, incanta i fedeli — e nella sua giQ; vinezza di predicatore si dice abbia avuto" consolazioni simili a quella grande del cardinale Federigo Borromeo con l'Innominato; — se guarda, affascina per gli occhi penetrane?'che vogliono scendere al cuore e rubare i segreti vergognosi. A guardarlo di sfuggita, 6enza attenzione, si direbbe un buon parroco dd campagna: tal, che è già stato uomo di fiducia di tre pontefici. Leone XIII, parlando di lui col cardinale Vannutelli, disse una volta: «Bisogna aiutarli questi eremiti, (i suoi eremiti) bisogna aiutarli ». Pio X che, come ognuno sa, è in concetto di santità, gli diede una sua veste bianca, un breviario, le pantofole e una sciarpa. Questa sciarpa non l'ho vista nella vetrina degli indumenti sacri t che diventeranno reliquie preziose » per la Casa di Tortona: essa gira fra gli ecclesiastici pressati dai fedeli, i quali hanno grazie importanti da. chiedere alla Provvidenza. Il Papa della guerra, Benedetto XV, definì la sua opera un « fecondo apostolato »; e gli scrisse nel 25.o di sacerdozio: « ... il tuo zelo per la salvezza delle anime, valicando i confini della tua Diocesi, si. affermò, per quanto era in te, in un perenne vantaggio della Santa Chiesa ». n vescovo di Tortona, mons. Simon Pietro Grassi, in occasione delle sue onoranze, lo definì : «... Colui che vuole essere chiamato l'Uomo della Provvidenza ». Pio XI nel giorni scorsi s^informava premurosamente delle 6ue condizioni; e il Ministero dell'Interno telefonava tutte le sere a Tortona. Il cardinale La Fontaine, patriarca di Venezia, è venuto appositamente a Tortona, per confortarlo sul suo lettino di dolore, nel grave pericolo. La processione della mezzanotte C'è una ricorrenza annuale in cui & manifesta qual'è veramente il sentimento popolare di Tortona: H 89 agosto, festa deffla Madonna della Guardia. Nel pomeriggio la gente si aduna attorno al Duomo: i cittadini si confondono coi pellegrini del contado, qualcuno venuto col fagottino della colazione sotto il braccio. Sono migliaia, non si contano più: assediano il tempio, in attesa dell'apparizione della Vergine miracolosa. Verso le 17 la processione esce dal Duomo. Don Orione è in testa e la guida: essa rappresenta la sua turba, la sua milizia fedele. Procede lenta, fra canti, litanie e preghiere. Non si riuscirebbe a vederne il fine: tutta *a vita della città è nella processione. Tocca le chiese del centro e dei sobborghi, passa al Castello e al sobborgo di San Bernardino, dove sorgerà una nuova chiesa e la costruirà « la Madonna stessa a mezzo dei suoi devoti > : si arresta e riprende, quasi segnando le tappe della sua passione: e pare non debba cessare mei più. Sette ore di pellegrinaggio, senza segni di stanchezza o di smarrimento. A mezzanotte, tra due frange tremolanti di candele, ritorna al Duomo e si ferma sulla piazza, lanciando il canto dell'ultima lode verso il cielo sfregiato dalle stelle cadenti. Quando la piazza è gremita, don Orione sorge davanti alla porta del tempio: e sovrasta la marea di testeAllóra le voci bianche delle Confraternite si tacciono e tutta la folla cade in ginocchio. Solo, in alto, statuario pallido e trasumanato, rimane il sacerdote della carità. Con le braccia tese egli chiede silenzio. La sua figura domina la turba. Egli non è più un prete, che ha un nome e una veste come tutti gli altri : è un uomo del destino, un padre di popoli infelici, un rivoluzionario di cuori, che si direbbe venuto da Galilea, dai paesi misteriosi della fede ad esaltare gii infelici e ad umiliare ] superbi di presunzione. A terra. / La folla è toginocchiata e prega. Afiora Q piccolo prete, fermo nel sublime isolamento dalia sua eminenza, grida l'atto di fede : — Credo I... Una voce immensa, tonante, risponde: — Credo! La folla ripete ad una ad una, dopo il sacerdote, tutte le frasi del Credo. ETTORE SOAVE,