Una luce che splende da quattro secoli ALBERTO DÜRER

Una luce che splende da quattro secoli ALBERTO DÜRER Una luce che splende da quattro secoli ALBERTO DÜRER SI compie oggi il quarto centenario della morte di Albert DUrcr (6 aprilo 1528), ano dei più grandi pittori di tutti 1 tempi. Norimberga, la citta ov'egil nacque risse e mori. Inizia un ciclo di onorante la cui Importanza culmina nell'esposizione CU quasi tutte le opero del celebre artista, prestate per l'occasione da Musei d'ogni paese e da privati. Campeggia nel mezzo della vita <li Albreeht pflrex, come sul fondo della sua opera più celebre, un severo cartiglio: e su vi sta scritta la parola in cui si riassume l'arte del Leonardo tedesco: Malinconia. Malinconia d'ispirazione, più che di vita. Malinconia che non è la desolata tristezza di chi Intuisce e poi esperinicnta vano ogni moto del cervello e del cuore, ma piuttosto una innata inclinazione, del tutto nordica e luterana, a rinunziare al ridenti aspetti della bellezza terrena, alla giocondità degli affetti più trepidamente, umani, alle lusinghe del sole, del cielo, della natura, a quanto, insomma, noi latini e mediterranei, memori force ancora di pagane voluttà, perdutamente amiamo quale conforto lecito e soave a questa nostra transitoria esistenza; per tentare invece i limiti nebbiosi del mistero, per battere invece con diibitosa mano alla porta dell'incognito col desiderio e col timore Insieme di vedersela spalancare sul baratro del nulla. « Immagine veramente completa dello scoraggiamento, che sopprime la speranza, che non promette nulla, nemmeno per l'infanzia... », ha detto Michelet della famosa Incisione dureriana. «... pas meme pour l'enfance... ». Non Infatti un bimbo che rida, in tutta l'opera di Alberto Diirer: che rida, intendiamoci, non con le labbra, ma con l'anima, leonardescamente ; perchè anche nella Vergine di Berlino 11 Bambino è assorto in un'estatica fissità e il canerino che gli posa con tanta grazia sul braccìno ignudo non riesce a destargli sul viso un guizzo di infantile, gioia; perchè anche la stampa del Riposo della Sacra Faml'glia in Egilto, pur cosi movimentata e aneddotica e intima nell'apparenza, la sentì studiata e composta da un nomo che ben vorrebbe esprimere, la dolcezza della pace dopo tante traversie Analmente raggiunta, ma che ha l'anima irrimediabilmente priva del poco calore necessario a pur cosi umile rappresentazione di vita familiare. Eppure, come ha ricordato un critico ifrancese, i contemporanei di Durer si accordano nel vantarne la modestia, la semplicità, la soavità della voce, l'affabilità dei modi. Fuori dallo studio, terminato il lavoro giornaliero, la sua volontà di perfezione non gli lasciava traccia Ai stanchezza o di severità sul volto; bello e sano di corpo si dava volentieri agli esercizi fisici, amava appassionatamente la musica, e danzava con leggiadria. Era un uomo compiuto, che non avrebbe sfigurato certo tra quei magnifici campioni umani di cui 11 nostro Rinascimento parve possedere ed esaurire il segreto, Qbosfói ' visiohaS-io creatore 41 mostri e tat cri-• gola.'-vomita fiumi e la cui sferzante coda mette in fuga le stelle», s'era palesato fin da ragazzo ottimo figlio, poi remissivo marito, ed era anche un economo capo di casa cui lè cose dell'arte non impedivano di scrivere da Venezia all'amico diletto: c'Si compera meglio a Francoforté, e con minor spesa, che qui ». Aveva viaggia-» to in giovinezza, per svago e per studio; e la sua inclinazione per l'arte non aveva incontrato nessuno di quei contrasti che amareggiarono e amareggeranno sempre i principii di tanti altri votati alla fatale passione. Ma ch'egli uscisse dalla tranquilla comunione coi famigliari per lottare solitario con le sue visioni, ed ecco il malinconico dèmone prendere il sopravvento e impossessarsi di lui, e suggerirgli la concezione dalla quale trasuda il mistero; ecco nascere dalle profondità incerte di un'anima inquisita fino allo spasimo quegli ossessionanti sogni che sono 11 San Gerolamo nella sua cellfl, o II Cavaliere, la Morte e il Diavolo, o 1 quattro Cavalieri dell'Apocalisse, sogni nei quali sembra unirsi al freddo fascino delle allegorie giambelliniane il truculento romanticismo iberico delle allucinazioni goyesche ; ecco dalla sua mente e dalla sua mano uscire gli enigmatici autoritratti del Louvre,'del Prado, di Monaco, o il ritratto — véramente ierribdile di intensità — dà Oswald KreU, o jquello, antonelliano, di Giacomo MufKel, o l'altro, infine, stupendamente monumentale nella sua burbanzosa solennità, di Gerolamo Holzchuher. Nè basta: perchè se la rappresentazione del paesaggio lo attirava, anche jquesto pareva pur ora disertato da qualche chimera che n'avesse annullata ogni giocondità di vita o chiarezza di pensieri {Paesaggio tirolese, del Louvre) ; e se la scena si Ispirava a sepsi di ridente affetto come nellMdorazione dei Magi degli Uffizi, pure qualcosa vibrava nell'aria di castamente doloroso, quasi preannunzio del martirio futuro; e. se ancora l'amore per la forma bella — segnatamente dopo il soggiorno veneziano che aveva latto del magico pittore, per sua confessione, « un gentiluomo », vale a dire un individuo capace ormai d'intendere tutta l'armonia e l'equilibrio fra idealità e umanità della pittura italiana — conduce-va l'artista a compiacersi di limpide nudità, ecco balzare fuori dal quadro, più scolpite che dipinte, le stupende figure di Adamo e di Eva del Prado, libere, si, da tutti gli involontariamente impudichi impacci di un Luca o di un Hans Cranach, ma tuttavia ambigue, sensuali non per atti ma per ispirati, e suscitatrici di pensieri che vanno oltre li pensiero stesso di ciii le creò. infetto di origine? Difetto di nazionSfati ? Forse ii segreto di questo spasimante dissidio fra un'apparente cliianazza formale ed una chiusa inquietudine di sanitimentì (dissidio in cui sta, del resto, la suggestione di tutta l'opera dureriana), ci è rivelato dal disperato rimpianto del Tedesco nel lasciare la terra nostra dopo la dimora a Venezia durata dal 1506 al 1507. Qui, nella frequentazione di Giambell:no e forse di Leonardo, nell'ammirazione per -Montagna e per Raffaello, il discepolo di Michele Wolgemuth aveva trovato quanto egli fin dal primi anni, fin dal tempo del" suo autoritratto del 1484, sopra ogni altra cosa cercava: l'armonia propria di una gente usa da secoli a contemplare serenarne»*. - l& bellezza per trarre soltanto da questa la verace e semplice AspideU'acte. Nato a Norimberga il 21 maggio 1471. Morto nella stessa città ii 6 aprile 1528. In queste due date si può compendiale a biografia di Alberto Durer, uomo dalla vita priva di fatti salienti. Anche la sua Cronaca di famiglia non registra avventure di particolare importanza, quelle awentune che sembrerebbe non possano mancare ai titani dello sparito. Figlio di un orafo di origine ungherese (il nome Durer o Thflrar è la quasi traduzione di Ajlo, che significa in unglierese porta) ; aQilievo, a quindici anni, di Michele Wolgemuth, ma assai più, attraverso l'opere loro, di Martino tóehongauer o dell'ignoto maestro dal monogramma E. S. ; sposo, a ventitré anni, dopo un viaggio di istruzione in Germania e in Isvdzzera, e forse già in Italia, di Afrnes Frey, figura scialba di donna secondo alcuni, novella Santippe secondo 11 sospettoso Wiilibald .Pirkhoimer; italii.mo d'elezione per troppo breve periodo; ita lotta continua con le piccolo d-.lncoìià materiali dell'esistenza prima d'essere impiegato, nel 1512, dall' imperatorebeilo Durer, borghese tedesco, amico di Lutero e di Melandri on. A noi, posteri, resta l'altro Durer: quello clte vive ne(la sua opera immortale. MARZIANO BERNARDI Massimiliano I; riconosciuto poi àn tut-ta la sua gloria durante il trionfalJviaggio nei Paesi Bassi: questi e Al-

Luoghi citati: Berlino, Egilto, Germania, Italia, Norimberga, Paesi Bassi, Santippe, Venezia