Il capitano che uccise la cognata rievoca davanti ai giurati la sua folle passione

Il capitano che uccise la cognata rievoca davanti ai giurati la sua folle passione Il capitano che uccise la cognata rievoca davanti ai giurati la sua folle passione S. Remo, 20, notte. l& sera, del 21 apriJo 1926 un delitto si svolgeva ini una carniera dell'Hotel Moliinari della nostra oiltà. L'ex-capitauo dei bersagliteli Luigi Riccardo piovano di armi 37, originario di Perora Argentina, uccideva a rivoltellate la propria cognata Amalia Garneri nata a Torino, u Piovano, giurino la atessa sera da Riva di Pinerolo, sua residejiza abituale, aveva fatto chiamare presso di se, per consegnarle del denaro di cui erale debitore, la Garneri, che era impiegata, come cameriera nel vicina hotel National. Verso le 21, il Piovano riceveva eoirdialmente la cognata colla quale si ritirava nella propria camera da letto. Erano trascorsi pochi istanti, allorché echeggiarono alcune rivoltellate, proveniientl dalla camera dell Piovano. 11 proprietario ed 11 personale dell'Albergo accorrevano o trovavano la Garneri esanime al suolo ed il Piovano colla rivoltella im pugno e balbettante: >L'ho uccisaI L'ho uccisa I >. Come fa compiuto il delitto lArrestato, il Piovano narrava di aver occiso la cognata in un momento di esaltazione e di disperazione, per sottrarla a crucila vita di avvilimento, cui soggiaceva da tempo, ciuale cameriera di albergo, e di cui essa stessa si era poco prima lagnata con lui, imprecando alla triste sua sorte. Mentre la Garneri. alla triste sua sorte. Mentre la Garneri, alla quale aveva consegnato un acconto di liiire tremila sulle diecimila dovute, stava redigendo la ricevuta, egli le passava il braccio sinistro attorno al collo, in segno di affetto, e, colto da sconforto e da folle esasperazione, sparava. « Ella mi aveva minutamente rieyocato — dichiarò il Piovano all'autorità giudiziaria, dopo U suo arrestò — la sua vita di cameriera. E da tutti i particolari di quel racconto emergeva che si trattava di una vita ben triste. Abituata alla liberta e ad essere padrona in sua casa, ella provava tutta ruminazione di una esisteva. In cui. ad ogni momento, era costretta a piegare il capo. Ma soprattutto fui sconvolto da una confessione dolorosissima di Amalia Garneri. Ella mi disse che una persona con la quale era in rapporti di dipendenza l« aveva fatto una. corte spietata. E con ripugnanza infinita ella era stata costretta ari accettare le proposte che il corteggiatore le aveva avanzato. La povera ragazza ai r-ra adattata a servire per amore mio. Io non potevo pensarla costretta a un genere di vita umiliante. E' meglio che sia mortai •. , Questa la versione data dal Piovano del suo delitto, versione alquanto contrastante non quella dell'autorità giudiziaria-, secondo cui il Piovano avrebbe piuttosto ucciso ner gelosia. In base alle risultanze dell'istruttoria, il Piovano, che fu un valoroso ufficiale, ferito gravemente al capo Murante la guerra, ebhe una relazione colpevole colla cognata suhito dopo il di lui matrimonio, celebrato nel 1916. colla signorina Giuseppina Garneri, sorella della Amalia. Sebbene dal matrimonio fosse nata una bimba, a nome Ada, che ora conta dieci anni, la vita coniugale della eignora Piovano col marito divenir»,, 'inr** onsopport-abile,- a oaiita-<t(»l!».'«i9 tie di questi colla propria cognata. Le condizioni psichiche dell'assaltino La signora Piovano fu costretta a Spararsi dal marito e andò a stabilirsi colla di lui mamma, che' dimorava a Bordighera, portando eeco la figlia, mentre il Piovano fece vita comune colla Amalia Garneri a Riva di Pinerolo. Trascorsero in tal modo tre anni, allorché venne a morire a Bordighera la mamma del Piovano, la quale lasciava il suo patrimonio, valutato a circa 500 mila lire, parte alla nipotina Ada e parte al liglìo, a condizione che troncasse la sua relazione colla Amalia Garneri e riprendesse la vita coniugale colla propria moglie, Giuseppina Garneri. 11 Piovanosenza dubbio a malincuore, allontanava la cognata e riprendeva presso di sé la moglie e la bimba. Parve che fra i due coniugi la fiducia e la pace rinascessero. Il Piovano trattava con cordialità la consorte e sembrò aver dimenticata la cognata. Maa poco a poco, nel Piovano si ridestò la folle e colpevole passione per la Amalia Garneri, che nel frattempo sera recata in Riviera e si trovava a Sanremo, dove aveva trovato impiego come cameriera. Non potendo più a lungo resistete al distacco, e fors'anche spinto dal demone della gelosiaeapendo o ritenendo la cognata corteggiata e già amala da altri, decise di rivederla. 11 21 aprile 1926 partiva da Riva di .Pinerolo in automobile e per la rotabile di Tenda giungeva a Ventimiglia, proseguendo in treno peSanremo, ove giungeva alle 19,30, e scendeva all'Hotel Molinari. Quella sera stessa il Piovano compiva U delitto. Il dibattimento a carico del Piova no venne già discusso una prima voita nel gennaio del decorso anno alla nostra Corte d'Assise e già volgeva al termine, quando venne improvvisamente rinviato a nuovo ruolo daPresidente della Corte, in seguito alia testimonianza del prof. Tovc di Torino, il quale, nella sua deposizioneprospettò la tesi che il Piovano, da lui conosciuto da lungo tempo e più volle visitato dopo la guerra, abbia compiuto 11 delitto In Istato di infer mit.'i di mente, n Presidente della Corte rinviò infatti il processo a nuovo ruolo, ordinando che, nel frattempo. Il Piovano venisse sottoposto ad ori lungo periodo di osservazione ad una accurata perizia psichiatricaOggi, dopo oltre un anno, 11 dlbattlii-.-nto è stato ripreso dinanzi alla nostra Corte di Assise, ma deve essere 'rifatto da capo, poiché la giuria giudicante non è più quella dolio scorso anno. « Pericoloso a te e agli altri » Costituita la Giurìa, 11 Presidentdella Coite, cornili. Luigi Melimi, dichiara aperta l'udienza.- L'imputato già nella gabbia, malamente vestitomagro» e molto pallido. Si ha l'impressione che dorma, tenendo egli gii occhi socchiusi. 11 P. G. Moretta è al suposto, e così gli avvocati della DifesaPaolo Erìzzo, di Genova; Dian, di SaRenio, e Rizzo, di Pineroilo. 11 Presdente inizia il dibattimento, riassumendo i precedenti del delitto, poi rcorda che '1 processo, gì,, iniziatosi allnostra Corte d'Assise nello scorso annovolgeva al termine perchè nell'udienza del 15 febbraio sorsero discordanzefe fu rinviato per sottoporre il Piovanalla perizia psichiatrica richiesta dagavvocati della Difesa. Informa che Piovano fu internato nel Manicomidi Reggio Emilia, dove e rimasto uanno, sotto la sorveglianza dei professori Guicciardi e Cavazzoni. di tale cità, e Roncoroni, di Parma, i quahanno conoluso che il Piovano ha uccso la cognata in seguilo ad un movente passionale, che !ia agito in uno stato morboso di semi-infermità di mente che è da considerarsi pericoloso a se aj-'il altri, i.a lerita riportata in ptiera è gtifnla che ha sconvolto il suo ceveKo. Il l'residente Unisce la sua espo6iziune dicendo che il Piovano devrispondere di omicidio e di posto abu»iv» eH rivoltella. a a a l a ù a a d e . e o e è , o , n a , , o i l o n ti nae, é r roe uSi procede quindi all'appello aei testi e delle Parti lese, tra cui notiamo Giulia, Alfonsina e Alessandro Garneri, fratello e sorelle dell'uccisa. A questo punto l'avv. Erizzo solleva un incidente per l'ammissione della signora Pina Piovano Garneri, moglie dell'imputato, e della signorina Maria Piovano, cugina di questar la prima come teste e Parte lesa, e la seconda come teste. La signora Piovano — dice l'avvocato Erizzo — meglio di ogni altro può illuminare i giurati sul carattere del marito prima e dopo la ferita riportata in guerra. Sd oppone il P. G., perché la Garneri non è necessaria ai fini della causa, ne come teste, né come Parte lesa. Replica l'avv. Erizzo e ribatte ancora il P. G.; infine il Presidente si ritira, e rientra poco dopo, respingendo l'ammissione della Giuseppina Garneri Piovano, che nel primo processo era stata invece ammessa come teste. E veniamo all'interrogatorio dell'imputato, che e latito uscire dalla gabbia perchè sia più vicino ai giurati. Il Piovano è pallidissimo e non riesce a parlare perchè un pianto convulso gli fa nodo alla gola. Cerca di farsi forza, ma poi scoppia in pianto dirotto. Il racconto dell'imputato — Di ritorno dal fronte, nel 1915 — egU comincia, dopo la crisi di lagrime — mi fidanzai colla Giuseppina Garneri, ed in tale occasione conobbi la povera Amalia Garneri, che contava allora appena 11 anni. Finita la licenza di convalescenza tornai in servizio. L'AmalMa mi scriveva spesso. Sino alla età di 14 anni l'Amalia, che era già una ragazza formata e precocemente sviluppata, non ebbe con me relazioni colpevoli. Quando nel 1916 mi sposai con la di lei sorella, Giuseppina, ella pianse perchè mi vedeva partire. Mi voleva bene non per il fl9ico, ma perchè ero buono con lei. Nel 1917, quando dopo circa un anno di matrimonio tornai a Riva di Pinerolo, trovai che l'Amalia, allora quattordicenne, era stata sedotta e resa madre da un vecchio amante della di lei madre. Ebbi la confessione dall'Amalia stessa e dai congiunti. Ne provai un dolore indicibHe. Andai allora a stabilirmi a Pinerolo e condussi meco l'Amalia per sottrarla alla madre, che mi denunziò come rapitore della figlia all'autorità militare. Il generale Costa fece un'inchiesta, la quale Fi chiuse in mio favore. « Sorsero intanto — continua l'in» putato — i primi litigi con mia moglie, la quale mi lasciò, per quanto sino a quel momento lo non avessi avuto delle relazioni con mia cognata. Era gelosa per le attenzioni che dedicavo alla ragazza. Solo nel 1913, dopo la partenza di mia moglie, nacquero dei rapporti coti'Amalia. Poco dopo mia moglie tornò con me e l'Amalia, e andammo a stabilirci a Torino, dove mi iscrissi all'Università, nella facoltà di medicina, che abbandonai dopo un anno, trasferendomi ad Ospedaletti, ove condussi anche la mia vecchia mamma. Passato un mese mi recai a Bordighera dove assunsi un albergo e. dove mia moglie, accortasi della mia relazione. coll'Amalia, mise costei alla porta. Mia cognata andò a Torino, ospitata da mie cugine, pres fco,'„lfl quali mi recai a prenderla per ricòndurlà a Bordighera e metterla in un collegio di suore. Fu allora che mia moglie decise la separazione, che avvenne nel '21. Lasciai Bordighera per Riva di Pinerolo, dove impiantai una fabbrica di ombrelli tascabili, e condussi con me. la cognata, dopò aver lasciato 30 mila lire a mia moglie. t Mia moglie aveva ragione! — esclama a questo punto il Piovano. — Non doveva continuare quella relazione. Anche la mia povera mamma me lo ripeteva spesso. Ma la passione per l'Amalia era più forte di qualunque ragionamento. Non so come ho potuto uccidere mia cognata. Al fronte stesso, in mezzo alle mitragliatrioi, non ho mai ucciso nessuno» — Eppure — Interrompe il presidente — avete guadagnato una medaglia d'argento ed una di bronzo! — Mentre ero a Riva — prosegue l'imputato — mia madre, che era rimasta o Bordighera insieme a mia moglie ed alla mia bimba, venne a morire, lasciando scritto che allontanassi l'Amalia e tornassi con mia mogli-1. Obbedii alle supreme volontà di mia madre. Mia moglie tornò con me a Riva di Pinerolo, e mia cognata, la quale nel frattempo mi aveva prestato 7509 lire, partì per Bordighera, ed io le rilasciai un'obbligazione scritta di lire 10 mila. « Essa trovò un posto di guardarobiera a Sanremo, all'Hotel Nazionale, ove dopo 15 giorni "mi recavo a visitarla. Durante la mia visita, che avvenne nel giorni dal 16 al 18 aprile 1926, l'Amalia mi richiese il denaro prestatomi. Rientrato a Riva di Pinerolo il 20 aprile ricevevo un telegramma da Bordighera con cui mi si avvisava che era giunto il denaro della mia pensione militare che ero solito riscuotere in quella città. Poiché con questo denaro potevo dare un acconto a mia cognata, il giorno successivo partivo per la linea di Ventimiglia. Giunto a Sanremo scendevo all'Hotel Molinari e facevo chiamare l'Amalia clie ini aveva consigliato di non scendere all'Hotel Nazionale, il cui proprietario ncn mi vedeva volentieri ». A questo punto il Piovano ripete le circostanze già note del suo delitto, commuovendosi specialmente quando descrive la scena dell'omicidio. Egli lia parlato con accento di verità, spesso interrotto da singhiozzi, ed ha chiaramente dimostrato che ancora oggi è pervaso dalla sua folle passione per la cognata uccisa. Nell'udienza pomeridiana U presidente legge alcune deposizioni scritte di Matilde Ferrerò vedova Garneri, suocera del Piovano, di Garneri Giù Ila, di Alfonsina e di Alessandro Garneri, parti lese, le quali dicono di nulla sapere sulle cause del delitto. La deposizione della suocera è piuttosto vivace contro la condotta del genero, al quale fa risalire tutta la colpa delle tragedie avvenute in casa sua. La sfilata dei testi Pietro chinazzo. proprietario del l'Hotel Molinari, primo dei testile scussi, depone su circostanze già note sull'incontro dell'Amalia col Piovano e sul delitto. 11 ■ Piovano, dopo avere ucciso l'Amalia, gli venne incontro ripetendo più volte la frase: i Ho ucciso mia cognata, arrestate mil». Richiesto poi perchè l'avesse uccisa, rispose : « Si tratta di una storia lunga di -undici anni ■. Il teste gli domandò dove avesse l'arma ed egli rispose che l'aveva in tasca, e di fare attenzione perchè era anco ra carica. Gandnlfl Tersilla, cameriera dell'Hotel Nazionale, seppe dall'Amalia delle visite fattele dal Piovano. Fu lei ad accompagnare l'Amalia la sera del delitto all'Hotel Molina-iDurante il giorno l'Amalia le aveva detto di non sentirsi bene e di recarsi malvolentieri dal Piovano. Eugenio Olivieri, proprietario del l'Hotel Nazionale, dice ohe il 81 apri le, giorno del delitto, trovò la Garneri ohe piangeva in un corridoio dell'albergo. Chiestole perchè piangesse ri spose : • Temo stasera di non più ri'tornare ». La sera versi» le 23 l'Olivie¬ ri ebbe la notizia del delitto Egli era informato dei precedenti della ragazza e conosceva la sua ferma intenzione di non avere più rapporti col Piovano. Seguono ancora la teste Ida Agnelii, impiegata all'Hotel NazionaleSono ancora escussti altri testi tra Ji Bartolomeo Bosseno. meccanico a Riva di Pinerolo, che depone in dialetto piemontese e racconta che il Piovano dopo la guerra non fu più lo stesso e spese molto denaro in cattivi affari. In paese era diffusa l'impressioche In seguito alle ferite riportate . guerra non fosse più nel pieno possesso delle sue facoltà. Umberto Gandini, ex maresciallo dei carabinieri a Riva di Pinerolo, conferma le circostanze già note circa i precedentdel Piovano e della famiglia Garneri ed il brigadiere dei carabinieri Renato Manzoni, u quale parla dei particolari dell'arresto del Piovano subito dopo il delitto. 11 processo è quindi riinviato a lunedi alle ore 9.