Gli agricoltori nel cuore di Roma

Gli agricoltori nel cuore di Roma Gli agricoltori nel cuore di Roma Roma. 3 notte. Nonostante le fatiche del viaggio, i disagi dei sommari alloggiamenti, la stanchezza della marce eneuiiate, il sonno perduto (molti hanno fatto addirittura nette bianca, preferendo i conversari nei cane e nelle trattorie ai brevi riposi sulla paglia) nonostante il frastuono e il tumulto della giornata di ieri e lo smarrimento per il piacere di trovarsi a Roma, nonostante soprattuto l'ostilità continua, persistente, ininterrotta dei cielo, che durante tutta la nettata e la giornata di oggi, ha rovescialo su Roma un diluvio, i 64 mila rurali convenuti alia capitale per l'omaggio al Re, al Duce, al Regime, hanno stilato stamane per le vie della città entusiasti e marziali, quadrati, ordinati e precisi, al suono delle musiche, elevando neramente, sull'interminabile flusso umano, la selva innumere dei gagliardetti. Romu ha assistito oggi al passaggio di questa ventata di ruralità schietta con vivissima commozione, ea ha fatto agli ospiti una manifestazione cordialissima, quale anni addietro, prima che il Fascismo mettesse al primo piano le attività agricole, sarebbe stato eccessivo attendersi da una grande città, chiusa ordinariamente alla valutazione ed alla considerazione della vita dei campi e dei tesori di energia e di intelligenza che vi si profondono. Se i rurali hanno dato prova di grande entusiasmo, sfilando imperterriti sotto la pioggia infradiciandosi fino alle ossa, non meno apprezzabile è stato il gesto di quei cittadini che, in moltitudine immensa, senza soluzione di continuità lungo il percorso del duplice corteo, sui marciapiedi, nelle piazze, ai balconi, alle finestre Imbandierate, anch'essi indifesi contro le intemperie, hanno sostato per oro ed ore ai passaggio delle falangi campestri salutando, applaudendo, gettando fiori, sul bellissimo, interminabile corteo. Fervore e animazione Giusta gli ordini degli organizzatori, l'ammassamento è avvenuto in due punti: il nucleo maggiore si e disposto fin dalle prime ore del mattino a ventaglio lungo la strada, che dai Prati convergono in piazza della Libertà, di fronte ai Ponte Margherita. La distribuzione in auesta zona dava un aspetto caratteristico alle vie ed allo Diazze, per solito doco affollate. Ovunque un formicolio di persone addossate ai marciapiedi, pigiata inverosimilmente sotto i cornicioni e dentro i portoni; e in mezzo a loro i cartelli con i nomi delle varie Provincie e gagliardetti, labari e fiamme. .Nell'attesa una animazione intensa, un incrociarsi di domande, di espressioni di impazienza. L'alternarsi dei dialetti accresce il pittoresco e la vivacità della scena: qui erompe una favella di schietto sapore toscano mentire la colonna senese, per errore, si e portata in questo concentràmento, anziché in quello di Termini, riservalo all'Italia centrale; là fioriscono arguzie venete, sulla bocca di contadine padovane e friulano; avventurarsi in via Pompeo Magno significa cogliere discorsa in pretto moriferrino; a piazza Cavour, prima che l'occhio individui i costumi, l'orecchio percepisce i caratteristici suoni e la melanconica cadenza del vernacolo sardo. Alle ore 9 l'ordine di movimento si propaga rapido e secco in tutte le direzioni. Un pienone di metropolitani a cavallo abbandona la posizione che teneva da due ore, di fianco al Ponte Margherita, e imbocca l'ingresso del ponte. Dietro si dispone un'enorme corona di lauro di oltre sei metri di diametro, montata su un enorme cavalletto sollevato da sedici agricoltori «rentini. con le bacche argentee; spiccano sulla corona una fascia tricolore ed un'altra fascia con sopra la scritta: » I rurali d'Italia», li' l'omaggio del grande esercito dei campi al Milite Ignoto. Dietro alla corona, attorno al labaro confedera'" -; dispone ' la presidenza, la vicc-bt esigenza, la giunta esecutiva, la direzione ge¬ nerale della Confederazione dell'Agricoltura, contornata di tutti i funzionari. 1 pionieri delle Colonie Notiamo fra gli altri il comm. Cacciari, il conte Paolo Tahon di Revel, il comm. Fornaciari, il conte Cartolari, il conte di Frassineto, l*avv. Sollima, il comm. Manganelli. Nel gruppo è anche l'on. Chiarini, deputato di Bologna, in divisa di generale delia Milizia Segue una rappresentanza del Sindacato nazionale dei tecnici agricoli, :ol proprio labaro. Si inizia quindi senz'altro il corteo dei rurali che si snoda al suono delle musiche lungo la via Ferdinando di Savoia, affollata e imbandierata. Piazza del Popolo è gremitissima, fin sui giardini del Pincio, lungo i quali si intravedono anche altre colonne in attesa di scendere e di inquadrarsi nel corteo al corso Umberto. Qui cordoni di metropolitani, grondanti acqua dai neri impermeabili, riescono a stento a contenere la folla degli astanti sui marciapiedi, mentre alle finestre e dal balconi, si protendono sulla strada densi gruppi umani. * Il corteo è aperto dagli agricoltori più lontani e più benemeriti dell'economia nazionale: i pionieri delle Colonie. Precede il gruppo dei coloni della Tripolitania col cartello recato dal Mudir di Zanzur (agente distrettuale) in costume arabo col baraccano. Seguono, ognuno con proprio cartello e labaro, i Dionieri della Cirenaica, della Somalia e dell'Eritrea. Cinque o sei metri di distanza ed ecco 11 cartello della provincia di Bolzano, col nome sormontato dall'aquila romnna e coi segnj Sabaudo e del Littorio; e la banda di Castel Rosso, col pittoresco costuma locale, con i cappelloni a larghe falde spiegate da un lato, le calze bianche e le scarpe dalla grande fìbbia, alterna gli inni patriottici, fra cui «tiiovinèzza», con antichi canti alto-atesini. Costumi scintillanti di donne Segue grave e lento il gruppo di uomini e donne tedeschi nei costumi di Val Pusterla, Val Sarentino, Val Venosta, Val d'F.ga e Val Passiria; ua complesso vivace ed animato di fogge, di colori, di t;pi, che lascia dietro di sé una scia di sorpresa e di ammirazione; vengono dietro i gagliardetti delle zone, partati da autentiche mani callose, i eotMii valori dell'Alto Atesino; poi il grosso della rappresentanza, uomini di solida quadratura, e di statura alta, alcuni armati di bastoni, avvolti nei grandi mantelli. Avanzano calcando le strade con passo pesante e cadenzato e rispondono con un grave saluto romano agli applausi de-la folla. E' quindi la volta della rappresentanza degli agricoltori del Carnaro, e subito dopo quelli del Goriziano, che ostentano una doppia fila di deliziose figliole, npi costumi del contado locale. La splendida accolta di visini, incorniciati dai fazzoletti a colori vivaci, rispondo con brio al saluto della folla, prodigando sonisi a destra ed a manca. Le contadine goriziane recano dei canestri colmi di fiammanti pannocchia di granturco. La visione è appena dileguata ai nostri occhi, che un'altra non meno rapida e sorridente ne subentra. Ecco infatti un'altra schiera di fanciulle in costumi scintillanti ; sono le oampagnuole dall'Istria con i grembiuluvi festosi, attorno al cartello e al labaro della Federazione di Pota. Passano dietro à loro, marziali neila loro formazione, di nove per nove, gli agricoltori della provincia, raccolti attorno ad un tlamemggiare di gagliardetti, dove si leggono i nomi più cari delle belle città istriane: Rovi imo. Parenzo, Capo d'Isti a. Ecco quindi 11 folto gruppo d' fiamme comunali di Trento. Poi le donne dol contado bellunese, nei graziosi costumi, seguite dai trecento agricoltori locali, e poi la rappresentanza degli agricoltori di zara, che recano intorno al collo i fazzolet/ti con sopra impresso il Leopardo dalmatico; e poi un gruppo compatto di trecento agricoltori di Belluno. Tutte le musiche Ciascuna colonna è preceduta da una banda ed i suonatori non ristanno dal versare torrenti di note sulla folla degli astanti e sulle schiere in marcia, per tenerne alto il morale e l'entusiasmo anche sotto l'acqua. La varietà delle musiche è cosi infinita: dagli inni del Risorgimento passiamo a canzoni e nenie locali, da inni agresti si va al canto del Piave e del Grappa ed a « Giovinezza ». I motivi di Rusticanella e delle marcie militari si alternano a pezzi di opere classiche e a musica di operetta, poiché spesso una banda interviene mentre l'altra non è ancora fuori della portata dei nostri orecchi, la confusione ed il rimescolio delle note diventano in certi momenti indescrivibili e danno alla sfilata un movimento ed un'anda tura che sa di vertigine. La rappresentanza di Palermo è solida e numerosa. Nel foltissimo gruppo il signore ili abito nero sta a fianco del contadino in maglione e casacca alla cacciatora. Il sacerdote si mescola al fascista. Notevole in questo, come in tutti i gruppi, la stragrande maggioranza di fascisti in camicia nera, il grande numero di decorati e la larga rappresentanza del clero, di quel clero che Mussolini ebbe ad elogiare per il grande contributo dato alla bat taglia del grano. Dietro le falangi d Catania e di Castrogiovanni (e per u sare il nome classico scrino sul cartellone di Enna) che si avanzano elevando enormi spighe di grano procede interminabile la colonna milanese coi suoi 1900 agricoltori ordinali in 20 centurie ed i suoi 300 gagliardetti e la banda intitolata al martire fascista Aldo Setti, ed altre innumerevoli bandiere dei comuni della provincia. La marcia è aperta dal gruppo delle donne brianzole in costumi di bellissimo effetto. Nel folto gruppo, che procede tutto a capo scoperto, sfilano le camicie nere, i sacerdoti ed i pode-stà con i fianchi cinti di tricolore, decorati di medaglie al valore, composti, ordinati, discipltnadssimi, come ur reggimento. Al canto di inni isolani vengono quindi le colonne sarde. Quella di Cagliari, quella di Sassari, ed iiiflnp qimlla di Nuoio. Passano di Danzi a noi i severi costumi dei pa stori, gli abiti dei montanari e delle montanare della fierissima gente. 11 gruppo procede serissimo, senza vot: persi a lato, e senza rispondere ai saluti ed ai richiami della folla. Ammirati i bellissimi vflli e ricami delie donne del Nuorese. E nella massa un gruppo di Suore della Colonia Agricola del Buon Pastore di rasones (Quarto Sant'Elena), dove si educano alla pratica della coltivazione ì trovatelli di ambo i sessi. La colonna di Bologna richiama quella di Milano, testò passata, per vastità di massa e disciplina di marcia. La rlnfferenza è forse nel portamento più vivace e nella maggiore varietà delle fo^gie Qua vediamo autentici rurali in abiti da campagna, casacche di velluto mantello™ ed abiti grigio-verdi, che seppero la trincea e la caserma, oiici adattati ad indumenti civili. Molti hanno la camicia ponza colletto e Qualcuno porta il colletto senza cravatta-visi sravati dal solo e dalla fatir v 'scarpo pesanti. Anche qui 1 distintivi fa-ci'ti, le camicie nere, le medàglie al valore ed i segni delle ferite in "grandissima quantità. I piemontesi La fono, colonna è preceduta da due bando o da ro.parti di sanità. La selva dei gagliardetti è sorretta da avanguardisti in maglioni neri, con sul petto stampato ad enormi lettere bianche: « Bologna ». Dietro Bologna, il Nord alternato col Sud : le schiere* degli affittuari e di piccoli proprietari e coltivatori diretti di Parma. Modena e Reggio Calabria; i rudi bonificatori del Ferrarese, benemeriti nella lotta alla iialude; gli agricoltori eh Reggio Emilia, preceduti dalla banda, in uniforme garibaldina; gli agricoltori di Novara e di Vercelli. La colonna di Novara, comprendente 630 uomini, è annunziata da un magnifico gruppo di dònne della Vài d'Ossola e della Val Sesia In costume. Non meno bella e non ni uno ammirata le donne della valseafa Vercellese, con la banda di Varano, dagli elmi bianchi piumati, aprono la marcia ad 800 agricoltori della provincia di Vercelli. Dopo Piacenza, diie fa precedere il suo forte nucleo di agricoltori dalle graziose contadine di Grazzano Visconti, nel costumi del '400, ecco avanzarsi un gruppo che ha tutta la forma e l'aspetto di un corteo regale. Sono le donne di Poirino, nei loro sfarzosi costumi settecenteschi, che fanno corona alla loro reginetta Franca Roncagliene, che incede con aria veramente maestosa, raccogliendo gli infiniti omaggi che la sua bellezza le procura. Seguono la reginetta le dame, di compagnia di Avigiiana, anche esse amra iratissime lungo tutto il percorso. Dietro, con le bande di Potrino e di Volpiano, ed i duecento gagliardetti, muove il gruppo dei 1030 agricoltori, che la provincia di Torino ha inviato a questa superba celebrazione di Roma. E' una degnissima rappresentanza che raccoglie il saluto e l'omaggio degli astanti, tra i quali sono numerosissimi piemontesi residenti a Roma. Venezia ha mandato un folto nucleo di agricoltori, preceduto dalla banda degli avanguardisti che suonano imperterriti sottj l'acqua. Dure non avendo sulle spalla che la sola camicia nera, circostanza questa che provoca ovunque un moto di generale simpatia ed ammirazione. La rappresentanza di Brindisi è notata per la perfezione della sua organizzazione. Non mancano reparti di sanità provvisti di numerose cassette e neanche reparti di pompieri. Si nota pure un grande numero di sacerdoti decoratissimi, che sono incorporati nella massa. L'avanzata della provincia di Bergamo è preannunziata da una musica che non è quella solita delle altre bande. Tutti si volgono sorpresi. La colonna e aperta da una banda di pifferar! di Botianugo, nei pittoreschi costumi della montagna bergamasca, con casacca di velluto bleu ed i grossi bottoni bianchi. I triangoli di corno degli zuffolari, che richiamano l'immagine delia siringa panica, sono oggetto della più viva sorpresa, mentre la dolce melodia delle vecchie, canzoni bergamasche riempie l'aria. Seguono, anch'esse in bellissimi costumi, le donne di Val Soriana. Gli agricoltori di Foggia sfilano subito dopo, ostentando un gruppo foltissimo di donne net costumi sgargianti di San Meandro Garganico, monto Sant'Angelo e San Giovanni Rotondo. Dai paesi dei « Promessi sposi » Ad essi succedono i contadini e le contadine del Viterbese, tra cui spiccano le donne di Montefiascone con i busti all'infuori e le gonne gonfie, a rose e fiorami. 1 rurali di Como ci riportano ai tempi di Renzo e Lucia, presentandoci mia serie di contadine e di contadini che sembrati usciti dalle illustrazioni dei » Promessi Sposi ». Anche gli agricoltori comaschi sono preceduti da una banda singolarissima, quella del comune di Ema di soli strumenti di conio. L'armonia degli znffoli giunge ancora una volta graditissima, interrompendo la serie un po' monotona delle cento bande dei comuni. Seguono gli agricoltori di Messiua, Siracusa e Caltanisetta con donne e uomini nelle foggie policrome e varie immortalate dalla « Cavalleria Rusticana » recanti fasci di spighe raccolti nel tricolore. Quelli di Mantova, quelli di Cremona, riconoscibili anche dalle coccarde dai colori della città, quelli di Forlì, preceduti da donne nei costumi del contado romagnolo, quelli di Ragusa, anch'essi annunziati da una pittoresca sfilata di conladine di Rati recante grosse spighe, di Cosenza, di Lecce, di Taranto, di Vicenza e di Verona. La colonna ài Udine non ha banda; prc::ùc cantando suggestive canzoni l i . a , i d e e e e e o a e a o a a a a i e i e è n a friulane. Seguono gli agricoltori di Padova, poi quelli di Potenza, colle belle basilische negli antichi costumi di Picorno, Avigliano, Pie.tragallo. Da oltre tre. ore la sfilata continua interessantissima, pittoresca, possente, interminabile, nò l'afflusso indescrivibile accenna a finire. Dal Corso si intravede la piazza Venezia già nera di folla, mentre ancora intorno all'obelisco di piazza del Popolo ò tutto un fremito di ondeggiamenti e di bandiere. Vediamo dense - olonne di contadini di Treviso. Rovigo, Ferrara, Sondrio, colle donne, di Valtellina, Pavia, Brescia, Spezia, Savona, Imperia, recante un colossale ramo di fasci di olivi, e di Genova. Un gentile annunzio I L'avanzata della colonna di Alessandria è annunziata da un movimento di generale e piacevole sorpresa. Dietro le uniformi bianche marinaresche della banda di Ponte Curone, si intravede il foltissimo gruppo di donne in costume. Sono un'ottantina di fanciullo negli abiti del contado di Casale. Castelletto Merli ed Asti. Apra la marcia una contadina con le treccie sulle spalle, recante un grosso fascio di superbe spighe di grano. Le altre Infilano alle braccia dei panieri ricolmi di ogni grazia di Dio: frutta meravigliose, mele, uva, spighe di grano, tolleri; insomma ogni sorta rigogliosa di prodotti del suolo. Nel gruppo sono anche degli uomini in costumi ugualmente delicati e gentili. Seguono ancora schiere di agricoltori di Asti in antichi abiti campestri, cogli strumenti di lavoro. Questo gruppo ha un grande effetto folkloristico ed ò chiuso dalla banda di Tonco Monferrato, in uniforme bersaglierlstica. Dietro, l'Interminabile sfilata dei 1550 contadini della provincia con i gagliardetti e le fiamme comunali. Non meno elegante é l'annunzio che la provìncia di Cuneo dà al suo passaggio La colonna è infatti preceduta da 76 donne dai costumi delle valli di Saluzzo, Fossano, Castel Delfino e Langhe di Alba, un insieme di f«-£?gie, tipi, figure armoniose e suggestiva. Questa parte del corteo è chiusa dalla colonna di Aosta che manda innanzi le contadine nei costumi di Bollengo, Cogne, Gressoney, Cuorgnè, Fiorano Canavese. Settimo Rottaro, Val Soana e Ronco. Il corteo è preceduto da una donna recante sul capo un fiorito tabernacolo della carità, col quale, secondo Il rito diffuso tra quelle religiose popolazioni, si procede alla benedizione delle sementi in campagna.' Il passaggio degli agricoltori delle Provincie piemontesi, la cui fama di laboriosità e di valentìa è nota in tutta l'Italia, è seguito con viva simpatia dal pubblico. I meridionali L'ammassamento del secondo gruppo di colonne avviene nei dintorni della stazione di Termini, piazza dell'Esedra, piazza del Cinquecento, via Marsala e viale Principessa Margherita, con la testa in via Nazionale. La colonne giungono nel luogo dell'adu-, nata inauadraie militar... :ite per nove, con le musiche e i labari in testa. Malgrado che pica a dirotto l'entusiasmo è nel cuore di tutti e aum.nta mano a mano che le colonne giungono ad ingrossare lo schieramento. Sa vogliamo dare un'idea approssimativa della massa di uomini concentrala in queste zone dobbiamo dire che essa corrisponde alla massa di più Divisioni di esercito, die occupano una profondità di più che cinque chilometri, a dir poco. La massa nera degli uomini è interrotta qua e là dai,a chiazze verd formate dai gagliardetti delle Sezioni a dalie divise multicolori delie musiche, dai colori vivaci e variegati dei costumi caratteristici di ogni regione< indossati da gruppi di belle ragazze. Le musiche, nell attesti che le colonna si muovano, suonano gli inni delle Patria e le più beile .:anzoui dì guerra e dei campi; soprattutto dominano le note di « Giovinezza » e dell'» Inno del Piave ». Questi rurali, che conoscono la disciplina rude del lavoro, che ricordano la disciplina severa del grigio-verde, indossato per quattro anni nelle trincee e sulle linee di battaglia, sono anche qui mantenuti in disciplina composta, che permette il formarsi e-lo svolgersi dui corteo. E si chela pioggia incessante non dà requie alcuna. Questa parte deiranimatìsamento comprende le. regioni dell'Italia Centrale e Meridionale. 11 corteo ó. aperto da uno squadrone d metropolitani a cavallo. A mano a mano che giungono degli accantonamenti periferici nuovo colonne, la testa del corteo avanza per via Nazionale. Non è passata un'ora da che e cominciato l'ammassamento, che già via Nazionale e piena fino al punto in cui .ì erge maestosa, imponente la Torre dell*; Milizie. Qui il corteo sosta più a lungo per permettere all'altro, quello che si ù formato in piazza del Popolo, di giungere ad ammassarsi in piazza Venezia. Passa così ancora qualche tempo e la pioggia non accenna a cessare. Breve clemenza del cielo Verso le U un po' di speranza si accende in tutti, il cielo si è leggermente rischiarato verso Santa Maria Maggiore. La pioggia si calma e grida unanimi di gioia si elevano. Si chiudono gli ombrelli. Ma questi rurali, che conoscono a perlezione il mistero della loro terra, non conoscono invece i segreti del cielo di Roma. I romani sogliono dire che quando il cielo a grigio verso San Pietro è segno che piove, e viceversa quando da quella parte si rischiara a segno che la pioggia deve cessare. Ora il cielo si è rischiaralo verso Salita Maria Maggiora ed è più cupo che mai verso San Pietro. Segno dunque uon buono; e infatti dopo un quarto d'ora di calma, la pioggia riprende insistente, violenta, e questa volta, pare, per non smettere tanto presto. Del resto l'entusiasmo non viene meno in nessuno. Passi-uno iti rassegna la colonne. Prima è quella della provincia dì Roma, 1600 uomini comandati dal principe Borghese, che e un agr:coltore autentico. Caratteristico e il gruppo delle donne in costumi dai colori vivacissimi, con le lunghe gonne, 11 busto, latto, ricchi monili in oro e pietre ro-