La nascita della Cecoslovacchia politica e militare
La nascita della Cecoslovacchia politica e militare I DECENNALI La nascita della Cecoslovacchia politica e militare i e 1 o e e ù i o i . ie- e ù a o oasi e nsi lo Concepita nel fragore di un'Europa in fiamme da pochi fuorusciti patrioti e veggenti, nutrita nell'ozio dei campi di prigionieri disseminati un po' dovunque, l'idea della nuova nazione sorgente dai frantumi della monarchia absburgica non poteva evidentemente scompagnarsi dalla idea di forze armate nazionali preparate per combattere il comune nemico ereditario e per costituire presidio nei primi tempi della difficile! esistenza. Ond'ò che gli sforzi compiuti dal Masarik, dallo Stefania* dal Benes presso Je cancellerie alleate furono concomitanti col lavoro per riordinare in unità combattenti le masse amorfe di prigionieri cecoslovacchi in Francia, in Italia* in Russia. Per la realizzazione dèi sogno politico occorreva però la preventiva vittoria sul nemico, mentre per l'attuazione del progetto militare bastavano sforzi di persuaston* e lavoro d'organizzazione. Tali sforzi approdarono a realtà concrete dapprima in Russia, poi in Francia e poi in Italia. E dieci anni or sono, di questi giorni le trattative verniero concluse e l'atto costitutivo delift Legione cecoslovacca in ItaHa portai la data del 21 aprile, Natale di Roma. L' orieDtamento degli Alleati era! esclusivamente volto contro la Germania, il nostro contro l'AustriaUngheria. Perciò a noi guardavano con particolare intensità e speranza i popoli oppressi, cosi che il Benes potè scrivere nelle sue ìlfemorie :| « Da questo lato l'Italia rappresentava per noi una forza decisiva e bisogna dire che essa ci rese servizi di prim'ordine nella nostra lotta contro una pace indecisa o separata con l'Austria-Ungheria. Il motore di questa politica contro una pace indecisa con Vienna divenne, appunto per le sue concezioni e pel suo carattere, Sidney Sonnino. Questo fa emergere quale grande parte abbia avuto l'Italia nella distruzione dell'Austria Ungheria e nella nostra liberazione ». Sin dal 1916, Masarik a Londra, Benes a Parigi, Vezeli a Roma e Stefanik eternamente in moia, lavorano per la causa nazionale. Lo stesso Benes, parendogli di notare in Italia eccessiva tiepidezza, viene a Roma al principio del 1917; trova freddezza alla Consulta, miglior comprensione da parte del ministro Comandini e migliore ancora e più cordiale appoggio nei giornalisti, che cominciano ad interessarsi seriamente dell'argomento; uno di essi, Andrea Torre, oggi nostro Direttore politico, detta la prefazione ad un libro del Benes contro l'AustriaLTngheria. Accanto al problema politico, che doveva apparire allora a molti alquanto nebuloso ed ipotetico, stava il problema pratico dei prigionieri, che assommavano ormai a molte decine di. migliaia. Se nell'interno dell'esercito austro-ungarico la coesistenza di genti di sette nazionalità differenti dava luogo ad inconvenienti e difficoltà molto serie, difficoltà dello stesso genere, sebbene in grado molto minore, esistevano nei campi di prigionieri e consigliavano Ja separazione delle diverse nazionalità. Una prima selezione porta a raccogliere a Santa Maria Capila Vetere un migliaio di Cechi, diciamo così, nazionalisti, e che costituiscono il Corpo volontario ceco, presto trasferito a Padula. Esso nel- . la primavera del 1918 conterà ben 14.000 volontari grazie all'attività di due organizzatori, che la Repubblica Cecoslovacca onora oggi come due eroi: il Capek, morto nel primo combattimento a cui partecipò sulla nostra fronte; l'Havlcna, fatto prigioniero dagli Austriaci ed inesorabilmente impiccato. Tuttavia, il cammino per giungere a tanto non fu breve e neppure facile. Se, difatti, al fervore dei patrioti boemi e slovacchi tutto appariva agevole, non altrettanto lo erano di fatto i problemi politici e militari, che la concezione, ideale poneva La liberazione delle nazionalità oppresse non poteva presso di noi noti riscuotere le simpatie generali e ben potè constatarlo lo stèsso Benes nel ricevimento offertogli a Roma nel settembre del 1917 e dalle pinole pronunciate ih quell'occasione da uno fra i più autorevoli giornalisti. Presidente dell'Associazione della Stampa italiana, trasformata allora dal suo Presidente in organo di guerra: Andrea Torre. Ma,. accettato il principio di creare un Conio speciale, non ne veniva che esso potesse essere senz'altro impiegato secondo le vedute del Consiglio nazionale cecoslovacco, nè che esso fosse in grado di combattere senz'altro. Una prima proposta del Consiglio suddetto (sedente a Parigi) di trasferire il corpo volontario in Francia fu senz'auro scartata dal Sonnino. Fu proposto invece il concorso di esso in Italia, ma come unità di lavoro e con le caratteristiche di prigionieri, condizioni queste respinte dai dirigenti cecoslovacchi. Sopraggiungevano intanto gli avvenimenti dell' ottobre - novembre , 1917, superati i quali ed avendo l'Italia ritrovato se stessa, alla questione delle nazionalità oppresse si diede maggior peso, contribuendovi notevolmente la campagna di stampa intrapresa dal Corriere della Sera, dal Popolo d'Italia e dall'Idea iVasianale. Negli ambienti militari si dette il maggior peso ad una cosa troppo trascurata sin'allora, alla sollecitudine per le condizioni materiali e morali dell'individuo; per riflesso si comprese che, oltre airli attacchi ed alle cannonate, poteva aver effetto, date le speciali condizioni dell'esercito nemico, una ben organizzata opera disgregatrice. Nacque cosi l'idea dei cosiddetti riparti esploratori, composti di ex-prigionieri ed iibiliiicnie organizzati, invinti di notte oltre i reticolati a far òpera di... seduzione. Ebbero cosi vita quei drappelli, disseminati su tutta la fronte, composti, di valorosi
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