Vergogna di Andrea Torre

Vergogna Vergogna Chiunque abbia senso rli umanità e di giustizia non può considerare 6C non corno una vergogna la sentenza dei giudici parigini. Tutto l'insieme del procosso è sialo condotto in modo che l'assurdo ha sopraffatto la logica e 'la legge. Qua! diritto avevano i fuorusciti italiani di intervenire come testimoni? Essi ignoravano i fatti del delitto e la vittima; non erano testimoni, bensì soltanto nemici esasperati e folli, individui che si proponevano un solo scopo, I ]a vendetta, e noti potevano riuscire che a testimoniare una sola cosa, la falsificazione dulia verità. I magistrati francesi non ignoravano nulla di tutto ciò; eppure hanno lasciato svolgersi la scena indecente. Si è dunque voluto, o almeno si è tollerato, che si tentasse di trasformare il processo, in maniera che un feroce c vile delinquente potesse essere circondato di un'aureola politica. La giustizia ha l'obbligo di far la luce; al Tribunale di Parigi e apparso, invece, che si volesse por ogni via aumentare le tenebre, per creare confusione negli animi ed allontanare dalla verità, semplice ed orrenda, del delitto. Idee, fatti, giudizii, si sono cosi capovolti. La premeditazione lunga e fredda dell'assassino è stata negata; i colpi mortali sono siati dichiarati delle semplici lesioni estranee alla morto immediata; la morte della vittima ò avvenuta quasi istantaneamente, è stata quindi attribuita ad una causa che non si è voluta ricercare. Una serie di negazioni così incredibili che sembra di trovarsi in un mondo di sogno. I giurati di Parigi dimostrano pertanto di non conoscere la giustizia, ma dimostrano anche di essere privi di umanità. La vittima era un uomo di bontà e di carità; l'assassino ò un bruto, nella cui vita non si è mai manifestato un segno che potesse indurre a simpatia o. ad indulgenza verso di lui; e ciononpertanto la bontà ò stata disprezzata e la malvagità non ha avuto nessun peso nè di ripugnanza nei sentimenti, nè di giustizia nel cuore e nella mente dei giurati. Parigi ha l'ambizione — e ne ha diritto per molti e grandi titoli — di essere uno dei centri più alti di civiltà; ma quei suoi giurati del processo di ieri non sono l'espressione di un mondo d'incoscienza e di barbarie che si pone come la negazione della finezza, del cuore e dell'umanità francese? Le ripercussioni nel campo civile e politico non possono essere che molto tristi. Il verdetto di Parigi è un incoraggiamento, anzi, nelle sue premesse, un appello al delitto. Uccidere un italiano, un uomo che ha il culto della Patria ed il sentimento del dovere, ucciderlo senza ragione, non ò per i giurati di Parigi un atto criminoso, non è un atto che merita la severità della legge. L'italiano che ama il suo Paese può essere ucciso impunemente; colui che pur nato in Italia rinnega il proprio Paese può essere assolto da •gni infamia ed anche dall'assas- inio. Questa è la morale dei giurati di Parigi, e questo è il sentimento politico che anima le peggiori conventicole di Parigi contro l'Italia. La coscienza della Francia migliore si rivolterà senza dubbio contro quella morale selvaggia e quella giustizia indegna.. Andrea Torre

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