Francisco Josè de Goya y Lucientes

Francisco Josè de Goya y Lucientes Il centenario di un grande romantico Francisco Josè de Goya y Lucientes Bisogna il suo nome scriverlo perdisteso, tutto quanto, e dirlo allo sche ti suoni all'orecchio come una fanfara di truppa che sfili impenuacfchlata e spavalda, operettistica forse un poco nel suo gran marciare burbanzoso a petto sporgente e mustacchi Impeciati, ma pronta tuttavia allo sbaraglio e nocchieruta di mani:— Francisco José t'.oya y laiclent(.-. Poi devi contemplare l'autoritratto del Prndo di Madrid, dipinto suqtiarant' anni, quando gin l'artista scriveva n Za pater « son talmente soffusilo ili commissioni che non so più dn che parti voltarmi, nò come, soddisfare unte le richieste»: — lineamenti precocemente ispessiti dall'età, inacidirò collo byroniano scoperto, amplissima e bianca front.', mandibole possenti, bocca sarcastica dalle labbra sensuali (piasi crudeli, occhi .profondi, infidi, neri come l'abbondante capigliatura ondulala: maschera beethoveniana, degna perù d'esser portata Ha un eroe giacobino. E avrai allora il Goya sul finir del resnn di Carlo Iliil Goya pia celebre per il San l'crnar4Hio clic vellica dinanzi n<ì Alfonso d'Aragona, il Goya accadèmico da sei anni e rivale vittorioso del cognato Bayou e di Manila, il Goya pessimo marito e spadaccino clie la viziosa e splendida società madritena si cunlende, che ha casa ricca in riva al Manzanores e do. foste e banchetti, che viaggia in bolla carrozza a quattro mote trainnta da due mule bianche: ■— ma il Goya ancora mediocre artista, che ama chiamarsi « Francisco eie los Toros ». La lenta cvohzionePerchè contrariamente a quanto credono i pili, questo pittore che alcuni dicono precursore dciriitiprcssioiiistno liei senso che varie opere sue dell'etili matura « palesano a prima vista nella concezione tecnica e pittorica una arte che ì> come un presagio della pittura di Manet » (aggiungeremo volentieri che se Manet deriva la sua Olympia dallo Maia desnuda e ben più integralmente yiì.rrnilimi de Ma(rimilieu dal Dos de Mann, anche meglio i francesi l-.nn da cercare Goya in Courbet, daumier, Toulouse Lautrec, e, sotto due diversi punti di vista, in Delacraix e in Bonolr, eo>t come noi italiani potremmo rintracciarlo più di quanto non si sospetti In Domenico Morelli); questo pittore dalla produzione sbalorditiva e dalla eloquenza Irresistibile, romantico certo — rome lin scritto Jean TL'd — per l'esagerazione istintiva di certi valori a detrimento d'altri, per l'csallazione di celli toni a vantaggia dell'armonia d'insieme, è specialmente — benché privo di reminiscenze inedioevali e di velleità letterarie — per la curiosità dei sentimenti eccessivi e por l'incoscienza de! proprio irruente apporto di spirili nuovi, fu un artista lento ad evolverai, pieno di lacune e di debolezze, ondeggiante di continuo fra la grazia più delicata e la più truculi nta violenza, un istintivo che fino alla vecchiaia trascinò con sé i vantaggi e 1 difetti rieU'nutorliriat-I i~nio, quasi a dimostrare che ancheII genio vuole ossero disciplinato almeno nel tempo in cui muove 1 primi passi. • .-,..„Goya non 6 un P>onington o un .Gii rie»alt .c,|is.„ potevano morire entram!•! intorno ai trent'anni, già averi'd'oda io un'espressione compiuta dell'arte loro, maturata attraverso una severa coscieii7.il estetica. In lui1 la/vita urge con tanto travolgente foga ch'egli procede, fra squilibri sconcertanti balzando dal capolavoro alla medi oc rita forse senza rendersene conto; disprezza ordine, stile, gusto; passa davanti ai maestri del suo pae-o, ai Velasquez e ni Murilio, con vorace ammirazione ma non riesce a sostare per studiarli: soggiace a tutte le più impensate contraddizioni sino a farsi, lui il pittore di Corte, ^istigatore dei vizi e dell'immondo cinismo della sua reginn Maria Luisa ili Parma con n'immortalarne l'orrenda maschera lubrica in quel prodigio di composizione ch'fi La famiglia di. Carlo IV; Bino a diventare, lui religioso come tutti gli spagnuoli del suo tempo, l'implacabile temerario accusatone del clero infingardo e ipocrita che tenta Invano, per mezzo del Grande Inquisitore, di far sospendere la pubblicazione dei Capricci, seguitata invece per ordine del re, disposto sempre, malgrado tutto, a perdonare e a favorire il suo diletto Francisco. Dalla vita all'arteGoya non può ispirarsi a chi lo ha preceduto o badare a chi muove alla conquista della gloria ufficiale. L'Italia e Roma, dove egli soggiorna fra il 1709 e il '71, dove — come lia confermato anche 11 nostro Bandi di Vestire •— non conosce affatto Luigi David che secondo alcuni gli sarebbe stato legato da affinità di sentimenti e d'arte, non lasciano nel suo spirito la consueta impronta che segna in delebilmente tanti altri artisti. Cile possono dire rovine e monumenti a codesto formidabile uomo avido d'avventure, di donne, di ricchezza, il quale dipinge, si, nei luoghi sacri al russino e partecipa senza fortuna a un concorso dell'Accademia di Rello 'Arti di Parma, ma bada soprattutto a divertirsi considerando per allora la sua arte un semplice mezzo di su«si ttenza. e ride in faccia all'inviato russo presso la Santa Sede che se lo vorrebbe condurre fra i gelidi fnst! di Pietroburgo? a codesto spagnuoJo ebbro di sole e di popolo, uscito da una famiglia povera e' rude malgrado Il blasone e l'albero genealogico die. andrà poi ostentando quando sarà nominato pittore di Camera, il quale nel palazzo reale di Madrid ha contemplato con occhio avido le portentose concezioni decorative del Tiepnlo, ma che soltanto nel modelli uinanì del contemporanei cercherà i suoi soggettili e nella vitti elio intorno gli freme l'ispirazione più vera? Questa esuberanza vitale che dentro gli bolle egli dovrà consumarla d'avventura in avventura frustando corpo e cuore fra alcove di duchesse e arene di corride, e farne a poco a poco sostanza di arte, per giungere a pronunziare le sue più grandi paiole. L'uomo prima, prepotente ili passione e di vizio, sfrenato sempre della dedizione come nella viltà : poi l'artista che insegne un suo inafferrabile sogno, distaccato ormai da so stesso e dal suo transitorio piacere. Logoro, 6tanco, deluso, isolato fra i suoi slmili dalla sordità, fatto amr.ro dall' esperienza, triste dalla gloria, cìnico dafeli uomini, verrà il momento in cui di pitture non chièderà più nulla alla tviia: chiederà iuno ni suo lavoro scruAu«uo nel mondo profondo delia, pro¬ ] i pria anima il vagare di altri e nuovi fantasmi. E dalla malinconica larva umana nascerà allora il Goya immortalo, il Goya della Famiglili ili Carlo IV, degli affreschi di San Antonio de la Florida, dei grandi ritratti d'ambasciatori, di generali, di ministri, d'alcuni quadri di genero, e soprattutto il Goya incisore dei Capricci, dei Disastri della guerra, della Tauromachia a dei l'roverbl. L'esperienza avventurosa La sua vita 6 di quelle che la leggenda ama colorare in varia guisa. Chi ha fatto di lui un rollini e chi un Casanova; chi ce lo mostra compagno di mafos, di torcros, di mnzos de ciicriiu. in boccacceschi sollazzi, e chi 10 vuoile acrobata temerario che in Horna si diverta ad andare a scrivere 11 suo nomo sul cornicione della tomba di Cecilia Metello, o sulla lanterna dolili cupola di S. Pietro; chi lo fa fuggire in Italia da Madrid nel !7G0 dopo aver ricevuto una pugnalati nella schiena e chi lo annovera .a saragozza fra gli uccisori di tre per som? durante una zuffa per rivalità fra .due chiese. Poi Sarà 1.1 gran tuffo nel la iiiondanilà. Cosa ve lo conduce? Chi gli spalanca le porte dell'aristocrazia madritena-? Perchè — come egli stesso scrive — i He vanno pazzi di lui, e dame, principi, alti dignitari di corte gareggiano per essere ritrai tati da lui? La sua e. gloria, sì, dal giorno in cui, trentenne, è stato ammesso a baciale la mano del re, della regina e dell'infante (i Mal ho provalo simile felicità. Sian rese grazie a Dio. Nò 16 nò le'mie opere merita vaino tanto onore »); ma i pittori celebri non mancano in Madrid: Mariano Maella, Francisco Bnyeu y SuMas, per tacere d'altri cresciuti in Ionio a lUiffiicl.lo Mengs; non è quin di soltanto l'arie che getta lui, mn rito Infedele della dolce Pepa, padre d'una sbalorditiva schiera di lìgl.'-ur-ii nelle braccia della duchessa d'Alba della .grande attrice La Tirana, e d'infinite altro donne, e che lo fa ricercare, vezzeggiare, adulare da una città intera. Oli è che, se bene conservi una sua certa rozzezza nativa, so bene non sappia scrivere corrottamente min leìera, egli appartiene alla razza degli affascinatori, degli „uoiiiìjiì che, passando attraverso la vita, non hanno clic t tender le mani per cogliere. A Fiiendetodos, villaggio presso Saragozza, esiste ancora — calle de la Alfourilga 1S — la catapecchia dove Cioya e mito il 30 marzo 17ÌG da fami glia povera. Ch'egli, come Ciotto si; slato scoperto a disegnare pecore sulle pietre e condotto cpftittordleeone a .Saragozza per studiare con Jose Lu zan, può anche essejo aneddoto leg gendarlo. Ciò ch'ò certo è che ne! 17'Ì5 lo troviamo a' Madrid dove si compie la sua vera Iniziazione artistica, e tra il 17C0 e il '71 a Doma. Lavora quindi a Saragozza, a Madriil pei incarico di Mengs (cartoni per tnppez zerle), poi di nuovo nella capitale ara gònese. Nel 17^1 è di ritorno a Madrid che non Insolera più se non per l'osi lio d'amore di San Lucar con la du chessa d'Alba, e per rinfilo ben più tristo di Bordeaux; e comincia alloro la parabola ascendente sotto Carlo III e Carlo IV, Io psicologo d'aziona ^Qualcuno hn rlPtto ch'ò impossibile, conoscere la storia di Spagna nel tren tenmiio- che corre fra la rivoluzione francese e la spedizione del duca d'Angoulfime senza consultare e studiare ia fantastica produzione del prodigio so satirico. E .in verilà, qual campo di osservazione, d'indagine e di ispira Ziione per un uomo cui II genio por metteva di rappresentare la vita in tilt ta la sua instabili)!:'', di essere cioè uno psicologo d'azione 1 intorno a lui 1 re succedono ai re, la società s evolve bruciata dal soffio rivolnz'o nario, lo straniero invado la patria Carlo III, Carlo IV, Ferdinando VII. Gi'iiscppc Bonaparte, poi Ferdinando ancora, quegli che dirà al pittorp col pevo'e di vile adulazione verso ci reti intruso questo parole veramente regali: a Tu hai meritato durante la no stra assenza l'esilio, e più che l'esilio Ma sei un grande, nrtista, e noi dimentichiamo tutto ». 1813, ritorno di Ferdinando VII, mon tre l'aquila córsa si dibatte ferita. Go ya ha sessantanove anni. Ui moglie e diciannove figli gli son morti. Quel l'accidente che lo ha colto nel 1702 du rantc la sua fuga a san Lucar con la duchessa d'Alba lo ha reso completamente sordo. Il paese e in cria giorni funerei passano pel cielo. Clip fa più egli in questa contristata Madrid, donde tutti i suol superstiti ani ci son partiti, dove ogni palazzo gli ricorda un suo trionfo di amante di artista, ma pallido e tetro ormai nella memoria? Tutti i principi, i generali, i ministri ch'egli ha conosciuto, da Jovellanos a Godoy, da Umilia a Perez de Castro e Guillemardet, son stati ritratti! dal suo pennello. Ha dipinto cortigiane e attrici, e con la .lf«;a desnuda ha dato alla Spagna il suo "più celebre nudo dopo la Venere di Velnsquez. Ha flagellato sovranii e preti, politici e meretrici: ha rappresentato tutta la brulicante vita spagnuola, silenziosa nel vizio dei ricchi e cantante nella gioia plebea. La morte non lo vuole ancora, codesto gagliardo , ed egli spmbra prendersi una vendetta enorme del mondo incidendo i suoi truci rami. E' veramente giunto il momento in cui si compie quanto ha scritto sul frontispizio della sua prima raccolta di ncqueforli: FA sueùo de la razou produce innnstruos. Passano ancora gli anni, e allora dà le spalle alia patria: il 30 maggio IR?', gli è accordato dal re un congedo di sci mesi, e a settantotto anni se ne parte solo per Bordeaux. Ma il pittore vuole ancora lavorare, vuole ancora vedere. A Parigi scorge la gloria nascente di Delacrolx, e ha modo di far due ritratta ; di ritorno a Bordeaux incido quattro magistrali tavole della Tauromachia, spirato il congedo, rieccolo a Madrid, per abbracciare il figlio e il nipotino Marinilo: poi di nuovo sul cammino tristo dell'esilio. E' l'addio definitivo alla vita. Esattamente cent'anni fa, a Bordeaux, in casa di Josò Pio do Molina, Fossés do l'iiiitendance N. 30. moriva fra braccia aiuudie il più grande pittore della Spagna moderna. Erano le 2 del mattino deVllG aprile 1828. Il pittore delle realtà eterne Il più grande pittore: — col suoi difetti enormi, coi suoi errori e squilibr.ii, con le sue contrnddizionii. Antonio Min-alni ha scritto di lui: « Il senso suo del colore, della coniposizl -ne, la stessa sua fattura, e il sentimento soprattutto din dallo suo operi; si sprigiona sono di una tal uo- vità e uiodoaiiita, da. apparilo, .quasi1 una anticipazione stupenda e compieta dell'ottocento tutto quanto ». Henry Guerìin, suo biografo alquanto incerto, lo chiama ., meraviglioso nrtistaurto del più vari, fecondi, nudaci, nuovi che sia dato incontrare nella storia dell'arto ». Eugenio di Ors, spaglinolo e bergsoiiiiano, riconosce in Goya quell'universale spirito — o barocco o romantico che dir si voglia — cho rinasce ogni volta che la vi Uà e la natura irrompono nell'arto spezzando quelle forme entro le quali era stala troppo costretto. Con una semplice rievocazione fugace non s'ha da riesaminare l'artegià tanto indagala, di questo grande elio ancor oggi sconcerta o delude o esalta. Certo, il suo nome soltanto basta a destare un fascino bizzarro anche in ohi a questo nomi? s'accostsemplicemente per la fantasia danzata di un Alessandro Sakharoff: (piasi un istinto oscuro avvertisse ch'ò il nome d'uno di quegli uomini che riassumono un popolo, un'epoca, una civiltà, vale a dire la Vita. Ed invero sfogliare nell'edizione Anderson i disegni goyeschi eli» si conservano al Brado, significa ; ssisterc a uno dei più terribili spettacoli che umana Immaginazione possa offrire ad occhi stupefatti. In codesti disegni che l'autore, come Gavarni, conimi rilava ili motti sarcastici, di salite crudeli'!, di spietati aforismi quasi che isogno non bastasse a porre a nudo le animo, e chiedesse l'aiuto della parola, beffarda, sta senz'olcun dubbiopiù ancora che nella sua pittura, la maggior gloria di Goya. Perchè qui è davvero proclamalo in tutta la sua fòrza « il ili ritto deb l'arie a rappresentare i sentimenti appassiona;! » ; perchè qui — come nelle figurazioni Immortali di Daumier -- si verifica, in virili di un senso quasi tisico del tranci orlo e del mutevole, <i l'innesto diretto delta, vitti nell'arie, fino al punto da non poter più diseoriiicre dove l'ima finisca e l'altra (■omerici »; perche infine — ha notato bene il Gueiiin — qui sii ritrova il gusto delle realtà eterne e la. facoltà di sorprenderò la natura umana nello sue verità più fuggitive. MARZIANO BERNARDI.