Un rimedio serbo per la crisi jugoslava

Un rimedio serbo per la crisi jugoslava Un rimedio serbo per la crisi jugoslava L'amputazione della Croazia Viennai settembre. Della crisi statale jugoslava ai ò & ragione asserito che può essere facilmente risolta solo in teoria: in pratica le cose stanno in modo ben diverso. In teoria, come al solito, si possono prospettare varie soluzioni: minime, le quali dovrebbero naturalmente essere il prodotto di compromessi; e massime, di quelle di cui la storia ha da prendere nota. Procedendo per ordine d'importanza, abbiamo da ritenere possibili le soluzioni che seguono: scioglimento dell'attuale Scupcina, che ha visto tre suoi membri assassinare .in piena aula tre colleghi delle nuove terre, fra cui un capo, ed elezione di un'assemblea incaricata di modifijcare la Costituzione; riordinamento interno dello Stato S. 11. S. in senso . idecentralista, dividendo l'intero territorio in un numero di province che andrebbe da sei a dieci; erezione Ideila Croazia a Stato autonomo e Affatto indipendente, legato alla Serbia da una pura e semplice unione personale; amputazione della Croazia. La soluzione numero uno è quella tehe i croati invocarono subito dopo la morte di Paolo Madre e di Basa' ricek; la soluzione numero due è caldeggiata da certi serbi delle nuo ve province, come ad esempio l'exininistro érskie, da alcuni esponenti 'del centro radicale serbo (Nincic, ilzunovic, Trifunovlc, ecc.) e sem Ibra anche dallo sloveno presidente idei Consiglio Koroscez; la soluzione numero tre fu dichiarata da Radic, ella fine di luglio, l'unica oramai 'accettabile per la Croazia; la soluzione numero quattro è sostenuta dalla Narodna Obrana e da alcuni [vecchi serbi, tanto radicali quanto .democratici, fra i quali basterà ci "fare l'attuale ministro degli Esteri, Marinkovic, l'ex-Presidente del Con giglio Vukicevic e l'ex-Presidente del Consiglio e capo del partito demo.ieratico Ljuba Davidovic. Mentre MaHnkovic e Vukicevic, politicamente più esposti, si astengono dal fare pubblica propaganda delle loro Idee, Davidovic esprime il suo pensiero con chiarezza, anzi in una delle prossime assemblee del partito democratico s'intratterrà sull'Interessante tema. Della soluzione numero uno è superfluo occuparsi : essa è stata oramai superata dagli avvenimenti e i croati non potrebbero più accettarla senza subire una mezza capitolazione, giacchè nel frattempo la deprecata Scupcina ha continuato a lavorare, ad esemplo ratificando — contro la loro esplicita volontà — le Convenzioni di Nettuno. La solu zione numero due la si consiglia, venendo essa a costituire un compromesso atto forse a rabbonire i croati senza troppo ledere gl'interessi dei serbi; in pratica la si dovrebbe attuare così: disciolta la Scupcina, si eleggerebbe una nuova 'assemblea legislativa, che rispettando i principii dell'attuale costituzione riordinerebbe lo Stato in sei Brandi province, provvista ognuna della massima autonomia; comuni sarebbero solo i Ministeri degli Esteri, della Guerra e delle Comunicazionì, sui quali le Province non po. .trebberò esercitare nessuna influenza. L'autonomia delle province (secondo questo progetto che si dice sia particolarmente caro al Capo del Governo, monsignor Koroscez) sarebbe assoluta in materia finanziaria; : chiari però non sono i criteri per la fissazione dei limiti degli oneri fiscali e dei contributi che le province "dovrebbero dare per il mantenimento dei tre Ministeri comuni. Ove il .progetto diventasse realtà, la Voivodina verrebbe ingrandita col Slrmio, a evitare che le minoranze unghere60 e tedesca, grazie all'accresciuta autonomia locale, acquistassero importanza eccessiva. I croati sono ostili: lasciando stata il dettaglio dell'unione del SlrJmio con la Voivodina — terra che essi sostengono dovrebbe essere assegnata alla Croazia — i croati oraJnjal non abbandonano il programma dualista e della loro piena ugna Jglianza di diritti con la Serbia. La tesi autonomista croata si basa sulJ'aftTermazlone che la Jugoslavia sia uno Stato unitario, con due terzi di popolazione prettamente occidentale (sottoposta al dominio di una Belgrado orientale e balcanica, e che questo Stato si regga solo con la vio Ìraza; affinchè ciò finisca, Radic, nel a sua intervista del 28 luglio, che ben può essere considerata il suo ^testamento politico (premessa la ne cessiti di eleggere una nuova Scupcina e di rivedere la Costituzione) lia chiesto piena divisione della Croazia dalla Serbia e creazione di Imo Statò di Croazia autonomo, legato con la Serbia solo mediante un'unione personale, ci In avvenire — aggiunse Radic — altro legame ira croati e serbi non dovrà esserci. Per il resto la Croazia dovrà essere affatto indipendente, avere parlamento proprio, propria amministrazione, proprio Governo, proprio esercito, ecc., insomma costituire uno Istato libero croato simile all'IrlanSda. Alle Provincie confinanti con la 'Croazia (Voivodina, Raschka, Dal'jnazla, Bosnia, Erzegovina, Slovenia) dovrà essere riconosciuto il diAritto di scegliere liberamente fra la •unione con la Croazia o con la {Serbia » Radic, osservando che per lui e Ser i suol connazionali queste presse rappresentavano un minimo, (escluse la possibilità di mercanteggiare. L'intervista fu criticata, deplorata, smentita, però è vera e bramente rappresenta 11 pensiero Sion del solo Radic, bensì dell'intero popolo croato. '* Giacchè sì tratta di dividerci, replicano i serbi puri, i panserbi incapaci di entusiasmarsi per la lugo- . _ • ._ j : 1 j.-.j Wavia nata dieci anni addietro, «vendo essi sognato sempre e soJ-JSanto una grande Serbia, la divi-/alone la faremo noi: sarà un bel ta-JdfcJio netto * !a chiameremo amputa-[s ciato questa parola non si sa. Oggi il tema dell'amputazione è dei più correntemente discussi, potendo essa — come si è detto — rappresentare la quarta e radicalissima soluzione della cronica crisi statale jugoslava. Forse che Svezia e Norvegia, alcuni anni addietro, vedendo che mal s'intendevano, non divorziarono alla svelta, dimostrando all'Europa quanto sia bello compiere grandi fatti storici senza spargimento di sangue? (Ma divorziare non è ripudiare). Poiché i croati, e con essi Pribicevic, prima dei sanguinosi fatti della Scupcina, si erano in fondo limitati a chiedere che si mettesse termine a un sistema di predominio di una provincia jugoslava — la Serbia — sulle rimanenti, i fautori dell'amputazione forniscono anzitutto la riprova di preferire al sacrificio della lóro egemonia sui fratelli già soggetti all'Impero austro-ungarico la perdita di alcuni territori. E poiché quando si procede a un'amputazione i limiti dell'atto operatorio vengono designati dal chirurgo e non dal paziente, è naturale che questi panserbi, considerandosi i chirurghi, pensano di dare alla Croazia assai meno del necessario per farla subito dichiarar d'accordo con tal progetto. Di amputazione si era discusso già ai tempi di Pasic; l'autorevole uomo di Stato serbo Stojan Protic, oggi morto anche lui, scrisse una volta nel suo Radicai: « Se i croati non sono contenti di far parte di questo Stato e non vogliono quello che noi vogliamo, per volere invece quello che noi non vogliamo, non riusciremo a capirci mai e sarà quindi me glio separarsi... ». Delle future fron Mere e del modo In cui la separazione avrebbe potuto essere effettuata, Protic si astenne dal parlare, tutta via il vecchio Pasic non tollerò che la proposta venisse presa sul serio e tagliò corto: «Questo è Impossibile; i nervi di Stojan Protic non sono a posto ». Protic, invece, si era messo a scrivere sull'argomento do po di averne discorso con personalità politiche croate. Col dottor Jvan Lorkovic, ugualmente morto, aveva anche cercato di tracciare una possibile frontiera fra i due nuovi Slati e Lorkovic aveva chiesto le regioni sirmiche di Vukovar, Zupagna e Vlnkovci: il confine avrebbe poi seguito la valle del fiume Vrbas, passando a est di Mostar e sboccando sul litorale adriatico a sud di Cattare, in maniera da comprendere entro lo Stato croato Dalmazia ed Erzegovina. La Bosnia, con la re gione tra i fiumi Drinn e Vrbas, sa rebbe toccata alla Serbia. Alla Slovenia, sarebbe toccato scegliere fra l'indipendenza e l'unione con là Croazia o con la Serbia. Scomparso Pasic, si ricominciò a ventilare l'idea dell'amputazione, a motivo delle insistenti pretese croate e perchè il problema dei rapporti con l'Italia da una parte e con la Buigaria dall'altra diventava più serio. I panserbi ragionavano che la difesa della Grande Serbia, elimina te Croazia e Slovenia, sarebbe stata compito meno difficile della difesa dell' odierna Jugoslavia; 1* origine dei conflitti con l'Italia a loro avviso andava unicamente ricercata nelle questioni che interessavano i croati e gli sloveni e non i serbi, anzi si pensava di chiedere all'Italia se le fosse piaciuto eseguire interamente il Patto di Londra dei 1915, in virtù del quale la Dalmazia settentrionale avrebbe dovuto diventare italiana, mentre la Dalmazia meridionale, con le Bocche di Cattaro, sarebbe passata alla Serbia. Quando le relazioni con l'Italia non avessero più presen tato punti oscuri, e quando i croati avessero finito di costituire una fonte di noie, i serbi, si sarebbero tran quillamente dedicati alla soluzione del problema macedone e del rap porti con la Bulgaria, magari ve dendo di riesumare quel progetto di Confederazione serbo-bulgara che a Stambulisky costò la vita. Ma l'amputazione eseguita da un bisturi serbo mai più avrebbe dato alla Croazia — lo si è visto — 1 territori che Ivan Lorkovic aveva te nuti d'occhio discutendo in forma accademica con Stojan Protic: i confine della Grande Serbia sarebbe a nord passato per Novksa (a pochi chilometri a sud-est di Zagabria) e per la valle dell'Una avrebbe raggiunto il litorale dalmata non a sud di Cattaro, bensì a sud di Spalato, all'altezza della penisola di Sabbion cello. Anche se l'Italia, per conto suo, avesse rinunciato ad eseguir* il Patto di Londra, oltre Spalato 1 croati non avrebbero potuto scende re e l'Erzegovina se la sarebbero po tuta dimenticare. Ad ovest Belgrado non rinunzlava alla Bosnia-Erzegovina ed alle Bocche di Cattaro, ad est non rinunziava al Sirmio (dai croati preteso), accampando considerazioni d'ordine strategico. Entro i confini della Grande Serbia, idealmente già tracciati, avrebbero dominato, quasi dentro inespugnabile fortezza. Davidovic, Marinkovic e Vukicevic. Veramente attuale il progetto dell'amputazione è diventato subito do po l'eccidio alla Scupcina, del 20 giugno. Inutile mettersi oggi a far nomi a a polemizzare per l'accertamento delle date, inutile è pure discutere se siano i serbi in diritto di chiamare i croati traditori, o se invece questo diritto spetti ai croati. Certo, quando si propose ai croati, magari senza redigere un vero e proprio protocollo, di lasciarsi am putare nell'indicata maniera, 1 croati dovevano dire di no, perchè si offriva loro troppo poco, e perchè a dire di si avrebbero sempre corso rischio di comprometterei, fornendo ai serbi La desiderata prova dell'intenzione di distruggere lo Stato. Ma a verità è che l'idea dall'amputa- zione non lascia i cervelli serbi; i croati, ben conoscendone moventi e onseguenze, rispondono per bocca di Macek. successo a Radic alla teta del Partito dei contadini: «O F vorzio I Di amputazione non è il caso di parlare ». Pribicevic, l'alleato di Macek, è tuttora sibillino: vuole che siano messi Botto processo i serbi i quali consigliano l'amputazione, e per suo conto non parla nemmeno di divorzio. Nelia coalizione demorurale egli sostiene probabilmente la tesi che occorra andar calmi e che occorra salvare la Jugoslavia, adottando la soluzione 2, la quale accoppia alla decentralizzazione il vantaggio della permanenza di importanti ministeri comuni. ITALO ZINGARELLI.