Romanzesco tentativo di estorsione in danno del gr. uff. dott. Borini

Romanzesco tentativo di estorsione in danno del gr. uff. dott. Borini Romanzesco tentativo di estorsione in danno del gr. uff. dott. Borini La denuncia S'tndagine e l'arresto dei colpevoli -- Il giovane vestito di nero e il giovane vestito di chiaro -- Un curioso «alibi)) Quattro giovani — così dire l'imputacene — si sarebbero accordati p*r riuscire, mediante lèttere anonime e minacce a mezzo telefono, ad «"storcere Cinquantamila lire ad un nolo e slima-j to professionista della nostra città. Il reato e grave ed è uno di quei po-]clii per il quale il codice comporta, ol- tre la pena di detenzione, la sorve- glinnza della P. S. Come mal dei gio-lvani, e .per di più di buona famiglia, i quindi non assillati dal bisogno del ite- naro, si siaua portati a simile eccesso, non e comprensibile. Solamente una' esultazione collettiva ed il l'ascino .'lei luto romanzesco e avventuroso della faccenda -può spiegare questo fatto, che altrimenti non troverebbe la più lontana giustificazione. "D'altra parte, qualcuno degli imputati, anzi i maggiormente Indiziati, hanno commesso tali e tanta ingenuità (come ad esempio l'aver spritto le diverse lettere minatorie e altre che furono sequestrate loro ipdosso, con la loro naturale calligrafia, senza neppur tentare di alterarla) 11 clic dimostra, fortuna tornente per essi, l'immaturità a delinquere di quei giovani. La richiesta dì 50 mila lire Ma procediamo con ordine: il gr. uff. 'dott. Agostino Borini, ex-consigliere comunale, podestà di Coriomonte, abitante, in piazza De Ainicis 74, il giorno 28 marzo u. s. riceveva a mezzo posta una lettera il cui contenuto lo stupiva -fortemente. L'anonimo lo minacciava di gravi rivelazioni mediante le quali y suo avvenire sarebbe, stato gravemente compromesso e lo avvertiva di aver'raccolto tali e dettagliate circoetanze a suo carico da potergli senz'altro dire che. egli lo teneva in suo pugno e poteva disporre del suo avvenire. « A Coriomonte vi minacciano serii,guai, e quella persona che ritenevate" lontana è invece a Torino. Uomo avvisato!... ». Così continuava la lettera che si chiudeva offrendo al dottore di comperare il silenzio del denunciatore mediante il pagamento di cinquanta mila lire. La risposta doveva essere inviata in via Denina, 3, al signor Franco Cappello. Il medico, che non aveva alcuna ragione di temere rivelazioni, rimase ciononostante impressionato dal contenuto della lettera e per prudenza pensò di consultarsi coll'avvocato Farinelli. A confortarlo in quesla determinazione cooperarono alcune telefonate, (puntegli a tarda sera. L'anonimo a viva voce, lo sollecitava a decidersi a sborsare il denaro e lo avvertiva che ogni ritardo sarebbe tornato a suo .danno. L'avvocato Farinelli, presa visione della lettera, mandò a chiamare il Franco Cappello, ma questi non si presentò nel suo studio. Egli invece telefonò e dichiarandosi ignaro di tutto disse- che evidentemente doveva trattarsi di uno scherzo di cattivo genere di qualcuno che avendo desiderio di divertirsi.alle spalle del medico e alle ■ s,ue, aveva avuta la bella trovata di servirsi del suo nome e rio! suo indi- n/rizza, La cosa era verosimile e l'avvocato cercò di persuadere il suo cliente che effettivamente doveva trattarsi di uno scherzo. La minaccia d'una... catastrofe L'affare era a questo punto quando a! dottore giunse una seconda lettera il cui contenuto rinnovò le apprensioni che appena allora andavano attutendosi. Kssa era ancora più violenta della prima e lasciava prevedere una catastrofe. Gli era lasciata una via di salvezza, quella di pagare le 50 mila lire: ottemperasse al veiearnentn se no chiamasse so stesso responsabile delle gravi conseguenze. E la lettera diceva essere quindi inutile clie. egli seguitasse ad andare a consultare l'avv. Farine! li sulla condotta da tenersi. Chi lo minacciava si trovava in condizione tale che non solamente un avvocato, ma anche il più abile funzionario del • pegno, non sarebbe riuscito a rintracciarlo. Tutte le più minute precauzioni erano stale prese. Versasse quindi, o tutto o in parte, 'ee per caso si trovasse in immediato difetto ili denaro, la* somma richiesta alla persona che lunedi (9 corrente), alle ore 21,30, si sarebbe presentato a casa sua. L'ano-nimo inoltre sconsigliava dal rivolgereinterrogazioni a questa persona avvertendo il dottore che l'uomo incaricato di ritirare il piego era ignaro di luna la faccenda. Dopo questa, seconda lettera il professionista tornò, nonostante le intimidazioni dell'anonimo, dali'avv. Farinelli, il quale lo consigliò di rivolgersi alla Polizia. Nella stessa giornata il dott. Borini sporgeva specificata denuncia, corredandola con le lettere anonime. al cav. Collnmarini, commissario di P. S. reggente la sezione di VanchigHa. Il funzionario avrebbe po tufo sùbito procedere all'arresto delCappeMo, ma trattandosi di cosa di tan-ta gravità volle prima informarne il Questore De Roma e il capo della Po- lizia giudiziaria dott. Micttcci. I! Ouestore slesso si Interessò della cosa e confermò al cav. Collnmarini l'incarico <li portare a termine le ricerche. mentre il capo della Polizia Giudiziaria mise a sua disposizione due dei più validi -agenti della squadra Mobi le. 1 mares-cià-IM Marco Satragnò e Al frodo Pezzi. A questi due il funziona- rio aggiunse il comaii-danae delleguardie della sezione di Vanchiglia,maresciallo Beniamino gente Giovanni cappelletto i Vanch:glia, Todda e la-to. Un appuntamento ed il facchino Tre ore prima delle 21.30, si recavano nell'appartamento del dott. Borini ì marescialli Pezzi e Satragno che il medico appostava in una stanza vicina a quella dove aveva divisato di ricevere l'uomo incaricato di ritirare le 50 mila lire. Come si sarebbe presentato costui 1 Sarehbe giunto inerme oppure avreb be appoggiate le sue richieste con una buona rivoltella? «Nel dubbio gli agenti si tenevano pronti ad intervenire al momento opportuno. L'attesa era emozionante Alle ore 9,20 il telefono squillò. 11 dottore staccò il ricevitore. Era la voce minacciosa deJl'anonimo il quale avvertiva che fra dieci minuti l'uomo incaricato di ritirare il piego si sarebbe trovato alla, sua presenza, e lo ammoniva di non cercarie di sottrarsi al suo destino. Con una puntualità degna di miglior causa, e cioè alile 9,30 precise, il campanello dell'alloggio suonò e venne Introdotto ini vecchio facchino (Francesco Casella). Richiesto che cosa desiderasse l'uomo disse che era stato Incaricato da un signore vestito di nero, con cappello duro, di andare a ritiirare un pacco in casa del dott. Borini e di portarlo in piazza I.agrange dove vietavo al monumento lo avrebbe atteso un giovane vestito di chiaro che aveva l'imcarico di ritirarlo e dargli una buona mancia. Il facchino sembrava imbarazzato delle accoglienze e a più riprese bailo a ripetere: « Io non so di che si tratti, io faccio servizio pubblico a Porta Nuova, non vorrei avere delle noie... », Il medico lo rassicurò con un gesto e lo pregò di aitte-ndere per andare a preparare il piego. Nel frattempo i due marescialli scendevano le scale e davanti alla casa notavano il giovanotto vestito di scuro del quale aveva parlato il facchino. La loro attesa non fu lunga. Il facchino usciva poco dopo dal portone con una grande busta in mano e saliva su di un tram della linea N. 1S. Il giovane misterioso con un balzo raggiungeva la stessa vettura mentre sul rimn-rc.hio prendevano posto i due marescialli i quali non perdevano di vista i loro... polli. L'onore di una donna A Porta Nuova l'uomo vestito di nero scese e allora il maresciallo Pezzi nella tema di lasciarselo scappare, con due salti gli fu vicino e lo arrestò nonostante le sue proteste. Satragno invece rimaneva sul tram e scendeva insieme a.l facchino non appena attraveirsato i.1 Corso Vittorio Emanuele. L'uomo, col suo piego bene in vista, si avviò alla piazza. Lagrange. Un giovano vestito di chiaro che stava presso il monumento, non appena Io vide, gli andò incontro, gli tolse la ?ran-de busta dandogli in cambio alcune lire di mancia e già stava per allontanarsi quando il maresciallo lo afferrò per il colletto. Anche costui protesta, ma gli fu giocoforza seguire l'agente. I due condotti alla s°zione di Va.nchiglia, strillarono al sopruso, e minacciavano di non chetarsi. Oue.llo vestito di scuro fu identificato per Co stanzo Bnmeto di anni 19, e l'altro per Gino Ca.trliero d1 Felice anch'essodiciannovenne. Quest'ultimo fu trovatofai possesso di una strana lettera erte doveva, seirv.i.reli di aJ.iibi e che gli venne sequestrata. Ecco neT sommi capi il testo del documento: « Sono una donna che pone nelle vostre mani il suo onore. Aiutatemi a salvarmi, slate cavaliere, trovatevi lunedì sera alle ore 9.30 in Piazza Lagrance nei pressi de! momrmeniio. Vedrete venire a voi uno sconosciuto con una bustanren-dete^a, essa contiene documentdai quali dipende non solo la mia trnn'pii.lliiià ma la mia vita. In pnsses so della lettera salite su di una anto mobile, nascondete il nieuo sotto Instrapuntino. acrioceliA se qualche <>>-o nemico vi segue non lo veda, e dite allo cliauffeur di condurvi da Baratti e Milano. Mi troverete ne! Bar. Io sarò vestita di un completo grigio, avrò in capo un feltro a. clncfre con fittaveletta. Non mancate alla preghiera duna donna che mette il suo onore nelle vostre mani ! ». La confessione Questa lettera doveva servire a provaro l'assoluta Innocenza del Coglierò, il quaile asseriva di aver ceduto!ad uno spirito cavalleresco recandosi j all'appuntamento fissatogli dalla (loli na sconoscala. L'atmosfera romanzeìsca della cosa l'aveva sedotto ed egìi nobbe che essa èra uguale a (inetta ,lolle lettere anonime inviate al dottor Borini. D'altra parte una notte di car¬ erà andato in piazza Lagrange. Gli ngenli, per puro scrupolo, andarono al lta.r di Piazza Castt'ilo. ma come era prevedibile non videro alcuna signora abbigliata nel modo descritto nella leti era. J.'on appena 11 cav. Collnmarini vide a calligrafia di quel documento rico- Boriili. D'aMra parte una notte di ci cere aveva cambiato gli umori d! tu leti due arrestati: il Bruneto. Onesti non aveva più il fare spavaldo della sera prima, ma appariva accasciato e disposto a confessare lutto. Cominciò col narrare in qua! modo fosse germogliata nella mente «uà e dei suoi compiici l'idea di indurre il gr. uff. Boriili a sborsare 50 mila lire. Una dome nica. insieme al mio amico f.aglieio si trovava in collina. Passando da vanti alla Casa di Salute di Villa Maria quest'ultimo gli disse che il rliret- tore di quell'Istituto era il dott. Bòri-ni , \ che egli conosceva per averne sentito parlare da persone che in passato aveva avuto intimi rapporti oon lui. Aggiunse che quel medico era danaroso e sarebbe slato facile indurlo a sborsare del denaro. Quel germe diede i suoi frutti. Di questo schematico abbozzo di ricatto i due parlarono in seguito con a.l tri amici intimi: Francesco Cappello di 52 anni e Giovanni Seren Rosso di 19. Fu tra loro concertato tutto un piano che ad essi non sembrò criminoso, perché aveva tutta l'apparenza di uno scherzo e finalmente concretata la prima lettera anonima minatoria. Il Bruneto si confessò autore di quella e delle susseguenti. Anzi, sic come era stato previsto anche il .caso di un arresto, egli aveva vergato la lettera elle doveva servire da alibi al Cagliero ed un'altra simile spedita al Seren Bosso il quale in un primo tempo era stato incaricato di trovarsi in piazza I-agrange ad attendere il piego che nella loro ingenuità i quattro giovanotti credevano dovesse contenere le 50 mila lire. Solamente all'ultimo momento, sempre secondo le dichiarazioni del Brunello, il SerenBosso ebbe paura, si rifiutò di andare all'appuntamento, e fu sostituito dal Cagliero, munito anch'esso della »lettera-alihl». Come si vede la cosa era stata studiata in tutti i suoi minimi particolari, ma quanta incoscienza in questa preparazione del crimine I Olii dalla prima lettera col nome e 1 indirizzo del Cappello essi fornivano il modo più sicuro di giungere alla "identificazione di tutta la combriccola, poi con le lettere scritte tutte con bella e nitida calligrafia dal Bnmeto il mezzo infallibile di provare la di lui colpabilità. Inoltre lo stesso era l'individuo, che assistito dal cagliero, aveva a più riprese telefonato a casa del dott. Borini, sollecitandolo a pagare e minacciandolo a tutto spiano. Queste telefonate erano state fatte di sera da apparecchi pubblici di caffè e bars del centro. Era srato nno scherzo Il Cagliero non ha confessato, si è limitato a dire che si trattava di imo scherzo e che se la cosa avesse avuto il suo completo sviluppo si sarebbero accorti che essi non avevano in ani mo di estorcere denaro al dott. Borinima solamente di fargli provare qualche... vivace emozione. L'arrestato ha inoltre dichiarato a.l cav. Collnmarin: che egli nulla conosce di men che cor retto nel passato del dottore del nuale anzi ha la massima stima. Le minacce erano d'altra parte cosi vaghe che dimostravano la loro assoluta incon esistenza. Uno scherzo... se proprio vogliono che sia tale gli impili)a.ti. ma di assacattivo genere, che ha tenuto in apprensione ed ha turbato per pn.reccli giorni l'animo di un onesto cittadino il quale sentiva sul suo ca-po una mi itacela la cui gravità e consistenza non aveva mezzo di poter controllare Il cav. Collamarini a mezzo del suo maresciallo Tedila e della guardia C.apponrtto fece procedere aill'arrestn del Cappello e del Seren-Bosso. Men tre il primo seguitò a dichiararsi puramente innecente benehò egli sia riconosciuto amicissimo del Bruneto insanie al quale è impiegato allo stabi limento Sp'ga. il secondo invece ha portano a prova della sua innocenza la lettera simile a quelita trovata in tasca al Origlerò. Lettera che — coshn dichiarato l'arrestato — lo aveva sommamente sorpreso e tanto da in .lurlo a mostrarla al spo principale Questi lo aveva consigliato di por tarla in Questura, ma egli aveva ri (•muto si trattasse di nno scherzo l'aveva serbata. 11 principale • del Seren-Rosso, si frecato dal funzionario per attestare la veridicità di quanto il suo impiegato aveva detto e questa eircostanza — In contrasto con le dichiarazioni del Brìi peto — sarà a suo tempo controllata e vagliata dall'autorità inquirente Perlanto i nnattro giovanotti sono stati tradotti alle C.T-cerì a disposizio ne dell'Autorità Giudiziaria.

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino