La "pax,, americana di Coolidge e gli interessi europei di Andrea Torre

La "pax,, americana di Coolidge e gli interessi europei La "pax,, americana di Coolidge e gli interessi europei America ed Europ Il discòrso di Coolidge è l'espressione tipica della logica americana. 11 Presidente ha detto che è necessaria una comprensione reciproca dell'America e dell'Europa; ed infatti è necessaria. Però il suo discorso prova che egli comprende bene la politica americana, ma comprende meno bene, anzi molto poco la politica europea. La logica politica degli Stati Uniti è perfetta dal punto di vista americano. Perchè, che cosa, in sostanza, ha detto il Presidente? Che gli Stati Uniti hanno diritto ad avere una flotta superiore a quella della più grande potenza navale europea. Ma l'Inghilterra sostiene la stessa tesi per sè, e con ragioni non meno imponenti di quelle vantate da Coolidge per gli Stati Uniti. La « reciproca comprensione » tra i due popoli, anzi tra i due Continenti, è pertanto, da questo punto di vista, irraggiungibile, L'America ha ragione di sostenere il primato americano; l'Europa, viceversa, non può ammetterlo ce non rinunziando insieme alla sua storia ed alla sua vita attuale. Tutto ciò non vuol dire ancora un conflitto, ma vuol dire una reciproca. e< incomprensione », che può essere causa permanente di divergenze, di malumori e di diffidenze profonde. Da un altro verso, Coolidge ha esaltato il disinteresse americano in confronto ai vantaggi prodotti dalla guerra, anzi ha affermato addirittura che i guadagni dell'America sono tutti di « indole spirituale ». Soltanto? Il Presidente è stato in questo veramente paradossale. Basta ricor- lenfisinetqgdecdinslpplgcammdpdare che gli Stati Uniti prima dellaj<guerra erano debitori dell'Europa, Ped ora il loro credito è tale che idl'Europa è tormentata e spaventata j1di doverlo pagare. Gli Stati Uniti | mnon hanno acquisito, è vero, nessun territorio; ma per la semplice ragione che non ne avevano bisogno. Il territorio che essi posseggono è cosi varto* che può permettere di duplicare ed anche triplicare la loro popolazione, mantenendo sempre un alto livello di ricchezza. L'Europa è povera in loro confronto; ma non è soltanto la povertà ciò che costituisce per essa una ragione di ricerca di territori nuovi. La ragione delle lotte europee è ben più ampia e vitale, ciascun popolo ha le sue tradizioni, la sua civiltà, la sua coscienza etnica; e tutte queste forze e questi motivi di vita e di personalità nazionali nessun popolo di alta potenza civile intende di sommettere ad altri o umiliare in favore di altri. In sostanza, ciascun popolo difende il suo modo di essere, di vivere e di potere. L'America, paese nuovo e di recente storia, non intende questa che è l'essenza del problema europeo; immagina le differenze tra le nazioni di Europa nella stessa forma e nelle stesse relazioni in cui gli elementi delle diverse nazionalità si trovano negli Stati Uniti; e perciò la ic reciproca comprensione » tra i due mondi è, da questo aspetto, difficilissima o impossibile, almeno per quello che riguarda la mentalità e lo stato d'animo americano. Perchè l'Europa può comprendere l'America, che rappresenta .una formazione più semplice di società nazionali, ma l'America non può comprendere l'Europa senza rivivere psicologicamente dentro di sò la storia di Europa. Allorché il presidente Coolidge pone, quindi, in antitesi le potenze di Europa che hanno cercato vantaggi territoriali e l'America che non li ha cercati, sconosce implicitamente tutte le ragioni della guerra nella quale gli Stati Uniti intervennero, che fu guerra giustificata da ciascuna nazione nel nome della propria sicurezza, che invece negli Stati Uniti nessuno insidiava o minacciava In realtà i vincitori ebbero ciascuno un proprio guadagno — grandissimo o piccolo secondo i casi — ma di diversa natura. Gli europei li cercarono negli assetti territoriali od in acquisti coloniali; gli Stati Uniti li ebbero, più che grandissimi, giganteschi, nell'ordine finanziario. Le nazioni di Europa s'impoverirono; l'America divenne, viceversa, l'arbitra della finanza mondiale. Quale vantaggio è maggiore di questo? Nè è il solo che l'America abbia avuto. II presidente Coolidge, ha detto che se l'America ha dei doveri verso l'Europa, anche l'Europa ha i suoi doveri verso l'America. E' giusto. L'Europa riconosce il grande aiuto che ebbe dagli Stati Uniti du rante la guerra, e non lo dimentica; J suoi debiti in denaro li sta pagando, i suoi obblighi spirituali hanno un gran peso nell'animo suo. Ma l'America, anche in questo campo, ha guadagnato molto di più di quello che abbia guadagnato l'Europa. Og"ji infatti l'Europa non esercita alcuna influenza nelle cose americane, mentre l'America esercita e vuo- tsdsnepe le esercitare una non lieve influenza nelle cose europee. E' l'influenza finanziaria e l'influenza morale che, sia anche indirettamente, si traduce in influenza politica. Tutto ciò non esisteva prima della guerra; e soltanto dalla guerra che è derivata questa nuova situazione, nella quale gli Stati Uniti si assumono il diritto di giudice universale per le cose europee, senza ammettere il reciproco diritto nell'Europa di essere giudice nelle cose dì America. Ecco delle verità elementari, che il presidente Coolidge sembra che non abbia vedute Un dato non meno importante del suo discorso è quello che riguarda le relazioni tra gli armamenti e la pace. Il Presidente ripete un vecchio principio, che il patto Kelilogg — nell'interpretazione degli ideologi e de gli ingenui — pareva che volesse contraddire. La pace, secondo quelle arbitrarie interpretazioni, sarebbe meglio assicurata quanto più gli ar-|mameiiti sono minori. Noi abbiamo E sempre contraddetto e svalutato le affermazioni degli altri in questo campo; la pace — abbiamo tante volte ripetuto — non dipende affatto dalla diminuzione degli armamenti; anche con poca preparazione di armi si può essere bellicosi e provocare un conflitto; la pace dipende da altre ragioni di ordine etnico, economico, psicologico e morale; è in queste ragioni che si deve cercare la causa dei dissidi e delle conflagrazioni, • non già in una maggiore ac cumulazione di armi. Coolidge ha dissipato l'equivoco che si voleva far nascere dal patto Kàllogg; egli ha detto esplicitamente che prepararsi alla difesa significa dissuadere gli altri dalla guerra. Opportunamente quindi l'americano Evenìng Post ha notato che «se Guglielmo II, prima del 1914, avesse fatto un discorso simile a quello fatto ieri da Coolidge in occasione del decennale dell'ar mistizio, le Cancellerie europee avrebbero immediatamente intravisto una guerra di rapina e di saccheggio ». Lasciamo stare la rapina ed il saccheggio, che sono più possibili |in alcuni Stati di America che in Europa, e constatiamo che, realmen¬ te, 11 discorso del Presidente, fattomin altre condizioni di animi, sarebbe apparso un preannunzio di guerra. Il vecchio principio — si vis pacem para bellum — è il principio rievocato da Coolidge. Nella rievocazione non vi è niente di nuovo per noi, se non questo : che l'America, quando si tratta dei propril interessi, proclama 11 diritto agli armamenti più grandi, facendo appello alla stessa giustificazione a cui faceva appello la Germania prima del 1914, e cioè che non Intende di essere circuita o messa in pericolo. La stessa logica che ispirava il germanismo, ispira oggi il nuovo americanismo. Concludiamo riaffermando che la pace è necessaria; la pace è nei propositi e nei bisogni dell'Italia; ma insistiamo nel ripetere che la reciproca comprensione è uno degli elementi indispensabili della pace. Il presidente Coolidge l'ha affermato; però non crediamo che nel suo discorso abbia dimostrato che l'America ha compreso l'Europa E' più esatto dire che 6inora è l'Europa che ha compreso meglio l'America. Andrea Torre guagagvssitadirtnfsvzpzscvuLafni