I valorosi dalla "raggiante fedeltà,, radunati alla Mole Antonelliana

I valorosi dalla "raggiante fedeltà,, radunati alla Mole Antonelliana Nastro A««urro I valorosi dalla "raggiante fedeltà,, radunati alla Mole Antonelliana II vibrante saluto del Duca d'Aosta - Magnifiche figure di Combattenti I segni dell'eroismo e della Vittoria n ri o e d e é e e o o n r r n i r me e. 1 e, i ieae a i- e, em i slal e, o, o a ti e ne o o, rdi olRe ual to Gli ■ azzurri » di tutte le Provincie d Italia a quelli residenti all'estero hanno iniziato con la giornata di Ieri il loro terzo Congresso, radunandosi per la cerimonia augurale nel salone (iella. Mole Antonelliana. La sezione di Torino, che ha a capo il generale Hho, ha degnamente ospitato 1 fratelli decorati al valore, e la cittadinanza 11 ha orgogliosamente salutati al loro passaggio, ravvisando in essi 1 migliori artefici della vittoria e della nuova grandezza della Patria. Visione indimenticabile I congressi sono quelli cne sono e, a parte la sostanza spirituale e il significato intrinseco che ognuno di essi caratterizzano e definiscono, hanno generalmente la 60lita fisonomla esteriore. Abituati a vederne qualche ventina all'anno, abbiamo fatto l'orecchio ai discorsi che li precedono, e persino l'occhio ha acquistato un'esperienza quasi divi-natrice che lo fa infallibile e pronto a raccogliere la visione complessiva e dettagliata dei protagonisti. Ma ieri è stata un'altra cosa. Affacciandoci sulla soglia dell'austero salone della Mole Antonelliana siamo stati presi da un'ansia, da un'emozione che sorgeva dal tumultuoso ricordo di un indimenticabile passato; la guerra che nello spirito di coloro che l'hanno intensamente e appassionatamente vissuta sta prendendo le forme evanescenti e luminose ad un tempo, di un mito quasi favoloso, ci è venuta incontro, risalendo gli anni, con la sua tragorosa e lampeggiante realtà. Non sulla soglia di una sala eravamo, ma su quella di 'un tempio, e poiché la fantasia era ormai lanciata, abbiamo lasciato che essa ravvisasse nel lungo palco d'onore, non la solita pedana sulla quale si accomodano le autorità, ma una trincea, sul ciglio della quale si affacciano gli eroi. E il condottiero della Terza Armata, S. A. R. il Duca d'Aosta, era al centro, con la sua alta figura, pensoso nel viso tormentato dalle rughe, luminoso nello sguardo che, a volte, si fa cosi profondo di umana bontà e tristezza, come se fosse al posto di osservazione h di comando. E attorno a lui la bella falange dei decorati come per attenderne ancora gli ordini, e dietro a lut, in un'alta atmosfera ideale, la celeste teoria dei martiri, non più sanguinanti di ferite, ma splendenti di glo ria. La selva del labari « azzurri • si stendeva, a mezz'aria, e occupava tutta la vastità della sala. Sotto le frangie dorate di ognuno di essi, parane lamente alle aste metalliche, pendeva no i segni dell'onore; 1 nastri ricama ti di corone e di medaglie. Il marmoreo pavimento, tutte precisamente rispecchiandole, stemperava anche alla trasparenza della luce bianca spiovente dalle altissime vetrate, venature e tonalità azzurre, sicché anche l'aria sembrava fatta per il respiro di coloro che ebbero in ispregio la morte e per dogma il sacrificio. , In fondo, prima dell'ingresso, isolati, se ne stavano i labar^della Sezione di Torino e quello di Roma, e in mezzo a loro il grande oriflamma dell Isti tuto del Nastro Azzurro. S'erano rag gruppati in un angolo i vessilli dei decorati residenti all'estero: Marsiglia, Nizza, Cairo, Alessandria d'Egitto, Costantinopoli, Parigi... Anch'essi, anche i fratelli lontani sono venuti ad unirsi ai fratelli, come chiamati dallo squillo di una fanfara alla quale l'ajiima ubbidisce ancora di colpo, prò prio come ubbidivano I corpi macera ti dalla fatica allorquando alto, lace rame, echeggiavano le rapide e incal zanti nota dell'allarmi. Uomini della leggenda Ed ecco il leggendario generale Fara E' ancora il bel bersagliere della Tripolitania, anche se gli anni gli son scivolali sulla pelle levigala del cranio puntuto e su quella stirata del viso. Gii occhi sono sempre quelli che abbiamo veduti una notte, lampeggiare come due colpi di mitragliatrice sulle folgorate alture di Santa Maria, davanti a Caporetto; ed ecco Freri, il generale tozzo e quadrato, forte come un torello, con la testa chiomata come quella di un artista, con il profilo duro come quello di un semplice ma nobile soldato; ed ecco il generale Rho più abituato all'elmetto che alla tuba, quello che s'è battuto con le sue truppe lino all'ultima cartuccia, ancora e immediatamente dopo le nere giornate di Caporetto; e la medaglia d'oro Bet toia, che, glorioso mutilato ne rappre senta l'Associazione; e monsignor Cravo6io, cappellano della Terza Armata, col petto scintillante di medaglie; e il colonnello Anfossi il « più bel petto d'Italia •; e Amilcare Rossi, medaglia d'oro, presidente dell'Istituto, irrequieto come se stesse sempre sulle mosse di partire per un assalto, tutto pervaso di quella spontanea e affascinante esuberanza meridional*, pittoresca mente loquace, affettuoso, generoso; ( Bossi, il presidente dell'Ente sportivo bersagliere nell'anima, immedagliato energico e volitivo, sempre alla testa di una sua ideale compagnia di soldati; e l'ingegnere Pergolesi, altra medaglia d'oro, un po' schivo, quasi timido, a malgrado del piccolo sole che gli pende all'occhiello della giubba; e il generale Perrol, alpino « scar pone » glabro come una roccia valdo stana; e il colonnello Di Bernezzo, mutilato e « azzurrissimo »; e il generale Monteflnale, soldato ruvidissimo, diritto e solido come uno dei cannoni che comanda; e il colonnello Olivetti coraggioso in guerra e studioso in pace; e l'on. Bagnasco che stira la sua barba fluente, con una certa disinvoltura e con una bella umiltà, sulla sua medaglia d'argento; e il colonnello Di Robilant, con la camicia nera venata d'azzurro, alto e slanciato, elastico co me un giovane di vent'anni, sereno e nobile nel viso; e Bardanzellu, segna to dal sole che splende sulla bella e fiera terra della sua Sardegna, « isolano » schietto, guizzante e dolce nella voce, schietto nel sorridere, sincero nell'amichevole stretta di mano; il generale Cambila e l'ossuto generale di cavalleria Avogadro che ha portato più d'una volta i suoi cavalieri alla carica; e il generale Segato, vecchia e cara figura di combattente; ed ecco De Pinedo, accompagnato dal colonnello Bolognesi. Il trasvolatore degli Oceani, e delle foreste del Matto Grosso, veste la bella divisa di generale dell'Aeronautica e ia tunica azzurra è costellata di medaglie. Su di lui si affissano tutti gli-sguardi e molte mani si tendono a stringere la sua Il saluto del Prefetto e del Commissario della Città Abbiamo nominato alla rinfusa le autorità « azzurre », senza disporle in ordine gerarchico che ieri sembrava cancellato tant'era la fratellanza che univa gli spiriti e le anime dei congressisti. La Sezione di Torino della quale fanno parte col generale Rho gli . azzurri • Lattes, Mlnetto, Capietti, Gatti, Bossi e Donati, hanno dato le ultime disposizioni per l'inizio della funzione- e nella sala gremita, ove so¬ noPprprl'oAdivechcovoe finmrelelupiratadelaquedmitefaondto1htrcrossttosetovrlcsRteCazsdpdvlsasLmdssufEsvprdddfdsmraad e o n l e , l e e o , e e aa, l o a ee ae a ( o o a la si e br o ue ini ti aa la Di ta o e a e oa ro edi o a a co nli sle ra si aà le n a he nla li ti, le la o¬ no raccolti tutti i rappresentanti del Presidio di Torino, si stabilisce un profondo silenzio. Prende la parola il prefetto S. E. Maggioni che dice: « Altezza lìeale. Azzurri d'Italia! « E' con viva commozione che ho l'onore di parlare dinanzi a questa Assemblea. Azzurri d'Italia, ho l'onore di portarvi il saluto in nome del Governo nazionale fascista. Voi sapete che il Governo considera gli Azzurri come la classe più eletta d'Italia. A voi noi dobbiamo un saluto reverente e devoto. « L'Italia vive sicura nei suoi confini perchè sa cho in qualunque momento una legione di Azzurri costituirebbe la legione sacra e insormontabile. L'Italia procede sicura nel suo sviluppo civile perchè sa che voi siete 1 più veri educatori della nuova generazione ; voi che 11 sacrificio avete portato all'eroismo: voi che nel momento del pericolo avete quasi abbandonato la vestigia umana per avvicinarvi a quella sovrumana. E l'esempio, nella educazione, vale piti di qualsiasi sermone. « Azzurri d'Italia! Un Principe gioioso di Casa Savola, che fu combattente fra i combattenti, fante fra i fanti, comandante eroico e glorioso, vi onora della sua presenza. « A voi, Azzurri d'Italia, a voi guaria sacra della Patria nostra, a voi devoti e fedelissimi al Re nostro amato, in nome del Governo io vi rinnovo 1 saluto devoto, augurale, affettuoso ». Dopo il breve discorso del Prefetto, he é applauditissimo, si avanza alla tribuna il Commissario del Comune E. Ricci, che pronuncia con voce chiara e ferma queste nobilissime parole: « La Città di Torino, con tutti 1 suoi figli, rivolge ai dpeorati del Nastro Azzurro un fervido, appassionar to saluto, nel quale si compendiano l sentimenti di ammirazione, di rispetto, di orgoelio patriottico per tutti l valorosi della erandp guerra. Nel contempo innalza il pensiero revprente e devoto alla immpnsa falange dei combattenti, ai volontari con a capo il bersagliere Renilo Mussolini, ai grandi condottieri, a S. A. R. il Duca d'Aosta, invitto comandante della III Armata, a S. M. 11 Re. Capo supremo dell'Esercito. Intorno al* quale si stringe compatta la Nazione in armi, e che. riponendo la snada. fu pago soltanto della Croce di guerra ». L'uditorio accoglip con calorosi applausi il saluto del Commissario. Prendp allora la narola la mprtnslia d'oro Amilcarp Rossi che. con alato p vibrante impeto tpsse l'esaltazione dell'Istituto e dei decorati al valore- La sua oratoria brillanti sisma avvince e appassiona l'uditorio, eh» alla fine scatta in una fprvlda ovazione. Parla il Duca d'Aosta Ed ecco S. A. R. il Duca d'Aoswa La voce del comandante della III Armata si alza nel religioso silenzio della sala e passa veramente negli spiriti dei glorio»! combattenti con la stessa potenza imeitatrice con la quale un tempo passava negli spiriti delle falangi dei suoi indomiti combattenti. Egli dice, scandendo i periodi: • Prodi fra i prodi, a voi 11 mio saluto. Saluto di Principe, che vede in voi i cavalieri senza macchia e senza paura della millenaria tradizione guerriera della sua Casa. Saluto di condottiero che riconosce in voi i leggen dari croi delle epiche battaglie. Saluto di camerata che ricorda la sublime fraternità d'armi che ebbe le sue pagine d'oro nella vostra raggiante fedeltà. Ma al disopra di voi il mio pensiero si eleva ai fratelli caduti che meritarono nella morte il bacio azzurro della gloria' Tutti vi sento vicini al mio cuore, che vi ha amalo e vi ama di indistruttibile amore. Siete il flore della nostra stirpe; il miracolo della nostra gente. Con soldati coinè voi era impossibile non vincere. E la Vittoria ha cinto di azzurro le bandiere di tutti i reggimenti. Dieci anni sono passati e i segni del valore splendono immacolati, in questo decennale di gloria, consacrateli, o prodi, alla memoria del mio grande Avo che divinò gli eroi dell'Italia trionfale. Con sacrateli, o prodi, alla immortalità del la Patria che vi benedice e vi esalta. Consacrateli, o prodi, col grido della vostra immutabile fede alla Maestà del Re a Un'acclamazione scrosciante, interminabile, accoglie l'alto e fiero discor so del Principe, ed i labari si tendo no verso la dominante figura del Con dottiero in segno di devozione e di saluto. La sfilata e il corteo Ed ora, davanti all'Augusto decora to passano gli alfieri dei labari. Ogni drappo porta con sè una invisibile schiera di martiri e la cerimonia as sume in questo momento un tono di altissima e profonda emozione. Passano per i primi davanti alla tribuna il colonnello Barni che porta l'orifiamma dell'Istituto e che ha al suo fiati co il collega Achille Benedetti, e quln di il capitano Galvano che reca li la baro della provincia di Roma seguito da quello della provincia di Torino Sfila quindi l'in terminabile, meravi gliosa teoria di tutti gli altri. Portato a braccia dai vigili munì cipali e accompagnato dal cav. Re mazzotti passa lentamente davanti al Duca il grande mutilato di guerra Re bazzani, amputato di entrambe cambe. Nell'accolta di uomini rotti Tutte J« più atroci visioni della guer ra, passa un'onda irrefrenabile di an goscia; questa naturale debolezza dell'anima, questo sopravvento che il cuore prende sullo spirito altissimo, dura un attimo. La sciagura gloriosa del mutilato è l'emblema più significativo del raduno e la pietà cede su bito il posto all'entusiasmo. E tra gli applausi passano le Madri e Vedove dei Caduti, con gli spiriti spogli di ogni gramaglia e alte sventolano le loro bandiere. I petti delle Gerissime donne italiane scintillano di medaglie Anche Carlo Del Croix passa ideal mente tra la folla degli eroi a rende ic l'omaggio al Comandante della Ter za Armata; egli è degnamente rappresentato dal corani. Lungagnani e con quest'ultimo passa l'on. conte Cencelli, in rappresentanza delle famiglie dei Caduti. Terminato lo sfllamento, il Duca scende tra gli alfieri e lungamente si intrattiene con ognuno di essi e per tutti ha una parola affettuosa e una stretta dì mano. Fuori intanto si forma il corteo, in testa al quale 6i pone la musica dei Reali Carabinieri, seguita dalle autorità, tra le quali si notano il Prefetto veto mobanoPisegGlnogcPod'AVsusutenil peboMdanemfasclege norl-prainpooldiavdera« sonezumhaadtanvoCaml'coRbasasirisulotegsu» sizrocozeentonatamaDsloirfalesrsMncpqlrdppdn—apgdpdvgtratqcpPdvftlmtrttnpil commissario Ricci, il ProcuratoreGenerale in rappresentanza della Ma- gistratura, il colonnello Di Robilant, ll Questore, a gr. uff. Ans-elmi, il prov- e o veditore agli Studi, comm. Renda, tutto il Direttorio del Nastro Azzurro e moltissimi altri. Seguono quindi i labari e il popolo- torinese che man mano si accoda al corteo. Il generale De Pinedo, subito riconosciuto, viene fatto segno ad una simpatica dimostrazione. Gli applausi a lui diretti 6i ripeteran no lungo tutto il percorso che si svol gc fra due ali di pubblico lungo via Po, corso Cairoti e coreo Massimo d'Azeglio. All'Esposizione Verso mezzogiorno il corteo arriva sul piazzale del Palazzo del Valentino, sulla balconata del quale sono ad attendere gli azzurri il gr. uff. Gobbi e il gr. uff. Bona. I congressisti salgono per l'ampia scalea, sostano nel vestibolo ed entrano quindi nelle sale della Mostra della Vittoria, accompagnati dall'ordinatore della medesima, colonnello Damiani, sostando per alcuni minuti, silenziosi e riverenti sotto 1 fasci delle gloriose bandiere dei di sciolti reggimenti e reparti d'assalto. Dopo tale visita che è come un pellegrinaggio attraverso la Storia d'Italia e della Casa Savoia, gli < azzurri » sono accolti al banchetto dal Comitato rl-pill'Esposizione nelle sale del Risto rame degli Ambasciatori e i labari, invece, vengono momentaneamente opitati nel salone dei festeggiamenti, ove il pubblico si reca a visitarli. Hanno aderito a questo Congresso oltre a S. M. il Re. a tutti 1 Principi di Casa Savoia, e al Duce, come già avevamo ieri annunciato, il segretario del Partilo, S. E. Turati, e l'on. Starace. L'on. Turati ha cosi telegrafalo: « Al Direttorio del Nastro Azzurro che, sotto l'orifiamma glorioso, raccoglie nella fede del Regime gli invitti azzurri d'Italia, il mio Alala, fervidissimo. I valorosi costi riuniti Congresso hanno per loro motto: sempre pronti ad ogni evento per la grandezza d'Italia, per la gloria del Re e del Duce». Hanno inoltre telegrafato tutti i ministri decorati, fra 1 quali gli onorevoli Ciano, Balbo, Fedcrzoni, Bolzon, Cavallero, Giuriati e Badoglio; tutti i marescialli d'Italia. l'ammiraglio l'haon di Revel e il generale Vaccari, comandante del Corpo d'Armata di Roma. I congressisti sono ormai adunati a banchetto, la musica dei carabinieri 11 saluta ancora con le limpide ed entusiasmanti note dell'inno « alia Vittoria » composto, dal maestro Pettinato, sulle parole di Amilcare Rossi. Dopo lo spumante hanno ancora brevemente parlato il gr. uff. Gobbi che, da magnifico improvvisatore qual'è, ha tessuto una esaltante orazione per gli » azzurri »; il generale De Pinedo. cosi schivo dai discorsi, ha dovuto al zarsi tra gli applausi e dire poche parole, ruvide come sciabolate, incisive come colpi d'elica; il comm. Bardanzellu, sempre pittoresco, travolgente entusiasta; il generale Rho e l'avvocato Mazzoni, presidente dell'Associazione di Firenze. Prima di sciogliere la adunata con la quale si è iniziato con tanta solennità questo Congresso, Amilcare Rossi ha spedito telegrammi a S. M. il Re, al Duca d'Aosta, al Duce e all'on. Turati. Onesta mattina alle 9.30, I congressisti si riuniranno nuovamente nel salone della Mole Antonelliana. RsqfItm