Le dimissioni di Poincaré

Le dimissioni di Poincaré Le dimissioni di Poincaré Il colpo mancino dei radicai! e l'immediata contromanovra del Presidente del Consiglio Contraccolpo in Borsa sui titoli di Stato Viva indignazione nella opinione pubblica — La situazione è ancora nelle mani del dimissionario Parigi, fi notte, jEccoci dunque in crisi. Uopo 30[mesi di esistenza, il Ministero Poiti care, formato nel luglio l'Jc'6, è caduto d'un colpo coinè quei castelli di carte dove non é possibile levarne una senza far precipitare tutte le altre. Le fasi capitali della catastrofe le conoscete. La sorpresa Alle 9 del mattino,"in adesione al passo esplosivo introdotto stanotte nel testo della dichiarazione tinaie del Congresso di Angers — « il Colili gresso ò stato unanime, parlamenti tari e militanti, a considerale che a l'esecuzione di questo programma ii non può essere assicurala con la » formula di Unione nazionale: solo « la politica dell'unione delle sini« stre attorno a questo programma ii è capace di assicurare questo granii de compito n — dimissioni dei ministri radicali Sarraut, llerriot, I'errier c Queille, partecipale sii Capo del Governo con la seguente lettera : « Signor Presidente, Domenica ecorsa,' dopo una lunga discussione, il Congresso del parlilo radicale e radicalesocialista ha dovuto scegliere tra due tesi. La prima ci invitava a lasciare senza indugio il Governo. La seconda ci lasciava la nostra liberta di azione fino a quando un disaccordo non si fosse manifestato ira l'opera del Governo e le dottrine del nostro Partilo, in seguilo ad intervento di uno di noi, la prima tesi venne scanala con voio unanime dal Congresso. Ieri, dopo la nostri partenza resa necessaria da! Consiglio dei Ministri di stamattina e dalla riapertura delle Camere, durame una seduta notturna, non ni svisi a nel programma del Congresso, la tesi scartala il giorno prima è stata ripresa sotto forma di una frase, introdotta alla fine dalia dichiarazione del partilo. In lali condizioni, signor presidente, noi siamo rumai senza autorità e perfino senza qualità per rappresentare nei consigli del Governo il partilo radicale e radicalesocialista. Noi abbiamo l'onore di rtmettervi le nostre dimissioni dalie funzioni che occupavamo, Per più di dmanni, in mezzo a circostanze mollo diffìcili, senza, che le. nostre condizioni fossero slate lese, noi abbiamo apportato nell'interesse nazionale il nostro concorso alla missione che voi avete cosi felicemente condotta. Noi auguriamo che la nostra collaborazione vi sia parsa cosi leale, come lo era nel nostro pensiero, «itirandoei noi teniamo a ringraziarvi per la vostra costante benevolenza e ad offrirvi la espres: sione dei nostri sentimenti rispettosi e cordiali ». Questo era il primo atlo. La lettera al Presidente della Repubblica Alle 10,30 secondo atto, ciò.' Consiglio di Gabinetto e Consiglio dei Ministri all'Eliseo. Risultalo: dimissioni totali del Ministero, e due nuove lettere, una di partecipazione al Presidente della Repubblica, l'altra di risposta, alla lettera dei quattro colleglli radicali. Dice la prima : ii Signor Presidente della Repubblica: « Ho ricevuto dai miei colleglli Mberto Sarraut, Hcrriot, Queille e Terrier Ut lettera di dimissioni, che qui vi unisco. Nell'intento di mantenere una collaborazione, che credevo utile al bene pubblico, io ho detto da lungo tempo a tulli i membri del Gabinetto che, se uno qualunque di essi si fosse ritiralo, io mi sarei considerato come obbligato a dare le nostre dimissioni collettive. Perciò io ho l'onore di rassegnare alla S. V. le dimissioni collettive del Gabinetto, lo vi prego signor Presidente della Jìepubblira di accettare l'omaggio della mia rispettosa devozione. ii Fi.uMONDO Poincaré ». Dice la seconda: «Miei cari colleglli. Deploro vivamente che le circostanze vi conducano a cessare una collaborazione, che è sempre siala tanio da una pane quanto dall'altra leale e fiduciosa, e che non è stata senza utilità per il Paese. Non appena ebbi conoscenza dei voli emessi domenica ad Angers, avevo ritenuto che essi erano su parecchi punii inconciliabìLi con la politica seguila di piena intesa dal Governo Wbvo detto ieri scia ai nostro amico Alberto Sarraut che non potrei ripresenlarmi davanti alle Camere, che ci hanno sempre testimoniata la loro fiducia, se non a condizioni di sostenevi in nome dell'intero Gabinetto progetti e le idee sulle quali noi ci eravamo messi d'accordo. Volevo in particolar modo poter impegnare la responsabilità del Governo sulle spese militari e navali, sulle nuove disposizioni da voi accettate, relative alle Missioni straniere, sui doveri dei funziOliarI e sulla politica estera. Questa possibilità non esiste più. Non 6 dipeso né da me riè dai miei colleglli, che lutti condividevano le mie opinioni, r'.ie diversamente fosse. Credete, rari colleglli, ai miei sentimenti cordiali e dev'oli, — Raimondo Poincaré ». E questo fu il secondo atlo. I pifferi di montagna La tela si è ora alzata sul terzo, che sarà indubbiamente il più interessante di tutti, ma al quale poti enimo fin d'ora dare per titolo: i pifferi di montagna. I pifferi di montagna, che, andati per suonare furono suonati, sono, l'avete bell'e capito, i radicali. Questi signori avevano infatti manovrato fino all'ultimo momento per cucinare la disi a bagnomaria in modo da non farla scoppiare prima di qualche giorno, procurandosi cosi il tempo di preparare il Paese ad accettarla, e i socialisti ad affrontarne la solu¬ zione al loro fianco. Ma l'uomo prò-pone e i fati dei Congressi dispon- gono. Un pugno di settari, capita- nati da Caillaux, da Malvy e da altri pochi impazienti, è riuscito in- j Irodiicondo nel. tosto della dichiara-1 [z'Qué di Aligera la bomba che sapete | : e i e e i a e o , ¬ ti sconvolgere i piani degli stratèghi [del parlilo e ad obbligare tutti alprendere le proprie responsabilità, senza nemmeno lasciare loro 34 ore di respiro. Dicono elio Sarraut, cui viene attribuita la paternità della lettera dei quattri), abbia subito il colpo con l'animo con cui si subiscono le pugnalato nella schiena. L'atteggiamento leale, da lui .sempre mantenuto di fronte a Poincaré, ci induce, a prestare fede a tale voce. Meno verosimile ci semina l'applicarla anche ad llerriot, il quale, con la sua grande pratica di assemblee e di congressi, avrebbe pure dovuto misurare la imprudenza costituita dalla sua partenza da. Angers prima che il Congresso fosse chiuso, quando tra le quinte del medesimo restavano incontrollati ad intrigare i peggiori avversari del Ministero. In un breve, tempestoso colloquio, avuto seco stamane per tempissimo al Ministero delle Finanze, pare del resto die Poincaré non abbia nascosto ai ministro della Pubblica Istruzione dimissionario di nutrire anche egli parecchi dubbi sulla sua buona fede. Probabilmente Herriot era di quelli che volevano lu crisi a piccolo vapore per avere il tempo di 'predisporla con garbo. Qualunque sia l'ipotesi accettata, sta di fatto che lauto lui rome Sarraut ed i loro due colleglli radicali hanno fatto oggi nll'annunzio\clie Poincaré li seguiva india ritirata, un viso lungo un palmo. Ed ecco un primo gruppo di pifferi suonali. I cartonisti in un mare di imbarazzi Secondo gruppo: i cartellisi-!. Costoro hanno voluto e fatto la crisi: ma il gesto di Poincaré li getta in t;ii mare di imbarazzi. Imbarazzi morali prima di tutto: giacche ii Paese ha visto chiaramente da quale cu reti a è partilo il siluro che ha affondato il Governo e fatalmente contro quella carena dovrà far convergere le sue difese per poco che la crisi si prolunghi. Le rendite in Borsa sono subito calate di due punti, mentre i portatori di titoli francesi ricominciavano a vendere; e queste sono cose elle un Paese non perdona all'indomani del giorno in cui ha nuovamente ritrovata la calma. Imbarazzi materiali iti secondo luogo. Giaccliù fare una crisi non basta: bisogna anche essere in grado di risolverla Ora che cosa possono fare i cartellisi! per sostituire il Governo che hanno abbattuto? Assolutamente nulla' irli autori del colpo di mano, alle cui conseguenze .assistiamo oggi, possono contare alla Camera su 13ó voli in tutto. Aggiungiamo che di questi 125 partigiani parecchi non hanno nel cartelUsino una fede di bronzo e che. alle prime difficoltà, sono capaci di marcare visita. Per diventare partito di Governo i cartonisti dovrebbero dunque poter realizzare l'alleanza con i socialisti. Ma occorrerebbe avere interamente perduto la memoria per non ricordare quale fu, dal 1925 ul 1920, l'atteggiamento dei socialisti di fronte ai radicali e quali sdegnose risposte abbiano successivamente dato lutti i congressi unitari alle offerte di collaborazione fatte loro dal parlito di Daladier. Anche ad essersene dimenticali, basterebbe del resto leggere quanto scriveva starnane, poche ore prima della crisi. Leone Blum sul Populaire per sentirsi sufficientemente edificali al riguardo. Lungi dall'assoeiarsi con fraterno zelo al grido di guerra dei radicali, il leader socialista osservava glaciale: « Molti dati mancano ancora per gii amatori di meteorologia politica. In quale proporzione gli eletti radicali si conformeranno alle decisioni del Congresso? Si sono udite ad Angers le proteste di alcuni di essi. Emilio Borei. .Vogalo. Paolo Bernier, Giuliano Durami. Si' piegheranno o no? Quale forza rappresentano nel gruppo radicale.' In quale senso agirà Herriot, al quale la storia degli articoli 70-71 ha restituito, come era tarile prevederlo, una influenza preponderante sul suo partilo? La situazione Insomma esige da pane dei socialisti inolia vigilanza e mollo sangue freddo ». Quando Blum parla di sanguefreddo sappiamo già che ciò può significare qualsiasi cosa, tranne la volontà di mettersi a rimorchio dei radicali, per rinnovare l'esperimento grottesco del 1921-25. Ora, .se si elimina dal novero delle prospettive possibili quella di una nuova alleanza sociahradicale, bisogna pure giungere alla conclusione che il solo nucleo relativamente omogeneo, capace di dare vita ad un Ministero è ancora oggi quelio formato dai 350 e più deputati che il Pue*c lia mandato alla Camera come fautori del programma politico difeso e svolto da Poincaré. L'unico risultato ottenuto dai promotori della crisi consiste dunque pel momento nella dimostrazione che l'Unione Nazionale, dplla quale si è detto — e talora non a torto — tanto male, era ancora l'unica formazione parlamentare che. allo stato attuale delle cose, permettesse di governare. Le consultazioni di Doumergue e i voti dal Paaso A chi si rivolgerà Doumergue per sciogliere la crisi? La seconda metà della giornata di oggi è stala spesa dal Presidente della Repubblica in -! consultazioni di carattere ufficioso. - Le .-ole consultazioni ufficiali, cui- egli ubbia proceduto, sono siafea quelle di rito coj presidenti della Ca--'mera e del Senato, ina pur volendo, dato il carattere repentino della •rrisi ! regolare le proprio idee prima di|prèndere una decisione, il Capo del-1lo Sialo non ha mancalo di tenersi Icontatto coi principali esponenti'!drd Parlamento e prima di tutti con Poincaré, col quale ebbe stamane un lungo colloquio particolare. Se Doumergue dovesse porge.Te ascolto alle voci che si levano dal paese, non v'ha dubbio che egli dovrebbe offrire l'incarico al Presidente del Consiglio dimissionario. La riprovazione all'inconsulta ed antipatriollica crisi è infatti generale. M Senato persino i membri della sinistra democratica e gli stessi iadico-socialisti stigmatizzavano oggi l'operalo dei giacobini di Angers. Alla Camera i gruppi dell'Unione Nazionale ha imo votato una serie di ordini del giorno che suonano tutti fiducia in Poincaré. Dice uno di questi ultimi ordini del giorno: • Il gruppo della sinistra unionista, e sociale, certo di essere In comunità dii idee colla grande maggioranza del paese, rullino da stupore ed indignazione di fronte alla crisi attuale, protesta contro il gesto del Congresso di Angers. che. senza responsabilità né mandalo, a disprezzo delle norme costituzionali e della dignità del Parlamento, ha provocato le dimissioni del Gabinetto. Convinto che la politica di unione repubblicana nazionale, perseguita da due anni da Poincaré e dal. suol collaboratori, ha ben servito gli! interessi della Francia e della Repub-' blica, chiede la continuazione- di rjueGta politica da cui dipende la salme della Nazione. Esprime il voto che '1 compilo di formai'' il nuovo Gabinetto sia affidato a Poincaré ». E un altro : « Il gruppo dell'azione democraticasociale, deplorando che il Congresso di un partito, non rappresentante che una minoranza, abbia provocato nelle circostanze attuali la rottura dell'Unione Nazionale, che do due armi as sicura il risollevamento del Paese, considerando che questo risollevamento non è compiuto u che perciò la crisi co.-i aperta pone in pericololgli interessi della Francia, mentre udlempo stesso nuoce al suo prestigio ai-l'eslero, dichiaro di rimanere fedele alla politica enunciala nella dichiarazione ministeriale del Gabinetto, ed esprime il voto che questa politica venga continuala i. Ed un ferzo : « 11 gruppo dei repubblicani ' "di sinistra, considerando che occorre per la continuazione ed il compimento dell'opera intrapresa sotto là direzione di Poincaré, mantenere in seno al Governo lina larga concentrazione ni forze repubblicane, emette il voto che quest'opera, alla quale l'opinione pubblica del Paese e la maggioranza della Cani ero >orio limaste fedeli, sia ripresa e continuata ». Ed il presidente del gruppo dei deputali ex-combattenti lancia alla Federazione nazionale dei combattenti un appello dove si legge tra l'altro: » Nel momento in cui il nostro i-ao -e ha il maggiore bisogno di continuare nella più completa unione il risollevamento delle sue finanze e del -no prestigio, nell'ora grave In cui le liquidazioni dello guerra si compiono, uria crisi di carattere particolarissimo si é aliena. Tollereremo noi, exlonibaiteiiii e mutilati, che un certo numero di cittadini possa deliberatamente paralizzare gli sforzi di coloro che vogliono ottenere tale risultato? Nella nostra qualità di deputati francesi noi teniamo particolarmente a porre nettamente * tale questione. Noi vogliamo anche sapere, portando la questione alla tribuna, se possiamo parlare a nome di lutti coloro che hanno già salvato ti Paese ». Il gruppo di Marin, il più importante di tutti, non si è ancora pronunziato. Esso attende probabilmente di conoscere prima quali siano !e decisioni di Poincaré. Poincaré a Briand Tutto infatti ih questo momento dipende da Poincaré. Se Poincaré si udattu ad un'Unione nazionali; ristretta, dove cioè l'elemento radicale sia rappresentato solo da una quarantina di dissidenti, la crisi sarà di soluzione relativamente facile. Il Ministero si ripresenterà alla Camera press'a poco quale era prima e. tutto si sarà ridotto ad una lezioncina inflitta dal Presidente, de! Consiglio ai radicali. Ma se Poincaré, disgustalo dalla fellonia di Ca.illaux, dei Malvy e consorti vorrà mantenere la minaccia fatta in passato di non riprendere più il potere, qualora lo si costringesse ad abbandonarlo, la Francia subirà, un nuovo periodo di anarchia parlamentare del quale non avrà certo da rallegrarsi. Per attenersi al parlito del rifiuto, Poincaré avrebbe anche, a quanto assicurano i suoi amici, una ragione che non ha nulla a che fare con la crisi : il suo desiderio di non trovarsi a! Governo quando bisognerà proporre alla Camera la ratifica delle convenzioni Mellon-Berenger e Curchill-Caillaux sui debiti. Avendo già dovuto accollarsi la responsabilità della svalutazione legale del franco, i! Presidente del Consiglio dimissionario non sarebbe malcontento d' poter eludere almeno quella del consolidamento dei debiti di guerra. Se tale ipotesi si avvererà. la seconda via che Doumergue potrà tentare sarà con tutta probabilità quella dell'incarico a Briand. Briand è un uomo che accetta sempre l'offerta di formare un 'Ministero, ma se consideriamo che l'iniziativa dei famigerati articoli 70 e 71 del bilancio, che costarono la vita al Ministero Poincaré è parlila proprio da lui, e che proprio lui è l'autore princidegli accorili franco-vaticani, tpnie negli accorili tranco-vaticani,icui si deve l'odierna insurrezione id.-lle loggic. non potremmo fare a jmeno di chiederci dove starebbe la jlogica di una crisi che si risolve- irebbe nel dare ragione all'uomo cui dà. torto. A meno che unta questa faccenda delle Congregazioni non sia per l'appunto una miccia accesa da Briand per mandale all'aria un Ministero che a suo giudizio durava da troppo tempo ed il cui capo crea¬ va degli imbarazzi alla sua poli fica franco-tedesca. L'Ulisside sarebbe capace di questo e di altro. Ma all'ora in cui telefoniamo è ancora troppo presto per dare credito ad ipotesi tanto machiavelliche e preferiamo rimandare i pronostici n domani. Le Camere, dopo avere tenuto oggi delle brevi sedute, si sono air/giornate a giovedì. C. P. 'I

Luoghi citati: Angers, Francia, Parigi