Il vivo compiacimento di Mussolini per la celebrazione nazionale della Festa del Lavoro

Il vivo compiacimento di Mussolini per la celebrazione nazionale della Festa del Lavoro Il vivo compiacimento di Mussolini per la celebrazione nazionale della Festa del Lavoro o e . a 0 — a a , e a i e . a o a e , i o o ae, o, a ì u i anigla e ne e milae a n e i a ì ratse, a ai Roma, 123. L'Ufficio Stampa del P. N. F. comunica : « II Segretario del Partito ha riferito a S. E. il Capo del Governo sull'imponenza delle manifestazioni svoltesi per la celebrazione del Notale di Rovia in tutte le città d'Italia, ed alle quali lianno partecipato in concordia di spiriti e di propositi tutte le forze della produzione e del lavoro, insieme con le organizzazioni sportive e dopo-lavoristiche. S. E. il Capo del Governo ha manifestato il sito compiacimento pili vivo per la celebrazione veramente solarne per entusiasmo e per disciplina, che ha visto raccolte nelle piazze le grandi forze delia vita nazionale, ed ha espresso il suo plauso a tutti i dirigenti delle organizzazioni del Partito, delle grandi msmdmmspccmemmiwdnnnicdbsConfederazioni di datori di lavoro cjrdi lavoratori, al presidente del Coni, della Federazione e degli enti sportivi ed ai commissari del Dopolavoro ». Il discorso di Tarati a Roma Le manifestazioni del 21 Aprile si sono svolte in tutta Italia con ordine perfetto e con imponenza di masse LnquadTa.t.e sotto i gagliardetti sindacali. Gli oratori designati dai Partito hanno nei centri provinciali dalla Nazione messo in luce il signifieato del Natalo di Roma, consacrato alla festa del lavoro disciplinato e prolicuo; e particolarmente sagnMcativi sono stati i discorsi di Belluzzo, Volpi, Rossoiu, Bottai, Ferretti, Bisi e Buronzo a Trieste, Napoli, Bologna, Milano, Ancona, Torino, Ravenna e Venezia. E' stato ovunque un magniifìco schieramento di forze operose, pacifico e disciplinalo esercito dell'Italia nuova, dei produttori, che in ogni campo di nazionaJe attività praticano 1' imperativo categorico doli' ora he volge : lavorare senza tregua per la prosperità della Patria. Hiproduoiamo qui dalla nostra edizione di ieri il testo del discorso dell'onorevole Turati, discorso che, pronunciato nel!' Urbe dal Segretario del Partito, più d'ogni nitro illumina il significato sociale dell'annuale celebrazione del lavoro italiano. « Camerati! ■ da quando, nel tempo remoto, Romolo scavò il primo solco che segnava il limite delta città fino al passato recente, ogni vicenda di gloria o di vergogna di questa nostra antica stirpe è stata segnala dalia vittoria o dalla sconfitta di una casta, di una parte 0 di una classe, in un contrasto talvolta luminoso ed ardente, talvolta misero ed angusto. « Per secoli, vincitrice o maldoma, questa nostra stirpe, che si sentirà dal destino consacrata a primeggiare nel mondo, cercò disperatamente, nel grande cammino dell'Umanità, le leggi della sua armonia e di una sua unità spirituale. Cento volte si smarrì, cento volte si ritrovò, cento volte cadde, cento volte risorse. E bestemmiò le sue speranze e rinnegò i suoi idoli e si esaltò nel dolore e nella rinuncia per secoli, assistendo dolorante al nascere ed al fiorire di nuove potenze, al fiammeggiare dì nuovi orgogli, questa nostra razza, sempre giovane, anche se antica. E quando, dopo aver superato 1 limiti dell'ardimento, dopo aver per quattro anni bagnato del suo sangue migliore le soglie del tempio di Giano, per la viltà del suoi capi sembrava uiangere sul fallimento di' ogni speranza di grandezza, una nuova luce si accese sul colli sacri della città, che tornava ad essere • Capo del mondo •. Vivissimi applausi). « Finalmente, davo secoli, gli italiani si riconoscono e si ritrovano fratelli in una nuova armonia fatta di disciplina, di rinuncia, di volontà, di fede. E l'artista si confonde oggi e si affianca all'operaio, e l'agricoltore al colono laborioso ed il milite all'artigiano; si ritrovano e si raccolgono sulle piazze di tutte le città e di tutti i paesi, non ver una celebrazione vana, ma per consacrare una unità di spiriti che ha veramente del prodigioso anche se qualche volta ancora spasimante dalle recenti contese, curiosa di vani impossibili ritorni, impaziente in taluno di stolte speculazioni personalistiche e particolaristiche (acclamazioni calorose). E tutti, dall'artista all'operalo, dal milite all'animano, tutti ac celiano la disciplina dei chiusi ranghi perchè sentono che vince non l'egoi smo di qualcuno, ma vince e domina soprattutto e sopra tutti la salute della Patria ed il santo egoismo della Nazione (applausi). Per questo, per questa nostra unità ritrovala e possente non slamo amali troppo nel mondo, dIsgdllrvrmflzgvvsmnrndttisgtudadiccpGpelz« Tutti coloro che dentro e fuori doiconfini lo miseranda stona non tonta- na!) hanno fino a ieri costruito il loro eternerò dominio, aiocando sulle eom-ma per questo, dopo secoli, per la prima volta l'Italia è ovunque presente nel mondo con una sua nuova potenza ideale, a dire la sua volontà e il stuo diritto, la sua gloria di ieri, la sua speranza di domani (ovazioni). L'orazione al Re 8 a Mussolini » ado; at- ca to va U aromile effimero dominio, giocando sulle com petizioni degli interessi, e aizzando la lotta degli egoismi, guardano oggi stupiti ed adirati al miracolo nuovo che ha tatto di questa vecchia razza, che pareva finita e nella quale la rissa politica aveva ucciso ogni palpito di fraternità, un esercito di credenti che marcia compatto verso il suo domani (nuove entusiastiche acclamazioni). E sentono lutti costoro che niente può valere contro questa nuova potenza dello spirilo. Non la trama e l'insidia, non la calunnia misera e vile, non l'ordigno tremendo latto esplodere nel cuore vivo del popolo italiano in una giornata di fervore magniflro, di consacrale opere dall'augusta Maestà del Re (l'imponente massa della folla prorompe In ura vibrante manifestazione all' indirizzo del He, mentre grida di esecrazione vengono rivolte agii ignobili alternatori). « L'esercito del credenti, deposti i suoi puri morti ncjla bara, riprende il cammino con una più ferme, tenacia nel cuore. Ai margini della grami* bini-nitida luminosa, giù nel tossalo, qualche ranocchio bastardo trema ad ogni utor. mir 'di fonde e. chiede, il ranocchio bastardo condannato a restare srmpre termo net vantano, chiede a noi: «Ma dove si. va? ». Si marcia, ranocchio tremebondo, verso la vetta ver poter domani guardare liberamente sufmondo; si marcia dietro una grande fiamma di passione, di volontà e di fede, si marcia oualchc volta col corpo stanco, ma con l'animo fiero; si marcia dietro l'uomo fatto sacro dal genio, dal dolore e dalla speranza, perchè tutti sentiamo rhr egli esprime questa passione m/itnrata nel secoli, ed afferma ogni iwstro diritto tallo giusto dal dolore, dall'attesa e dalla nostra forza (una nuova fiimostrnzione di entusiasmo viene suscitato nella folla: le acclamazioni al Duce si prolungano per molto icmpo. mentre le centinaia e centinaia di gagliardetti, insegne, bandiere, labari vengono agitati festosamente in segno di saluto). Le nuove norme « Camerati! Cucilo che ieri vi face jr(I nemiRit vnmini della produzione e , l l l i à o e i r e e o r e a i e . i i l i , o i n ii ec i i a laee o, |E scrive: della fatica, oggi vi avvicina e vi offraIella: quello che ieri sembrava una insuperabile antitesi di principi!, di origine, di diritti, oggi si compone nella disciplina del compiti, dei doveri e delle speranze. Cadono come secchi rami le vecchie leggi e nascono nell'atmosfera dei regime della rivoluzione le nuove norme. « Il lavoro non dentro di tè trova le ragioni per difendere il suo diritto, ma nella Carta che' ne proclama la funzione storica ed il dovere nazionale. T.lbere si manifestavo le mmpellzioni degli interessi, e libere le energie dell'intelletto, del capitele, del lavoro, fl\o a quando il contrasto non va. ad offendere o a colpire la vita stessa della Nazione, perchè in quel momento lo Stalo fascista, quello che noi abbiamo sognato e voluto, unitario ed assoluto, interviene a determinare il Umile del diritto e la ragione di ciascuno, non nel nome dell'arbitrio di una parte, ma in nome dell'interesse della collettività, del suprinno interesse della Nazione. (Applausi scroscianti). « Al di sopra delle parole. Camerati, guardiamo a ciò chèty stato compiuto: migliaia di patti di lavoro, tutta una serie dì provvidenze e di previdenze, tutta una somma di istituti : alcune sentenze della Magistratura del Lavoro, le quali dimostrano come il Regime, nella competizione delle classi e degli interessi, sia intervenuto col criterio della equità e con la comprensione esatta di tutti i problemi Grande rivoluzione veramente la nostra Grande rivoluzione che ha seppellito per sempre il vecchio mondo liberale e massonico. Può darsi che taluno, ri votuzionario per etichetta o per adat lamento, pensi che nella determinazione delle nuove leggi e delle nuove discipline, nella disciplina dei valori, possa nascere, o vivere domani, la fortuna di una parte. Ebbene sappia costui che la sua speranza à destinata a tallire condannata e superata dalle realizzazioni ' quotidiane. (Ovazioni) /( Fascismo, milizia armata della Rivoluzione, marcia dietro l'esercito dei suol grandi morti della guerra e della pace, e travolgerà senza pietà tutti coloro che non hanno polmoni per cor rere e cervello per capire quest'ora di rinascita e di potenza. Primavera italica ■ Camerali! nel giorno clic ricorda le origini, il sogno del ricercatori della romanità, diventa luminosa realtà al sole di questa primavera -italica; i pare veramente che soltanto oggi \ monumenti della gloria antica possa no avere luce e rinascita, sepolti fino a ieri non. tanto dalla terra quanto dalla pesantezza degli uomini, delle idee, e delle anime. Risorgete dunque oggi, antiche splendenti vestigia di Roma, guardate l'Italia nuova, quella che il Duce ha creato, raccolta sotto le bandiere sacre dell'Esercito, sotto i gagliardetti del Partito, riunita nelle potenti organizzazioni del lavoro; guardate a questa nuova generazione di giovani ardenti e frementi: l'Italia nuova è degna di voi!' . la«mttfscnmfe rmvdt11csqnmaqstinfue nvvcrpnvtitral'pndfoladmll'1 nmnm1AnsgfdvcrmrRomanità costruttiva Roma, 23, notte. La grande celebrazione che ha raccolto intorno ai gagliardetti e alle bandiere l'immensa folla acclamante delia capitale e di ogni citi4 italiana, fornendo uno spettacolo varamente singolare di solidarietà nazionale, è illustrata ampiamente da tutti i giorriaii. La Tribuna ricollega la partenza dei Sovrani dalla Tripolitania con la celebrazione del lavoro in un solo significato di romanità costruttiva. | • Ciò elio importa massimameaite notare nell'opera del Fascismo è questo senso intimo e profondo, che ricollega atti e cerimonie disiami, la cui contemporaneità esteriormente casuale di viene identità spirituale e si impronta (lei sigillo fascista. L'umiltà deMa nazione non è più soltanto territat'iaje e statica, obbligata a .sopportare la espe- oil^.^^S ai 'azióne a- Ionia, che inquadra ie singole opere ro lo cali in valori più vasti, che sono m-\,}ov,mflws. f»"1."'1 0 Mietetti. Non c'è festa fascista cne non sia ravvivata da ie nil a m la uhe he oaronre ia o o di re na zo ne a i de ia ni- he or. questa sana emulazione di lutti, solle. vati finalmente od «ssere elementi di forza della patria. E' questa la romanità della nuova opera e dovunque sia compiuta, in patria o nelle colonie, reca quel segno di concordia e di arino, nia che noi vogliamo sia riconosciuta e chiomata fascista. Anche di queste trascorse giornate il segno romano è visibile e possiamo intendere come esso ecciti l'odio rabbioso degli avversari, nella misura stessa in cui ha la forza di superarlo e di avvilirlo •. Il Lavoro d'Italia: « Basta ti fatto di avere potato riunire le forze tino a ieri divise in un unico fascio per dimostrare non soltanto la forza costruttiva dei Regime, ma che l'Italia ha creato veramente un nuovo sistema politico tli conni; venza sociale e che ha superalo ormai per sempre 1 costosi e inefficaci esperimenti del liberalismo e della social-democrazia. La grande idea nazionale ha dimostrato la sua efficacia profonda sulla grande massa del popolo, garanzia questa di un avvenire veramente degno di quella Roma, dal cui giorno natale i! Fascismo ha desunto il suo patrimonio ideile ». L'Impero: i • Tt? pochi giorni 1 raffi dimoerà- con un'ora di ritardo, giun: inno da Torino, lunghissimo, che tràspor-1 lava oltre IMO persone appartenenti al Sin-1«acati della provincia di Aosta. QuarantaIminuti dopo un trono speciale ne traspor- ttiva altre tifloo. Molti partecipanti alla ilu-1fscitisslma c-clehrazlone sono giunti nella nostra citta con mózzi pioppi. Quando tutti 1 convenuti si trovarono ammassati In piazza Carlo Alberto 11 Segretario federale ing. RamnJlinl prcsemò con lirevt e vibranti parole l'oratore utticiaje on. Picrazzl 11 filiale, con un discorso durato oltre mezz'ora e ripetutamente interrotto da vivissimi applausi, ha saputo trascinare l'uditorio ad un delirante entusiasmo. loro prifesta i li¬ tici festeggeranno da soli 11 111(1 Maggio, celebreranno la composta clie significa la lotta «li clas se verso l'utopia irraggiungibile. A quella festa mancherà la partecipazione di noma, la consacrazione di noma. I.a città del mondo è. oggi alla avanguardia del mondo, perchè tutto quello che al mondo è grande, augusto e civile, è romano, noma e sola in questa vera festa del lavoro come fu sola a balzare dal solco quadrato e la festa grande oltre che celebrazione di memorie, è stata celebrazione ili vita nuova e di avvenire di grande vita contemporanea che fervo in ogni cuore italiano e che lancia le sue opere feconde oltre il presente •. cmrsTndmdb,Nelle Provincie Novara, 23, notte. L'Ufficio stampa della Federazione provinciale fascista ili Novara comunica: La celebrazione della Festa del lavoro è avvenuta in forma imponentisslma. Sono convenuti da tutti i centri deJla provincia oltre 30 mila fasciti, che stilarono dinanzi alle più ulte autorità politiche, civili e militari. All'enorme ammassamento parlò, in piazza Vittorio Emanuele 11, S. E. Bonarili, (presentato dal comm. Vancinl, dell'Ufficio provinciale dei Sindacati fascisti >. Aosta, 23, notte. Aosta romana ha vissuto sabato una delo suo più belle giornate d'entusiasmo. Tut■ la citta aveva un aspetto insolito. Sin la dalle primo oro del mattino una folla im- !mensa, giunta dal paesi circonvicini e dal- latta valle, «fremiva Ja piana Carlo AJ-l_ la piazza l'erto ed 11 viale della Stazione. Alle ore:), con un'ora di ritardo: chiuso il twUBO|

Persone citate: Belluzzo, Bisi, Bottai, Carlo Aj-l, Duce, Ferretti, Mussolini