Roma e Trilussa

Roma e Trilussa Roma e Trilussa Freschi spazi delle vie. di Roma, cie'i felici sopra le piazze di Roma; allegrezza, giovinezza che volano col vento incontro al passeggero, e lo liberano e lo invitano a lasciare ogni umana preoccupazione. Si cammina storditi, e pare che di nulla v:ilga la pena, se non di contemplare i giuochi del sole Balle facciate dei palazzi o le masse verdi e cupe di qualche lontano giardino, a sfondo di una strada ingentilita dal passar di bellissime donne Siamo venuti dal Nord, già con un presentimento di liberazione. L'alba ci ha sorpresi uel sonno, quando il treno, i-uso di malefici umori, correva per la Maremma; una ltife gpottrale, come un ricordo dei nostri paesi, ci ha rivelato i volti impalliditi e miserandi dei nostri compagni, e subito l'ampiezza vuota delle praterie ci ha dato il disgusto di quei conpi stipati sui sudici velluti, del sonno ancora pesante sulle palpebre e sulle labbra; subito l'angustia meticolosa delle nostre valigie di uomini previdenti ci ha fatto rabbrividire a) paragone di una mandria di cavalli che, sciolti e leggeri, galoppavano verso il mare. Nell'amia cht schiariva ci parve limpido anche il fragore della macchina, e giusta e serena divenne la nostra velocità. Così siamo giunti a Roma, il cuore già pronto, avidi e intimiditi come barbari. Ogni creatura mortale ha sognato di conquistare quest'antica città, in una mattina d'aprile, per confortarsi dei tedi annosi e degli Iimplacabili inverni del settentrione. |Ma nessuna cosa ha in se tanta■ forza da non deludere. Non ò pos- sibUe serbare di Roma un'immagine rarefatta, esprimibile in vaghe effusioni liriche, in semplici accordi ràu- ! eicali che esaltino volte oelpsti e fon- tane e monumenti e parchi ; la città /ogni istante si ribella con violeuza a tale patetica follia, e la irride e mortifica e disperde. Roma s'adagia Bulla terra, e l'adora e la canta, le si adegua in miriadi di forme concrete: questo detestabile concreto che è la nostra dannazione, per il quale soltanto soffriamo e periremo. Così si confessa l'uomo del Nord; i ... cgu attraversava una mattina una miracolosa regione appenninica, co- j staggiando un torrente tutto spume rapide e lievi, fresco, tremante, e l'apparizione eli quell'acqua lo richiamava a riposanti affetti. Era un torrente della Terra, creato per voere di Dio, innocente e immortale; ma al pensiero che, per rammentaro o cantarlo, sarebbe stato costretto a chiederne il nome, forse un nome villano o grottesco, il viandante si sentì avvilire come se un peso enorme, il peso di un'assurda storia di secoli, gli gravasse sulle spalle..Quel'uomo era al di là della barbarie, era certo un primitivo; ma a tutti noi diviene fraterno, quando ritroviamo lontano dalla nostra casa, nei paesi dove ci chiama il senso dell'avventura o dell'arte, una realtà più cruda di quella che abbiamo fuggita. H concroto di Roma: ogni statua, ogni persona che incontri, hanno un rapporto preciso é perentorio con uu'esistenza empirica, inventata giorno per giorno da fantasie pratiche e da calcoli astuti. L'immagine esaltante che ci si era fatta della città si frantuma in mille piccole immagini realistiche, urgenti e sontuose, che suscitano gorghi di desiderio e ammirazioni fatali. Difficie è, poi, ricostruire: quand'anche sei riuscito ad astrarti e a ricomporre, con tutti quei brutali elementi, l quadro solenne di Roma capitale della bellezza, ti accorgi che la divinità s'è perduta. E sorridi, con ngiusta amarezze, della tua ingenua aspettazione. Il coutrario avviene nei paesi del Nord, dove -già tutto, anche la uà- tura, risente della mano dell'uomo,;dove la complessità, insomma, è già concreta e terrestre, dal cielo intriso di polvere di carbone agli orizzonti segmentati da comignoli e gasometri. In quei paesi è il particolare, l'incidente, che serbano un conforto poetico: l'inattesa malinconia di una fanciulla che passa, la corsa di un bimbo su un prato, un pesco fiorito nel cortile di una casa in co- strnzionf, tra fosse di calce viva e | muccht di cemento; tutte parvenzeji-he, l'abbiam detto, nel Sud ricon ducono al senso deila terra. L'equilibrio è dunque ristabilito, e, dopo tutto, per gli uomini non ci sono due diversi destini. Meglio, allora, accogliere il concreto e cercare di penetrarne l'essenza. Ho passato qualche giornata con un poeta di Roma, Trilussa. Mi pa-lreva appunto, con lui, di scoprir me glio il segreto di quella Roma terrestre che mi aveva turbato e di cui e<di era il più legittimo cantore; cercavo, con lui, di cogliere il fondo di quella sfacciata e adorabile realtà quotidiana, cosi pronta tuttavia a collocarsi negli esatti limiti di un poetico quadro. Egli è un vero figlio di Roma; c l'uomo che si rivolge ai piaceri del mondo a braccia aperte, cordiale, senza ritrosie o pentimenti, come so l'allegrezza a lui dovesse andare o non fui all'allegrezza > con un'imponente padronanza di se stesso-, e se Nord, siamo sempre scontrosi e so .1 spettosi davanti ad un bene concio- ha ma cuai si- l'amore ce ne codie, rTÀ «M. non lo lasciamo fin che ci «i che più non lo>Uumo in «ie ci ni e consuma fra le mani 'avvizztsce e constilo» ni « u»ui. Forse per questo le nostre citta sono diventate così brutte, e Roma ser-iLa quasi intatti i suoi splendori. La casa di Trilussa p il museo Beila realtà; nulla di quelle luci me¬ tafisiche, create da complicazioni dvetri e cortine, come si vedono su da noi; nulla di quelle pareti deserte e lucide, schermi di fredde sensibilitàdove lo sguardo a poco a poco si fa allucinato e triste; ma un caos, un uragano, un cataclisma di oggettdisparati, aparsi dappertutto, per terra o appesi al soffitto, e maschero cinesi, e ceramiche italiane, coccodrilli impagliati, ritratti di belle donne, armi, bronzi, cuscini morbidissimi, statue, e tutti i ritrovata modernii), dal bocchino per fumare la sigaretta a distanza alla chitarra meccanica, dalla radio al fonografotutto messo lì insieme come un campionario geniale e ironico dei prodotti umani, muto ed eloquente nepiù impensati accostamenti. E' la realtà inventata, la stessa realtà che Roma accoglie e vezzeggia, senza esclusioni e senza gelosie per le cose del pappato. Perchè Roma è la città italiana che con maggior calore accoglie la modernità. Casa di un ironista in una città d'ironisti. Tre, quattro giovani donne, sedute sui divani e sui cuscinia rappresentare la grazia vivente e fragrante, l'eternità; la musica nasale di un jazz-band mandata da un fonografo, ad esprimere il quarto dora di pazzia e d'infantilismo che iinoudo attraversa, quarto d'ora che un uomo saggio non può rifiutarsdi vivere; e tutte quelle vecchie fotografie e quelle vecchie cianfrusaglie appese alle pareti, testimonianza di altre pazzie e fragranze perdute. In questo regno non può man care un trono, un vero trono alto e pompòso, col suo baldacchino e suoi cortinaggi ; Trilussa vi accede e v' s> siede, dignitoso, soddisfatto, a giovane e le memorie che, tutte, - contemplare per qualche istante ia insieme, rendono ornando alla ma/'ama. Pochi istanti, che subito ilpoeta è ripreso dal suo demone ;. uallora apre lo schienale del trono, nòpiù nè meno che una finestra, e' „„„ i„ . j. -.t , scopre la strada; «Vedi che corno-dita, per 1 estate? Tu stai in trono,tranquillo, e pigli pure il fresco». Tutta Roma è così. Non era difficile scoprire l'ironia - -■- — — —-—-— {- - - - ~ « "v-.« romana attraverso la compiacenzadelia realtà, del concreto, del tangi-bile. Con l'ironia, però, non si ginn-pero, non st giun-ge mai all'intimo, non si dico° mainulla di definitivo; e rimarrebbe. , quindi impiegabile la grazia fioritadi Koma, ed anche la sua perennebellezza, se si dovesse concludere cheesse derivano dall'estremo sfacelodella realtà di fronte a una filosofia facile e irridente, davanti al sentimento tutto umano e transitorio dun comune destino mortale. Che un poeta di Roma si rifiuti di ammirare con candore e di entusiasmarsalle presenze che lo allettano, non ò ragion sufficiente a spiegare l'anima della città, che è la sua animaCome sempre, anche stavolta è necessario scoprire un fondo segretissimo, quasi sepolto, di tristezza, perchè una luce più dolce ci rischiariAncora una volta, l'essenza poetica è da cercare in un abbandono, in un rimpianto, in un affetto nascostoGuai se non fosse: noi partiremmo da Roma con un senso di totale disillusione, come se fossimo stati vittime di un giuoco maligno. Non è possibile che uomini come noi si invaghiscano di una bellezza trionfale e serena, se poi si scopre che tutto, forme e gesti e parole, non era che una scena teatrale, Ed ecco infatti che questo poeta scanzonato e malizioso, rivela un fondo di lieve, .alterna inquietudine a chi bene lo osservi. Egli ha tutto quanto un uomo del nostro tempopuò desiderare: fama, onori, piacerle ?p.:ssi. Eppure, dopo l'alzata iro-nica di spallo, che dovrebbe librarlo da ogni schiavitù v«r?o se steso,... v=>u« ° -j-i- r i t- "'egli non e ancora soddisfatto. Lnaariosa solitudine gli aleggia ^torno. Arriva ur. momento, nella sua varia giornata, in cui la realtà non gU^deve parere neppur degna di ironia, e forse chiede di perderla, d'esserne, finalmente, liberato. !R<rli deve avere, o m'inganno, desideri qua¬si inesprimibili di lontane, nordichedolcezze, di affetti niiti e familiari,Ma la gente lo guarda e lo costrin ge ad un destino quasi privo -di se grote consolazioni. Talvolta, ho csservato, ondate di sentimento lo af-fevvano, una canzone antica, patetica, uno sguardo perduto lo mettono in orgasmo; ed allora non ha più paura di lasciar che gli altri lo vedano assorto e commosso. Dunque, anche per lui, l'ultima ragione di vivere è la nostra tristezza. Così è Roma. Il mondo la guardaessa deve rappresentare la sua parte, giovane sempre, con dignità insieme e leggerezza, e proclama la suadevozione alla terra, per poi sorri dome, da grande signora. Ma nella sua vita segreta serba un desiderio di pace che, forse, non sarà mai del tutto appagato. E' una malinconia che non si vede, non si sente, ma vive, come in noi in queste giornate d'aprile, .quando la campagna è in fiore e non ei è possibile star calmad assaporarne la dolcezza. *"* Sono partito da Roma con un senso ancor vago di quella sua ansia poetica. Ma quando, giunto nella pianura lombarda, la vidi così mesta rallegrata da un sole ancor tiepidoin un pensoso e raccolto silenzio, in un pensoso e raccolto silenzio, Felice è dunque la Terra, ohe ri manda da regione a regione le suei comnonenafiS: ;n\,flta armA'grazie, componendosi inalata armo g, .i ... ni a. Ma noi non possiamo vivere cheidi una sola grazia, e perno slam tristi, e perciò da] desiderio di tutte le ~ grazie nasce la nostra poesia. G, C. ANGIOLETTI.