Partenza per il Polo di G. Bevilacqua

Partenza per il Polo Partenza per il Polo L' "Italia,, di Nobile ha intrapreso il suo avventuroso viaggio Aeroporto di Eaggio, 14, notte. Siamo qui dal crepuscolo, qui, nel silenzio verde della vasta pianura di Vagato, dopo il tumulto di omaggio e di cordoglio con cui tutta Milano,'rovesciandosi per le vie, ha accompagnato al Cimitero le 19 bare volute da una incredibile bestialità umana. Qui, adesso, è all'intorno una Iranquiililà idilliaca. L'hangar di ferro si eleva maestoso e misterioso come una cattedrale di sogno. Lontano, al bordi della città, scintillano i primi lumi. Il cielo è nuvoloso e grigio, ma si spacca verso oriente con slabbrature di arancio, e veli di nebbia fumano dai prati. L'aeroporto, confinato nella brughiera, a ■poco meno di un chilometro dalla strada maestra, non ynostra segni di vita, e anche la cinta all'indirò — un muretto basso — non e sorvegliala. Di fronte all'hangar pascolano delle pecore, e il pastore è disteso sui brughi. Chi. può pensare che su un Quadro del genere romberanno tra poco i motori con 10 stesso rombo e lo stesso palpito con 11 quale squarcieranno i cieli immacolati del Polo ? , « Sono sospese le visito » Ala davanti all'entrata le sentinelle hanno una consegna rigorosissima. C'è il cartello: « Sono sospese le visite • , e furon date disposizioni peren toric. Nobile vuole partire alla cheti chella, senza cerimonie, senza autorità, e sovraltutlo senza folla. Dice che la lolla porta sfortuna; dice che tutto ciò che è celebrato e preparato meno riesce. Per questo voleva partire ieri, e l'avrebbe fatto se i meteorologi fosse ro stati del suo parere. Ora si prevede che partirà in serata; non perchè egli lo abbia detto, perchè Nobile è di un mutismo sepolcrale ed ha militarizzato i suoi compagni di spedizione per evitare ogni confidenza. Lo si prevede specialmente perchè è bello questo ge sto da compiere, dopo un rito di angoscia — come quello cui ha assistito oggi Milano — un rito di gloria, e di celebrare insomma oltre la morte, la vita. Ma sperare che alle domande che lo assediano egli risponda con un si o con un no, è una illusione. Vi guarda, forse anche sorride, con quella sua /accia glabra e ovale, con quei suoi occhi spalancati; poi allargherà le braccia e se sarà molto loquace vi dirà tutt'al più: « non dipende da me ». In verità, dipende da lui, e dipende dai meteorologi che tengono da due giorni sedute assidue. Anche adesso, con il prof. ErtiUa, essi sono riuniti nella villetta del comando, e tutti aspettano da quel concilio la decisione, intorno all'* hangar» non vi è fervore nel lavoìo: dei soldati ricompongono le linee delle bombole di ossigeno; altri, all'interno, appendono all'aeronave maestosa più che mai nelle ombre della sera, le « camicie • di riforniménto. Gli aeronauti, i compagni di Nobile, sono al completo; nessuno è in orgasmo; nessuno ha fretta, e gironzolano e guardano il cielo. Alcuni sono ancora in borghese. E' inutile interrogarli; sono all'oscuro quanto noi. Hanno una speranza comune e generale : che prima di partire possano almeno mangiare. Mangieranno si, anche a bordo, ma ci vorranno 23 o 24 ore prima di- ritrovare a Stolp un cibo caldo. Se il generale dirà che si parte subito, addio brodo, addio cucina fumante. Nencioni confessa che il suo appetito è straziante. Mariano lo assicura che partendo ci sarà almeno da bere: — Che cosa? — Forse la pioggia! La convocazione dell'equipaggio Ecco che alle 19 il Comandante ed il prof. Eridia compaiono sulla porta della palazzina. Di sicuro una decisione fu presa. Avviciniamo l'illustre meteorologo : — E cosi, professore? — Aspelliamo il tempo, è la risposta. — Ma lei lo conosce, insistiamo: è buono o cattivo? Anche Eredia fa il misterioso. Sappiamo comunque che da Trieste si seanala un cielo tranquillo, senza minacele temporalesche. Buon segno questo. La partenza dovrebbe avvenire, Bì sogna scrutare il volto di Nobile e trarre gli oroscopi. Il Generale confabula con Mariano, poi dice a voce alla e secca ai compagni che lo circondano — Tulli qui stasera olii nove. E sale nella sua auto, e sparisce. Ma spariscono subito anche gli altri: meno male, si mangia! Nubile ha dato un comando insolito per un'ora ancora priù insolita: vuole i suoi compagni alle 9; alla stessa ora ha voluto gli alpini: quindi, evidente^ mente, si parie. Poi, al culmine dell'hangar il gran faro è acceso e manda i suoi bagliori all'ingìro, e l'anemoscopi», il curioso budello aereo di tela issalo presso il faro è riguardalo con truppa, attenzione. Ma anche alle 9 il. movimento del recinto è tult'altro che eccezionale. Due 0 tre automobili pubbliche hanno portalo grossi sacchi di iuta: contengono 1 viveri. Si accendono i lumi nel viali angusti e alberali; circolano nomini che portano cestini, che indossano pellicciotti, qualcuno ha sulle spalle il sacco da montagna. Ognuno prende i suoi bagagli dalla villetta del Comando e si reca all'hangar. Anche qualche signora si profila nella semi-oscurità di questo dedalo di strade e strudelte. Nella villetta schiamazza un grammofono, su un'aria americana. Si è mollata adesso 'dal campo, una sonda aerea: un palloncino che si alza altissimo ed è luminoso come una stella, infatti alla basenell'interno di una specie di involucro^ porta una candela. Sta fermo, e questa sua immobilità è un primo segno, perchè vuol dire che i venti mancano, e che negli spazi oltre i mille metri vi e di sicuro stabilità atmosferica. Un appuntamento... al Polo Cerio, a guardare il cielo, non lo si direbbe: ancora nuvoloso, esso ha groppi di nebbia che sono fosforescen-ti per i riflessi delle luminarie lonta-nètascusprcspctnuLymhDpssma l a ne della città. Ad ogni modo qui lutto è pronto per partire. E del resto le notizie che giungono da Fiume, come da altre stazioni radiotelegrafiche dell'Austria e della Germania, sono soddisfacenti. Vi è il mare e il cielo pacifico, un po' mosso da nuvole galoppanti versa i monti di confine, ma limpido e promettente sul centro Europa e migliore ancora nel nord. Picchia e parla Ai continuo la vettura radiotelegrafica installata sul campo presso l'hai)gai-. Già pronta è la Tilina, che saltella da una camera all'altra della palazzina, e si intrufola tra le gambe dei telefonisti. E' incapimcciata e coperta sulla schìe na da una pelle di cammello tenuta da un nastro bianco legato sotto il collo. Le mancano ancora le galoches, slsslynori, vere e lucide galoches di gomma, infilale alle zampette. Il generale, anche in questi istanti ha degli scrupoli, e vuole simulare. Dice all'equipaggio che forse si parte per una prova. — Come, per una prova? — qualcuno si azzarda ad obbiettare. — Ma se il ciclo è buono, non ritorneremo più. E' una prova che può essere un viaggio. Gli uomini dell'equipaggio hanno capito. Nobile non partecipa i suoi disegni neppure negli ultimi jnomeuti. Il grammofono del Comando attacca intanto la Marcia Reale. Tutti, si avviano all'hangar, e C'esco Tornasela, che fa anche da ufficiale di vettovagliamento, è seguito ila un inserviente stracolmo sulle braccia di posate d'argento. Come si vede, anche in aria, si vuole essere luculliani, ed essere serviti da gran signori. Del resto anche le provviste sono stuzzicanti, ed in un cascinale a pochi metri dall'hangar si stanno confezionando i cestini. Dna gentile signora, Teresa Mascardi, distribuisce alle squadre degli allievi pezzi di pollo, involli di prosciutto, formaggio, burro. Nobile, nell'hangar, provvede agli ultimi, bisogni. La luce all'interno è diffusa da urta trentina di lampadine elettriche che spuntano tra le enormi arcate di ferro della fantastica costruzione. Il comandante prova in persona, ispeziona la passerella, sbuca fuori dalle occhiaie del dirigibile per entrare nelle tre cabine dei motori .e assicurarsi di ogni cosa. Tratto tratto . la navicella, attraverso ì vetri finti di mica e quelli veri di cristallo, splende, si illumina. Si provano gli strumenti prossimi alla ruota del comando. A prua, nell'angolo della terrazzata che è il prolungamento della navicella, infilato nel quadretto che riproduce l'immagine della Madonna di Loreto, sta ora un mazzo di garofani. Accanto al simbolo mistico c'è quello profano: un minuscolo pupazzo coloralo, con una bocca enorme c con due occhietti vividi e lucenti come due bottoni. Al comandante si av vicina un corrispondente inglese per interrogarlo. Nobile è cordiale, ma gli osserva : — Badale è tardi, venite, se mai, al Polo... L'aeronave esee dall'hangar Poiché ognuno ha portato i proprii indumenti, Tomaselli si arrischia a portare una piccola macchina da scrivere; chissà che non passi di contrabbando. Il comandante l'ha vista; se la fa consegnare; la soppesa, chiede spiegazioni, c infine si adatta a dare il nulla osta. Anche al Polo si scriverà a macchina. V altro giornalista, Ugo Lago, non si è rifornito che di una penna stilografica, splendida e costosa, per la quale, adesso, teme il congelamento dell'inchiostro. Alle ore 2.10 l'aeronave a Italia »salutata dai grande uff. ArnaldoMussolini, dal Podestà di Milano, on. Belloni, è partito, volgendo laprua verso il nord. G. BEVILACQUA.

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