Le pene dei tedeschi in Slovenia descritte da un serbofilo tedesco

Le pene dei tedeschi in Slovenia descritte da un serbofilo tedesco Le pene dei tedeschi in Slovenia descritte da un serbofilo tedesco a e o e a i , i a a o l o a l e e a o o l i e e a e o e è I o n e o o d e l VIENNA, ottobre. Il capo dei tedeschi in Slovenia., dottor Camillo Morocutti, è caduto completamente in disgrazia presso le autorità di Lubiana e Belgrado: come si è già annunziato, cinque anni fa, quando era ancora impiegato statale, si limitarono a colpirlo con un trasferimento di carattere punitivo, due anni addietro lo cacciarono dall'amministrazione statale e adesso gli fauno pure perdere il posticino di medico provinciale col quale si guadagnava l'esistenza in una borgata di frontiera, presso Marburgo. Nel 1926, il provvedimento a suo carico venne determinato dalla presentazione di un memoriale riguardante l'autonomia scolastica e culturale della minoranza slovena in Carinzia (mirante a un'intesa sloveno-tedesca anche, fuori di Jugoslavia), la nuova punizione è dovuta al libro « Gross-Dciitschland, GrossSuedslawien », che.il Morocutti ha fatto in questi piorni uscire a Vienna, con i tipi dell'editore Brauuiueller. Strano che le autorità jugoslave — diremmo: le serbe e le slovene, se alla testa del Governo di Belgrado oggi non st trovasse lo sloveno Koroscez — si accaniscano contro un uomo che non è noi nè anti-sloveno uè anti-serbo. Ma questa è Ja sorte che capitan chi, avendo le idee piuttosto 'confuse e volendo al tempo stesso cercare la via e la maniera di essere in buona con tutti, finisce col creare un guazzabuglio nel quale non si riesce a distinguere amici e nemici. Della, concezione politica che forma la stella polare del Morocutti, chiara è soltanto una cosa : egli è italofono per la pelle e spasima per assistere all'avvento di un'alleanza fra la Grande Germania e la Grande Jugoslavia destinata ad estendersi da Trieste al Mar Nero. Siccome le fobie e le filie sogliono rendere ciechi, il Morocutti ne. dice di grosse sul Aioiitò dell'Italia e del Fascismo e giunge al punto di asserire essere Mussolini il cosciente apostolo dello spirito di Versailles: basterebbe simile enormità per demolire il libro intero. A denti stretti, il Morocutti quindi riconosce che il fascismo ha riportato successi, ma si affretta ad ammonire che non bisogna valutarli troppo, trattandosi di cosa caduca. A sette, otto pagine di distanza, ecco che questa caducità appare sotto ben diversa forma, decidendosi il nostro autore a scrivere: «L'influenza italiana in tutti gli Stati del sud-est europeo cresce di giorno in giorno e si fa sentire in un modo fatale ». Il Morocutti ha bisogno di parlar cosi, non solo perchè la mutata posizione politica dell'Italia nei Balcani è ormai di un'evidenza di fronte alla quale nessuno può chiudere gli occhi, neanche a conforto della sua tesi che la Jugoslavia isolata deve per forza buttarsi nelle braccia della Germania, previa, s'intende, la soluzione del problema della minoranza tedesca in Slovenia (del che si gioverebbero pure i tedeschi della Voivodina). Lo scrittore vede la Jugoslavia isolata nei Balcani : l'appoggio della Francia, povera di uomini sebbene vittoriosa c ricca di terreni, non offre la necessaria garanzia contro l'espansione dell'Italia. Anche questo sarebbe un merito dello spirito lasciatoci in eredità da Machiavelli, ma lasciamo 6tare. Lo spirito machiavellico è quel dono di cui vorrebbero essere provvisti gli uomini politici del mondo intero, ma che diventa delittuoso ed illecito se ne fanno sfoggio proprio gl'italiani. Visto che la Grande Germania non può essere un'amica della futura Grande Jugoslavia se prima l'accennato problema della minoranza tedesca non è risolto, il Morocutti fa nelle sue pagine una minuta esposizione delle angherie e delle pene che avvelenano l'esistenza dei suoi connazionali passati dalla dominazione viennese alla belgradese. E le lagnanze sono infinite: nel campo scolastico, nel campo culturale, nel campo politico, nel campo sociale, il tedesco di Slovenia viene descritto come un individuo esposto alle più raffinate vessazioni. Interessante la prolesta per il fatto che i veri tiranni del germanesimo in Slovenia sono proprio gli sloveni emi- o * - n o: grati dall'Italia! In materia «coladistica, i tedeschi debbono anzitutto "assistere allo spettacolo che la nazionalità dei loro figli non viene accertata in base alla dichiarazione falla dai prenitori, bensì in base alla deliberazione delle autorità. La slovenizzazione delle scuole tedesche è ormai completa: nell'intera Slovenia, oggi non esiste più una sola scuola autonoma ed è fortuna che nelle scuole elementari slovene ancora vi siano classi parallele tedesche, nelle quali però insegnano maestri sloveni. Gli istituti superiori tedeschi sono scomparsi, tale e quale come i giardini d'infanzia. L'insegnamento privato è soppresso, non vi sono più scuole tedesche di mestieri. E se nelle scuole elementari si mantengono le classi parallele, nelle secondarie l'insegna"!mPnto del tedesco si riduce a tre ore "'settimanali, il che in pratica equivale a render nullo anche il precedente .studio. Secóndo il Morocutti, i tedeschi di e o o o , o i o a i i o a Slovenia formano in sostanza 1 oggetto sul quale si vendicano i torti che il popolo sloveno avrebbe sofferto al tempo dell'Austria-Ungheria: con ampia documentazione, egli prova che il dominio austro-ungarico fu invece utilissimo alla razza slovena, tanto da metterla in grado di far da ponte intellettuale fra l'Oriente (leggi i Balcani, ma leggi principalmente la Serbia) e l'Occidente, però egli sa a priori che gli argomenti del genere non giovano e dichiara, sconsolato, che certo si mira a distruggere i tedeschi. Quando nel centesimo anniversario della morte di Beethoven si è potuto leggere in giornali sloveni: «La musica di Beethoven e di Bach per noi sloveni costituisce un veleno », allora, esclama Morocutti, la mentalità degli intellettuali sloveni appare caratterizzata in modo spaventevole. Questi sloveni hanno profanato cimiteri, riniovendo dall'ingresso del camposanto di Cilli l'iscrizione tedesca die diceva : « Qui finiscono invidia, .persecuzioni e lamenti », hanno abhattuto il monumento all'arciduca Giovarmi, che fu di notoria slovenofilia, e perfino mutilato il monumento che a Tegetthoff, in ricordo di Lissa, i suoi concittadini avevano cretto in Marburgo. Tutta la zona abitata e civilizzata durante secoli dai tedeschi è ridotta, sospira lo scrittore, ad un cimitero di cultu ra. Le società tedesche, oltre ad es sere soppresse, si sono viste spogliare dei loro edifici, dei loro mobili, dei loro beni: dal 1919 in poi sono stote disciolte con i più futili moti vi più di 200 società tedesche in maggioranza prive di carattere po litico, trattandosi di gabinetti di lettura, clubs sportivi, leghe di pom Pieri, associazioni teatrali, musica li, corali, ecc. Nella sola Marburgo le società disciolte sono state oltre cinquanta. Ugualmente si sono sto venizzate dalla prima all'ultima le Casse di risparmio dei Comuni tedeschi della Bassa Stiria, la Escomp tebank di Marburgo, la Cassa di ri sparmio di Gottschee e la Cassa di risparmio per la Carniola, fondata a Lubiana da cittadini tedeschi. Alti di terrorismo contro tedeschi se ne sono avuti sino al Lo febbraio del 1027; la colonizzazione di terreni tedeschi con emigrati sloveni, serbi e croati ò stata svolta nel dopo guerra in modo metodico. Della sia vizzazione dei nomi è superfluo par lare. Tanto furore contro i tedeschi non impedisce al dottor Morocutti di sperare che un giorno o l'altro possa levarsi il fecondo sole e che Gran de Jugoslavia e Grande Germania si mettano a filare il perfetto amore. Finora gli sloveni si sono dimostrati recalcitranti ad ogni proposta di conciliazione, ma il Morocutti, ottimista, non dispera e continua a fare l'occhiolino a chi ha perseguitato lui e con lui tutti i tedeschi, La sua attitudine nei confronti dei serbi è curiosissima: un po' li accarezza, un po' li frusta. Quando si tratta di parlare dell'importanza dei serbi nei Balcani e della loro futura missione nel bacino sud-orientale europeo, esalta la compagine del Regno S. H. S., dice che questo Stato fatto dai serbi è il più adatto a comandare nei Balcani, a motivo della sua omogeneità, ecc.; quando si tratta di indicare le differenze fra sloveni e serbi, ne sentiamo delle belle: al serbo piacciono la lotta ed il trambusto, allo sloveno il lavoro, l'ordine ed il benessere.-I1 serbo com batte da fatalista ed ha bisogno delle qualità tedesco-occidentali dello sloveno per sfruttare il suo successo, ina purtroppo adesso si sta facendo in modo che anche lo sloveno si balcanizza. Lo sloveno è tutto ordine e preoccupazione, il serbo, fatale ed indifferente, pone a base della sua vita il principio: « Ima vremena » — c'è tempo — ed il « hascisc », la mancia. A un certo punto, non volendo fare con i serbi una questione troppo personale, il Morocutti oppone agli sloveni, 1 balcanici in genere e li definisce gente priva di senso di responsabilità nelle cose politiche, usa a ricorrere al delitto politico, venale e corrotta in politica come nella pubblica amministrazione. Un grande entusiasmo a legger questo i serbi di certo non hanno potuto provarlo e ancora meno deve aver loro fatto piacere l'attitudine che il Morocutti ha assunto nella questione macedone, pronunziandosi ostile alla snazionalizzazione ed invocando per la Macedonia k un'autonomia bulgara, scolastica e culturale ». Ma tant'è: il nostro autore, queste varietà d'usi e di clima — avrebbe detto il Giusti — da lui stesso denunziate, pare non le prenda troppo sul serio e perciò il suo libro conclude con una nuova invocazione all'accordo fra Grande Germania e Grande Jugoslavia (anzi dovrebbe essere la prima a riorganizzare economicamente la seconda) e con la profezia che « Gross-Deutschland » e « Gioss-Suedslawien » costituiranno le basi della futura Europa. Sopra simili concetti il dottor Morocutti avrà agio di approfondirsi adesso che la Jugoslavia, non ancora grande iMine lui la vorrebbe, gli ha tolto il posto di medico provinciale. > Italo 7ingarelU.