Cronache inedite del Piemonte nel Risorgimento

Cronache inedite del Piemonte nel Risorgimento Cronache inedite del Piemonte nel Risorgimento Im ; a a n n a Si sa che i Valdostani, per virtù etniche, primeggiarono sempre in valore indomito e nella fedeltà Sabauda prodigando nei cimenti, attraverso i secoli, a gloria dei loro Signori,- prima Conti, poi Duchi e Re, il loro sangue migliore; si conoscono, nella tradizione comune, i prodigi eroici compiuti sui campi di battaglia dell'indipendenza sotto il grido di guerra: « Viva Ousta la Veia »; è tramandata ai posteri la resistenza estrema degli « Spacia fournei del diau » nella battaglia di Novara e sonò scolpiti nei reeen-^ ti marmi i nomi delle centinaia di prodi valligiani che caddero nell'ultima guerra per la maggiore grandezza d'Italia, ma sulla parte clandestina spiegata specialmente da alcuni piccoli nuclei della borghesia valdostana nella preparazione spirituale del Risorgimento, nei primi fervori costituzionali, nelle società segrete, nella propaganda liberale considerata prima del '18 come sovversiva, nel favorire il contrabbando di libri ed opuscoli di propagan da italiana stampati all'estero < sgusciami furtivamente nell'interno vi è ancora, che io sappia, buio pesto. Gli storici più autorevoli della valle si sono indugiati nello studio dei secoli anteriori: solo il passaggio di Napoleone pel Gran San Bernardo ha dato lo spunto ad una fioritura di pubblicazioni. Ma non dobbiamo stupirci di questa lacuna se consideriamo che non sarà possibile una esauriente e de Unitiva storia del Piemonte nel Ri sorgimentó','considerata- sotto il triplice aspetto politico, religioso e colturale, finché non siano dissepolti dagli archivi pubblici e privati gli infiniti documenti ancora ignorati. Torino stessa, culla del Risorgimento, difetta ancora di una storia di questo periodo condotto con serie e pazienti indagini archivistiche. Antiquato, per quanto lodevolissimo, è ormai il Bersezio ed opera di pura compilazione, priva di originalità di ricerche, affogata nella storia generale d'Italia, è la pubblicazione su Torino dei compianti e benemeriti Bragagnolo e Bettazzi. Città minori ma importanti come Alessandria, Novara, Cuneo, Saluzzo, Asti, Acqui, Biella, Mondovì, Vercelli hanno in varii momenti del Risorgimento pagine notevoli ancora ignote "agli stessi studiosi locali e degnissime di essere riesumate attraverso fonti non ancora sfruttate. Anche la valle d'Aosta vanta nella prima metà dell'ottocento qualche spunto ancora da chiarire o da rivelare che dovrebbe invogliare qualcuno, amante del patrio loco, ad affrontare ed a studiare l'argomento con ricerche dirette e metodiche sugli archivi civici valdostani, sulle raccolte di qualche privato, sui giornali valdostani ed opuscoli del tempo e specialmente sulla miniera inesauribile dell'Archivio di Stato torinese, ora accessibile fino al '48 in virtù di regolamento interpretato con illuminata larghezza dal suo direttore insigne, Alessandro Luzio. Fonti di primo ordine per il movimento politico dei varii centri piemontesi e per dati biografici di sospetti o perche liberali, o rivoluzionari, o appartenenti a società segrete, o spacciatori di fogli clandestini o di libri proibiti, sono le carte di polizia chiuse in numerosissimi mazzi, sapientemente ordinati per anni, per regioni e per città, contenenti i rapporti delle Autorità locali, di governatori, di intendenti, di commissari di polizia e dell'Arma dei Carabinieri- l nn ne r, ai, a, nò e pnil iueEsuli e vigilati Anche Aosta, in virtù del regio editto del 10 nnvemhre 1818, capoluogo di divisione benché composta di una sola provincia e priva di governatore c di intendente generale, ha mazzi speciali, in unione a Chambery, che ci consentono di spigolare qua e là nuove, interessanti notizi". su uomini suoi e cose! dal '21 al M8. Nel 'il ebbe anch'essa i suoi compromessi nel moto rivoluzionario. Sebbene lontana dal centro principale, ina vicina a Biella e ad Ivrea, covi di cospiratori, non poteva la Valle essere del tutto sorda alle lusinghe dei precursori: fu quindi agitata da un certo nucleo di costituzionali, studenti, professionisti, militari, impiegati che, fallito il moto, scontarono coll'esilio o colla destituzione dall'impiego e coll'occhiuta sorveglianza della polizia, le loro nobili illusioni. Due studenti di Pont Saint Martin, Luigi Frescot e Francesco Longis. espulsi nel '21 dall'Università n^ dorino per idee Ubera», .furono p- per molti anni sottoposti a rigorosa ti I vigilanza perchè considerati fanatici i costituzionali; un giovane d'AostaBlaque gldifinGndfrLladdGsodSstturarddcmsancnddusmcssrDmnVavtldapgtccndonudsaldcsl Ima residente a Strambino, di ap- ^ a n e i n i i z, e llo aoreoioe rsaa e, oeoueee sti à, à i, a o oa di ene di sse! mo. ia, la uatii, oeuorntà no sa ici sta Bertinati, fu nel '21 costretto ad esu lare e non ottenne il rimpatrio che quattordici anni dopo. Sospetti alla polizia come liberali e propensi nel '21 alla Costituzione gli atti registrano i nomi del causidico Giuseppe Carron di Aosta, definito come miscredente e nemico del Governo, di Guglielmo Gervasoni, negoziante di Chàtillon, del causidico Martinet Alessio, di Aosta, e dei fratelli suoi Lorenzo e Clemente, di La Thuile, ritenuti caldi assai per la Costituzione, dello speziale Perrin di Verrès, dell'avvocato Pietro Bizet di Morgex, che destituito nel '21 da Giudice di Mandamento e riammesso più tardi fu poi nel '45 ammonito d'ordine del Re per brighe contro il Sindaco, del notaio Derriard di Aosta, segretario a Courmayeur, destituito dall'impiego e confinato a Cherasco, del capitano Secondino Maurizio di Aosta, destituito nel '21, e di De La Pierre, sotto-commissariq di guerra in Aosta. Ribelli alle porte Nell'agonia della rivoluzione Aosta corse la minaccia di un colpo di mano di un gruppo di ribelli dispersi dopo quello scontro di Novara che abbattè tutte le speranze costituzionali. Un drappello di 25 uomini a cavallo comandati dal cav. Delbrione dei cavalleggeri di Piemonte e dal capitano Bruno dei cavalleggeri del Re, seguito a poca distanza da un distaccamento di 20 carabinieri, si presentò improvvisamente nella mattina del 10 aprile davanti alla città. Il maggiore di piazza, cav. Sillani, si avanzo verso di loro a chiedere spiegazioni correndo poi ad avvertire il comandante. Intanto il cav. Dalbrione, penetrato in città e fatto mettere piede a terra ai suoi soldati nel cortile dell'albergo della Posta Vecchia nel borgo S. Orso, si avviò al palazzo del Comandante a cui rivelò che erano diretti verso la frontiera. Il Comandante della piazza lo consigliò a persuadere i suoi soldati di retrocedere e di consegnarsi a Novara, al generale La Tour: poi, convocato una specie di Consiglio composto del maggiore D'Entrèves, di alcuni ufficiali, del Sindaco e dell'Ispettore di polizia, dovette convenire che, in caso di resistenza, non sarebbe stato possibile di impedire la via ai ribelli, per la cattiva organizzazione della Guardia Nazionale, priva d'armi e comandata da ufficiali sospetti. Fu quindi provvidenziale che i ribelli, persuasi, si siano indotti a ritirarsi verso Ivrea. Perquisizioni e denuncie Alla raffica del '33 la Valle d'Aosta non fu del tutto estranea se si bada alla meticolosa oculatezza della polizia locale sui più leggeri sintomi di fronda, sui liberali sospetti, sui conciliaboli e sui forestieri di passaggio. Il .l.o marzo 1833 il commissario di polizia si recò dal mereiaio Al leyson Agostino di Lassalle, sospetto di vendere nella sua bottega di Aosta libri non permessi. Nel retrobottega gli furono sequestrate molte copie di un opuscolo di Ferdinando Dal Pozzo che gli erano state portate da un certo Anselmo Blanchet di Courmayeur, già usciere a Morgex, allora abitante a Lassalle. Sospetto di partecipare agli intri ghi faziosi del '33 fu un avvocato Federico Barbier di Verrès, sebbene le perquisizioni fattegli risultassero negative. In casa di un certo Dolean, brigadiere a Verrès, furono trovati esemplari a stampa dell'indirizzo del conte Palma sulla costituzione spagnuola e una descrizione manoscritta immaginaria di torbidi avvenuti nel Collegio di Aosta nel 1822, di un certo Oyicr. Il commissario Provana riferì il l.o luglio 183.'! che ai bagni dì Cour inayeur si tenevano discorsi politici e che alcuni forestieri, ivi villeggianti, avevano predetto una prossima rivoluzione a Parigi con ripercussioni in tutte le altre città euro pee. Lo stesso commissario, nel me desiino rapporto, segnalava il protomedico Agostino Vagneur corno uno dei più pericolosi liberali del Du caio, contrariissimo al Governo, ne mico del Vescovo, e che a Torino fu poi tenuto d'occhio perchè frequen tava il caffè Calosso, covo liberale Sottoposto a stretta vigilanza era Anselmo Rolland di Aosta, scrivano al Tribunale di Prefettura, sospetto per frequenti viaggi nel Vallese, giù dicato emissario di liberali in Svizzera e capace di introdurre pel Pie colo San Bernardo scritti sediziosi Tra i sospetti di appartenere a società segrete si notano, il causidico Chapuis di Aosta e i fratelli chirurgo Delfino e veterinario Giovanni Battista Dondeynaz, Altri capi liberali adocchiati nel '35. figurano lo scrivano Ferretti Francesco di Aosta, « scapestrato ed irreligioso come rivelano lo sue as¬ te bapeinèMaguMal facogravTotula stastinotarame cuQusuunnecopamnocovi toSaladeraijptriAgucostadededirimre"gim1mtiremsesoDcRdgnpnvmolsertdsslsmMstnGvsqdsFsssdludrpd i o i e o e i , o e o o e i l l gsro e o u e u e a o o ù ze si oco urni nel tti ed as¬ te caratteristiche, il proprietario Dubauloz di Thonon, il medico Grappein di Cogne, mentre sono dati coinè sospetti in politica il canonico Mavillos di Aosta e lo scrivano Marguerettaz pure di Aosta. Un canonico Molto sorvegliato come favorevole al liberalismo era il canonico Stefano Artalle di Aosta, il quale, secondo un rapporto di un agente segreto al commissario Provana, avrebbe nel 1836 pronosticato che in Torino sarebbe successo un grave tumulto, notìzia che si collegava alla voce diffusa in quei giorni in Ao sta del grave malcontento dei pre stinai torinesi perchè le autorità non avevano voluto Ae si aumentasse il prezzo del pane. Nello stesso rapporto è riferito un episodio che mette in bella luce il patriottismo e la lealtà sabauda dell'arciprete e curato della Cattedrale di Aosta. Questi, viaggiando in un battello sul lago di Ginevra, fu investito da un fuoruscito sardo per la spedizione di Savoia che profferì contumelie contro Carlo Alberto. Il canonico patriota gli rispose così per le ri me: «Voi volete persuaderci che noi viviamo sotto un paese tiranni co e che i sudditi sardi sono schia vi : mentre voi che avete partecipato tra i ribelli alla spedizione di Savoia avete potuto convincervi co" la vostra esperienza che i sudditi del mio Re amano di un amore veramente figliale un capo che noi tilt macesnizdalicstibilCpraffdemeedstonel'Aradegiimscgivoè coceSasi ilanaal actisdeAci chqucearininsemtonosanolimambrinseviciliotuscsicoInladiconicosopotufamdismtecopipacoil l'laravtrpreurspleeeCrasdetccllqiiVtamlv■upriveriamo come un padre ». Paijple vivamente applaudite dagli altri passeggeri e che costrinsero l'al- 0 al silenzio. Sullo spirito pubblico in valle di Aosta troviamo scritte le parole seguenti in un rapporto del 1811 del comandante della Divisione di Aosta, De Bellon, che è tutto un elogio alla devozione ed al patriottismo dei valligiani: « I sentimenti della popolazione della valle sono eccellenti'. Si ama di cuore l'Augusto Regnante e si rispettano religiosamente gli ordinamenti del suo Governo: non si interessano quasi di ciò che accade al"estero e di ciò che raccontano i giornali : non risulta che le leggi e provvedimenti diano luogo a commenti, mentre la opinione pubblica 1 è favorevole, gli impiegati sono meritevoli di elogio per lo zelo, attività e condotta ». « Così la penso » Negli albori della libertà, quando primi fremiti tentavano di rompere le dighe, la polizia era oculatissima per impedire che si introducessero scritti clandestini considerati sovversivi. Per esempio, il 10 ottobre 1847, il De Asarta, comandante di Aosta, comunicava che i doganieri di San Rhémy avevano sequestrato ad una donna del paese, certa Teresa Lu gon, cento e più fascicoli della Cronaca di Filippo De Boni, Cosi lu penso, stampata a Losanna dal Bonamici. Lo zelante funzionario scriveva: « Ho trovato nel fascicolo massime le ,più contrarie all'attuale ordine delle cose, eccitamenti rivoluzionari : è uno scritto perniciosissimo di cui devesi impedire l'entrata e la diffusione », Arrestata la l.ugon soffrì il carcere per due mesi. Ricordo ancora un episodio caratteristico del '48. Dopo l'armistizio di Salasco anche in vaile d'Aosta s'incrociarono voci aliarmiste e pessimiste con grave perturbazione dello spirito pubblico. Il 15 agosto il sindaoo di Verrès partecipava al ministro dell'Interno che il canonico Mensioz dopo aver letto, nella cine sa parrocchiale, una pastorale patriottica del vescovo di Aosta, annunziava l'entrata dogli austriaci a Genova e ad Alessandria ed invitava il popolo a cantaro un Te Daini solenne. 11 ministro ordinava che, qualora fosee appurata la verità delle accuse, il parroco fosse arrestato e tradotto al Castello d'Ivrea. Fu una clausola provvidenziale. Esistc negli atti una lettera del Meri sioz del 20 agosto che confuta e respinge la calunnia atroce, incolpando la malevolenza di un certo Do lean, scrivano del sindaco. E difatti un rapporto successivo del cornali- dante di Aosta mette in luce la ve- rità rivendicando il patriottismo del parroco che aveva pregato : suoi fe- " ivpsPiideli a racaomajidarsi a Dio perchè la voce dell'ingresso degli austriaci a Genova c ad Alessandria non fosse vera e che aveva promesso di impartire la benedizione in suffragio dei soldati morti per la patria. «-Altri nomi ed episodi potrebbero fornire le carte di polizia a chi aves se vaghezza di condurre più ampie ricerche ma la primizia delle nostre spigolature valga già a mettere in buona luce il contributo dato da benemeriti valdostani a! risorgimento nazionale. ADOLFO COLOMBO.