Le nozze di luoksa Joikuja

Le nozze di luoksa Joikuja FIABA LAPPONE Le nozze di luoksa Joikuja Juoksa, il giovane lappone, se ne andava per le montagne con la sua bianca renna. Oltre Ja piccola slitta, sulla •fiale stava seduto, il carico comprendeva un'altra slitta più grande, contenente una tenda di iela, .pentole. Pignatte ed altri utensili. Lungo il cammino ile.strio, il suo sguardo spaziava le alture, d'intorno, candide sotto il vasto cielo sereno; c cullandosi al dondolio lene del traino egli pensava alla vita solitaria delle montagne. Le stelle brillavano fredde, misteriose; ed un'inquietudine strami, era penetrala nella sua mi ima. Con un colpo di frusta aizzò la lenna. L'animale, accelerando il passo, sollevava colle zampe piccoli blocchi di neve, che si scioglievano sul viso e sugli ocelli di Juulisa. Ad un tratto, uno strano bagliore squarciò l'ombra livida del crepuscolo. Alzò gli occhi e vide in mezzo al cielo una luce fulgidissima. Ora s'espandeva in un fascio di raggi, ora si concentrava in un punto abbagliante. Raggiava e brillava, ad intervalli rapidissimi, trasmutando di colore e splendore, a quelle luci, altre luci fluivano, a ondate, a fiumi, da tutti gli spazi, frangendosi le une contro le aure, iu un tumulto crescente di folgoramenii. Quando tutto l'orizzonte ne fu iacen-diato, ogni contrada parve ridestarsi da quel vasto tramortimento. Verso la mezzanotte egli arrivò «1 fiume. Sulla riva alzò la tenda, spazzò la neve d'intorno, poi ilssò la pentola all'uncinetto. Accese il fuoco e mangiata la zuppa, si diisiese vestitodalla pelliccia, sulla pelle di renna, es'addormentò. Ma nella notte si destò di soprassalto, poiché gli era parso di sentire la terra tremare sotto di lui, e fuori della tenda un tramestio di passi. Salzu, guardo attraverso lo spi- raglio, ma non vide nessuno. Stava per riaddormentarsi, quando più distintamente senti dietro la tenda qualcuno sussurrargli all'orecchio. Si voltò di scatto e chiamò ad alta voce. Ma nessuno rispose. Ora qualcuno graffiava la parete di tela, e gli oggetti, come toccati da mani invisibili, rotolarono per terra. Adirato, slava per bestemmiare. Ma si trattenne al pensiero che tali aspiti notturni l'avi ebbero punito, uccidendogli la renna, e forse lui stesso. Stette di nuovo in ascotio. Fuori, dieiro la tenda, la renna razzolava sotto la neve in cerca di muschio, e si senti tranquillo. Forse era stato il vento a giocargli quel tiro. Così pensando si riavvolse nella pelle di renna e si riaddormentò. Ma un nuovo rumore interruppe il suo sonno. Udì 11 borbottio della pentola die bolliva, ed il fuoco che s'attizzava sotto il fornello; poi, come se qualcuno carcasse di sradica ,re la tenda, senti la pentola appesa al- l'uncinetto dondolare e suonare corneiuna campana. Gli parve anche di udi-1re, ira quei rumori, la voce soavissi-ima di una fanciulla, che intonasse pia-1no piano un canto meraviglioso. S'alzò di nuovo ed attizzò il fuoco, puichè aveva freddo. Proprio in quel momento sentì uno scroscio immenso, coinè se una' valanga, rotolata improvvisa dal monte, l'avesse travolto. 11 fuoco s'estlnse ed il vento, turbinando intorno alla tenda, l'aveva sconvolta e sollevata in aria. Juoksa cadde svenuto. Quando riapri gli occhi gli parve che le stelle sempre più s'allontanassero nel cielo, Uno ad apparire invisibili, e che il suo corpo sempre più sprofondasse nella terra. Allora si compì l'incantesimo. In un angolo della tenda sconvolta, nella luce pallida dell'aurora boreale, apparve dinanzi a lui una vergine di muravigliosà bellezza. Portava una veste di bigello ed una cintura brillantata,. Le copriva il capo un casco bianco; e gli occhi, glandi e profondi, risplendevano di una luce magica, intenso, che vinceva ogni sguardo umano. Levò la mano in segno d'avvertimento; e Juoksa, che voleva alzarsi, si sentì inchiodato alla terra. — Che vuoi da me? — disse. — C'è forse qui nascosto un tesoro? Ma se cosi fosse veramente, una testa di bue sarebbe apparsa dal fondo delia pentola, e sulla testa di bue un seme, e dal seme, ima lucertola. Perchè io non vedo il luoco verde? C'è dunque nascosto qui un tesoro rubato? La fata crollò il capo. — Sei tu un'ombra? Allora spero di non desiarmi mai più. Sei tu una creatura Umana od un'apparizione divina, sacra a questi luoghi? Rispondimi! I«a fata chinò la testa e sparve. Juoksa si stropicciò gli occhi. Aveva egli sognato? Vide ancora la bella vergine sparire attraverso la parete di tela, poi di nuovo s'addormentò. Nou sapeva quanto tempo avesse dormilo. Un frastuono assordarne lo risvegliò. Tutta la tenda era caduta su di lui. S'alzò sano e salvo e vide nel cielo le stelle ammiccare lontanissime. Era il 'mattino. Si ricordò dell'incantesimo notturno, e pensò all'apparizione come a quella d'una fata benigna. Ma egli sal»va che non bisognava importunare le buone fate. Recise di partire: aggiogò la renna alla slitta, mise gli uten -- sIli '»ell altra slitta quando unprovvisamente gli parve d'udir* .la lontano, uua voce' L'he l<:u'Ja"a0 \n cadenza a poco a poco accentuasse le parole, fin ch'esse diventarono canto. E senti queila voce cosi viciua come se qualcuno lo sfiorasse, oltrepassando in lslitta giù dui pendio. Ma non vide nessuno dintorno: udiva soltanto l'eco di quel cari- to ed 1! tintinnio, della sonagliera d'una'renna invisibile. Ascoltò più attenta-'mente. Ora ne distingueva anebe leparole, beile e melodiosa. £ quel can. to gli sembrava cosi conosciuto, come se l'avesse' ascoltato tutta la vita. Gli parlava del bimbo nella culla, del sorriso delle faticoulle, dei discorsi degli uomini, delie renni, delle volpi, di tutto ciò ch'egli aveva visto ed udito. E nel ricordo tutte le cose gli appariva-no cosi remote, come se si sentisse daloro completamente liberato, lontano.liberato, lontano, in un ripaso dolce, in una solitudine consolatrice. Sali, giocondo, sulla slitta; tirò le redini, e la renna saltellando si mise in cammino giù per la china. La sua ombra danzava sulla neve, e Juoksa sentiva dinanzi a sè il caino di qualcuno che cercava rallegrarlo invitandolo verso strade conosciute, verso i prati ove pascolavano le renne dei suoi futuri congiunti. Ed inconsciamente incominciò anche lui ad imitare i canti che udiva. I. eco della sua voce, rimbombando per le valli, accendeva nella sua anima una frenesia immensa. Canto tutta l'ebbrezza della giovane vita: la gioia del lanciullo, che prende al laccio la prima renna, le corse intrepide sugli ski, il freddo, che sferza e rigenera, le cacce agli orsi ed alle volpi, gli scongiuri e le formule magiche. Poi intonò il canto della fanciulla, che vesiita di mille colori giunge alla cliìe sa, guidando la sua renna. E cantò le nozze, e la gioia dulie nozze, e del pae se notturno, sperduto sui bianchi lidi del mare polare, ove il tafano caccia la retina verso terre più generose, ove la bramosia sospinge il lappone di mon te in monte, senza meta e senza pace Tutta la vita i>ossò nel « joiku » diJuoksa, e nella giocondità di quel cari lo si senti racconsolato. Nò il freddo più sentiva, né il turbamento dell'anima. Ed ancora caino della lunga tene bra invernale, della neve eterna, delle stelle e della inna, che sono di guida al fuorviato viandante notturno; e dei laghi e dei piccoli stagni; e della tenda, fedele compagna nella solitudine, e delle aquile e del lavoro diuturno intorno al focolare. lutine intonò il canto della speranza e della fortuna quando a primavera il' ruscello mormora sotto gli orecchi di lupo itosi si chiamano in Lapponia le prime loglioiine verdi delle betulle nauej, quando l'usignuolo di Lapponia trasvol'a le vai li" rievocando il" ricordo dei'Tidì" n'e^ u, rmvycouuu u. xucuruo aei nui o.ez-zanti del sud. Ed ecco iu une il canto radioso del sole. , Juoltsa, ebbro di gioia, lasciò la renna liberamente andare per i monti, e vide giù nella vaile, tra piccale nubi di fumo, alcune tende sparse sul pendio. Poi udi un abbaiar lontano di cani ed il tintinnio ueile sonagliere di centinaia di renne. .Allora iiicomiuciò a cantare della belia iata notturna, che gli aveva additato la buona strada: «Fate belle! Voiu, voia, nana, nana, Vi ringrazio. Voia, voia, nana, nana, Proteggete sempre le mie reiud. Voia, voia, nana, iianal ». Cosi cantava Juoksa, e tutta la gente, rapita da quel nuovo canto, usciva dalle tende per ascoltare. Quando egli giunse dinanzi alla soglia della prima tenda, vide una fanciulla dai grandi occhi bruni, che lo guardava sorridendo. Sognava ancora Juoksa? Era quella la buona fata? Co si pensava, quando vide che la lancili! •la lo invitò con un segno del capo. NeM'aspetw dello stranfero ella aveva riconosciuto l'uomo che sarebbe diventato il suo sposo, e l'avrebbe portata nel paese della luce. — Bella fanciulla! Tu sei quella che ho tanto desiderato! — dissero gli occhi di Juoksa. — Anche tu, o mio grande sposo, fi gllo del paese della luce, sei l'uomo ch'Io ho desiderato. Giocondo era il tuo canto. Io ti seguirò volentieri lon tano, sui monti sconosciuti... — rispo sero i grandi ocelli bruni della giovane. — Sei proprio tu, dunque, la sposa, che la buona Faia mi ha promesso! — disse Juoltsa. Allora la fanciulla staccò la renna, e s'avviò risolutamente verso il giovane lappone. In quell'atto i genitori compresero ch'ella aveva eletto il suo sposo. Juoksa allora avvicinò la sua guancia contro quella della fanciulla, pensando : « TI ho Scelta fra tutte le donne. Or m'appartieni, o dolce apparizione i. Dopo una notte ed un giorno fecero 10 scambio delle renni, poi celebrarono le nozze, e Juoksa cantò lo canzoni più belle. Bingraziio anche la buona fata, che gli aveva fatto il dono divino del » joiku » e die gli aveva additato una donna fra tutte le donne. Poi versò un po' d'acquavite sulla terra e disse: — Buona Fata! Bevi anche tu nel giorno delle mie nozze ! Juoksa e la sua sposa vissero molti anni felici e le loro renni si fecondarono cento volte. F. dove Juoksa andava e dove alzava ila sua tenda, sempre ed ovunque lo seguiva la buona sorte Più non turbavano le buone fate il suo lavoro ed il suo sonno. Egli insognò ai suoi figli l'arte del « joilvu > e tutto 11 paese di Same si senti come rinascere nell'eco gioconda di quei canti Non più regnava il nero silenzio di prima Azzurro "era diventato il cielo e, sulle tende, gli uccelli di passo si fermavano a cinguettale. La vita scorreva meno aspra e gli uomini sentivano l'ani ina piena d'allegrezza. Orinai la notte aveva levato all nere di nottola verso altre lontano. Brillava ne! cielo ]a le e terre„„b !S!uce de-!,|ata r1f>1 scrt"' i arim irvn<s-« u«i»-n n,. u?... (T

Persone citate: Buona Fata, Faia