Il desolato e aureo regno del salnitro

Il desolato e aureo regno del salnitro NELL'AMERICA DEL SUD Il desolato e aureo regno del salnitro {Dal nostro inviato) Da ANTO F AC ASTA (Cile). La Repubblica cilena, la sua valutazione rispetto al continente, la sua storia. 1 6uol caratteri peculiari, il suo rapido sviluppo, l'indole e le aspirazioni del suoi abitanti, non sono comprensibili trascurando la regione settentrionale, la quale partendo dal territorio di Arioa e Tacna, neramente contestato dal Perii, giunge sino quasi a Valparaiso: 2000 chilometri di deserto, o meglio di apparente deserto, fra la C06ta oceanica e le frontiere peruanc, boliviana ed argentina, che racchiude la ricchezza mineraria più sbalorditiva del mondo. E' la plaga che fornisce i nitrati agli agricoltori di ogni paese, è il luogo donde proviena -inetà del sai borace che si produce suea terra, è la sede dei caso geologico fu portentoso di abbonAmza ramiferi. Mecont-rato sulla superficie del pianeta. Città che ignorano la pioggia CTedo che quesie poche parole bastino a spiegale come su queste rive dall'aspetto assolutamente lunare, fioriscono una serie di strane citta, il carattere peculiare delle quali è lo stupore che esprimono di sorgere dove gli uomini le edificarono. La principale fra esse è Antofagasta, di 67 mila abitanti, nota in tutto il mondo per essere H luogo dove da tre quarti di secolo a questa parte, innumerevoli navi approdano per venirvi a caricare il salnitro e il rame (oggi che Antofagasta ha un bel porto finito da un anno, l'esportazione del primo è molto diminuita, deludendo l'immen6a fiducia cilena, per non dire l'orgoglio, in una prosperità senza fine), cara in guisa particolare ai nostri Immigrati, venuti dalla riviera di Levante, da Rapallo, da Chiavari specialmente, a farvi *«rtuna nel tempi felici che 11 « pest'jp ciieno valeva mezzo dollaro, e pol*s- rnati in patria a dimostrarlo, trasformando l'edilizia delle loro città, largendo il loro denaro in opere di pubblica utilità ed esprimendo la loro gratitudine per 11 lontano Cile salnitrero, con l'intitolare nell'italico giardino le loro barche di diporto, le loro vMe, ai nonni di queste città, che ignorano il verde e la pioggia. 1 nitrati si trovano qui, perchè qui non piove mai. Se piovesse l'acqua avrebbe da lungo tempo lavato le montagne e trascinato nell'Oceano queli'utMissimm materia. Per inquadrare le Idee; dico subito the l'Immenso deserto cileno del nord è attraversato dal nord al sud da una lunghissima ferrovia, che partendo da Pintado, non lung.i d'Arica, arriva 6ino a Valparaiso: 2200 chilometri di binario. Se a questi aggiungete gli altri 1000 chilometri da Santiago a Porto Monti, nel Sud, dovrete concludere che dal punto di vista ferroviario questo paese non potrebbe essere meglio servito. Ma c'è di più, cioè esistono e funzionano delle ferrovie travereali, che dalla costa, sorpassando altissimi colli, penetrano nel massiccio continentale. La più settentrionale è la strada ferrata che parte da Arica raggiungendo, dopo 400 chilometri circa, la capitale della Bolivia, attraversando nel suo primo tratto la Valle di Lluta, dove giace l'oasi di Tacna. Segue la ferrovia che rilega direttamente Antofagasta e Mejillones (il punto costiero cileno più orientale d«l continente) con La Paz: 716 chilometri che portano gli eleganti treni nel principale distretto -laloitrero, fra le stazioni di El Buitre e Sierra Gorda, e quindi a Calama, a più di 2000 metri, dove il viaggiatore si arresta per allenarsi al soggiorno permanente alle grandi altezze, attraversando In seguito su di un magnifico viadotto il fiume Loa, 11 principale che solchi 11 deserto, toccando San Pedro, dove esiste il colossale bacino, costato un milione e un quarto di sterline, che fornisce l'acqua del nevai andini a tutti 1 campi di nitrati e ai porti. Vicino al bacino la linea lambisce la base del grandi vulcani San Pedro e San Paolo, e dopo costeggia il lago di borace di Celliobar, lungo 36 chilo metri, sinché attraversa la frontiera Ira Cile e Bolivia, ad Ollague, procedendo poscia verso La Paz, mantenendosi sempre alla quota di 3600-4000 metri sul livello del mare, offrendo fra San Pedro ed Ollague vedute indimenticabili di originalità e di grandiosità, e, in Bolivia, la distesa del lago Poopo, e per ultimo l'apparizione del maestoso lllimani, 11 vulcano che sovrasta la capitale boliviana In questo rapidissimo accenno alle ferrovie trasversali cilo-boliviane ho trascurato quelle locali, che servono specialmente per il trasporto del mi nerali, come la Iquique-Pisagua, di 201 chilometri ed altre, e non ho dot to nulla del nuovo transandino In progetto, che rilegherà Antofagasta a Salta, in Argentina, provvedendo agli sbocchi dei prodotti di un immenso territorio della grande Repubblica del Piata, abitato da un milione di ar gentinl. Essi quest'oggi si trovano a 1685 chilometri da Buenos Aires (la distanza da Salta alla capitale), mentre soli 794 chilometri separano Salta da Antofagasta. Giova però notare che la costruzione di que6ta ferrovia è abbastanza osteggiata al Cile, per il pe rlcolo di vedere il « deserto • invaso dalla produzione agricola argentina che naturalmente ucciderebbe quella cilena, generatasi con gran pena nel le « oasi » del deserto medesimo. La stessa oppos'zione si verifica per l'ai wo transandino meridionale, pure in progetto, che dovrebbe riunire 11 porto di Saavedra, del quale ho parlato durante il mio soggiorno a Temuco, con la città argentina di Zapala. Esiste già la ferrovia Saavedra-Caracautta, e soli 225 chilometri separano Te muco da Zapala, punto terminale del la B. A, Great Southern Railway; ma la ferrovia internazionale non si compie perchè 1' agricoltura cilena la paventa, sicché lìl transandino Los An des-Mendoza ha per lungo tempo an cera la probabilità di rimanere il so lo < diretto > fra le due Repubbliche (e dico « diretto » poiché, sotto un certo punto di vista, anche la ferrovia da Anca ed Antofagasta a La Paz 6ono delle transandine). Gelosie AtMVpando questo argomento della scarsità delle comunicazioni dirette fra Cile ed Argentina si viene senza volere alle relazioni esistenti fra i due paesi, che non sono, come giù accennai, eccessivamente cordiali. 1 cileni assistono con preoccupazione ftlio sviluppo demografico sempre cqvecflstDmsctudfpcsuarse4pTsvEdtuciJncAnpdapgivpqsmtgppmntssldnrmtsr z a ù 1 e re crescente dei loro vicini orientali e qualche volta si domandano se l'avvenire non acutizzerà 1 propositi di espansione argentina veTso il Pacifico. Quindi i cileni mantengono In efflcenza esercito e marina, che rappresentano la garanzia più sicura all'integrità della loro lunghissima patria. D'altra parte gli argentini non fanno mistero che il possesso di un porto sul Pacifico sarebbe per loro assai comodo. La ricchezza mineraria inoltre di questo nord cileno costituisce un fattore dominante nella psicologia del Cile. Cerco di riassumerla in cifre, prima di accennarne agli aspetti più impressionanti e di dire come 1 cileni ne siano giustamente orgogliosi, dolorando tuttavia per il fatto che una parte notevole di essa è sotto gli artigli dello sfruttamento nord-americano. La produzione mineraria del Cile è stata nel 1923 di 36 milioni di sterline, e nel 1924 di 37. Oggi si aggira 6ui 44 milioni di sterline. La produzione principale è il salnitro dei deserti di Tarapacà e Antofagasta (25,840,688 di sterline), ceduti al Cile dopo la sua vittoria sul Perù e la Bolivia del 1883. Esistono in cotesti territori circa 170 « officinas • salnitrere, la produzione delle quali sorpassa i tre milioni di tonnellate annue, impiegando 60 mila uomini. I campi di nitrati di Tarapacà, i primi ad essere sfruttati, hanno il loro sbocco nei porti di Pisagua, Junin, Caleta Buona, lquique. Seguono al sud i depositi dì Tocopilla, vicino al porto di questo nome, e quinvengono quelli che concorrono ad Antofagasta, Aguas Blancas, Mejillones e Tal tal. La padronanza dei campi salnitreri è dei cileni per il 74 1/2 %, degli inglesi per il 23 % e dei nordamericani per il 21/2 %. Questa proporzione è totalmente invertita nei riguardi del rame, avviato a superare in valore la produzione del salnitro, vale a dire che i cileni in casa loro, posseggono pochissime miniere di questo metallo, del quale H Cile è il secondo produttore mondiale. Il rame al Cile cominciò ad essere esportato nel 1601; è insomma un'antica gloria nazionale, che è andata sempre aumentando di valore, passando per incuria degli antichi Governi, da mani cilene a mani specialmente nord-americane. La « Chile Exploration Co. » a Chiqulcamata (Antofagasta) e la « Braden Copper Co. • al Teniente », presso Ranoagua, sono fra le miniere più importanti non solo del Cile, ma del globo, controllate dalla strapotente firma nord americana « Guggenheim ». L'esportazione del rame nel 1927 si è aggirata attorno le 200 mila tonnellate di pani di rame nativo, e le 100 mila di rame misto ad altri metalli. Trascuro le altre produzioni metallifere per ricordare soltanto il borace, di cui si esportano dal Cile per 30 mila tonnellate annue. Non c'è patriota cileno che non deplori oggi la « main mise » nord-ame ricana sul rame nazionale. Dirò di più, non c'è scrittore di questo paese che non abbia sentito e non senta la necessità di consacrare molte pagine a cotesta specie di Stati nello Stato, che sono le miniere ramifere sfruttate dai nord-americani. Il cileno, In poche parole, suggerisce allo stranie ro: « Sono il figlio della Terra più ricca del mondo, poiché oltre ai tesori metalliferi del < deserto », questo si trasformerebbe in un giardino 6olo che si sviluppassero in esso canalizzazioni ed acquedotti (e l mezzi per farlo non sarebbero mancati nel passato, calcolando che di soli diritti esportazione sui nitrati, 11 Governo cileno dal 18S0 al 1909, vale a dire in trent'anni, ha incassato per 412 milioni di dollari). Quindi mi sento orgo glioso di cotesta ricchezza, che ha permesso al Cile di progredire come ne6sun'altra Repubblica 6ud-america na. La constatazione che ima parte di cotesta ricchezza non mi appartiene irrita la mia superiore coscienza pa triottica e mi dispone a considerare gli stranieri con sospetto, se non con ostilità ». Dove l'acqua c'è stata Cerchiamo ora di offrire un'idea del paesaggio di questa terra ealnltrera e metallifera del nord cileno. Il miglior modo è di trascurare per il momento l'estremo settentrione, formato dal territorio di Arica e Tacna e dalla costa sino a Tocopilla, attraversando il deserto con la ferrovia che dall'altipiano boliviano discende ad Antofagasta. Non parleremo della prima parte della strada ferrata da La Paz ad Uyuml dove si distacca il tronco per Tucuman e Buenos Aires, riservandoci di accennarne nella nostra corsa in Bolivia, l'ultima di questo viaggio. Da Uyumi dunque si attraversa una pianura alta quasi 4000 metri sul mare, dal suolo color rosso (il color rosso della terra è oramai il dominante sino all'Oceano), che promette molta fertilità, per poco che si riesca a farvi arrivare l'acqua; ma non si vede nè un albero, né una casa. Per contro miraggi continui e ingannatori di distese immaginarie di acqua contornate da più immaginari boschi. Ci si ricorda allora che i miraggi appaiono « dove l'acqua c'è 6tata » e che su questo vasto altipiano doveva esistere un mare interno, di cui il lago Tltioaca ed il Poopo non sono che 1 residui superstiti. E' accaduto qui lo stesso fenomeno in gestazione nel Mar d'Arai, che a poco a poco 6i prosciuga. Cirri di nubi ver- 60 l'est annunziano le valli del grandi fiumi argentini e paraguaiani, alimentati dalle pioggie portate dogli alisei del lontano Atlantico, e siccome siamo presso al tramonto, inizio della sinfonia intraducibile dei colori che attenuano l'austerità sconsolata delle montagne verso il sud, colori sui quali sovrastano 11 lilla ed il giallo inondanti il deserto. Notte freddissima, che 61 passa fermi alla frontiera fra Bolivia e Cile, nel cuore dela Cordigliera dell'Ovest, tra quei vulcani di cui vi portavo poc'anzi, visione di una irreale ferrovia, rivale in altezza con quella da Lima a Cerro de Pasco, che si distacca dalla linea principale per raggiungere la miniera di rame di Coli attuasi. DI fronte, 'a mole nera dell'Ollague, che dai crepacci immediatamente sotto la cima fuma di inesausti vapori. / laghi di borace La miniera è a 5000 metri d'altezza: è il destino di quasi tutte le miniere di rame del Sud-America di trovarsi nmnOdsresaeqdmfclvmcpcsmmgssdlcclv a e i nel regno del condores, ma 1 famosi laghi di borace sono qui sotto 1 nostri occhi, che scintillano al sole come fossero ghiacciati, al sole che finalmente riscalda anche noi, poiché Ollague è luogo particolarmente freddo, il solo della linea dove Imperversino tormente di neve. I laghi di borace sono due senza immissari ed emissari apparenti. In alcuni punti il sai borace ò dìsciolto nell'acqua, in altri cristallizza sul fango. E' di qui e da un altro lago non lungt d'Arequipa che si estrae una gran parte del sai borace che si consuma nel mondo. Il resto proviene dalia California, dalla Siberia, dal Tibet, dove condizioni di clima simili, escludendo la pioggia, impediscono al borace di venir portato via. Sulla riva del lago maggiore la materia raccolta vien calcinata nei forni, ottenendosi una candida massa cristallina, che viene insaccata e spedita alla costa. Numerosi operai indi! di Bolivia 6ono impiegati in questo luogo triste, a cento chilometri dal più prossimo villaggio. Per riscaldare 1 forni si adopera una strana sostanza, una specie di lichene trasportato colle teleferiche dalle montagne intorno, e che gli operai chiamano « yareta ». Esso forma una spessa e dura crosta, che si spezza a colpi di piccone. Molto resinosa, brucia con viva fiamma e cosi rapida1mente che occorre gettarne continuamente sul fuoco per alimentarlo. E' presso a poco il solo prodotto delle montagne, al quale tuttavia va aggiunto il piccolo . chinchilla » grigio chiaro, al quale si dà una caccia spietata per il suo grande valore. A partire dai laghi di borace, il paesaggio si sublima in aspetti di grandezza incomparabile. Si provano tutte le più intense impressioni di terrore che possono essere ispirate da nn vulcano. La strada dopo costeggiato il lago s'eleva progressivamente in una valle scura, profonda e talmente tortuosa che ci si chiede come se ne uscirà. Al disopra una catena di vulcani dai cinque ai seimila metri d'altezza mostrano stupefacenti contrasti di colore, quelli infine propri al regno minerale prima che la vegetazione e l'atmosfera abbiano avuto il tempo di compiervi la loro opera. Una parte di qualcuno dei crateri sembra essere stata proiettata lontano da un'esplosione lasciando a nudo l'altra parete del baratro. Ve n'è uno che si chiama la « montagna del giardino » per la varietà delle sue tinte che contengono tutta la gamma dell'iride: giallo chiaro, arancione, rosa, porpora, rosso mattone, terra di Siena, bianco, colori tutti intensissimi. Due vulcani giganteschi Ad Ascoutan si raggiunge la quota massima della linea e si comincia la discesa verso il Pacifico, attraversando una specie di porticato ultra mae stoso formato dai due giganteschi vulcani vicinissimi di San Pedro e di San Paolo e dal quale si scorge al l'ovest il deserto di Atacama. La ferrovia taglia in trincea un vasto tor rente di lava-che spinge le sue lingue nere sin nella valle del Loa, la prima corrente, dopo centinaia di chilometri di sterilità assoluta. Scaturisce dietro la mole del San Pedro, alimentato dalle sue nevi perenni, e forma un limpido torrente dalle acque verdi che s'è scavato una profonda gola fra le roccie. E' qui che si sono costruiti i grandi bacini che forniscono l'acqua non solo ai campi di salnitro, ma ancora al porti della costa lontani più di duecento chilometri. SI lasciano infine alle spalle le grandi montagne e discendendo rapidamente e Incrociando le ferrovie secondarie che menano alle salnitrere si arriva a Calama, oasi alimentata da ruscelli derivanti dal Loa da dove si vede la Cordigliera dell'Ovest distaccarsi dal vulcano San Pedro prossima e maestosa e drizzare la lunga linea ininterrotta delle sue cime candide nell'aria limpidissima. E' l'asse principale delle Ando che corre diritto sino al Magellano. Il punto dove nel lontano sud, a 150 chilometri da Calama, la catena s'abbassa e scompare è il limite del gran deserto d'Atacama, un nome elio per lungo tempo fu sinonimo di terrore per gli spagnuoli, poiché fu nelle solitudini senz'acqua di esso che Almagro, compagno prima e quindi rivale e vittima di Pizarro, perdette la metà del suoi uomini e rischiò di perire egli stesso nella marcia dal Perii al Cile. Fu un'impresa spaventevole anche per quell'epoca' di grandi avventurieri: le forze di Almagro eran poche, egli non poteva ricevere nessun soccorso. Avventuratosi in paese assolutamente sconosciuto, quando riuscì a liberarsi dall'orrore del deserto si trovò di fronte alle tribù cilene assai più bellicose delle peruviane. Era andato al di là della chimera dell'oro e ritornò con le mani vuote. L'orgoglio e il tormento del Cile L'Atacama è un deserto nel senso assoluto della parola, una regione di colline pietrose e aridissime, non' un arbusto, non un filo d'erba. Sorgente di grande fertilità per le contrade che impiegano nell'agricoltura i nitrati che esso contiene (come si sa questo prodotto è specialmente indicato nella coltura del cotone e della barbabietola zuccherina, ma tutta l'agricoltura che lo impiega ne avvantaggia enormemente) resta esso medesimo sterile. Ma è un deserto vivo dovunque, percorso in ogni luogo da piccole ferrovie, sulle quali corrono treni carichi di blocchi di salnitro, popolato da tipici minatori cileni Intenti a spezzar la terra a colpi di gravina o a caricare i vagoncini. Fumo e polvere si levano nell'accecante, sempiterno azzurro là dove la dinamite dirompe rumorosa attorno a sconsolati edifici pieni di macchine, fra distese intricate di tubature, nelle « oflcinas » dove i blocchi di salnitro vengono spezzati, lavati e bolliti, trascinati allo stato liquido nelle tubazioni e disseccati infine in una sorta di polvere biancastra che insaccata prende la strada di Antofagasta per diffondersi in tutto il mondo dall'Egitto al Nord America, dai campi di bnrbabietola della Ceco-Slovacchia a quelli di Francia e del Belgio. Il minerale si trova a strati e a mezzo metro circa dalla superficie del suolo e il filone non ha mai più di un metro di spessore. La materia, dura, di color gri msvdlcplmdst-io oscuro, dà un sotloprodotto far- 8 „, « ., Lu-ni.. fiufiii,-, r>.n,imaceutico paratole. 1 ìudma. Ogni «ofieina» è il centro di una proHu- zione più o meno importante; le più grandi e moderne sono delle vere cittadine con ospedali e scuole e tutto quello che può occorrerò ai minatori, per la maggior parte « rotos », accaniti nel lavoro, ma turbolenti. In quest'aria secca e pura, a quest'altitudine considerevole (dai 1000 ai 2000 metri), il clima, salvo tuttavia la polvere sollevata dai veementi venti invernali, è sano, ma non si potrebbe immaginare paese più sinistro. 1 campi di nitrati occupano una vastissima estenRione del nord cileno e potranno durare, alla velocità attuale di sfruttamento, un palo di secoli ancora, cioè un tempo abbastanza lungo perchè si producano 1 più imprcvedutl cambiamenti nel processi dell'agricoltura scientifica. Qualcuno frattanto si 6 già verificato, dall'epoca oramai lontana del primo impiego dei nitrati: lo sviluppo cioè della fabbricazione del concimi chimici che valgon meno di questo prodigioso ma costoso prodotto naturale, provocando crisi allarmanti nella diminuzione delle esportazioni e quindi del redditi. La grande guerra ridette, sinché durò, alle salnitrere cilene, parte del loro antico pregio, ma oggi il Governo cileno è continuamente preoccupato di mantener viva nel mondo la propaganda dell'impiego del salnitro come materia fertilizzante. Naturalmente anche le crisi della malattia delle piante del coione e in generale della diminuzione della sua produzione a vantaggio dell'invadente seta artificiale di cui sorgono fabbriche persino in Giappone, influiscono a mantenere attorno alla produzione salnitrera uno stato di nervosismo e d'incertezza abituale. Si ebbero nel recente passato periodi di chiusure di «oflcinas», di disoccupazione d'operai, di esodi dei medesimi in massa dalla regione, di marasma nelle città costiere che vivono naturalmente di cotesta industria, di polemiche infinite nella stampa cilena, per modo che si pilo affermare 6enza tenia di esagerare che il salnitro, con il rame, costituiscono l'orgoglio e il tormento principale di questo paese, i vantaggi e gli inconvenienti economici del quale appartengono alla specie di quelli propri al paesi di produzione unica. ARNALDO CIPOLLA