I diecimila operai di Milano stamani da Mussolini

I diecimila operai di Milano stamani da Mussolini I diecimila operai di Milano stamani da Mussolini Come sorse l'originale iniziativa - La grandiosa mobilitazione V ordinata pittoresca partenza U fazzoletto tricolore — Entusiasmo Milano, 28 notte. Sono cominciate nelle prime ore del pomeriggio le partenze dei diecimila operai che si recano a Roma a testimoniare al Duce tutto l'amore, tutta la fedeltà della folla operaia milanese. E' questo un pellegrinaggio senza precedenti nella Storia d'Italia, sia per il suo carattere ed il suo significato, sia per la sua grandiosità. La prima idea sorse vari mesi or sono, allorchè il Segretario del Fascismo lombardo, Mario Giampaolo, volle fare il bilancio di quantità e di qualità di una istituzione da lui voluta e creata : quella dei gruppi aziendali. In verità il Giampaoli ha sempre indirizzato la sua attività politica verso le masse operaie e si è sempre preoccupato di fare opera di proselitismo, specialmente tra le maestranze. Ecco perchè da anni ed anni egli ha portato di preferenza la sua parola di volgarizzazione e di fede fascista negli stabilimenti, e a rendere ancor più concreta questa sua opera istituiva i « gruppi aziendali » radunando in ogni fabbrica nuclei di lavoratori che costituissero la scolta più intelligente e sicura del Fascismo, ed ai quali dovessero essere affidati compiti delicati di esempio, di propaganda e di compe tenza. In breve tempo non vi fu fabbrica di Milano che non avesse costituito il suo gruppo. Questi dimostrarono in breve la loro efficacia; dal lato politico, facendosi strumento mirabile di patriottismo; dal lato sindacale, attuando scrupolosamente quei comandamenti di collaborazione che sono fulcro della dottrina fascista. In più, ogni gruppo si prodigava in opere di assistenza morale e materiale. 20.000 erano gli inscrìtti Fu per l'appunto durante una imponente rassegna di queste forze aziendali, che spuntò l'idea di dimostrare praticamente al Duce come e quanto il Fascismo fosse penetrato Milano tra i lavoratori, e quale suggestione Mussolini abbia esercitato ed eserciti tra di essi, umili operai che, senza esaltazione, credo no al suo genio, e si nutrono della sua fede senza baldanze. Ma come fare? Ripetere il gesto dell'album e delle firme? Troppo poco. Molti dissero: — Il Duce vogliamo vedere vogliamo che dai nostri volti, dalle nostre voci egli comprenda il nostro amore! —. Ed allora si concluse : — Andiamo a Roma! —. Senonchè, sparsasi la notizia che effettivamente i gruppi di operai potevano organizzarsi per andare da Mussolini al la Capitale, cominciarono i guai Bastò che Maria Giampaoli, che in effetto aveva sbozzata la proposta, annunciasse che si accoglievano le adesioni, perchè queste piovessero in modo impressionante. Un mese fa gli iscritti erano esattamente 20.000. Già il numero dei partecipan ti, che all'inizio si presumeva di 3000, era stato via via elevato a 5, a 6, poi a 7000. Si arrivò con grande sforzo, date le difficoltà di trasporto, di alloggio, di disciplinamento, ad arrotondare la cifra a 10.000, con l'assoluto- divieto di oltrepassarla. Occorreva quindi il coraggio di sacrificare metà delle iscrizioni, e cosi francamente fu fatto, sebbene le suppliche e le sollecitazioni siano state pressanti e innumerevoli. Per quanto a malincuore, si die mano alle liste, e a forza di tagli, cercando anzitutto di limitare le inscrizioni alle maestranze più propriamente cittadine, si riuscì a non superare il massimo. Organizzazione esemplare L'organizzazione della eccezionale comitiva fu quindi assunta dai fascisti corridohiani, come quelli che avevano avuto l'onore di sostenere per primi, unitamente a Giampaoii, la bella iniziativa. Fissata la spesa e formulata la quota, oéi iscritto suddivise l'importo in rate che sborsò settimanalmente. Non vi è uno di questi 10.000 operai che ora nella notte viaggiano per Roma, che sia riinasto in debito; non uno che abbia l'entusiasmo smorzato da preuc cupazioni di morosità. Questa disciplina economica è bella, ha il suo significato, ed è sicuramente ecce zionale. Mobilitazione esemplare per ogni riguardo. Fin da ieri ciascuno dei partenti sapeva a quale treno apparteneva; sapeva l'ora ed il pos-o dell'adunata; l'ora ed il posto della partenza, e non ignorava neppure il bagaglio che gli era consentito. Oggi, nei diversi stabilimenti, e nei vari Circoli rionali, le radunate ebbero inizio subito dopo mezzogiorno, e dalle 14 in poi le prime squadre cominciarono a comparire per la città con musiche e gagliardetti in testa, tra i saluti entusiastici della popolazione. Nei quartieri popolari i gruppi passarono militarmente tra lo sventolio di fazzoletti e alti « alala » al Duce ed all'Italia. Frequentissime erano pure le grida di : « Viva Roma! ». I 10.000 fazzoletti tricolori Alcuni gruppi erano perfino distinti nell'abbigliamento': i 900 "opeiai della Isotta Fraschini recavauo tutti in capo una candida paglietta, certo in omaggio alla campagna promossa dal Partito Fascista per questo italianissimo copricapo; altri indossavano il costume sportivo — calzoni corti, mollettiere o gamba! e tutti erano fregiati della bìlia medaglia commemorativa e del fazzoletto tricolore, con scritto nel bianco:' Viva il Duce!; fazzoletto sgar giante, che a Roma i 10.000 parte cipanti, raccolti nel Colosseo, allacceranno al collo, offrendo un fantasioso e policromo spettacolo. I dirigenti del Fascio, da Mario Giampaoli a Rino Parenti, Aldo Rusconi, ecc., si dislocarono assai presto nelle stazioni di partenza, allo scalo Sempione, allo scalo Garibaldi, alla stazione Centrale, ove erano predisposti lunghissimi treni. Gli operai, giunti da diversi quartieri periferici alle stazioni di partenza, erano incolonnati per gruppi, cioè per stabilimenti. Ogni gruppo aziendale, ogni stabilimento ha la sua folta rappresentanza, ordinata, pur nell'entusiasmo strabocchevole. Le forze operaie hanno sfilato in piccoli cortei davanti ai gerarchi, gridando i loro « alala » con un entusiasmo indescrivibile. Alla stazione Centrale quasi tutti gli operai indossavano la camicia nera e portavano la paglietta. Molti gli episodi allegri. Un tarchiato e giovane operaio del Tecnomasio recava a fatica, tra un sacco ed una valigia, una sgangherata macchina fotografica. Qualche compagno prese a deriderlo: — Quella ha fatto la campagna di Africa! Ma il giovanotto, non raccogliendo lo scherzo, protestò con commozione : — Ili voeuri fotografai. (Io vogho fotografarlo). Commovente entusiasmo in queste aride parole meneghine. Ma ad ornar del vero qualcheduno aveva la macchina fotografica nuova fiammante, comperata magari per l'occasione, e di cui forse ignorava ancora il modo di usarla. Ma anche in questo caso, ben si sa, si spera sempre nell'aiuto dell'amico. Valige e canzone Curiose, strambe, inverosimili le valige. Si sarebbe detto che alcuni le avessero pescate dal più bizzarro rivendugliolo. Molti più spicci si curvavano sotto sacchi enormi gettati sulle spalle come montanari. Altri si erano infilato l'ombrello nel rotolo di una coperta (quella matrimoniale); altri ancora avevano defraudata la moglie della sporta di téla cerata, che le donne recano al mattino al mercato. Folla vera, insomma, non abituata a viaggiare, ma tanto ricca di spontaneità e di espansione; folla mirabilmente semplice, ma tutta presa da orgasmo e da febbre, e che non si appagava di applausi e di evviva, ma si pigiava ai finestrini lanciando al vento canti più estemporanei. Le canzoni che facevano più coro erano quelle dalla Patria, ma ne fiorivano altre improvvisate da chi sa quale poeta come . fiorivano nuovissimi u refrains », eppoi varianti, eppoi aggiunte. Ecco, si è udito anche questo, su di un ritmo ben noto : Andlara da Mussolini portandogli del fiori. e poi gli lasceremo perfino 1 nostri cuori... .Viva Luti .Viva Luti Alla stazione centrale, l'entusiasmo era più vivo; forse, anche l'ambiente dava un altro carattere alla partenza dei treni; ambiente più raccolto, dove il canto di « Giovinezza » e di altri inni fascisti risuonava sotto la tettoia più sonoro che negli altri scali periferici. L'aspetto degli operai è veramente ammirevole. Ve ne sono di tutte le età, giovincelli imberbi, e padri di famiglia dai capelli già bianchi; vi sono quelli che non hanno ancora incisa sul volto la rude fatica a cui sono sottoposti quotidianamente, e altri da cui traspare all'evidenza il lavoro compiuto. Vi sono poi quelli che si sono fatti accompagnare come partissero per un lungo viaggio, e quelli che gioiscono quasi di una libertà difficilmente goduta. Moltissimi non conoscono ancora la Capi-, tale: dicono di avere visto parecchie] citta del settentrione, ma non sono sfa più ir, giù di Lodi e di Pavia. Molti hanno magari visto città del1 Austria, deiruno-heria e della Germania, ma non Roma. Ogni .gruppo ha il suo gagliardetto ea n suo capo. La prima partenza è avvenuta allo scalo Garibaldi, in corso Como. Il treno è formato dà parecchie camozze di terza classe pulitissime: è comandato dall'agnoli. Vi sono rappresentanze del grappo Corridonl, del Tecnomasio. dell Azienda dei Consumi, delle Officine Caproni, gli operai esattoriali, la rappresentanza della Stipel ecc. Quasi tutti i partenti sono in camicia nera e portano la paglietta cosicché quando sfilano lo spettacolo è pittoresco. uUndici treni Il treno parte tra grida festose tra. un caratteristico sventolio di fazzoletti e di pagliette, mentre il fischio della locomotiva rovina le note di « Giovinezza ». Alle ore 16 sono partiti il secondo ed il terzo trenodalla stazione Centrale quello che porta gli operai dell'Isotta Fraschini, comandati dall'ing. Pontieridallo scalo Sempione quelli comandati dal comm. Biagioni, anch'egli in paglietta. Questo treno porta circa 800 persone. Vi sono le rappresentanze delle fabbriche Carlo Erba della Bertelli, della Osram e di altre grandi società industriali. La musica dei postelegrafonici suona febbrilmente. Quando il treno si muove, dai finestrini è un pittoresco sventolìo di fazzoletti ed un'agitazione di braccia a salutare quelli che rimangono. La partenza di questo treno ha qualche cosa di strano: quando è già lontano e non si scorge ormai che l'ultimo vagone, giungono ancora « alala » fortissimi. Un intero treno, come dicemmo, fu occupato dagli operai dell'Isotta, ed un altro da quelli della Bianchi; 603 sono i partecipanti delle officine Breda- 390 quelli della Berchel; 370 del Tecno masio; 313 del Sindacato tramvieri 300 quelli dell'Alfa Romeo; 200 dei Sindacato gasisti, ecc. I treni sono stati 11, e l'ultimo è partito alle 21.45, tra il ripetersi delle stesse ma nifestazioni di entusiasmo. Il Podestà on. Belloni è partito per Roma col rapido delle 12.5. Viaggiano con lui i due vice-podestà gr. uff. Morgagni ed on. Torrusio. I diecimila operai che si recano Roma non portano solo il saluto personale all'on. Mussolini, ma han no con sè l'anima delle loro famiglie, il saluto di tutti quelli che rimangono. E' tutta Milano che viaggia col suo entusiasmo ed il suo cuore verso Roma. Alle ore 21, con il treno di Sarza na, sono partiti il segretario fede rale Mario Giampaoli ed i membri del Direttorio federale.