La bella colonia

La bella colonia La bella colonia La fiducia del Re nello sviluppo ordinate e poderoso della Libia per il più prospero avvenire della Nazione - Omaggi dei parlamentari e dei giornalisti italiani ed esteri a Mussolini e a De Bono TRIPOLI, 23, notte. Il Governatore De Bono ha indirizzato il seguente radiotelegramma al Ministro delle Colonie, on. Federzoni, a bordo della R. Nave Savoja: « Pregoti dire S. M. il Re che la 'Colonia, ancora vibrante di entusiasmo, gli invia sul mare il suo riconoscente ringraziamento, e die dall'augusta sua visita vuole trarre auspicio per il sicuro suo radioso avvenire. — De Bono ». Da bordo della regia nave, il Re lia così risposto al Governatore De Bono: « Ho vivamente gradito il saluto clic V. E. mi ha invialo a nome della Tripolitania. Dalla visita compiuta, traggo sicura fiducia nello sviluppo ordinato e poderoso della bella colonia, per il più prospero avvenire della Nazione italiana. — Vittorio Emanuele ». Dal «Citta di Trieste a, 33. E' stato diretto al Capo del Governo il seguente telegramma: « S. E. Benito Mussolini, Capo del Governo, Roma. — l senatori, i .deputati, i rappresentanti della slam pa italiana ed estera, tornando da Tripoli dove parteciparono alla ma gnifica dimostrazione in onore dei nostri Sovi-ani, ed ammirarono le opere suscitate dalla politica crea trice ed animatrice del Governo, porgono a V. E. il loro cordiale deferente saluto. — F.lo: Tittoni, presi 'dento del Senato; Guglielmi, vicepresidente della Camera dei Deputali ». Tittoni a De Bono: « La rappresentanza del Senato porta seco l'indimenticabile ricordo dell'entusiastica manifestazione con Ja quale furono accolli i nostri amati Sovrani, c l'impressione confortante del sicuro avvenire al quale la Tripolitania è felicemente avviata mercè la sagace politica del Governo e l'opera di V. E. alacre ed appassionata. Con grande compiacimento abbiamo constatato il rinnovamento edilizio, la trasformazione agraria, l'incremento dei commerci, l'aumento della popolazione italiana intenta assiduamente al "lavorò, ardente di patriottismo, l'affezione degli indigeni, consci ormai della potenza dell'Italia e dei benefici della sua civiltà. Con commozione abbiamo veduto sfilare le belle e forti truppe, che presero parte ai recenti combattimenti, ed in mezzo ad esse il giovane e valoroso Principe sabaudo, che fu con esse al cruento scontro di Bir Tagrift. Con animo di italiani appassionati per la gran 'dezza della Patria, porgiamo a V. E, 'ed alla sua signora ed alla Colonia intera il nostro augurale saluto ». L'on. Guglielmi a De Bono: « La rappresentanza della Camera dei Deputati, riprendendo la via di Roma, traverso il mare che conpiunge la Patria alla sua grande Colonia mediterranea, con l'animo commosso per la indimenticabile visione del popolo che salutava con incomparabile entusiasmo S. M. il Re, sa di essere interprete del pensiero dell'Assemblea Nazionale rivolgendo a V. E. un saluto di viva gratitudine per l'opera sagace e no buissima che Ella compie per il pro presso della Tripolitania, ora che e trasformata in promettente, opero ta fucina di spiriti italianissimi, di lavoro, di sviluppo agricolo, che nulla potrà arrestare. V. E. Ila saputo dimostrare come gli italiani, con opera originale, traendo alimento dalla inesauribile genialità del Du re siano riuscii i a mutare il volto della Colonia che oggi degnamente rivela quei formidabili segni di romanità, che in tempi tristi teneva pelosamente nascosti. Gradisca, Ec cellenza, l'espressione della nostra riconoscenza vivissima per le sue in dimenticabili cortesie ». L'omaggio al Governatore TRIPOLI, 23, notte. Ieri a mezzogiorno il governatore De Dono si è compiaciuto d'invitare a pranzo alla sua palazzina i rap presentanti della stampa nazionale ed estera, convenuti a Tripoli per la visita del Re. Erano pure invitati nella loro qualità di vecchi giorna . listi, il ministro Fcderzoni e il segretario generale della colonia ijr. uff. Rava. . U brindisi del nostro inviato / colleglli italiani avevano voluto 'designare me per portare al governatore il loro ringraziamento ed il loro augurio; ed io, dunque, com era doveroso, mi ingegnai del mio meglio per non mostrarmi di trop po inferiore all'onorifico incarico per signific.are a S. E. De Bono la nostra riconoscenza e la nostra sincera ammirazione. Conclusi, se non erro: « Noi giornalisti italiani non vogliamo, per la vostra ospitalità, per la vostra benevolenza, per il vostro aiuto, porgervi, Eccellenza, altro ringraziamento che una promessa: '4i volere imitare, di tentare di riflettere nella modesta opera nostra, l'austerità e la dura volontà che voi, nell'opera vostra tanto (prandio sa, con puro e invitto animo instilìate. E l'augurio che i colleglli ed io formuliamo, si indirizza, prima che a voi, alla Patria italiana e a questa Jiostra preziosa colonia; che. al l'una e all'altra, siano conservali per più lunghi anni e lustri, il vostro alto senno, la vostra operosità creatrice, il vostro sempre giovane nlusiasmo. Voi porterete le nostre vittoriose bandiere nelle più remole contrade del Sud, ad affermare fino agli estremi confini della colonia gli imprescrittibili diritti della nostra conquista; e a voi spetta nutrirvi del pane maturato dalla zolla oggi ancora selvaggia, che oggi si rompe si dissoda, bere del vino delle vigne che oggi si vanno trapiantando; come noi abbiamo mangialo del pane della vostra ospitalità, come noi con questo vino libiamo alla vostra prosperità, alla vostra gloria e più ancora a quella che è suprema, rag gianle, divina, in vetta ai nostri cuori, l'Italia madre ». Parlò quindi, per i giornalisti esteri, il Guichard dell' Agenzia Havas, il quale rivolse un particolare saluto al Governatore, dichiarando quindi che l'opera coloniale italiana era tanto meritoria, in quanto soltanto adesso, soltanto noi stiamo formando la razza degli italiani coloniali. E dopo aver celebrato l'elogio del contadino, dell'operaio e del soldato italiano, le cui opere, insieme congiunte, rinnovano manifestamente la Libia, il collega deU'Havas conchiudeva chiedendo il permesso al Governatore, di tornare visitare la colonia, tra qualche anno, per ammirarne il progresso di cui egli però è fin d'ora incrollabilmente sicuro. 1 compiacimento del Governatore Si alzò quindi il governatore De Bono, il quale parlò colla arguzia e finezza oratoria che sono tra i suoi vanti. E scherzò un poco gustosamente sulla reale o supposta efficacia della propaganda giornalistica, rispetto alla colonia. Tuttavia egli si compiacque di rilevare il lavoro dei giornalisti a prò della colonia e indicò loro di portare la loro attenzione sull'entusiasmo con cui la popolazione indigena spontaneamente ha salutato e acclamalo il Re — fenomeno questo certo di straordinaria importanza e significazione — e terminò dichiarando al comm. Guichard che egli ben volentieri gli accordava il chiestogli appuntamento in colonia; ma precisamente tra diciassette anni, per essere cosi lui sicuro di vivere fino allora. Gli applausi che hanno coronato il discorso del Governatore sono appena quetati, che sorge a parlare il ministro Federzoni, il quale con una di quelle sue improvvisazioni affascinanti che dimostrano la verità della vecchia sentenza maomettana, secondo la quale « eloquenza significa magia ». Cominciò col dire che egli aveva accolto l'invito del governatore alla condizione che tra i giornalisti non interverrebbe il ministro, sibbene il vecchio corrispondente tripolino del mill enove centoundici e dodici. Il Ministro delle Colonie nota poscia la differenza dal quel tempo ad oggi. La rievocazione di Federzoni « Allora — dice S. E. Federzoni — era l'Italia ancora inesperta e immatura che moveva i primi passi nell'arringo della espansione coloniale; oggi abbiamo il Fascismo e Mussolini a Roma, abbiamo il Re di Vittorio Veneto a Tripoli. La storia ha camminato e più cammine rà: la nostra Patria qui ha coni piuto una delle sue prove più signi ficalive. Attraverso gli errori, le debolezze, i disinganni prodotti dagli altrui tradimenti e dalle sue illusioni, ha infine trovato la sua via Ha imparalo finalmente a combattere e a vincere una grande campagna coloniale; ha imparato a creare su questo suolo romano una nuova civiltà di lavoro : ense e aratro. Non a caso un governatore, che è stato un grande soldato della guerra mondiale ed un quadrumviro della Marcia su Roma, è diventato qui il propulsore infaticabile e geniale del la rinascita economica, della italianizzazione demografica della Tripo litania. Da queste giornate solenni, che rimarranno perpetuamente impressi nello spirito di tutti, ma che rappresentano un grado ineffabile di gioia e di fede per quanti rivivo no i ricordi belli e tristi del passato è lecito trarre gli auspica sicuri per Vavvenire della Nazione e della colonia. « L'Italia, non più immatura ne inesperta, ma cosciente di sè, non più pavida e incerta, ma con prudenza e con fermezza, l'Italia fascista oggi non ha più bisogno di chiedere incoraggiamenti ed illusioni nè ad altri, ne a se stessa. Essa conosce la sua via. A voi, giornalisti pa t rioti, galantuomini, l'Italia, pei quanto ha qui fatto, solo una cosa domanda, la più salutare, la più necessaria: dite la verità». La magnifica improvvisazione di S. E. Federzoni è stata salutata da fragorosi applausi. Quindi In geniale riunione si sciolse, perchè gli intervenuti partecipassero, co/ne (Inverano, alle cerimonie del pomeriggio precedenti la partenza del Re. MARIO BASSI.