L'orrenda strage

L'orrenda strage L'orrenda strage 16 morti e 40 feriti: soldati, donne, bambini, agenti e militi Tutta Milano inneggia al Sovrano • MILANO, 12, notte. | La città si è risvegli-ala; ed anche adesso, mentre scendono le luminarie, le vie sono in festa e passano cortei e passano musiche r in piazza del Duomo si acclama dinanzi al Palazzo Beale con entusiasmo insistente. Ma per cinque o sei ore — dalle 10 del mattino al primo crepuscolo --- Milano è rimasta triste e angosciala, silenziosa e intorpidita come oppressa da un incubo. I.a grande festa del lavoro, che Milano aveva preparalo con orgoglio e con solennità, invocando la presenza augusta del Re, è stata tragicamente funestala da un crimine orrendo. Bisogna risalire alla notte lontana del delitto del Diana per ritrovare un lulto cosi profondo e tanto schianto di animi e di cuori. Diecine di famiglie vestono da oggi le gramaglie e molte altre trepidano per la sorte dei loro cari, che dolorano e spasimarlo negli ospedali. I morti erano questa sera 16 e i feriti più di 40; vittime tutte innocenti, non si sa ancora se del gesto selvaggio di uno, o della atroce barbarie di più responsabili. Il Piazzale L'inaugurazione della ottava Fiera campionaria era stata fissata per le ore 10. A quell'ora, il Re, provenendo da Palazzo Beale atlnttverso i popolosi quartieri di corso Vercelli e via Buonarroti, doveva entrare nella fantastica cittadina oggi costrutta, per piazza Giulio Cesare, un'ampia e lunga piazza adorna di aiuole e di fiori e di una monumentale foìitana che sventaglia l'acqua altissima e che prospelta l'esedra a cancellate dell'ingresso principale. Già molta folla, ammessa con biglietto speciale, si stipava sul marciapiede dei lunghi viali del piazzale Giulio Cesare, viale costeggiato da case moderne, con facciale candide e con poggioli e verande. Molte le bandiere alle finestre e moltissimi anche i tappeti sui davanzali. Snelli pennoni, lungo i due viali tenevano alzati i vessilli d'Italia e di Milano, e a metà erano ornati di cestini di fiori da cui sporgevano rami di edera. Gioconda e policroma era la vista della piazza, che nel fondo, come in un favoloso scenario, mostrava le bizzarre costruzioni della Fiera imbandierate. Un battaglione del 5.o Alpini era stato disposto a cordoni lungo i marciapiedi dei due viali, tenuti completamente sgombri. Nel recinto della Fiera già numerose erano le autorità, cioè i componenti del Comitato, con il commissario straordina rio gr. uff. Puricelli. Nell'interno tutto era in ordine, e nei viali della scienza, dell'agricoltura e del commercio, soldati e militi etano disciplinatamente disposti. Il quadro pittoresco di questo piazzale, che doveva poco dopo risuonare di urla e di imprecazioni, era completato dalla gente che non solo si era ammassati» sui pogginoli e sui balconi, ma che a gruppi aveva trovalo comodo installarsi perfino sui tetti. Era facile scorgere, specie sulle finestre, mazzi di fiori pronti ad essere lanciati nel corteo reale. Il battaglione degli Al pini era stalo accompagnato dalla propria fanfara, che si era adunata in uno spiazzo alberato. II servizio d'ordine e di vigilanza in quel luogo era stato affidato al cav. Di Guglielmo, commissario della sezione di Pubblica Sicurezza di Porta Magenta; e il funzionario aveva anche creato le così dette « squa dre volatili », che, come sempre, si inframmettevano fra la folla per impedire che, specialmente nell'entusiasmo o nella curiosità incompatta, si rompessero i cordoni. Nè batta. La Miliza era scaglionata a tratti, e non unita, dal dazio di Porta Magenta fino all'ingresso dell' Esposizione: e a completare questo servizio, oltre un gruppo di vigili a cavallo comandati dal maggiore Solari, alcuni erano stati messi di vedetta sui letti dei due ultimi palazzi del piazzale Giulio Cesare. 1 vigili di cedetla, muniti anche di binoccoli, avevano l'incarico di segnalare con apposito apparecchio elettrico l'arrivo del corteo reale, e qualunque fatto anormale che loro potesse, ri- sultarc. Netta notte dal mercoledì ad oggi, speciali pattuglie avevano sorvegliato tanto Vinterno guanto l'esterno del recinto della Fiera. In questa bisogna, anche i vigili notturni avevano prestalo la loro opera. Ma nessun fatto speciale nè alcun indizio nè sospetto i vigilanti avevano rilevato nella notte. Il boato, lo scempio Esattamente mancavano 10 minuti alle 10, allorché una detonazione, che si propagò con un boato, fu udita d'improvviso. Qualcuno fra la [olla gridò: — Arriva il He' —-; altri aggiunsero -, — E' il cannone! — Ma sul jtiazzale, nel viale, di destra, di frónte alla seconda cosa, quella segnala con il numero 1S, ad una seiIantina di metri dall'ingresso della Fiera, ecco sollevarsi, quasi 'contemporaneamente, un nembo denso e grigiastro di polverone. Si vede la folla sbandarsi in un miscuglio di soldati, di militi, di uomini, ili donne, di bambini. La strage è compiuta-, il nembo rista greve nell'aria, e si agitano in esso come delle ombre. E altre ombre sono a terra, dilaniate, sanguinanti. E' impossibile li per II raccapezzarsi. Gente che'fugge; genie che brancola, si abbatte al suolo e agita le braccia chiamando soccorso. Nel trambusto infernale, dei piccoli in camicia nera-^f^ie^toiin sbucare dalle cortine di polvere; altri piccoli correre all'ingìra pazzamente urlando-. — Mamma!... Mamma!... — E molte donne con le mani alzale, come implorassero dal Cielo un aiuto! Eccole fermarsi, poi retrocedere, poi ancora avanzare gridando dei nomi -. Mario!... Ginn!... Giulio!... I nomi adorali dei figli. Dal lBnefIrecinto dell'Esposizione, nff\-\calali, personalità, agenti di PubblicaìSicurezza, acroi rona verso quell'inaspettato e tragico disordine; ed anche ai più lontani, che sì scorgono'nttrarsi dalle finestre del piazzale]Giulio Cesare, nomini, bimbi, signo-ìre, con gesti ili orrore ,> di sgomcn-\lo. balena rapida l'orribile realtà. I Un ordigno infernale è scoppiato'ai piedi di un paio della luce elettri-lca. Qualche ufficiale grida dispera-ìtornente, invocando la calma; tua unì senso di agitazione e di. orgasmo si. propaga intorno tra la folla che cerca sporgersi avanti, commossa indignata. — Una bomba! Una bomba! — si grida da tutte le parti. Una manina a terra Entra in quel momento, portalo aìbraccia, un piccolo balilla, che vie-ìne deposto in un prossimo padiglio-ìne. Quel primo segno delle htttuoseìconseguenze del nefando gesto, quel flore d'innocenza che apre la serie delle vittime, seguito da una automobile su cui è un signore con la faccia insanguinata e una donna che si abbatte sullo schienale, desia nei presenti un senso di maggiore costernazione. I segni del pianto appaiono sul volto delle donne. Intanto la forza pubblica non riesce a tenere indietro la folla, che si ammassa attorno al luogo dello scoppio. Qui l'impressione è tragica e orrenda. Il piedistallo di uno dei pali, che sorreggono le lampade elettriche, appare squarcialo; accanto, un largo buco sul marciapiede, rottami di vetri, sassi, pietre; e in mezzo a tutti questi segni di devastazione, una cinquantina di persone mutilate c urlanti al suolo. La bomba, di alta potenza, aveva sprizzato, scoppiando, lingue di bagliori. Essa era slata deposta nell'interno de: piedistallo di ghisa della così detta camicia ornamentale, che fasciava l'antenna, ricurva in alto ad uncino, della luce elettrica. Il basamento di ghisa, di una circonferenza di un metro e mezzo, alto altrettanto, ha centuplicala la violenza dell'esplosione. Ogni scheggia di ghisa divenne un proiettile. Sola e dritta, appena scalfita verso il suolo, resta in piedi l'antenna dipinta di verde. Ma intorno è l'orrore e il lamento degli agonizzanti. Qua e là, brandelli di carne, mem¬ bra stroncate, e pozze di sangue; carni doloranti e straziale. Sono già arrivale 'intanto dui re-|ciiito della Fiera, con fulminea ce- lerità, le autolettighe della Croce Bosso, della Croce Verde e due autopompe. L'opera di soccorso è rapida e febbrile : militi sanitari e mimi nazionali, pompieri e ufficiali, raccolgono i caduti e li trasportano nelle lettighe. Qualche ferito lieve viene ricoverato nel padiglione di soccorso della Croce Bossa, entro il recinto della Fiera; altri sono trasportati alla guardia medica più vicina, e negli ospedali. Qualcuno venne accolto nelle case vicine. fina bimba, che si era aggrappata al basamento, è rimasta maciullata. Si è. trovata una manina bianca ed esile, con lunghi filamenti sanguigni. Ai balconi di un primo piano, dove abita la famiglia del tenente di fanteria Francesco Ballaro, si trovavano la sua signora, la suocera Rosa Cabrini, la signora Spinelli ed altri. Questi spettatori hanno visto l'improvvisa vampata e sono stati investili, da una grandine di proiettili, che è entrata anche nell'appartamento. La signora Cabrini è rimasta lievemente ferita alla spalla sinistra. Il soffitto dell'appartamento è in parte spaccato, cosi come tutti i retri della casa e quelli di molte altre circostanti, sono andati in frantumi. Altre case, olire a quella segnata col numero 18, mostrano shrecciature e. graffi. La terra fu ri mossa all'ingiro, per un raggio di una quarantina, di metri; due o tre sono le. buche profonde nelle quali si affonda con il piede. Alpini e Balilla Gli alpini, che erano distesi in cor done, furono i più colpiti. Tre o quattro caddero feriti. Eppure, me ravìgliosa di coraggio e di fermezza, fu la loro opera. Furono visti prò Idigarsi egualmente per recare, soc\carso e irrigidirsi nella disciplina ìmilitare per formare subito dopo at- torno alla strada un quadrato di sorveglianza. Alcuni avevano le di'rise sbrandellate, altri erano spor- ]chi. di polvere e di. macerie. Pure auìdaci e coraggiosi i piccoli balilla, an\rh'essi duramente provati. Una I squadra di balilla era allineata, una 'trentina di metri lontano; fu anche, lessa fatta bersaglio e immolò anche ìessa qualche vittima. Ma i balilla ì non scapparono; subito offrirono le. loro braccia attorno alle barelle. Gli ordini e l'organizzazione, dei primi soccorsi venivano dali dal. gr. uff. Fabbri, dal comm. Omodei-Zorini, dal vice-questore De Haro e dal capo squadra Emilio Guastoldi, che appena avvenuto lo scoppio avevano abbandonato di corsa il cancello ìdclla Fiera, ove s: trovavano in atìlesa del Sovrano. Nessuno nel. terriìbile frangente perse il controllo dei ìpropri nervi; anzi il comm. Omodei a a a e , , i i a c a , n . a . a . ¬ ; Icorteo -\da festosi evviva di popolo, si '/.orini apriva personalmente un'inchiesta perchè [ossero fatti rilievi e raccolte tutte le prove necessarie per lo scoprimento dei dinamitardi. Opera di pietà e di giustizia, che si svolgeva rapida quale il caso voleva. Le diverse Guardie mediche vicine al luogo dello scoppio improvvidamente venivano invase dai portateriti con il loro doloroso carico. In meno di 10 minuti, i cadaveri ed feriti erano stati raccolti e smistati fra l'Ospedale Maggiore, l'Ospedale Militare, l'Istituto medico di via Paolo Sarpi, l'Istituto di via Savona e l'Ambulatorio della Fiera. Mira bile fu l'opera dei Militi fascisti, alcuni dei quali ricoverarono i feriti nelle case del quartiere e qui provvidero al medico ed alle medicazioni. Qualcuno dei feriti più gravi, deve ad essi la Dita. Il Re Il Sovrano ebbe la prima sensazione della strage in Corso Vercelli. Il corteo, a Palazzo Reale, era stato inquadrato da una ventina di minuti. Ma non per questo lo si era fatto procedere con sollecitudine. In Corso, le automobili, d'improvviso sostarono. Passavano strombettando te prime lettighe. L'emozione si diffuse nei rotti. Che cosa era avvenuto? Anche la folla, che si stipava dietro i cordoni ed acclamava al Sovrano, tacque impietrita. Le barelle continuavano velocemente a passare. Si facevano ipotesi terrificatili. Il reale, circondato fino ulloru era sMablcdlsdcndpBiecsvmiecepamc-\fermato-in un silenzio angoscioso.. e a a i u a Il Re chiese notizie. Gli ti disse dapprima che era avvenuto un disastro edilizio, poi che era precipitata una impalcatura. Gli si volle nascondere, insomma, l'orrenda verità, per non turbarlo. Anche nel luogo del misfatto, nel piazzale Giulio Cesare, si provvide a stendere un serrato quadrato di baldi Alpini, perchè non si vedesse il sangue nè si scorgessero i resti dei poveri morti. Ma il, pianto della folla è trattenuto a stento; sventolano si dei fazzoletti bianchi, ma subito dopo quei fazzoletti sono portati agli occhi e raccolgono le lagrime. Ora, nei pressi della Fiera, i soldati presentano le armi ed echeggia la Marcia Reale. Le autolettighe sono . ormai lontane. L'automobile di Sua Maestà si dirige ad un piccolo padiglione, in legno verde, a sinistra dell'ingresso, pavesato di drappi e. bandiere. Qui si raggruppano intorno a lui il Podestà on. Belloni, il vice-Podestà on. Torrusio, il gr. uff. Fabbri, l'on. Dino Alfieri e numerose altre personalità. Il Bc chiede subito conto dell'avvenuto scoppio e delle sue conseguenze. Gli viene spiegato che trattasi probabilmente di un ordigno ad orologeria, introdotto nel piedistallo del paio elettrico attraverso l'apertura praticatavi per le riparazioni, e caricalo evidentemente per le ore 10. — Quanti morti, quanti feriti?... chiede Sua Maestà. Nessuno può darle una risposta precisa. Gli stessi agenti non hanno ancora potuto rendersi conto del numero delle vittime, data la celerità con cui queste sono state ricoverate in luoghi diversi. Il Be ordina di assumere dettagliate informazioni al più presto e di fargliele pervenire. . Non si pronunciano discorsi : il Sovrano e le autorità salgono sul paleo e l'ina. Puricelli offre al Sovrano le monete della Fiera, in oro, argento e bronzo. Intanto il Sovrano esce di nuovo e risale sull'automobile per proseguire nella visita della Fiera. In quel momento, vinta la prima emozione, un grido sale, immenso, delirante, ripetuto da migliaia e migliaia di bocche. Si acclama il Sovrano: — Viva il Be! Viva l'Italia! Viva Casa Savoia! La marea di folla agita cappelli e fazzoletti. II. Re, evidentemente, C'immosso, alza ripetutamente la mano in segno di saluto. Il suo volto esprime visibile il dolore a cui. non può dar sollievo che l'affetto incontenibile del suo popolo. ' Quindi il corteo inizia regolarmente la visita dell'Esposizione, percorrendo il viale delle Nazioni. Il Sovrano ai feriti Finita la cerimonia alla Fiera, il Re volle compiere la prima visita all'Ospedale Maggiore. Erano con lui l'on. Belloni, il Prefetto, Arnaldo Mussolini, l'on. Dino Alfieri. Lo ricevette sulla soglia il direttore prof. Ronzoni. — Quanti sono i morti? — fu questa la prima domanda del Sovrano al sanitario. Fino a quel momento se ne erano contati 14, ma altri purtroppo erano da prevedere. La visita del So vrano arreca un senso di conforto. Sua Maestà è visibilmente commossa. Il Re chiede di visitare i ricove rati. Nell'infermeria del primo pia no, presso i letti che hanno accollo da poco ì disgraziati. Sua Maestà si sofferma, e a qualcuno che è in grado di parlare rivolge brevi domande. Da una giovane donna, la diciannovenne Antonietta Percallari, vorrebbe sapere come fu colpita. — Non so... — risponde la disgraziala, in lacrime. — Ero sul piazzale, quando mi sono sentita lanciare lontano da una forza straordinaria. Poi non sentii più nulla... Il Sovrano giunto ni piedi di un lettino vide una donna che piangeva dirottamente. E' la madre della bambina Natalina Bavera, di 5 anni, alla quale due ore prima t medici avevano ducuto amputare tutte due le gambe. Il Sovrano rialza la donna ed ha per lei parole di conforto ed accarezza quindi la piccola decente sui capelli. La bimba spalanca gli occhi in stupore doloroso. Il Re fa prendere nota dell'indirizzo della Ravera, che abita in via Ter raggio, ed assicura la poveretta ae suo personale interessamento e dì,la sua futura assistenza. Il Re si ferma ancora presso i le! ti di due soldati feriti: Cesate Mar chetti e Ferdinando Invernizzi del5.0 alpini. Ad essi egli rivolge paro le di conforto e di fede mtSzqBufUtnbirltdicpdlgvvLcbptvppcplcmbmcsscmdcmti Sovrano ha voluto anche di'si-tare la camera mortuaria ove eranodisposti otto cadaveri orrendamente[straziali,

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