Una papa di gloria piemontese rievocata a Monte Nero

Una papa di gloria piemontese rievocata a Monte Nero Una papa di gloria piemontese rievocata a Monte Nero Il rifugio dedicato ad Alberto Picco Cividalc, 16. La presa del Monte Nero «è una de*U più b.>iie pagine di guerra dimontagna che la storia possa regi-strare ». Cosi Luigi Cadorna. Queste sole parole basterebbero a glustift'care tutto il movimento intenso, lirioso, che oggi si snoda per lu arterie di Cividale. Gwngono 1 vecchi scarponi collo spinto fresco venuti da ogni dove: Su « lem?1?! lla'!rl Lombardia, dagli Abruzzi, h molta ili questa gente, che il tempo ha poco sciupala, ha rigato col suo sangue qualche lembo arso del monte Impervio. Molti sono in divisa, magari sfatta dal tempo, resa color d'argilla -come a ricordare la fanghiglia della trtnoeà. Altri hanno il solo cappello con un mozzicone di penna e qualche stella alpina, in tutti 1 anima canora di-Ila patria esultante. Lssi son qui perché domani si inaugura il Rifugio del Monte Nero, a cui sarà dato il nome di Alberto Picco. Si rivivono oggi le ore, le giornate, i mesi che precedettero la cattura del Monte. E gli episodi sbocciano freschi e naturali. Una tomba fiorita La città per l'avvenimento ha un aspetto di gioiosa festività. Essa è tutta adorna di bandiere, di strisele inneggianti ni He, al Uuce, ai conquistatori del Monte Nero. Il rappresentante del Governo. S. C. SJV SHrorio Leicht, Sottosegretario ali Istruzione, è giunto alilo ore !),:t0 proveniente dalla caputale. Nella sala della stazione, addobbata con gusto artistico superiore e festonata di tricolori, erano ad attendere il rappresentante del Governo le più cospicue autorità. Sono anche qui il generate Etna, 1 uomo che pcn.. i «noi alpini alla conquista del Moni» Nero, l'on. Maliaresi, Commissario straordinario per ] Associazione Nazionale Alpini, i prefetti Motta di Udine e Cassini di Gorizia, il generale Isohbio, comandante la Divisione militare di Gorizia, il generale Cavarzerani, il console generale Mozzoni, comandarne la zona di Trieste della Milizia Nazionale, il generale Faraoni, Comminano dol3 Ufficio delle cure ed onoranze, ai caduti, il Commissario di Udine on. Di Caporiacco. Sono presenti alcuni congiunti di medaglie d'oro degli alpini, tra cui la figlia, del colonnello Pignone di Cuneo, comandante il 3.o alpini, aie sarà la madrina del monumento, la moglie de! generale Giordana e la madre del tenente Urli. Sono pure giunte la madre, il fratello e la sorella del giovine eroico, al quale si intitola il rifugio monumento: Alberto Picco. Dopo una breve sosta al Convitto Nazionale, ove avvenne il ricevimento ufficiale, le autorità passano nel teatro Corte, assistendo alla consegna del nuovo vessillo alla Società operaia di Cividale ed ove pronunziano applauditi discorsi il podestè di Cividale comm. Mulloni e S. E. Leicht. Poi si forma un lungo corteo dì automobili, che, attraverso 11 meraviglioso scenario di montagne, si reca a Caporetto. Durante ia tragitto aròtii trionfali ovunque ed entusiasmo di folla salutano i reduci che tornano. (A Caporetto il corteo sosta per rice- ? vere i'apvwjgtf) delle autorità. A Dresénca, il piccolo paese al piedi del Monto Nero, le accoglienze sono festosissime. Alle li le autorità ed i pellegrini si riuniscono per consumare alla buona il rancio speciale. Quindi tutti si portano al vicino cimitero militare ove si svolge una suggestiva cerimonia. Sulla tomba del sottotenente Alberto Picco, l'eroico piemontese conquistatore del Monte Nero, la famiglia, gli alpini piemontesi e l'Ufficio cure ed onoranze alle salme dei caduti depongono tre corone bellissime di bronzo. Un sacerdote, tra la commozione di tutti i presenti, recila le preci dei defiliti ed i pellegrini in ginocchio rendono omaggio alla memoria dell'eroico compagno caduto. La comitiva, si. reca poi alla Tendopoli, dove pernotterà accanto agli alpini ivi accampati. Pronunziano ivi applaudite parole S E. Leicht, portando il saluto del Governo nazionale, e l'on. Manaresi. Il rifugio e una lapide Il Rifugio Monte Nero, dedicato alla memoria del tenente Alberto Picco, sorge a circa cento mot ci dalla vetta, e nell'area stessa del vecchio ricovero, costruito dalle nostre truppa sin dal 1!115. La posizione è incantevole: la vista abbraccia uno .splendido panorama, che dalla catena del Monte Canin a iponente, attraverso le digradanti propaggini delle Giulie a mezzogiorno, va fino alle alte vette del Vohus e del Kradica a levante. . il Rifugio comprende un unico fati «ricalo di solida struttura, tutto picjtrw e cemento, coperto di cemento ninnato, atto a sostenete il rilevante peso delle nevi invernali; per metà incastrato nella roccia, ed elévahtesi a mezzogiorno, ron una maestosa facciala di stile classico. Quattro pilastri decorati da aquile Io dividono in tre scompartì: nell'inferiore del centrale trovasi la porta di ingresso e nei laterali due borchie decorative. In quelli superiori verranno formali tre specchi con gli spazi per le iscrizioni del Bollettino del giorno dell'epica gesta e dei nomi dei reparti che vi (parteciparono. I pilastri sono sormontati da un massiccio architrave, sul quale è inc.ia in caratteri cubitali la semplice, ma austera dedica: « Victoribus esto ». Un piazzale con scale in muratura, decorato con stemmi.del Littorio, completa armoniosamente il locale all'esterno. Ai piedi della gradinata, che adduce al Rifugio, venne posta la lapide, che era nel primo monumento e che reca la seguente iscrizione: « Ai suoi Battaglioni Exiìles. Pusa. Val Pellice — vincitori di Monte Nero il Terzo Reggimento Alpini — fiero di antiche tradizioni e di recenti glorie — ricorrendo il decimo anniversario della conquista — addi 10 giugno 1927 -- auspice la Sezione di Torino — de l'Associazione N'azionale Alpini — Questo ricordo pose •. Abbiamo detto che il Rifugio è dedicato olla memoria del tenente Picco. Egli e un fulgido eroe. Il compito più temerario di quella giornata era affidato nU'Si.a compagnia comandata dal cap. Arlmrello. Il fascino che 11 capitano esercitava sul suo reparto dava la sicurezza che l'ordine da lui impartito di «giocare il tutto per 11 tutto ppr evitare il pericolo di essere rovesciali più dalle roccie » sarebbe slato eseguito. Uà compagnia — 130 uomini su tre plotoni — lasciati gli accampamenti al Picca alle ore. '.'1.30, mosse da Kozliak alle in Illa indiana, lungo la sottile e rocciosa cresta che dalla colletta Kozliak sale alla vetta del Monte Nero. Precedeva il sottotenente Picco, un piemontese puro sangue, con una pattuglia di cinque uomini; seguiva il capitano alla testa del primo plotone composto di cinquanta alpini scelti. Gli altri due plotoni erano comandati entrambi da sottufficiali. I robusti alpini che dovevano percorrere dal Pleca un dlslivello di un miglialo di metri per attaccare il roccioso baluardo, portavano ognuno sulle spalle un anco a lena ripieno da servire quale riparo noi raso non fosse riuscita la sorpresa. Contemporaneamente la 31-a compagnia, agli ordini del cap. Rosso, on quattro plotoni — ISO uomini e 3 subalterni — muoveva in Illa indiana dal versante est del Kozliak verso la colletta del Monte Nero (quuta 20:i:!l ed olle ore 3.15 giungeva in prossimità delle trincee nemiche. Visto che l'altra compagnia era giunta alia sua altezza ed intesa la fucileria del o Susa », la 31.a compagnia si piegò per muovere rapidamente, all'attacco; poco dopo cominciò la fucileria nemica, sia dalla colletta, sia dalle trincee fiancheggiami del Monto Nero. La 31.a compagnia, senza rispondere al fuoco, accelerò l'avanzata. 11 oap'tano Arbarello dispose che la pattuglia di punta, seguita dal primo plotone irrompesse nelle posizioni sino a conquistare la vetta, mentre agli altri due plotoni lasciò l'ordine di proteggere lo spalle di quel manipolo di ardimentosi e di annientare i difensori rimasti. L'eroe Appena iniziata l'irruzione, il nemico apri il fuoco a disianza di una Cinquantina di metri, ma il sottotenente Picco, con la sua pattuglia, seguito dal capitano Arbarello col plotone di testa, si slanc.ò sui difensori travolgendo la prima linea formata da piccolo guardie — 1-5 uomini — sistemale ciascuna in torrette di pietrame. Uccisi o tgóminatl i dlfecs-ùri, il giuppo compatto dei nostri, preceduto dui due ufficiali, piombò al grido di « Savoia! » sull'avversario, appostato in prossimità della vetta e, dopo rapida ma accanita lotta col fuoco e con la baionetta, se ne impossessò, rovesciando il nemico giù per i canaloni sottostanti. In questa mischia cadde da prode il sottotenente Picco. Già forilo ad un piede, aveva voluto continuare nell'azione lino a che fu colpito mortalmente al ventre. Spirò dopo il termine dell'azione, tra le braccia del suo capitano e maestro, baciandolo ed esclamando alla presenza del suo plotone: « Viva l'Italia! Muoio contento di aver servito bene il mio Paesel ». G. A. COLONNELLO.