La fatica delle Cancellerie

La fatica delle Cancellerie La fatica delle Cancellerie per la liquidazione della guerra 'GII Stati Uniti desiderano il successo della nuova Commissione delle Riparazioni, ma non vogliono esser trascinati a discutere dei debiti Stresemann riafferma il diritto della Germania allo sgombero della Renania — MuIIer batte ancora sul chiodo dell'Anscluss L'atteggiamento di Washington Londra, 26, notte. E' quasi palpabile la cautela che satura l'attitudine dell'America in risposta all'invito a mettere le mani nella pasta delle riparazioni. Il collaboratore diplomatico del Daily Telegraph trova perfettamente caratteristico il responso della Casa Bianca. Il Governo americano non intende adossarsi la menoma responsabilità per la nomina dei periti americani e si astiene persino dal designare quell'osservatore ufficiale che, a tutta prima, sembrava in programma. Il Governo degli Stati Uniti, senza manifestare nò approvazione nè disapprovazione della scelta che gli alleati e là Germania faranno tra gli esperti americani per ottenerne due da inseriire nella nuova Commissione, si limita a dichiarare che non solleverà difficoltà a queste due nomane, essendo però inteso che i due periti americani vetranno in Europa semplicemente come privati cittadini. L'informatore osserva che, nelle icircostanze attuali, non era ragionevolmente possibile attendersi di più (dal Governo di Washington. Fortuna volle anzi che l'abbozzo originale del comunicato delle Potenze alleate è della Germania, redatto in un primo tempo da Poincaré, venisse riveduto e corretto in tempo utile per fetotrnare il rischio di suscitare maggiori riluttanze in America. La revisione, nota i! collaboratore diplomatico, venne sollecitata all'ultima ora da parecchi Governi alleati, in {specie dal Governo inglese. Poincaré nel testo originale si era aleni an diffuso sulla procedura da se guire per ottenere la partecipazione degli Stati Uniti. L'intero brano al riguardo venne poi eliminato ed al suo posto fu inserita la breve frase generica in cui il comunicato collettivo, già noto a tutti, indica il prò-, posito degli Allibii e della Germania di procurarsi la coeperazione americana. Ora alle Potenze europee non rifilane se non di accordarsi sui nomi dei due periti americani che dovranno essere invitati direttamente ad entrare nella nuova Commissione La scelta non potrà avvenire in un haleno. TI nome del sig. Ower .Tonnoè naturalmente sulla bocca di tutti e sembra che Parker Gilbert abbia peroirato^con successo in favore di que sto sub maestro e predecessore nella carica di asente arenernle per le riparazioni. Si prevede quindi senz'altro che uno dei due periti di oltre oceano sarà il sic Jo'ing. Abbondano i punti interrogativi ritruardo al collega che dovrà nceompasrnarlo tal Europa. Si torna a parlare con insistenza dell'e\--mini=tro Hncues. nonché del generale Dawes. Senonchè, nei rapporti di ITugues, qualche ambiente continentale, secondo jl collaboratore diplomalo del « Daily Telegraph », solleverebbe delle obbiezioni, facendo osservar» che si tratta non di un esperto di finanza, bensì di una personalità squisitamente politica, mentre la Icemmissione progettata dovrebbe consistere soltanto di investigatori tecnici. In pari tempo è pure vero che fu Hugues, nel fnmoso discorso di Newhaven, alla fine del 1923, a lanciare i primi suggerimenti dai quali scaturì la commissione Dawes ed il suo nome non mancherebbe di ardenti caldeggiatori qui a Londra, In predicato per la nomina, a fianco del signor Joung, si trova pure il sig. Bowden che funse da osservatore americano in seno alla Commissione delle riparazioni presbo la quale l'estrema franchezza di questo esperto waMiingtoniano è conosciuta sin dal 1920. Informazioni dall'America accentuano il criterio manifestato da Coolidge, secondo cui il compito della nuova Commissione dovià consistere in una sistemazione « completa e finale ». Il Presidente, in via confidenziale, avrebbe fatto sapere che il rifiuto del Governo degli Stati Uniti di nominare i due membri americani della Commissione deve essere interpretato come la prova provata che Washington non intende lasciarsi trascinare in alcun modo nei vortici di alcun dibattito sui debiti di guerra.. M. P. Le nuove dichiarazioni ' del Ministro degli Esferi tedesco Berlino, 26 notte. Stresemann ha accordato un'intervista al corrispondente del Baltimora Sun. Il corrispondente gli ha chiesto Se le ultime dichiarazioni del ministro degli Esteri inglese alla Camera dei Comuni, e del lord cancelliere alla Camera dei Lords, circa l'evacuazione Bella Renania, abbiano fatto cambiare la tesi giuridica tedesca, e gli ha chiesto pure quale sia il giudizio del Governo tedesco sul lato politico della Questione. Stresemann ha ripetuto i noti argomenti, secondo i quali la Germania, in base all'articolo Mi, ritiene di aver difitto all'evacuazione immediata e totale; fra l'altro ha detto di aver piena coscienza che la questione ha degli im portanti lati politici e morali e di ri ionosfere come il Governo inglese fac tla di tutto per far valere anche questi lati, facendo uscire la questione da! puro formalismo giurìdico. Ha detto anche di aver l'impressione che in molti circoli esteri, anche benevoli verso la Germania, si abbia una impressione «gradevole per il fallo che la Germania continua ad Insistere sul suo diritto. Ma la Germania non può rinunciare a far valere quella parte del trattato di Versailles che parla chiaramente In suo favore. Fra le altre argomentazioni Stresemann ha rilevato che non era possibile che nel 1919 gli Alleati pensassero che in quindici anni la Germania potesse aver finito dt pagare le riparazioni e che perciò l'articolo 431 non può essere interpretato se non nel senso che la Germania abbiti dato a quell'epoca garanzie e prove sufficienti della sua buona volontà di pagare. A questo proposito ha ricordato come la Germania, nel primo accordo Dawes del 1924, abbia volontariamente fornito dei pegni, i quali non sono previsti dal trattato di Versailles, e che danno ogni assicurazione ai creditori di essere puntualmente pagati. A tale proposito ha anche detto che, mentre egli si augura che le prossime trattative per la revisione abbiano pie no successo, tuttavia, anche se le trattative fallissero, i pegni forniti con l'accordo Dawes continueranno ad avere piena efficacia, in modo tale da garantire ai creditori il pagamento totale; e clie pertanto interpretando lealmente l'articolo 431, si deve pienamente venire alla conclusione che le premesse stabilite per l'evacuazione anticipata siano ormai completamente realizzate. Stresemann ha poi citato anche il protocollo del 16 giugno 1919, firmato da Wilson, Clemenceau e Lloyd George, dicendo che anche se questo non sia un documento dal quale la Germania possa dedurre un diritto formale a suo favore, tuttavia esso prova che le idee dei principali autori del trattato di Versailles corrispondevano, per quello che riguarda l'interpretazione dell'articolo 431, alla tesi sostenuta oggi dalla Germania. Stresemann ha concluso col dire che nelle dichiarazioni fatte al Parlamento inglese non è riuscito a trovar? nulla che valesse a togliere forza a queste argomentazioni. Pertanto ritiene di poter sperare che gli argomenti giuridici tedeschi, ella lunga, non rimarranno senza effetto e che unitamente agli argomenti non meno forti, politici e morali, riusciranno ad eliminare l'ultimo resto della ,guer,ra mondiale, cioè l'occupazione del territorio tedesco. Messaggio natalizio di Muller agli austriaci Vienna, 26 notte. La Neue Freie Presse pubblica un Saluto di Natale ai tedeschi d'Austria » del Cancelliere del Reich, Muller, che dice: « Le varie frazioni tedesche sono non soltanto unite dalla lingua e dalia cultura comuni, ma anche dalla coscienza dei comuni diritti. Non bisogna dimenticare che molto tempo prima della guerra, dei tentativi erano gin siati fatti allo scopo dell'adattamento giuridico tra la Germania e l'Austria. Se da qualche anno a questa parte si fanno altri tentativi In tale senso, bisogna scorgervi ima nuova prova del sentimento di unità indissolubile che esiste tra il popolo tedesco, in Germania e in Austria •. Da parte sua, il Ministro della Giustizia tedesco, signor Koch, scrive in un altro articolo: « Io non voglio parlare delle nostre piti remote speranze. Mi contenterò di dire che i vincoli della comunanza di razza e di cultura si sono sempre mostrati più forti e resistenti di tutte le pressioni e di tutti i trattati. Nessuno potrà farci perdere la fede in questa verità storica. Per il momento noi dobbiamo Lavorare con l'obbiettivo di dare una forma sempre pia stretta all'unità culturale tra i nostri due Paesi, nonché alla comunanza giuridica. Noi ci stiamo occupando attualmente di elaborare un codice panale comune. I nostri sforzi debbono giungere a far si che 1 verdetti tedeschi abbiano lo stesso valore in Austria come in Germania e che i verdetti austriaci siano ugualmente applicabili in Gei-mania come se fossero pronunziati dal Paese stesso. Tuttavia questi obbiettivi non potranno essere raggiunti dall'oggi al domani. Ma laddove v'è la volontà si trova pure la possibilità di aprire un cammino ». La Neue Freie Presse annunzia inoltre che 11 ministro Koch aveva manifestato il desiderio di dare a un austriaco la successione al posto del precedente presidente dell'ufficio delle Provincie tedesche. I negoziati a tale riguardo non sono per altro riusciti perchè la personalità austriaca In questione temeva che il trapiantamento di un entourage puramente tedesco non gli avrebbe permesso di produrre un lavoro soddisfacente da parte sua. Si spera . tuttavia nei circoli tedeschi competenti che in avvenire altre trattative di tal genere abbiano maggior successo e che lo scambio di funzionari renderà sempre più intime le relazioni tra l'Austria e la Germania. ________ Ostili commenti francesi Parigi, 26 notte. Le feste natalizie hanno letteralmente svuotata la cronaca di ogni elemento interessante. La sola nota politica toccata dai giornali è fornita loro dal messaggio natalizio di Muller alla « Neue Freie Presse », argomento di recriminazioni acerbe. Le reiterate allusioni all'c» Anschluss » sembrano al « Temps » altamente inopportune. • Si ripete volentieri, — scrive l'organo repubblicano — che 'a questione •.lei riattaccaniento dell'Austria alla ! Germania non potendo prospettarsi u|til_ente nelle circostanze presenti, ci si espone, ostinandosi a discuterla, ad imbrogliare pericolosamente la situazione internazionale ed a compromettere la soluzione di tutti i problemi europei che sembravano venuti a maturità. Ma sono i tedeschi, per bocca dei loro rappresentanti più qualificati, che riconducono costantemente l'attenzione sul problema dell'Anschluss e che complicano in tal modo tutte le trattative per la pace d'Europa fra la Germania e gli altri Paesi. In ogni caso, è significante che sia l'Anschluss che occupa in tal modo il primo posto nellle manifestazioni politiche tedesche di fine d'anno. Eppure, tanto a Berlino, quanto a Vienna non possono ignorare che tale questione non può essere presentata utilmente davanti alla Società delle Nazioni dove non si troverà mai l'unanimità necessaria per accogliere le aspirazioni dei pangermanisti e che, a volerla risolvere oontro lo spirito e la lettera dei trattati, si andrebbe delberatamente verso una nuova guerra europea ». Secondo il « Journal des Debats », I'« Anschluss » non è inopportuno soltanto' perchè gli alleati non lo vogliono, ma perchè non corrisponde alle reali tendenze delle due frazioni del popolo tedesco che si tratta di riunire: « Muller pretende che l'unione della Austria alla Germania risponda a s»ntimonti irresistibili, secolari risultanti da comunanza di lingua e di cultura. Orbano, un semplice sguardo gettato sul passato, basta per dimostrare che l'Austria si è trovata in guerra un gran numero di volte con gli aitri popoli germanici, in particola* modo con la Prussia e che è la Prussia che neil 1866 ha fa'Mo la guerra all'Austria per espellerla dalla Confederazione germanica. La fraternità e la cordialità che informano oggi t dirigeniti del Reich sono di data recente. Nulla, prova che non si trasformino più tardi sotto l'influenza di nuovi cventi in sentimenti ostili. I partigiani sinceri deUa pace debbono dunque opporsi ad una umioitie politica che provocherebbe immediatamente un conflitto internazionale e che più tardi diventerebbe probabilmente causa di gravi complicazioni ». In quanto alle riparazioni, la replica del « Temps » alle dichiara zioni del Cancelliere non potrebbe essere più secca: « Che il cancelliere MuUer voglia mantenere 1 suoi compatriotti nella illusione che un ulteriore esame della capacita di pagamento del Beich debba condurre ad una nuova riduzione degli oneri che incombono sulla Germania per le riparazioni che essa deve a tenore del trattato di Versailles, si può, a rigor di termini, concepire quantunque questo atteggiamento rischi dì recare seri inconvenienti po litici. Le speranze in tal modo ridestate si riveleranno infatti vane alla prova deglii eventi. Ciò che non si può comprendere senza fatica è ohb, pur formulando in tal modo esigenze difficili a giustificarsi in linea di diritto, i tedeschi mostrano di indignarsi perchè alcuni dei toro creditori fissano anticipatamente, come esige la salvaguardia dei loro interessi più vitali, del limiti che. non- potranno essere oltrepassati anche in via di estrema concessione. I lavori del Comitato degli esperti-fisseranno le possibilità che esistono per gli uni e per gli altri in tale campo: ma nessuna manovra tendente a influire sull'opinione ed a determinare, coi procedimenti ordinari di una propaganda sistematica, un movimento del quale i Governi responsabili sarebbero obbligati a tener conto, non può trascinarci al di là di ciò che esige un rigoroso regolamento conforme ai nostri diritti e al nostri Interessi. Le affermazioni, mille volte ripetute datile fonti tedesche più autorizzate, per ciò che concerne le esigenze • del Reich non possono dunque mutare per nulla la situazione di fatto. Esse non fanno che destare vieppiù la diffidenza del Paesi alleati e rischiano di creare un'atmosfera tale da rendere più difficile la delicata soluzione del problema delle riparazioni ». Se il preludio ai lavori della Commissione peritale continuerà ad essere di tono cosi aspro, c'è poco da sperare che la sinfonia risulti eccessivamente melodiosa! ■ C. P. Briand alla Commissione degli Esteri I fondi delle Congregazioni Parigi, 26 notte. Il Ministro degli Esteri Criand è stato udito nel pomeriggio alla Camera dalla Commissione degli Esteri. Prima di affrontare la discussione degli articoli concernenti le Congregazioni dei missionari, che era lo scopo della riunione, il Presidente Paul Boncour, credendo, disse, interpretare i sentimenti unanimi della Commissione, felicitò Briand per il successo del suo intervento, quale Presidente del Consiglio della Società delle Nazioni, fra la Bolivia ed il Paraguayt « E' grazie alla vostra abilità — dichiarò poi Boncour — che per due volte, al momento del conflitto greco-bulgare e l'altro giorno in un conflitto più lontano che interessava un altro Continente, la Società delle Nazioni ha rappresentato il suo compito necessario ed ha dato prova d^lla sua efficacia e della sua universalità ». 11 Ministro degli Esteri ha esposto poi il compito dei missionari, che aiutano potentemente l'irradiamento della influenza francese e la propaganda della lingua francese. Egli ha dichiarato che sarebbe commettere un errore gravissimo il non dare alle Congrega zioni missionarie, che rendono servizio effettivo alla causa francese, i mezzi di poter reclutare il personale di cui abbisognano. Ed lia aggiunto che vi era urgenza e che era per tale ragione che i! Governo aveva creduto necessario adottare quesla rapida procedura. Parecchi dei membri della Commissione rivolsero domc.nde ai Ministro degli Esteri, il quale dichiarò che II solo Governo ave.va preso l'iniziativa di presentare i testi attuali, quando aveva capito quale pericolo corresse il prestigio delta Francia all'estero in seguito alle difficoltà de.l reclutamento delle r.jngregazioni. E promise di comuni. Pie lutti i documenti di cui potrà disporre, sull'azione che questa Congregazioni svolger all'estero.