Chi è Racine?

Chi è Racine? Chi è Racine? pochi giorni dopo il suo nuovo romanzo, Destina, Francia Mauriac pubblica una Vita di Racine. Il romanzo bì svolge sulla stessa linea del jBaiter au lépreux, del Désert de VA maur, di Thérèse Vesqueyroux; non li vince, secondo me, come opera d'arte, ma è animato anch'esso da tn»a passione chiusa, profonda, che a taciti e densi flutti sospingo la ventura degli uomini. Su di un paese della Garonda, ira le « charmilles grillées • dalla canicola, le vigno che già vengono sfogliate, lo giovani pinete che s'incendiano (una serio di tratti che paiono diradare lo sfondo, svestire ai nostri occhi In, terra arsa e dura), due immagini smarrite, d'un giovine bello, debole contro l'onta e il male, d'una donna olio declina, e che non si confessa d'amarlo Be non quando la dissipazione ed un brusco urto l'ha ucciso, provano in sè l'opaco, il sordo destino; e vi concorrono varie figure d'intorno, in cui si esercita il giuoco, l'azione indecifra bile del Divino, che Mauriac dichiara, ma non s'arroga d'interpretare. Questo stesso modo, quest'arte si lente ed ansiosa, si riconosce nella Vie de Jean Bacine: tutti i grandi tomi della critica raciiriana vi sono compresi, ma come oppressi, sommersi in un'ombra persistente di mistero. E diciamo subito che se altri, non conoscendo il Racine, leggesse questo Hbro per cercarvi un ritratto compiuto del poeta, ne rimarrebbe deluso: esso pare scritto per chi abbia già familiari i problemi che sorgono dall'opera e dalle scarse notizie biografiche del Racine, e si compiaccia di vedervi alle prese un perito della più recente psicologia. Poiché l'incìiiesta così difficile dei rapporti fra l'uomo e l'artista trova, nel caso del grande tragico francese, alcuni ostacoli reali e gravi; ai quali s'aggiunge l'intreccio spinoso che v'hanno assiepato d'ogni parte le soluzioni preconcette, arbitrarie, fantastiche. Di quella vita, di quanto ebbe d'intimo e di significativo, si conosce assai poco, e nulla, possiamo dire, per il periodo centrale, che abbraccia la sua produzione più intensa e più ricca, daìl'Andromaca aDa Fedra: proprio il periodo che doveva importare di più per una crìtica alla Sain^-Beuve, rivolta a spiegare il poeta ^attraverso il carattere dell'uomo. Restano le tragedie, è vero: e non doVirebb'essere poco ; ma le tragedie, adoperate senza scrupoli, e senza finezza, come un documento biografico, hanno condotto soltanto a qualche strana e violenta trasposizione, e v'ha chi affronta ancor oggi il Racine come una belva, simile alle sue creature più crudeli e furenti. D'altra parte, quel che sappiamo della prima giovinezza e della maturità dei poeta, prima e dopo gli anni suoi di teatro, ce lo mostra congiunto, per legami' di famiglia' e di educazione, *1 gruppo severo di Port-Royal; ed ecco aperto l'altro cammino per aggredire la storia di Bacine: il giansenismo, che interviene nella sua vita in misura non inferiore, In maniera non men complicata, di , quel che faccia nella vita del Manicali, e che dalle due età estreme tende ad invadere anche quella intermedia. Lo sforzo dei biografi giansenisti di Racine ui raccoglie specialmente sull'interpretazione morale di Phèdre : una volta provato lo spirito cristiano del capolavoro, — espugnata la torre in cui pare elevarsi al cielo tutto l'edifìcio profano del poeta —, riesce facile additare un tormento segreto in tutta la sua visione precedente dell'amore e del peccato: spiegare come, dinanzi al volto macero e funesto di Fedra, lo sgomento del suo stesso dramma, insieme1 col rimorso delle sue colpe passate, abbiano strappato Racine, anco.' giovine, dal teatro, abbiano imposto silenzio ad un tempo alle passioni ed alla poesia, l'abbiano confinato nella pace della sua nuova famiglia e della preghiera. Anche Mauriac orienta la storia interna di Racine verso il giansenismo : ma con la differenza che egli, cattolico rigoroso, per il giansenismo non ha nessuna simpatia. Di qui, una nuova esitanza, ed una posizione nuova, che non giova a chiarire l'animo del Racine; sotto la scorza di PortRoyal, conviene salvare la tempra cristiana; la quale poi non si scopre nè costante, nè sicura. L'inquietudine, la gelosia, la voluttà sono anche per Mauriac linee innegabili del carattere di Racine: derivate da' suoi atti, dai suoi scritti satirici, dall« stesse tragedie; e sé fu così, « non v'è essere creato per l'amore, dotato per l'amore, che non abbia passato la sua vita amando » ; quel che ignoriamo di Racine non può essere che una vertigine di passioni (e dove il Mauriac ha ragione, è d'opporsi alla notizia consueta degli amori di Racine, come una semplice successione delle due attrici che rappresentavano le sue tragedie, la Duparc, ch'egli aveva rapito a Molière, la Champmeslé, ch'era prodiga a molti de' suoi favori). La passione che si riflette nelle tragedie muove dunque da un cuore umano, che non conosciamo al di fuori di esse; la vita sociale e familiare del Racine, quale ci è nota dalle attestazioni dei contemporanei e dalle sue lettere, s'aggira in una sfera diversa, di cui la religione assume finalmente il dominio. Il Mauriac ha tenuto in bilancia la passione e la religione: duo sole volte ha tentato di stringerle in un nodo, quando s'è trovato di fronte a Phèdre e ad Atha?*e, che sono anche le sole volte in cui vediamo l'opera del poeta avanzare nella sua « Vita »; per lui, il destino di Racine fu insomma di giocare Bulle due scacchiere, quella del tempo b" quella dell'eternità, « par des coups à la foia audacioux et concordante ». Ma tanto il nuovo critico è persuaso è*i&' «enigma» di Bacine, che —■ do¬ f(J^ po aver drammatizzato la sua disgrazia presso Luigi XIV, accusandone la perfidia simulatrice della Maintenou, onde Racine c en pleine passion, il meurt de sa passion » — rinuncia a darcene la chiave, e lo prolunga, lo trasmette ai figli del poeta (escluso il solo Louis, che volle celebrarne, e ne falsò, la gloria); nell'aspro e solitario Jean-Baptiste, nelle figliuole monache, si consuma il sacrificio e si compie veramente la rinuncia paterna, iniziata con l'abbandono del.teatro dopo la Phèdre. Non diremo che il fulmine si sfoga nella palude; che anzi, questa fine del racconto penetra negli affetti savi o semplici che il vecchio poeta dimostrò ne' suoi ultimi anni; ma, chiuso il libro, ci si presenta più. vivo il contrasto che insidia questa, come molte altre c vite » di poeti e di artisti. Quelle che per il Mauriac sono la passione e la religione di Racine corrispondono alla storia della sua poesia e alla storia dell'uomo ch'egli fu: la passione è attestata dalle tragedie, e vi si accompagnano le poche memorie superstiti del suo carattere nquieto e reciso ; la religione, è attestata dalle notizie della vita, e la critica ne spia ogni traccia che possa baenar nelle tragedie, prima delle duo ultime, e sacre, che interruppero brevemente la retraite del poeta. L'immagine di Racine che dovrebbe risultare all'incrocio di questo doppio ordine di fatti e di osservazioni è in realtà un alterno riflesso di due realtà separate. Tutto il metodo di Sainte-Beuve ritorna qui in discussione, qualunque sieno i fini a cui esso è rivolto: l Sainte-Beuve ci lasciò un'opera mirabile, una delle più possenti e luminose dell'intero Ottocento francese, perchè la sua visione fu organica, su di un rapporto propriamente, ed artisticamente, suo fra il concetto che egli aveva dell'uomo e l'interesse sto¬ rico ed estetico delle figure ch'egstudiava e prediligeva. Ma il SainteBeuve non ha dato un metro, unformula, che si possa applicare all'infinito; sotto il solo aspetto psicologico, il ritratto di un uomo non slimita più agli elementi che a lui erano sufficienti: il complesso della vitintima ci appare più esteso, più sinuoso e, in certo modo, capillare... (Nosentiamo, nel caso nostro, che Mauriac si affida alle zone d'ombra in cusi svolgono i grandi impulsi all'azione, in cui matura quel destino ch'egladegua, col Novalis, al carattere...)Il nesso fra l'uomo, ch'c un artista, l'opera sua ci appare tanto più segreto e difficile; la vita e l'arte ci sembrano talvolta come luci lontane, dcui l'una potrà venire incontro ed aggiungersi all'altra, a guisa di sussidio; ma ò necessario che l'una o l'altra stia al eentro, risolutamente. Peuno studio sul Racine, il centro non può essere che nella sua tragedianon lo si coglie dal di fuori, o se ne ha un'immagine scialba ed incerta (a cui soccorre la fantasia evocatrice desuoi critici, che. scrivono il dramma storico di Raoine: ed è, con un signore del teatro come lui, - una gara pericolosa !). L'enigma di Racinequando non si voglia ridurlo agli episodi della morte della Duparc, sulla tarda eco che ne affiorò attraverso iProcesso dei Veleni, o del suo abbandono del teatro, che si rivela, del resto, più lento e graduale di quel chenon lo si descriva di solito, non è un rompicapo di cui si aspetti la soluzione magica: è scritto nel libro aperto delle sue tragedie, le quali sempre diranno una cosa nuova a chi le interrogherà con amore e con ammirazione: è « un mistero in piena luce»come tutta la poesia. FERDINANDO NERI. FRANCOIS MAURIAC: «La vie de Jean Raclno » (« Le roman des grandes exlstences»). Paris, Plon, 1098.