DIPLOMAZIA

DIPLOMAZIA UNA NOVELLA RUSSA DIPLOMAZIA Anna Lvòvna Kùvoldina, la moglie del consigliere MichaJl Petròvic, rese l'ultimo respiro. ♦% E ora? come fare? — dicevano impensieriti 1 parenti e gli amici. — Bisognerebbe avvertire il marito. Erano separati, è vero, ma egli non ha mal cessato d'amare la defunta... Ultimamente venne a trovarla, s'inginocchiò ai suoi piedi, e, pregò: « Aunotcka mia, quando finalmente mi perdonerai 11 trasporto di un minuto? ». E sempre cosi, ogni volta che veniva. Bisogna, dunque, avvertirlo. Aristarchi Ivànovic, — cinese la zia dagli occhi gonfi di lacrime, rivolgendosi al colonnello Plscarlòv. — Voi siete amico di Mlchall Petròvlc. Fatemi questo favore: andate nel suo ufficio, informatelo di questa disgrazia... Però, non diteglielo a bruciapelo, non spaventatelo Egli è malaticcio, sapete. Bisogna che non se ne risenta troppo. Preparatelo prima, è poi... *% Il colonnello Plscarlòv prese 11 berretto; si recò agli uffici delle Ferrovie dove era impiegato il neo-vedovo. Lo trovò intento alla registrazione dei bilancio. — Buongiorno, Michall Petròvlc, — diss'egld sedendosi accanto alla tavola del Kuvàldin, e asciugandosi 11 sudore, buorigiórino, carissimo! Ma quanta polvere in strada, vero? Dio ci salvi! Scrivi, scrivi, amico mio... Non voglio darti fastidio. Riposerò un poco, e poi andrò via... Passavo di qui, sai, e m'è venuto in mente... Guarda, guarda, è proprio questo l'ufficio di Mlscla!... E se ci entrassi? A proposi to, già... Avrei anche un piccolo af fare... — State comodo, Aristàrch Ivànovic, e aspettate un minuto. Fra un quarto d'ora ho finito; e parleremo. — Scrivi, caro, scrivi, lo sono, venuto cosi... andavo a spasso... Ti dirò solo due parole... Kuvàldin lasciò la penna e si preparò ad ascoltare. Il colonnello si grattò il collo e continuò: — Qui da voi, manca proprio l'aria, invece fuori è un vero paradiso... 11 sole... Un venticello fresco fresco, gli uccellini... E' una vera primavera! Passavo sul corso, e mi sentivo cosi bene! Pensavo: sono un uomo indi pendente, io, vedovo e tutto solo; vado dove mi pare e piace. Par esempio: voglio andare in bottiglieria? Vado in bottiglieria. Voglio fare una passeggiata in tramvay? La faccio; e nessuno osa vietarmelo, nessuno mi rim provera se sto troppo tempo fuori! Ali, amico mio, credi; non c'è una vita .ntglioi-e di quella dello scapolo! t.i bero cittadino! Senza pensieri. Si re spira, e si gode di respirare! Adesso, per esempio, vado a casa, e basta. Nessuno osa domandarmi dove sono tato. Sono io, il mio padrone. Vedi, arissimo, molti portano fino ai sette teli la vita coniugale, ma per me... meglio i lavori forzati... Tutte quelle mode, quei pettegolezzi... quanto rumore, poi!... Ogni momento le visite poi i bambini, che vengono al mondo come le ciliege; uno chiama l'altro, e le spese... Dio ci salvi! _ Un momento — disse Kuvàldin, riprendendo la penna — avrò finito e allora... — Scrìvi, carissimo, scrivi... E ancora sei fortunato se trovi una moglie che non sia del tutto diavolo ! Ma quando, invece, imbrocchi proprio un diavolo in gonnella? Che ti fastidia e ti annoia tutto il santo giorno? Ecco, prendiamo te, per esempio... Finché eri scapolo, eri un uomo; quando poi hai sposato, continciasiti ad immalinconirti ad avvilirti... Sei diventato la favola del» paese... è arrivata a cacciarti fuori di casa, colei. Ah, carissimo... non è nemmeno U caso di pian- fferta. , , ,, — Sono lo che ho la colpa nella nostra separazione - sospirò Kuvàldin. — Via, via ; la conosco bene. Cattiva, bisbetica, maligna! Ogni parola, un veleno • ti punge con lo sguardo come con un coltello. E non parliamo poi della malignità.: ne aveva una buona dose, la defunta! — Come... la defunta? — Kuvàldin sgranò gli occhi. — Ho detto: la defunta? — si riprese Plscarlòv, diventando rosso. — Macché, non ho mica detto cosi... che Dio ti benedica- •• N°n è proprio il caso di impallidirei Ah, ah, ah... Apri meglio gli orecchi! _ Ha visto oggi Anna? Un momentino, si. stamattina... Era ooricata... Ah, che donna! Comanda, comanda sempre. Mai niente d! ben fatto: questo va male; quello peggio ancora. E' proprio insopportabile! Non capisco come tu faccia ad amarle... Piacesse a Dìo di sciogliere 1 tuoi legami ! Allora si che gusteresti un po' di libertà, di allegria... sposeresti una altra volta, magari... Ma non corrugare la fronte! Ho detto cosi, da quel vecchio che sono. Va bene, va bene, non parlerò più! Per me, fa come vuol... Se credi, amala pure; se non credi, non amarla più. Ho detto cosi, per 11 tuo bene... Non vive con te, non vuole saperne di te... che razza di moglie è questa? Brutta, malaticcia, bisbetica: non è proprio il caso di rimpiangerla. Vada pure... — E' facile parlare, Aristàrch Ivano Tic! sospirò Kuvàldin. — L'amore non lo strappi facilmente come un ca-, pello. — Che c'è da amare T Non hai avuto da lei altro che malignità. Perdona a me, vecchio come sono, ma lo non le ho malvoluto bene... Non potevo soffrirla. Passando davanti alla sua casa, chiudevo gli occhi, per non vederla nemmeno per caso... Bah! Stia In pace! Che Dio l'abbia in gloria, nella pace eterna! — Ma come, Aristàrch Ivànovic? — Kuvàldin Impallidì. — E' già la seconda volta che lei si tradisce. E' forse morta? — Macché, non è morta I Nessuno, è morto ! Solo non potevo soffrirla, la defunta... accidenti ! non la defunta, ma ilei, lei, la tua Anna... Insomma, Aristàrch Ivànovio, non mi torturi 1 Lei è cosi stranamente eccitato, s'imbroglia ad ogni parola, decanta la vita di scapolo... E' forse morta? E anche se lo fosse? — brontolò Piscariòv tossendo. — Come sei precipitoso... Tutti moriremo; bisogna bene che muoia anche lei... Anche tu morirai, anch'io... Gli occhi di Kuvàldin si riempirono di lacrime. — A che ora? — domandò sommessamente. In nessuna ! Ecco che sei già tutto rammollito i Non è morta ! Chi ti ha detto che è morta? — Aristàrch Ivànovic, la...,- prego, non abbia riguardi per me. — Con te, caro mio, non si può nemmeno parlare: sei proprio un bambino. Non ti ho mica detto che è morta 1 E allora, che hai da piagnucolare? Va a contemplarla, è viva, più viva che mail Dianzi, quando ero là, litigava con la zia... Il Padre Matvèi dice il requiem, e lei strilla che si sente in tutta la casa. — Ma quale requiem? Perchè. 11 requiem? — Il requiem?... Ma... cosi, in un certo sanso, invece della benedizione, Cioè... No, no, non c'era nessun requiem, ma solo cosi... non c'era niente, nè requiem, né niente. Aristàrch Ivànovic s'imbrogliò, si alzò e, voltato verso la finestra, si mise a tossire. — Senti che tosse, caro... Non so dove mi sono raffreddato così. Anche Kuvàldin si alzò, e cominciò a camminare nervosamente vicino alla tavola. — Ma lei non fa che torturarmi Inutilmente — dlss'egll tirando la sua barbetta enn le mani che gli tremavano. — Adesso è chiaro, tutto è chiaro. E non so proprio a che serva tutta questa diplomazia. Perchè non dirlo subite? E' morta, vero? è morta... — SI... no, no, ecco... come dirti? Non è che sia proprio morta, ma cosi... Ecco che piangi di nuovo. Ma tutu moriremo ! Non è solo lei mortale. Tutti andremo all'altro mondo I Invece di piangere così, in presenza degli estranei, faresti meglio a pregare per lei, a farti almeno il segno della ctocb! Per un mezzo minuto, Kuvàldin guardò Piscariòv, quasi non capisse, poi, cadendo su una poltrona, si ml6e a singhiozzare istericamente. Dalle tavole vicine i suoi colleglli si precipitarono per venirgli In aiuto. Piscariòv si grattò la nuca. — E' una vera disgrazia, avere u che fare con simili signori, parola d'onore ! — brontolò allargando le brac eia. — Urla, smania... e che c'è da urlare? Miscia, sei matto? Miscia ! — lo prese per le spalle. — Non è mica ancora morta ! Chi ti ha detto che è morta? Al contrario: i medici dicono che c'è ancora speranza. Miscla, eh. Miscia 1 Ti dico che non è morta !! Vuol che andiamo a trovarla Insieme? Arriveremo giusto per il requiem.... Ma che dico? Non per 11 requiem, ma per il pranzo, carissimo. TI assicuro che èt viva 1 Dio mi punisca 6e non dico la verità ! Che mi scoppino gli occai ! Non credi? Allora proprio bisogna che andiamo a vederla. Se dico bugie, mi tratterai come merito. Chi ti ha messo in testa tutta questa storia? proprio non capisco I Oggi stesso ho visto la defunta, cioè, non la defunta, ma... acc Il colonnello fece un gesto di Impo lente disperazione, spu'ò e usci. Arrivato a casa della defunta, egli cadde su un sofà, e si prese per 1 capelli. — Andate voi da lui — disse con disperazione. — Preparatelo voi alla notizia, e lasciatemi in pace ! Non voglio più occuparmene, io. Appena gli dissi due parole, appena gli lasciai sospettare... ecco come la prese: morto anche lui I Svenuto l Non mi prenderete più un'altra volta. Arrangiatevi I... ANTON CKOOV. [Traduzione dal russo di R. B. N.). dKItsgclAs

Persone citate: Anna Lvòvna Kùvoldina, Miscia