Bologna, vecchia città

Bologna, vecchia città Bologna, vecchia città .~ 'dezze sulle scale del palazzo pubblico, La Casa Zanichelli pubblica in que-' sti giorni l'attesa nuovissima ediz«ene di « La vita privata in Bolognn » di Lodovico Frati. Per una particolare concessione è dato al nostro giornale di riprodurne con assoluta precedenza, questo frammento: « Uno del libri più dolorosamente curiosi — scrive Corrodo Ricci — sarebbe certamente quello in cui fossero raccolte, dolle varie cronache municipali, tutte le torture più strane e più terribili applicate nel Medio Evo. S'avrebbe cosi una immagine del tempo un po' ;meno arcadica di quella raffigurataci dai seguaci della scuola romantica, che cinsero il Medio Evo di un'aureola luminosa, come la testa d'un santo, narrando solo delle fedi imli6SOlaibUi d'amore, dei cavalieri che giravano 11 mondo proteggendo la virtù e la debolezza, delle castellane bionde che s'intenerivano al suono delle mandòle 1 ». Per ciò che riguarda, Bologna dobbiamo esser grati ad Ottavio MazzoniToselli, che di molto agevolò la via a comporre il curioso libro accennato dal Ricci, raccogliendo, in molti anni di pazientissime e lunghe ricerche, da volumi e pergamene del nostro Archirio criminale un numero infinito di particolari e notizie interessanti alla storia del Foro. e,.dell'antica procedo ra criminale. Non mi resta dunque da far altro, per questa parte, che riassumere ciò che trovasi negli Sta tuta bolognesi del secolo XITf, e ciò che fu raccolto sparsamente dal MazzoniToselli nelle sue opere a stampa e nei fascicoli manoscritti esistenti presso la Biblioteca Municipale di Bologna. Nei primi secoli dopo il mille le accuse 6i facevano in lingua rustica volgare davanti al notaro dell'Auditore, o si mettevano in una cassetta che stava accanto alla porta del palazzo del Podestà. Fra le migliaia di accuse lette ed esaminate dal Mazzoni-Toselli una sola fu trovata scritta in voltare, e posta nella cassetta il 17 luglio 1285, mentre tutte le altre sono tradotte in latino. Dopo l'accusa un banditore andava alla casa dell'imputato e sulla porta suonava la tromba e gridava ad alta voce ch'el doveva comparire entro il giorno seguente a difendersi dall'imputazione. Citazioni' a voce Si gridava a voce, poiché la lingua parlata si scriveva malamente da po chi, e, scritta, non si leggeva da tutti. Non potendosi quindi notificare in iscritto gli ordini del Podestà alle persone che non intendevano il latino, non era vi altro mezzo che quello di bandirli a voce, siccome a voce pub blicavansi le leggi, dette perciò anche gride. L'imputato reo di morte che non compariva dopo la terza citazione era condannato in contumacia. Similmente a voce si citavano i testimoni, si interrogavano in lingua volgare e il notaio scriveva in latino il transunto della deposizione. I.e pene ricordate dagli Statuti del secolo XIII si possono dividere in tre classi, comprendendo nella prima le pene di danni (cioè multe, bandi, confische di beni, distruzione di cose, ecc.). nella seconda le afflittive o corporali, e nella terza le infamanti. Le ammende o multe erano perpetue o temporanee, e potevano giungere fino alla somma di quattromila lire di bolognlni o di tremila lire di ravignani. Chi non pagava l'ammenda si puniva nella persona, o si condannava al bando, che poteva essere perpetuo o temporaneo. Più numerose erano le pene corporali, comprendendo l'amputazione del capo, di un piede, della mano, della lingua e del naso, l'arsione, la fustigazione o scopatura, lo strascinamento a coda di cavallo e la tortura. L'amputazione del capo era comminata ai servi colpevoli di ratto, ai banditi per omicidio, se facevano ritorno in Bologna, a clù in tempo di sommossa fosse andato a casa di qualche magnate, agli assassini che non fossero usciti di città dopo la promulgazione degli Statuti di Loderingo e Catalano, e finalmente all'omicida maggiore di quattordici anni. L'amputazione della destra era Inflitta per danni, o guasti recati, a chi teneva giuochi proibiti, per diserzione in tempo di guerra, per incetta o vendita di grani, farine e pane contro le norme prescritte. L'amputazione della lingua, di una mano e di un piede era minacciata a quelli che si fossero assoggettati a qualsivoglia specie di servaggio dopo la famosa emancioazione dei servi. I nunzi che riportavano false amba sciate erano puniti col taglio della lingua e delle narici ; le meretrici e i ruffiani che avessero contravvenuto all'ordine di espulsione del 1259 col taglio del naso. Frustate ai bestemmiatori La pena della fustigazione consisteva nel dare colpi di .verga o di frusta ai bestemmiatori, ai contravventori alle disposizioni relative alla compra e vendita dei grani, ai rubatori di pali nelle vigne, a chi commetteva iranioji- e alle meretrici che aiutavano ne' luoghi vietati dagli Stallai. Allo strascinamento, a coda di cavallo erano condannati quelli che venivano in città, con o< senz'armi, in tempo di tumulto e sollevazione popolare. Lo stupro, la sodomia, l'infanticidio e l'eresia erano /puniti col fuoco nel secolo XIV, oppure coli'estirpazione degli occhi e col taglio della mano destra, od anche colla circoncisione e coll'eviraziione.. La pena dell'arsione csegulvasi in questo modo: il reo era legato entro lina capannuccia di paglia unta d'olio, alla quale era poscia appiccato il fuoco. A questo supplizio trovasi condannato nei 1422 un prete sodomita e ricettatore di sodomiti; e giova credere che tale abominevole vizio fosse assai diffuso fin dal sec. XIII, ss negli Statuti havvi notizia di una società di Maria Vergine, istituita da frate Iacopino dell'Ordine dei Predicatori, per estirpare la sodomia. Neppure ì" luoghi sacri erano rispettati, come apT>arlsce da una sentenza del 1412 contro un tal Niccolo Camploli, reo di sodomia commessa nella chiesa di San Petronio, in una cappella a sinistra, presso quella, di Bartolomeo Bolognini. Allo stessa pena del fuoco erano condannati, come dissi, anche gli eretici. Il Podestà, al'lorchè prestava giuramento, doveva promettere di tenerli lontani'dalla-città, e se fossero venuti in suo potere e non avessero voluto convertirsi alla religione cattolica, erano condannati alle fiamme. Il luogo riservato alle esecuzioni capiliali era la piazza del mercato (oggi denominata Otto Agosto), ove nel 1351 rArciconfraterniia dell'Ospedale di Santa Maina dolila Morte, che avova per istituto di confortare i condannati all'estremo supplitolo, ottenne dal Ve scovo di Bologna Giovanni Naso e da Giovanni Visconti di potere edificare una chiesuola dedicata alla decolla-zione di San Giovanni Ballista. Que-sta chiesa, detta anche della giustizia, aveva a destra due cimiteri, detti della vita e della morte, nell'ultimo dei quali si sepiH'Wivano i cadaveri dei giustiziati. Il giro intorno alla piazza Do un codice del secolo XV (n. 703), tue esisteva presso la Biblioteca Universitaria di Bologna e conteneva alcuni aniinaeetramenui per confortare i condannati a mone, dettati certamente do uno dalia Confraternita, destinata a si pietoso ufficio, apprendiamo che la conforteria si faceva nello prigione istessa, alila presenza degli altri carcerali. Dopo che il condannato era slato confessato e comunicato, suonava la campana dell'arringo i suol lugubri rintocchi, ed un cavaliere entrava nella prigione per legargli le mani e condurlo innanzi alla ringhiera del palazzo del Podestà, accompagnato sempre dal confortatore, ove dai notaro gli era letta la sentenza e condanna. Intanto sulla gradinata di San Petronio si celebrava la messa e il paziente doveva levarsi il cappuccio aill'elevazione dell'ostia conr sacrata. Dopo aver fatto un giro attorno alla piazza maggiore, il condannato, accompagnato da gran follia di popolo e da tutta la Compagnia della Morte, era condotto alla chiesa di San Giovanni del mercato, ove inginocchiato sull'uscio doveva assistere ad un'altra messa. Finalmente era guidato sul monte del mercato (ora detto Montagnola) per essere giustiziato, e quando inginocchi avasi per mettere la testa sul ceppo, il confortatore gli stava sempre accanto tenendogli davanti agli occhi una tavoletta con pie immagini od esortandolo ad incontrare la morte con cristiana rassegnazione. « E cosi similmente abbia l'occhio — avvertiva il confortatore — quando il manigoldo alza il mazzo, fa che non muovi mai la tavoletta di sotto la faccia fino che '1 mazzo non è appresso alla tolladura; e fa che "1 tirare la tavoletta dti sotto e la botta sia tutta una cosa, acniò che colui ctie de' morire non se ne accorga. a E similmente quando vai suso per la scala delle forche core colui che de' essere appiccato, come tu monti suso la scala guarda di tenergli sem- ... ,pre la tavolette oppresso al volto, e!non istare In basso; va in alto quanto tu puoi, areiche la spinta e l'andar gin sia seiii» impedimento. Da poi ch'è buttata' «in gettagli tre gridi nella testa, e digli che si ricordi dell.a passione di Cristo e che chiami la Vergine Maria; e tu prega Dio per l'anima sua •. Compiuta l'esecuzione l Fratelli dello Compagnia della Morte di notte andavano a raccogliere 11 cadavere e lo seppellivano nel cimitero prossimo alla chiesa di San Giovanni decollato. LODOVICO FRATI. L'Italia all'Esposizione d'Anversa Roma, 2 sera. SI apprende che anche l'Italia parteciperà all'Esposizione Internazionale che 6arà tenuta in Anversa in occasione del centenario dell'indipendenza belga. L'Esposizione è dedicata alle colonie, alla marina e ai vari mezzi dì trasporto. I