Regale celebrazione agreste nelle verdi oasi tripolitane

Regale celebrazione agreste nelle verdi oasi tripolitane Regale celebrazione agreste nelle verdi oasi tripolitane II compiacimento dèi Re per i grandiosi risultati Ottenuti dal 1 lavoro italiano - be pittoresche' accoglienze degli indigeni , Vibrante manifestazione degli italiani di Tunisia Tripoli, 19, notte. Alle 8,30 precise^ i Sovrani é le Principesse reali sono sbarcati col seguito dal Savoia. Il Governatore De Dono era salito poco prima a bordo ad i7ivitarli alia gita preordinata per oggi a Zavia, a Zuara e a Sabratha. I Sovrani, insieme col Ministro Federzoni, col Governatore, con le ■ Principesse, e coti i ' Duchi delle Puglie, col Ministro della Redi Casa Mattioli-Pasquaiini, col .primo aiutante di campo del Re, generale Asinari di Bernezzo, con i gentiluomini e le dame di Corte, presero posto in varie automobili. Poco innatizi sbarcate dal Città di Trieste, dove alloggiano, erano partite pure in automobile le rappresentanze del Senato e della Camera: i senatori Sili e generale Brasati, i deputati conte Miari, De Cumani e Buttafuochi. Tra il mare e i campi Le automobili, attraversata la città, per piazza Italia e Sciara et Gabbi, filarono *vio> all'oasi di thngi, a' Gargaresc, a Zanzur Bay ad e a Toneiba. Era una fresca mattina fulgidamente serena; e le prospere oasi ostentavano da vicino e da lontano, il ligoglioso verde. Là strada correva a non molta distanza dal mare, il quale a momenti si vedeva splendere di placido azzurro sulla nostra destra, attraverso qualche depressione del terreno o qualche interruzione del cordone delle dune costiere. Ma dalle dune che si' inarcavano con fulvi toni di vecchio oro, si stendeva in qua e poi spaziava a perdi-, ta d'occhio dall'altro lato della strada sulla nostra sinistra, un ondulato terreno coltivato, verdeggiante, di prati e di campi, altrove con esili pianticelle trapiantate da pochi mesi, olivi vili mandorli peschi peri, altrove scavato tra le erbe fiorite della nuova primavera^ da buche profonde per le "prossime piantagioni. Tratto tratto la monotonia della piana era interrotta dalle oasi col folto dei palmeti, dove, di tra il colonnato arboreo dei tronchi diritti, biancheggiavano le caratteristiche costruzioni indigene, che sovrastano ai pozzi, quella sorta di due scalette in muratura abbinale, che sostengono al sommerta carrucola per la manovra del sollevamento dell'acqua. Ma come slamane pareva che le chiome delle palme ostentassero per l'occasione nell'atmosfera solare, un più puro verde, tutte* ben pettinate e appena appena mosse dalla brezza, cosi lo stesso aspetto festivo era dato, per quanto si scorgeva nelle oasi e per gli sterminati campi intorno, dalla completa sospensione dei lavori agresti; poiché i contadini c la intera popolazione, vestiti i loro abili più belli, oggi si raccoglievano lungo la strada e nei centri abitati, a salutare con fantasie di indigeni ed entusiastiche dimostrazioni di nazionali, i Sovrani al loro arrivo. Le « concessioni » La prima stista del corteo reale fu, poco pr.ima di El Maia, all'altezza della concessione Ricolti, una delle moltissime che si incontrano per questa zona dove si è sviluppato con più vasti mezzi e con migliore fortuna, i'esperimento della colonizzazione. Il Governatore De Bono presentò al Re i concessionari e i direttoli dell'opera agricola; e il Sovrano si intrattenne brevemente con loro, interrogandoli sui vari problemi che essi hanno dovuto o debbono ancora affrontare, e sui mòdi di' soluzione, sui risultati concreti raggiunti e su quelli maggiori che è lecito sperare. Indi fu ripresa la strada verso Zavia, dove si sostò nuovamente poco prima dell'ingresso del paese: Furono presentati al Sovrano i concessionari della zona e quelli della prossima regione di Sorman, riuniti per rendergli omaggio, E ancora pail i a a una brevissima eorsa fino al paese e, attraverso di esso, alla piazza principale. Questa è tutta pavesata e decorata a festa; e la popolazione vi si accalca, schierata su due lunghe ali, ed entusiasticamente plaudente. Squilli di tromba, rulli di tamburi, grida di. evviva, agitare di baracani e trillanti zagarote, il caratteristico gride) di gioia delle donne indigene. Vengono presentati al Re le principali autorità del paese, nazionali ed indigene. Poi, tra nuovi applausi ed evviva, il corteo si riforma e prosegue a Zuara. Durante il viaggio, il Sovrano richiede al ministrò Federzoni e al governatore De Bono, che sono nella sua stessa macchina, particolareggiate informazioni sulle varie concessioni agricole attraverso cui st passa ed ove appaiono i segni dell'attivo lavoro con cui si viene operando la messa in valore di queste terre, prima già in gran parte abbandonate o usate soltanto come ilM*C°la. naturale.^ tk$e mostra non ' solo di :nteressàlrst vivissimamente alla questione della colonizzazione della Tripolitania, ma di essere anche già perfettamente al corrente delle varie fasi attraverso cui essa è andata sviluppandosi, e di ogni aspetto di essa, e manifesta il suo più vivo compiacimento per i successi, raggiunti dai nostri ardimentosi e infaticabili pionieri. Sono circa le undici e mezzo, quando i Sovrani col seguito, dopo essere passati senza fermarsi a Sabratha ' — poiché secondo il programma della gita visiteranno la cittadina nuova e i prossimi scavi famosi, al ritorno nel pomeriggio e dopo aver sostato brevemente a El Melliila per le presentazioni dei concessionari del luogo, giungono a Zuara Marina. Pionieri Se le feste tripoline di ieri per Var riro delle Loro Maestà, hanno rappresentato il saluto gaudioso della capitale della Colonia e hanno cele brato lo storico avvenimento della prima volta che il Re d'Italia metteva piede in una nostra Colonia; le feste di oggi per tutta la strada percorsa, hanno rappresentato l'atto di omaggio che i primi Agricoltori della Tripolitania italiana hanno voluto tributare al Sovrano, con tanto sincero e prorompente fervore di entusiasmo, e hanno costituito insieme la celebrazione della nuova attività agricola da noi trasferita a fecondare questo Paese, già in un tempo ormai lontano cosi fruttifero e pingue e poi caduto in abbandono e fatto arido e desolato. Festa agreste quindi questa di oggi, fes\a di lavoratori dei campi, che y Reati andavano a cercare e a visitare sui luoghi stessi del loro lavoro, tra i solchi, polrebbesi dire, onde cresce e spiga il frumento da loro seminato e sulle zolle che nutrono i nuovi alberelli da loro piantaii. Ma non soltanto gli agricoltori di questa regione tripolitana hanno goduto di questa festa, tanto piena di legittimi compiacimenti e di fausti auguri; la hanno voluta godere e forse, senza far torto a nessuno, persino con commozione più profonda, più intima, certo più patetica, anche altri pionieri e nostri valorosi lavoratori già emigrati per necessità di vita, con ansia di fortuna in altre terre che essi similmente e già da più lustri hanno dissodate e portate a eccezionale ricchezza: italiani della continua Tunisia. La carovana degli italiani tunisini A Zuara Marina sono venuti dalle città, dalle borgate, dai più prossimi e dai più lontani centri della Tunisia, da Tunisi, da Sfax, da Biserta, da Grambalia, da Keirnan, da Beja, circa 300 nostri compatrioti di ogni rango e categoria sociale, in rappresentanza dei centomila italiani della Tunisia. Sono venuti con le bandiere ed j fa bar» delle loro Asso¬ ciazioni professionali^ culturali, sportive, ricreative, di mutua assistenza, di beneficenza; si sono radunali Valtr'icri a Tunisi, alla Camera italiana di commercio, e sono venuti in sessanta automobili per 500 chilometri con un cartellino, uomini e donne, appuntato sul petto, recante la scritta: Ricordo delia visita di S. M. il Re in Tripolitania — Gli Italiani della Tunisia — Aprile 1928. L'altra sera hanno pernottalo a Gabes; poi ieri mattina si sono nuovamente rimessi in viaggio e ieri sera giungevano qua, a Zuara Marina, dove dovevano adattarsi, per rifocillarsi e per dormire, alle modestissime risorse del paese, assolutamente inadeguale per una comitiva tanto eccezionalmente numerosa. Ma che importava il lungo e disagiato viaggio, anche per uomini o donne di età avanzala ? Ciò che importava era vedere il Re, salutare il loro Re. Giova rilevare, per la verità, che le autorità francesi, hanno voluto dare prova nella1 circostanza di una veramente simpatica cortesia e di un equo spirilo-, alla frontiera, a. facilitare le pratiche necessariamente complesse e- lunghe dei passaporti, si seno trovali il direttore stesso della Polizia francese in Tunisia, avvocalo Campana, e il capo della Pubblica Sicurezza di Tunisi, Clapicr. Combattenti e mutilati Ora, in attesa dell'arrivo del corteo reale a Zuara Marind, questi nostri italiani di Tunisia sono schierati sulla grande spianata, donde si contempla poco lontano, di ira i tronchi dei palmizi delle oasi, azzurreggiare il mare della Piccola Sirte, quello che bagna insieme le coste della Tripolitania e della Tunisia. Il sole meridiano splende 'e dardeggia a piombo sulla massa umana, ove tigli abiti neri dei professionisti, i degli industriali, - dei commercianti, facoltosi, si alternano le giacchette dei contadini e degli operai, e le toelette primaverili delle signore, e su cui, dalle aste che le reggono, ricadono i drappi delle trentacinque bandiere delle Associazioni rappresentate. Davanti alla compatta schiera è il nostro' viceconsole di Tunisi, dott. Mombelli, in alta uniforme. Sul suo petto, accanto alle medaglie delle campagne di Libia e della guerra italo-ausXriacrt, azzurreggia il distintivo dei valorosi, e simili medaglie e simile orgoglioso distintivo ricorrono frequenti sul petto della maggior parte dei convenuti. E tra le bandiere, la prima è quella dell'Associazione del « Mastro Azzurro », cui subito seguono quella dei mutilati, retta da un mutilalo di un-braccio, quella dei combattenti, quella della Federazione degli ufficiali in congedo, quella delle madri e vedove dei caduti. Poiché non bisogna dimenticare che dalla Tunisia vennero in Italia a compiere il loro dovere di bravi cittadini, durante la grande guerra, ben quindicimila uomini, e più di mille di questi lasciarono eroicamente la vita sul campo di battaglia e sessantacinque tornarono decorali al valore. « A'on. bisogna dimenticare questo — dicevami il collega Francesco honura, direttore del Quotidlumii, quotidiano italiano di Tunisi, e strenuo difensore della buona causa italiana — non bisogna dimenticarlo soprattutto oggi, in cui noi sentiamo che veramente to spirito dei nostri compagni morti, rivendicando alla Patria i suoi più giusti confini, aleggia in questa manifestazione di italianità ». Lacrime di commozione e di gioia Ecco il corteo reale. Quando la prima automobile, ove siede il Re, avanza, nella spianala, la folla prorompe in applausi, in strepitose grida di Evviva! Tutte le mani sono levate al saluto romano. Poi, guan» do, seguendo quella del Re, appaio no le automobili della Regina, delle Principessine Giovanna- e' Maria e dei Duchi delle Puglie, altri Evviva! scoppiano al loro indirizzo. La gente, questa nostra gente di terra straniera, appare in -preda a una incontenibile commozione. Vedo occhi velarsi di lagrime, vedo braccia tendersi verso i Sovrani col gesto' con cui imploransi le imagini sacre. Il Re, insieme col Ministro Federzoni, col Governatore De Bono, col suo aiutante di campo generale Asinari di Bernezzo, è sceso dall'automobile e accoglie l'omaggio di benvenuto, che gli porge il commissario del confine occidentale, tenente-colonnello Scibile. Questi rimette poi al Governatore De Bono un telegramma, pur ora pervenutogli dal nostro console ge nerale a Tunis\ comm. Gauttieri. Il telegramma dice: « Mentre a Zuara le bandiere delle nostre Associazioni inchinanti reverenti alla Maestà del Re e i rappresentanti di questa Colonia depongo no ai piedi 'dell' augusto Sovrano H loro omaggio, gli Italiani tutti della Tunisia pregano a mio mezzo Vostra Eccellenza volersi rendere interprete presso Sua Maestà della loro inalterata profonda devozione e fedeltà». Il vice-console MombeUi, che, come ho detto, accompagna i rappresentanti degli italiani della Tunisia, legge un breve indirizzo con cui questi riaffermano il loro incrollabile attaccamento alla madre Patria, il loro orgoglio del nome italiano, la loro devozione al Re, con cui esprimono i più fervidi voti di prosperità e di gloria. « Evviva il nostro Re » Con un sorriso di interno covipiacimento il Re muove verso la fila delle bandiere e la schiera della gente adunata. E prima si ferma davanti al labaro del « Nastro Azzurro,», stringendo la mano al portabandiera. Poi, passando alla bandiera dei mutilati, subito si avvede che colui che la porta, poiché mutilalo di un braccio, non può trasferirla all'altra mano per stringere quella che Lui gli porge : e allora solleva la propria a stringergli quella unica che resta al portabandiera, e gliela stringe intorno all'asta della bandiera; e si informa dove ha combattuto, dove perdette il braccio. La folla fa ressa intorno e il Re muove tra essa lentamente, sorridendo, chiedendo delle varie Associazioni cui le bandiere appartengono, chiedendo a coloro che vede decorati del loro passato di guerra, di dove guadagnaronsi'le medaglie, porgendo e stringendo la mano a tutti. Molti degli interrogati gli rispondono col sin-ghiozzo della commozione nella voce, mentre gli occhi appaiono gonfi di lacrime. Insistentemente, continuamente si ■ripete il grido di : Viva il Re ! Taluno, con questo grido solo, risponde a una sua domanda, alla stretta, della sua mano, taluno lo ripete dopo avergli detto dove fu ferito in guerra. « Ai Solaroli : Viva il Re ! », « Al Fait: Viva il Re ! », « Sul Piave: Viva il Re di Vittorio Veneto ! ». Dopo che, a uno a uno, ha stretto la 'mano a tutti, il Re accompagna la Regina verso il gruppo delle signore che fanno parte di questa rappresentanza degli Italiani di Tunisia. E la Regina stringe loro la mano, si sofferma lungamente a discorrere con loro. Quando poi i Reali rimontano nelle loro macchine per procedere a Zuara Città, dalla gente che si preme intorno, prorompe più alto l'applauso, il coro delle grida di: Evviva 1 Le macchine muovono at traverso lo straripare di questa onda di commozione e di entusiasmo, cui sovrasta il grido più insistentemente ripetuto : — Evviva il Re di Vittorio Veneto 1 Evviva il nostro Re l MARIO BASSI,