In casa Goethe a Weimar

In casa Goethe a Weimar In casa Goethe a Weimar Piccola citta Weimar, e le sue vie tranquille e aristocratiche e 1 suol edilizi, quasi tutti storici, subito abbracciati e riassorbiti dalla campagna. Goethe che, a ventisei anni, vi giunse da due grandi città. — Francoforte e Lipsia — dove il bisogno dell'aria aperta spinge il cittadino fuori porta, come spingeva Faust incontro ai primi effluvii primaverili certa memoranda vigilia di Pasqua, qui conobbe la vita tra il verde, non più come eccezione, ma come abitudine. Le sue occupazioni lo chiamavano ogni giorno al castello ducale, al Consiglio di Stato; al Teatro; ma la sua casa era al di là della Ilm, nel cuore del bosco. Lasciando il ministero, il palcoscenico o la biblioteca, egli scendeva il dolce pendio che il mite clima della Turingià fa fiorito tanti mesi dell'anno, traversava la Ilm piccola e sinuosa, camminava un po' tra prati erbosi, sparsi di bellissime piante ed ecco, al piede dell'opposta collina, la sua casa. Anch'Io — in Ideale pellegrinaggio sulle orme del grande — vi giungo. E mattino cosi presto che nessuno ancora la visita, e poiché 11 custode mi permette di girar sola, io posso anche dimenticare di aver pagato al cancello, un biglietto. d'ingresso. n n a i a d i n n e o i , a aes- a ti n La « casa del giardino » Là casa è di una piccolezza che stupisce; tre finestre sulle fronti, due sul lati, due soli piani; sopra: il tetto a gran spiovente, tipico delle case del nord. Intorno la foresta di castagni e querce, altissime, piena di silenzio Visito la casa: la sala da pranzo - a terreno è assai allegra, cól mobili alla caimpagnuola laccati di verde e dipinte a fiori, le scranne robuste attorno al tavolo l'ungo e stretto. Al primo piano tire salott.ini di cui uno, quello d'angolo, è lo 6tudio. Son piccoli piccoli, tinteggiati di chiaro: qualche bel mobile, una scrivania di palissandro, un cassettone a intarsi, alle pareti alcune stampe di Roma. Poi una camera da letto, col letto da campo che Goethe portò in Italia con se. Da tutta le finestre il parco affaccia la sua verde quiete. In questa casa Goethe visse nel suo primo periodo di vita dt Weimar. Il suo principe gliel'aveva data; egli l'amò. Serbò piccola la casa, ma allargò 1 parco; lo definì, lo adornò, lo disseminò fino alle porte di Weimar di ponticelli, di tempietti e retine e di silenziosi Belvedere. Lo riempì del 6uo pensiero Immenso e del suo immenso amore. Giacchè il periodo in cui Goethe visse nella sua « Gartenhaus •, nella sua • Casa del giardino » è il tempo n cui egli maturò in sè 1' « Egmont », l'i Ifigenia », gli « Anni di tirocinio di Guglielmo Meister » e ne fece la prima stesura; ed è 11 tempo del suo amore per Carlotta von Stein. Li viveva Carlotta Ella abitava poco lontano di 11. Riattraversato il parco, ripassata la Ilm, si arriva in un punto delizioso: davanti un prato fiorito ascende in dolce pendio, a destra 11 Castello ducale affaccia/le sue mura massicce e la sua torre rotonda; a sinistra una casa giallo-ocra presenta un'architettura sobria nobilissima; grandi finestre calme ed uguali, e a pianterreno, lungo la facciata, a regolari intervalli, degli enormi vasi di magnolie. Lì viveva 10 scudiero, di Corte barone von Stein, lì viveva Carlotta. Tra questa gran casa signorile e la romantica casetta del bosco per 10 anni si tessè l'idillio, portentoso, l'unico in cui Goethe dalla donna riceve ed apprende, e la donna appare la meravigliosa educatrice, la Diotima che accende la passione e la raffrena, dà la misura e la forza, merita di essere cantata in versi quasi divini : « Tu istillasti nel caldo sangue la moderatezza, tu rettificasti 11 corso selvaggio ed incerto della mia vita, tra le tue braccia angeliche ritornò alla pace 11 petto devastato »; dieci anni dui-onte 1 quali visite lettere e biglietti s'incrociano, e non v'è atto o pensiero, giudizio o progetto, non v'è palpito dell'animo o raggio di ispirazione che Goethe non comunichi alla sua sublime amica. Poi da questa casa, un giorno, bisognoso di più luce, di più sole, di nuo ve armonie e di forme più definite Goethe fuggirà verso l'Italia: l'oggetto della sua nostalgia, da quando, bambino, guardava nella casa patema le stampe del Plranesl, e sulle soglie fiorite vedeva affacciarsi i fantasmi di Tasso e di Mignon. Il pai Quando Goethe tornò in Germania era un altr'uomo. Nella ' classica terra della bellezza la lunga lotta tara titanismo e umanità, tra passione e cultura, che Carlotta aveva sedata in lui, ma non vinta, si era finalmente composta. Egli ritornava calmato, rasserenato, padrone di sè, tutto in lui divenuto ormai misura ed armonia. La dimora di questo secondo Goethe, del Goethe ■ olimpico • (ma dolorante — oh quanto! — per l'aggressiva inesplicabile acrimonia che i tedeschi nu trirono per lunghi anni per la sua ar¬ telasondricatupfrchHesie ptàbnMpcssvlodsradprgrdcaslqppppIneggGmlfrlztaWaradtacEdvrp< d a a e a e , e a a d a a a a i n1 a ri e o è aa oo e o me odi a a ali, meee, te eu r¬ te rinnovata e purificata), non fu più la • Gartenhaus » oltre la Ilm, ma il sontuoso palazzo, — ora Museo Nazionale Goethe — nuovo dono del duca di Weimar al suo poeta-ministro. Per chi viene dalla « Gartenhaus •, rimasta così ingenuamente « autentica », le raccolte dei mobili, delle statue, dèi quadri collocati qui lungo le pareti o distribuiti nelle vetrine, raffredda l'animo. Ma è un'impressione che a poco a poco si attenua ; e vi sotHentra un senso di commozione al pensiero che tutte quelle cose furono sue e a lui carissime, esponenti del suo pensiero, oggetto di quella sua attività e di quella sua passione tutto-abbracclante. Lo scalone è quello che Arrigo Heine. Byron, Carlyle. M.me de Staèl, Mendelssohn, Humboldt, che sovrani poeti e dotti di tutti i popoli salirono col cuore trepidante. E quando il visitatore era in cima e aveva oltrepassato la soglia recante la parola < Salve », veniva Introdotto nel grande salone azzurro, o salone di Giunone, così detto perchè adorno dalla testa colossale della Giunone Ludo-visi tanto ca ra a Goethe durante il suo soggiorno a Roma. E certo lì, dalla porta di fondo sormontata dal bel pannello rap presentante Pan tormentato da Amore, t egli » appariva: nero frack di taglio perfetto, pantaloni e scarpente nere, panciotto bianco, polsini candidi di fine ricamo, sul ' petto una sola decorazione: la Legione d'Onore, che vi aveva ' appuntato Napoleone. Così l'ba scolpito Ranch, mentre Arrigo Heine l'ha descritto: ■ I suoi occhi sono tranquilli come quelli di un dio...- 11 tempo ha ricoperto H suo capo di neve, ma non ha potuto incurvarlo. Egli lo porta sempre superbamente diritto ■ e mentre parla la sua alta statura pare ancora Innalzarsi. Dicono che la piega intorno alia sua bocca esprima un freddo egoismo; in realtà è quella stessa piega che si trova nelle greche statue de gli dei e specialmente del loro padre, Giove. Quando io visitai Goethe a Weimar davvero che io gli guardai da un la4o cercandogli al fianco l'aquila col fulmine nel becco, e fui a un pelo da rivolgergli la parola in greco », Heine, spirito irriverente, pur coll'animo che gM palpitava, osò scherzare col nume e chiacchierare di certe prugne squisite che egli aveva colto alle siepi lungo la strada tra Iena e Weimar; anzi, interrogato da Goethe a che lavoro attendesse, osò rispondere: «Sto lavorando a un Faust». Ma 1 più tremavano davanti a lui, anche se grandi, anche 6e celebri, e il drammaturgo Grillparzer, acclamato da tutte le platee di Germania, mentre si accostava alla sua casa non faceva che pensare « alla rozzezza della mia Ero paragonata alla divina purezza di Ifigenia », e quando Goethe benevolmente gli porse la mano per passare nella sala da pranzo, scoppiò a piangere come un fanciullo. mpaune mthnitrlesu1 trcrdegiippitasctesopenee pposarodtestdalsedpnildLa sala e la stanza da pranzo La sala da pranzo di cerimonia, o < « sala gialla » — adoma delle due teste colossali del » Giove » di Otricoli a dell'» Antonio » di ViHa Mondragone, rivive per noi di quel pranzi solenni eppur cordiali che accolsero attorno alla mensa ospitale i più gran nomi d'Europa, e durante i quali Goethe sapeva altrettanto bene distribuire tra i suoi ospiti gli argomenti della conversazione quanto le vivande, che egli, ai più degni o ai più timidi, amava porre nel piatto di propria mano. Invece il salotto da pranzo di tutti 1 dì — rivestito di un bel legno biondo e affacciato sui silenzi del giardino interno — rievoca alla nostra fantasia la presenza dei familiari: Cristiana Vulpius la compagna florida e tranquilla che rallegrò la maturità del poeta colla freschezza e la vigoria dei suoi ventitré anni ed egli, grato, consacrò davanti al mondo ooll'aureola delle legittime nozze; il figlio Augusto, bellissimo ma vuoto e inerte, fissato davanti al posteri dal giudizio incisivo di Bettina Brentano: « triste quella sua ottusità così poco giovanile; certo è da imputare alla madre che ha chiù so in una lanterna cieca la divina scintilla » —, poi Ottilia, la nuora secondo il cuore del poeta, fine, intelligente, vibrante, devota, compagna e conforto del giorni estremi, — la nipoti na Alma, leggiadro flore spento nel boccio, col fratelllinl Gualtiero e Volfango. Il materiale identifico Nel lungo periodo che va dal ritoino dall'Italia alla morte, Goethe si attacca sempre più alla sua bella casa di Weimar. Quando la madre gli propone la vendita della casa nativa di Francoforte, egli vi consente senza esltare. « La mia casa è questa » — le risponde. Calda delle amicizie, della famiglia, essa è 11 tempio del suo lavoro, di quel lavoro enorme, assidilo, ininterrotto, che si esprime nel gettito incessante del capolavori, mentre parallelamente sbocciano i colossali epistolari e si snoda la gran mole del lavoro scientifico. Di questo lavoro scientifico, al profano che non riuscì a penetrare la scmqesmcuLiTstetclatlqcngsatcisttapdmnrcdsagdtciteoria del colori o quella della meta- e a e a o , n l a o e e , l a i a a a a mortosi delle piante, solo la visita al palazzo-museo di Weimar può dare un'idea. Sono sala e sale, sono scaffali e vetrine che racchiudono l'enorme massa del materiale raccolto da Goethe per 1 suoi studi di fìsica, di botanica, di mineralogia, di zoologia; mentre i quadri e I cartellini che ricopron le pareti, presentano gli schemi del suoi studi di anatomia come di ottica, 1 calcoli per la costruzione dello spettro solare come le osservazioni al microscopio per giungere alle scoperte dell'os inlermaxillare. Anche se la scienza non ha dato ragione che a una piccola parte delle ipotesi goethiane, nessuno deve rimpiangere che Goethe abbia prodigato tanto del suo tempo nelle ricerche scientifiche, poiché esse sono parte Integrante della sua attività poetica, ne sono elemento metodo materia: solo perchè egli fece queste esperienze, venne in contatto coi fenomeni e le cose, e cercò di conoscerne gli aspetti e scoprirne le relazioni, egli potè essere ti poeta del cosmo, 11 poeta dell'Universale, secondo quella sua profonda parola : « Vuol conoscere l'infinito? cerca di penetrare da ogni lato le cose finite ». Allo stesso modo 11 pittore e lo storico dell'arte non possono sorridere della colossale fatica che egli dedicò alla pittura (la sola collezione del disegni ne comprende più di duemila di cut moltissimi eseguiti nella Campagna Romana) senza la quale Goethe non avrebbe visto il mondo la natura il paesaggio e le rivelatrici fattezze del viso umano come li vide. o a , i o i e a , a ì e na a la i Lo stadio e la camera Le ultime stanze ch'io visito sono 11 suo studio e la sua camera da letto cui la religiosa pietà dei parenti pri ma, del direttori del Museo poi, lasciò quali erano quando Goethe vi viveva e vi morì. Lo studio è semplice e austero: nè quadri nè statue; comuni i mobili e corrispondenti alla nuda ne cessltà; i muri colorati di un verde uniforme; le finestre senza cortinaggi Lì egli, passeggiando per ore ed ore in su ed in giù, o nelle giornate più Tigide restando in piedi accanto alla stufa, dettava al suo segretario; all'alto leggio tra le finestre passava riviste e giornali; o leggeva seduto al gran tavolo. Illuminato, la sera, da due candele. Pochi avevano accesso a quella stanza, che rimase chiusa flnanco a sovrani; ma vi entravano Uberamente 1 nipotini che giuocavano con quelle paniere e quelle paglie colorate; e quel portacarte a pallide tinte fu ri carnato da Alma. Pochi libri son oggi negli scaffali, 1 manoscritti sono mi grati nell'Archivio Goethe-Schiller; ma sono rimasti gli strumenti della sua attività scientifica, termometri, igrome tri, dinamometri, lenti ustorie, fossili cristalli, e un globo di vetro infisso in un cerchio equatoriale. Da quello studio il 22 marzo 1832, sentendosi venir meno, egli, appoggia to ad Ottilia trapassò per l'ultima volta all'attigua stanzetta che da tanti anni era la sua camera da letto. Essa è rimasta nella sua grave semplicità di allora di mobili, di parato di soffitto; ma i visitatori che sì fermano muti e reverenti sulla soglia non scorgono quasi altro che II letto ricoperto da una verde coltre e circondato lungo due lati del muro da un drappo oscuro su cui egli morì — e su cui si ammucchiano le corone di alloro. , Attraverso la finestra aperta si scorge la verde paca del silenzioso giardino e un albero dalla nobile rama tura; la stessa attraverso la quale l'oc chlo del gran Saggio si volse avido invocando l'ultima luce.Weimar, Settembre. BARBARA ALLASON. cmdsdlnlmnIsPdmcprscnlcrnplt