Gabbamondo

Gabbamondo Gabbamondo a o a a i l i o a a i n u , l a o ti oe s o o e a i, eoe m: nlà ul a li La bella fantasia di una Margherita senza Faust L'arresto di Margherita Borzoni — una ragazza di 21 anno, nativa di Novara — non è stata un'operazione difnoile o complicata. Dalla scoperta delle sue marachelle, alla sua identificazione ed ,al suo arresto sono intercorsi pochissimi giorni. Essa si era ammantata dietro generalità vaglie ed imprecise: si era eclissata misteriosamente, fuggendo da Bra a Torino, senza naturalmente indicare la direzione presa; aveva alterato persino la propria carta d'identità; ad onta di tutto ciò i carabinieri l'hanno individuata e l'altra mattina, due militi della Sezione Moncenisio l'hanno tratta in arresto mentre passeggiava in su ed in giù per il corso Valdocco. La Borzoni è stata rinchiusa per un certo tempo nell'Istituto del Buon Pastore a Torino. Recentemente essa ha riottenuto la libertà e di questa si è valsa per fare — secondo il suo intendimento — un'opera buona in favore di una compagna, un'altira giovinetta corrigenda, Maria Canavero. I famigliari della Canavero abitano a Bra, in corso Vittorio Emanuele "4. Uno degli scorsi giorni, la Borzoni giunse a Bra e si pose alla ricerca dei fanuigliari dell'ex-compagna. Il padre di costei, Giovanni Camavero, di 64 anni, era fuori, in campagna, e la Borzoni, avuto dai vicini le indicazioni necessarie, si affrettò a raggiungerlo. Trovò il vecchio in uno dei vl: gneti che egli possiede in regione Fei di Bra, e senza troppi preliminari gli espose lo scopo della sua visita. — Sono un'amica di sua figlia e vengo a portarle notizie di lei. Brutte notiate però: sua. figlia si trova assai male ed occorrerà che lei si decida ad iniziare subito le pratiche per farla ritornare a casa. — Per farla ritornare a casa? — balbettò . il vecchio, sorpreso e preoccupato. — Si, per farla tornare a casa. E occorrerà che si spicci. Sua figlia è ammalata e un ritardo nel suo ritiro dall'Istituto potrebbe esserle fatale. Se dovesse restare ancora qualche settimana in quel luogo, quella ragazza morirà di tubercolosi. II vecchio accolse con molta mestizia queste notizie e la ragazza soggiuns3. : — Intanto occorrerà che le mi'idl senza indugio un pacco/ con calze, biancherie, dolciumi. In tal modo le sembreranno meno duri questi pochi giorni che ancora deve trascorrere all'istituto. Erano le 19, cioè l'ora del pranzo, ed il Canavero invitò a cena la visitatrice. Pranzando essa raccontò di essere figlia di un ingegnere, addetto ai canali della provincia di Cuneo e aggiunse che il padre si sarebbe recato a prenderla il giorno dopo in automobile per riportarla a casa. Fu cosi che il vecchio Canavero comprese che bisognava dare anche ospitalità per la notte alla visitatrice. E senz'altro egli la fece accompagnare a bra, dove la ragazza fu benevolmente accolta ed ospitata dai famigliari della ex compagna. Ma il giorno dopo invano si attese l'arrivo del padre della ragazza. Costei, formulò sommessamente l'ipotes, che il padre fosse stato trattenuto da qualche impegno, ragione per cui la famiglia Canavero la trattenne ancora per quel giorno a pranzo. Dopo di che, la giovane espresso Il desiderio di ritornare ancora per qualche poco in campagna. Fu accontentata e riaccompagnata nel piccolo podere 6ito in regione FeJ. Nel podere è situata anche una casetta a due piani, dove la famiglia Canavero abita durante l'estate. Verso le 16 il vecchio Canavero si ritirò in una stanza al secondo piano dalla casetta per concedersi qualche ora di riposo. La ragazzi dichiarò che avrebbe compiuto un giro per 1 vigneti e si allontanò infatti per la campagna. Quando, poco più di un'ora dopo, il vecchio si ridestò, fece per rimettersi il gilet che aveva steso sotto il guanciale. Ma nel prendere l'indumento si accorse subito che qualche cosa di sorprendente era avvenuto. Dalla tasca del gilet era scomparso il portafogli e con questo erano scomparse 840 lire. Ma era scomparsa anche l'ospite, la giovane visitatrice e questa scomparsa impreveduta -spiegò quella del portafogli. Il Canavero si affrettò a denunciare l'avventura ai carabinieri, aggiungendo tutti quei dati che potevano giovare a far individuare la giovane, la quale aveva declinato le sue generalità in modo molto sommario e curioso. — In casa mi chiamano Agnese — aveva detto. I carabinieri andarono alla ricerca di Agnese e nella rete cascò una don. nina allegra di Torino, Agnese Zorgnotti, alla quale si potevano riferire gli. altri connotati generici dati dal Canavero: « capelli tagliati alla gar coirne, vestito di mussola, scarpe bianche, alta, slanciata, dall'apparente età di 20 anni ». Ma quando la Zorgnotti fu messa a confronto col Canavero questi dichiarò che non si trattava dell'ospite indelicata. Le ricerche furono proseguite per altre vie, e Pepi Il UmeVirasi nesimegUmpoRequreto lirscstaPofirlinnadamavaluBaretratòsoniliblirnuPaBasptirdaZatenstoprvinotreNainluraqugiTrtoBidepaacnapudenidaInmzivaunmdinsicidstsimdpdvdatrcsloslfti le no e, logo a" distanza di £ocliì giorni, fu fortunato. Margherita» Borzoni, la giovane che si era presentata alla famiglia Canavero per compiere... un'opera buo na a favore della campagna, venne identificata ed arrestata. All'atto dell'arresto ella fu trovata in possesso di una carta di identità rilasciata dal Municipio di Varai lo Sesia. Ma il documento presentava pa lesi tracce di alterazione: la Borzoni, che è nata nel 1907, aveva corretto l'anno dl nascita facendosi apparire più vecchia di un anno. Per una volta tanto ci si trova di fronte ad una donna che non vuole ringiovanirsi. Senoncliè la cosa è spiegata sufflcien temente col proposito, in questa ra gazza traviala, di uscir anzi tempo di minorità per certi Ani poco raccomandabili e confessatili!. Inoltre si è appurato che la Borzoni era contravve nuta all'ordine della Questura dl Ge nova da cui era stata mandata al suo paese d'origine con foglio di via obbligatorio. Da queste due accuse supplementari, la ragazza — negli interrogatori resi dinnanzi al Procuratore del Re — si è scolpata con alcune trovate peregrine: — lo non ho alterato la carta d'identità. L'ho avuta, cosi com'è, dal Municipio. D'altra parte, mia madre mi ha sempre detto che sono nata nel 1907. Per quanto riguarda la contravvenzione al foglio di via, essa ha detto di avere spedito da Genova il docu mento ai propri famigliari e di essersi diretta poi a Torino, ignorando l'obbligo di restituirsi a Varallo Sesia. Ma nuche per la terza accusa — quella di furto — la giovane è negativa, ostinatamente negativa. E, cosi spiegarla sua improvvisa scomparsa: — Avevo deciso di partire alle 17,30, perciò verso le 17 mi recai in casa del Canavero per salutarlo. Trovai die dormiva. Lo scossi e lo salutai e egli mi rispose con un grugnito. Non insistetti per risvegliarlo e mi al lontanai recandomi alla stazione, dove presi il treno per Torino. Ma non mi allontanai rnisterio<ainpnte: tutti mi hanno vis-ta. Se fo*si s-taia colpevole avrei usato almeno qualche circospezione. icpslnbdtcnahttt i o i o r o e a Il cameriere con molti «cheqnes» Un uomo pieno di risorse è il cameriere disoccupato Carlo Zanini, di Vittorio, di armi 20, senza fissa dimora, il quale venuto in possesso, non si sa come, di un libretto di «cheque», ne approfittava per raggirare il pros simo. Il giorno 22 dello scorso mese egli incontrava due suoi conoscenti, Umberto Bignanl, di anni 40 e Filip po Giacomasso e li invitava a pranzo. Recatosi in una trattoria di via Torquato Tasso n. 11, consumarono un regolare pasto, poi venuto il momento di pagare il conto, ammontante a lire 19, lo Zanini tirava fuori di tasca il libretto dei... suoi assegni e ne staccava uno sulla Banca Cooperativa Popolare di Padova, consegnandolo firmato al proprietario Andrea Catel lino a saldo del pranzo e di una cena lasciata da pagare in precedenza dal Bignani. L'assegno era di lire 30, ma lo Zanini che evidentemente aveva bisogno di spiccioli, poiché, disse lui, l'indomani si sarebbe recato alla Banca per incassare oltre duemila lire, domandò cento lire in prestito al trattore, il quale... gentilmente rifiutò, pur accettando, come buono, il piesolo «cheque». 11 giorno dopo lo Zanini staccava un secondo assegno dal libretto miracoloso, per una somma di lire duerailacinquecento, intestandolo nuovamente alla Banca Cooperativa di Padova e passava per l'incasso alla Banca Nazionale di Credito di 'J crino. Ma qui non ebbe subito, come egli sperava, 1 denari, poiché l'Istituto, ritirato l'assegno, richiese il benestare da Padova e pertanto rilasciava allo Zanini, una ricevuta sull'assegno trattenuto. In mancanza di meglio, que sto servi al cameriere capitalista, di pranzare ad ufo in una trattoria di via San Tomaso, gestita da Natale Fenoglio fu Paolo e di convitare inoltre, alla sua jwensa l'amico Bignani. Naturalmente egli non potè pagare, ina in compenso seppe abilmente illudere il Fenoglio, sventolandogli fieramente la ricevuta delle duemilaci ì queoento lire che doveva prelevare hi giornata. Viceversa l'anfitrione si squagliava. Trascorsero alcuni giorni, poi il trattore incontrava in via San Tomaso il Bignani, al quale chiedeva notizie dello Zanini e del conto rimasto da pagare. Tra i due fu intavolata una accesa discussione, quando, occasionalmente venne a passare in quel punto il brigadiere di P. S. Pastena della Sezione Moncenisio, che interveniva all'animato colloquio e, saputo dal Fenoglio, l'origine della questione. Invitava il Bignani a seguirlo al Commissariato, ove veniva trattenuto. Contemporaneamente la Banca Nazionale di Credito riceveva da Padova, dalla Banca Cooperativa Popolare, un avviso esauriente. L'assegno a firma Zanini era emesso a vuoto e quindi non poteva essere pagato. Sulla de-j nuncia il Commissariato di Moncenisio iniziava le ricerche pei II rintraccio dell'intraprendente cameriere, indagini che furono favorite dalla costituzione del Zanini stesso, il quale si presentava ieri mattina, spontaneamente all'ufficio di Polizia confessan do il suo fallo: di avere trovato, cioè, per strada il libretto degli assegni e di essersene servito per campare, trovandosi disoccupato e privo, perciò, di mezzi di sussistenza. Il Bignani era a conoscenza delle falsificazioni, mentre il Giacomasso, di nulla poteva considerarsi colpevole, essendo stato semplicemente invitato a pranzo dallo Zanini, il quale, in base a ciò, è stato deferito, insieme al Bignani, al l'Autorità giudiziaria per truffa c falso. plttVvfuqpsrpPllrtpcIp2usqdsitzatptzsds