Il re dei giornali

Il re dei giornali Il re dei giornali ]0n po' di Cagliostro, un po' di Barnuin, un po' di Northclifle, con l'aggiunta, nientemeno, di un po' di .Napoleone o di qualche potentato orientalo, ed eccovi — ci dicono — il ere dei giornali », il creatore della «stampa gialla*, .William Kandolph Hearst. Ma bisogna vedere quale è il cemento che ha impastato e concretato tutte queste personalità in una sola, o meglio lo spirito che ha soffiato la vita in questo < fenomeno americano ». Che cosa ha, mcsra il diavolo in corpo a William llandolph Hearst? L'americanismo non basta a spiegare il fenomeno. La febbre dell'oro non è la sola che asseta un uomo che ha sempre profuso il denaro a pieno mani, invece di starlo a contemplare nelle casseforti, e che spende tesori in oggetti d'arte e in antichità e in ville e palazzi, trasformati in musei, e pone ogni giorno in pericolo, con un colpo di testa o un mutamento di rotta, i quindici milioni di dollari che i suoi giornali, le sue riviste, le sue agenzie e i suoi sindacati di notizie gli fanno guadagnare in media ogni anno. Il desiderio di potenza? 11 re dei giornali 6 l'uomo più odiato e vituperato, come il più temuto e servito, che sia oggi al mondo. Il demone che lo spinge ha tutte queste facce, ma no ha una sopra tutte, che resta incomprensibile a chi non intendo il veleno esilarante dell'inchiostro da stampa, il ritmo elettrizzante della macchine tipografiche, la fre netica gioia della parola stampata disseminata alle moltitudini, il pa rossistico amore di questa cosa infi nitamente viva e infinitamente mori tura che è il giornale. Hearst ha la frenesia del giornale, ma d'un giornale che sia un concerto assordante di giornali, una catapul ta, un vulcano di giornali che ogni giorno scuota l'opinione pubblica dalle sue fondamenta, la faccia sobbalzare, la scompigli, la travolga, ma specialmente la attiri e la renda, sia pure con passeggero proteste e reni/ tenze, sbalordita e schiava. Per alimentare questo vulcano, occorre gettarci dentro cataste di verghe d'oro e le fiamme d'una volontà indomabile e volubile e l'entu siasmo d'una intelligenza creativa e direttrice, la quale non sappia che cosa sia la fedeltà ad una idea, la costanza in un programma, ma sap pia invece mutar d'idee e di prò grammi e non serbi fede che a se stessa e non esiti a corrompere per mantenersi dura e incorruttibile. tEocitatevi quando il pubblico è eccitato!». Questo è uno dei precetti di Hearst ai direttori e redattori dei suoi giornali; ma un altro suo precetto, espresso coi fatti se non con le parole, impone loro di eccitarsi suecpsuantLcVdl'qe peYnvfenlienpcloIubcgsitppgeazf«anaolqmilesnpoeieoautoddbgtpretesto deale di S^^^^C^^S^^ si onori d combattere, per quante congiure plutocratiche egh si attenti oa sventare o a servire, per quanto speciabnente quando il Pubbli» non ^e eccitato, per eccitarlo, con ogni "pretesto, e adP ogni co,U>.*F*chA SÌSftinSSS PJL2E££Si "patriottismo epuro americano» egli inalberi a bandiere spiegate quando è contro una guerra o vuole imporre una guerra, il suo ideale vero, il suo ideale giornalistico è quello di attirare il maggior numero di lettori, di aumentare il più possibile, sistematicamente, la «circolazione». «Ottenete le notizie. Ottenetele per i primi. Non., risparmiate alcuna spesa. Fate un grande e continuo fracasso per attrarre lettori. Denunciate la ricchezza delinquente e promettete migliori condizioni per i poveri per attrarre lettori. Aumentate la circolazione. Lettori, lettori, lettori!». Questo è il programma unico di William Randolph Hearst, espresso con le sue proprie parole, ostinatamente, nelle piccole e nelle grandi occasioni della sua spettacolosa carriera, come nell'insegnamento professionale quotidiano. Perchè, a ventitre anni, quando si trattò di decidere quale via intraprendere, a quale mòta indirizzare la sua vita, il giovane Hearst, figlio di un ricchissimo senatore California' no, proprietario di miniere e di vasti possessi fondiari in uno dei più fecondi e promettenti Stati della Unione, invece di decidere di dedicarsi all'allevamento del bestiame, all'amministrazione d'un ranch, allo sfruttamento d'un qualche filone mi nerario, risolse di andare a chiedere al padre di cedergli un piccolo giornale di San Francisco che il senatore possedeva, ma pensava di affibbiare a qualche nemico tanto era «uno straccio di giornale», senza altro avvenire sicuro che quello di sempre 'più ingrate passività? Perche il giovane Hearst s'era già accorto che per lui l'inchiostro da stampa era un eccitante più adatto dell'alcool, aveva già capito che un giornale poteva essere un serio strumento di dominio e aveva già scoperto che il giornali amo era il suo demone necessario e inevitabile. In una documentata e imparziale biografìa di Hearst, dovuta a John Winkler e che ha veduto or ora la Juce presso gli editori Simon e Schu «ter di New York, le gesta, le tra versie, le fortune di questo « feno■meno americano» sono raccontate con l'ampiezza e la dovizia di particolari che merita il re dei giornali, il rivoluzionatore della stamna americana. Noi assistiamo, leggendolo alla quotidiana battaglia di Hearst per la conquista di un primato tra volgente, una battaglia di giganti tra competitori formidabili, combat tuta non solo a colpi di milioni d dollari, ma a colpi di genialità e giocando, ad ogni momento, il tutto per il tutto. Ora, il particolareggia to racconto della vita e delle impre se hearstiane ci riconduce, quasi ad ogni episodio, alla consapevolezza di una predestinazione individuale che fattpncc supera ogni condizionamento sociale economico politico. Hearst era nato per diventare il re dei giornali. Sin dai tumultuosi giorni della sua educazione universitaria, Hearst aveva fatto le prime sue prove giornalisticho dirigendo, senza scriverci troppo, un giornale collegiale, il Lampoon; e furono alcuni dei suoi condiscepoli i migliori redattori delVlixaminer di San Francisco, quando egli, nel 1887, decise di assumersi l'incarico di portare questo ignoto quotidiano di provincia a nuova vita e ad importanza nazionale. Ma anche prima di questa impresa memorabile egli si era recato a Boston e a New York a curiosare nelle tipografie e nelle redazioni dei quotidiani ed aveva dimostrato di volersi impossessare febbrilmente, non di un sol meccanismo e reparto dell'azienda giornalistica, ma di tutti. All'Examiner egli portò, quindi, un'esperienza tecnica già allenata e provata, il che gli permise. di fare le sue prime armi con la> competenza d'un veterano e lo slancio d'una recluta entusiasta. In pochi mési VE xaminer diventò uno dei giornali più rumorosi, combattivi e diffusi; il giornale che accaparrava i migliori scrittori, disegnatori, fotografi, lanciava sulle peste degli eventi i cronisti più rapidi, intrepidi e coloriti, rimestava in tutti i calderoni degli affari pubblici e privati, infocolava lo curiosità colle più acrobatiche trovate, e che, per giunger ad aver per primo le notizie e ad essere il primo a stamparle eé a lanciarle aveva sempre a disposizione le macchine da stampa più per fezionate e potenti e i più costosi «treni speciali». In pochi anni lo a straccio di carta» diventò un organo vivo e sensazionale da destare la attenzione anche della metropoli ed oggi esso rende annualmente un milione e settecentomila dollari. Il grande Hearst è già tutto in questa impresa dei suoi primi anni, meraviglioso nell'intuire i bisogni e i capricci del pubblico, il volgere delle fortune e degli interessi del Paese e dei singoli, insonne nel dirigere e sorvegliare ogni congegno del giornata, dal più' tecnico e tipografico al più redazionale ed astratto; insieme operaio, amministratore, scrittore, editore e maestro indiscusso in tutti i reparti; abile, infine, nello scovare e nel scegliere i suoi collaboratori di ogni genere da dovunque fossero, per aggiogarli con catene d'oro, ma con una ferrea disciplina, al suo carro trionfale. Le sue doti non faranno ohe perfezionarsi, ma resteranno fondamentalmente le stesse anche quando egli trasporterà il suo campo di battaglia a New York e, invece d'un giornale solo, ne avrà dieci, venti trenta, disseminati in tutta l'Amc seTovasppctmrcsdnc U11 del »°*tored egli fornirà le sue notiaie ^ . . tf ,. ^ d, oento qlIotidianL p M&\ to Hearst non sarebbe rica e, intorno ai' giornali, nn"nun ^ di rivJ(jte ^^z,-„'M,vd'ognÌ " A{„ , *„,™„t„„ :„,„,- i?»!LJL Sf S ndenù f«mi oSET "J» ^ *VdI o piccole capi- e i e o ù a , o e e e o e e n a o e e n a e , eo st a i t d e o a e d di he forse giunto mai se egli non avesse avuto da misurarsi con un avversano che doveva costringerlo ad acuire tutte le sue energie e spronarlo in una lotta che il Winkler chiama duello di dollari»: Josepf Pulitzer, 'editore del World. Fu per combattere il Pulitzer e strappargli la supremazia giornalistica che Hearst, nel 1895, trasportò a New York le suo tende, acquistò il Morning Journal e vi cominciò ad impegnare i diciassette milioni di dollari provenutigli in eredità dal padre. Fu una guerra senza quartiere e senza tregua, contro un maestro geniale sulle cui orme Hearst si era già posto dà tempo invidiosamente; contro un nemico allenato, espertissimo, dotato di più fine sensibilità e nell'insieme di gran lunga superiore, ma già vecchio e troppo trincerato in posizioni tradizionali, a malgrado di tutti i suoi avvenirismi tecnici e redazionali. Fu prima guerra di prezzi di vendita, poi d'imitazione e di superamento. Direttori, amministratori, meccanici, disegnatori e perfino redazioni intere, furono da Hearst strappati a Pulitzer a colpi di sti pendi favolosi. Al sensazionalismo di Pulitzer fu contrapposto un sensazionalismo centuplicato, per cui l'au mento progressivo di circolazione fu chiesto allo bizzarrie più spettacolose, alle più scandalose campagne, ai sobillamenti più impensati delle passioni popolari e alle giravolte più acrobatiche dall'uno all'altro partito, dall'uno all'altro programma. Ai prodromi della guerra di Cuba Hearst si era già cosi imposto come eccitatore dell'opinione pubblica che la guerra fu detta essere opera sua e «sua proprietà»; e si narrò d'un telegramma inviato da lui ad un cor' rispondente artistico che chiedeva di essere richiamato dall'isola perche tutto vi era tranquillo e nulla vi sarebbe succeduto, telegramma così concepito: «Vi prego di restare. Provvedete le illustrazioni ed io provvedere la guerra». La sua cam pagna più clamorosa fu poro quella contro la Standard Oil. Colla scorta di alcune lettere riservate, che egli era riuscito ad acquistare, Hearst provò che la grande Società petroli fera aveva corrotto ed assoldato ai buoì interessi vari uomini politici Un altro scandalo di questo genere Hearst tentò di suscitare, in giorni assai più prossimi a noi, pubblicando documenti che avrebbero dovuto provare che il Messico aveva corrotto e assoldato altri uomini politici americani. Ma i documenti furono dimostrati falsi. Hearst non c, tuttavia, uomo da scomporsi quando gli bì dimostra che le carte che ha in mano non sono di fabbrica accettabile e che il suo giuoco non c disinteressato. Egli ò AcdcnnCgbtftllzagcdsoadrbmdiEtgddmfiprròpClpmcnsp rimasto nelle posizioni più insostenibili con una audacia fredda, una ostinazione sfidante e ha rivelato tutto il suo coraggio non solo in certe elezioni presidenziali, in' certe lotte seguite da improvvise paci con la Tammany Hall, in certi abbandoni o abbracciamenti d'uomini prima invisi e poi acclamati o viceversa; ma anche nella grande guerra, quando si scagliò contro Wilson e contro la partecipazione americana, bì fece imporre dall'Inghilterra il veto alla circolazione britannica delle sue notizie e dei suoi giornali, fece il germanofilo sostenendo di fare l'« americano al cento per cento» e fini poi col l'accettare la guerra c ogni prosecuzione bellica del conflitto, sino a diventare oggi il più accanito sostenitore d'un accordo anglo-americano completo e duraturo. Nessuna meraviglia che — a quanto il Winkler ci assicura — su mille lettori che leggono i giornali di Hearst, uno soltanto gli creda veramente e che egli ispiri una sconfinata sfiducia nelle sue campagne e nelle sue asserzioni. Ma che il pubblico gli creda o non gli creda, è certo che il re dei giornali ha spianato il suo regno sino agli estremi livellamenti, deteriorando il gusto, inquinando le legittime curiosità, posponendo la ricerca del pensiero e della sostanza all'abbagliamento del colore. L'avvento della stampa gialla, del resto, era forse fatale anche Bonza Hearst ed egli può non aver .avuto altro merito o demerito che nell'affrettarla e nel potenziarla con le ricchezze e le energie d'un intuitorc di tempi e d' uomini, e di un domatore di folle. ALDO SORANI.

Luoghi citati: Boston, Inghilterra, Messico, New York, San Francisco