Il Maresciallo Diaz esaltato da Del Croix

Il Maresciallo Diaz esaltato da Del Croix Il Maresciallo Diaz esaltato da Del Croix a ! i i i o a e li) d l o o e l ù i r e e n i l i o a l o i i Napoli, 2, mattino. Alle ore 11 di ieri al Real Teatro ■ San Carlo », promossa dalle sezioni napoletane delle Associazioni fra mutilati e invalidi di guerra. Madri e Vedove di guèrra ed ex-combattenti, 1 on. Carlo Del Croix ha solennemente commemorato il Maresciallo d'Italia, Armando Diaz. Fin dalie prime ore del mattino le adiacenze del teatro c S. Carlo » erano gremite di cittadini appartenenti a tutte le categoria sociali, che attendevano l'apertura del teatro. Prestavano servizio d'onore carabinieri, militi e vigili urbani/Il teatro, un'ora prima dell'arrivo ' dall'on. Del Croix era già gremito in aghi 'ordirne di posti, e presentava un aspetto imponente. Nello spazio riservato 'all'orchestra prese posto la b3nda. delia 138.a legione della Milizia. Sul palcoscenico presero posto S. E. l'on. Casertano, i grandi mutilati, le 'medaglie d'oro, le autorità civili, militari e fasciste, e numerosissime rappresentanzfe. Happresentava Sua Ecc. Cavallero, sottosegretario alla Guerra, 11 generale Albricol, comandante designato d'armata. Erana pure presenti numerosi senatori e deputati. In un palco avevano preso posto 1 figli e i parenti del Duca della Vittoria, ohe erano accompagnati da S. Ecc. Badoglio. Una vibrante dimostraxione Quando l'on. Dal Croix, accompagnavo da S. E. Castelli, alto commissario ■per la Provinola di Napoli, e dal. gr. uft Almanzi, regio commissario per il Comune, e dai presidenti delle Associazioni dei mutilati e combattenti, ap pare sul palcoscenico, la folla, balza in. piedi e applaude freneticamente mentre la banda intona l'Inno al Piave. La vibrante manifestarne si protrae fino a quando: il rejtfo commissario Almanzi si accinge, a prendere la parola per porgere al. grande invalido t ' sentimenti di ftijftoziono del popolo napoletano, per 1<£ nobiltà della sua figura, la fierezza ■'Bella sua anima, la grandezza del sub'eroismo. 11 comm. Almanzi 'rileva che la glorificazione di Armando Diaz, alla quale conferisce solennità l'iifttorvento della famiglia del grande Estinto' e l'autorevole presenza di S. ,:"E. Albricci, delegato ria S. E. Cavallero a ".rappresentare quelreseroito' ctie,:è. vanto e orgoglio di ogni cittadino, non poteva avere più •puri promotori dot mutilati, degli invalidi e delle madri e vedove dei Ca dwti, non poteva Vivere più degno interpretie. più m«Hco suscitatóre di Carlo Del Croix^ fl comm. Almanzi f: stato, vivaniente, applaudito. Quindi ha la parola l'on. Del Croix. Egl i dice. tra Tàjtrò : • Che il Duca della Vittoria sia nato qui— prosegue l'oratore — è un fatto che ha. valore di una idea. Questa terra, che vide ipWml moti per le nostra unità, doveva dare al capitano alle ultime battaglie. per il suo compimento, questa terra, dove l'arte delle armi e lo spirito/-**! cavalleria ebbero in oitni tempo Insigni maestri e campioni, doveva." scrivere a caratteri eterni il nome di urij&'.dei suol figli sotto 1 annuncio deUa^ù grande vittoria, - -i « ^-Baékjikr*^.,-.^ • Armando Diaz, per essere inteso, va posto a confronto con il popolo del quale ebbe tutta la umana sapienza e ila profonda bontà. Egli fu bonus Vir tanto da essere amato; farsi amare è li segreto dei grandi capitani, farsi ■amare non si'gnifica indulgere fino al la colpa, che anzi il popolo compatisce, se non disprezza, i capi che non sanno essere quello che sono. Esista una maschia bontà che non transige col dovere e non indulge ai forti, ma volentieri perdona agli umili e molto concede all'umanità. « Uscito dall'Accademia ufficiale di Artiglieria, doveva essere preso dal fascino dell'arma corta, quella che vuol vedere in faccia il nemico, quella che non tradisce la volontà e decide le sorti agli estremi di ogni battaglia. La sua carriera, se questo brutto nome può essere usato per chi professa una arte e assolve una missione, non fu tanto rapida quanto sicura. La spedizione di Libia lo trovò, colonnello, e fu nell'aspro combattimento di zanzur che, alla testa dei suoi battaglioni, colpito nel pieno dell'assalto, non volle lasciare il comando se non quando eb be in mano la vittoria. Se il combattente si era imposto alla prova del fuoco, il capo doveva affermarsi per senno e virtù in più vasto ed aspro cimento. 11 granda annuncio « Ma era detto che il comandante, il quale era ginn io più innanzi sulla via di Trieste, dovesse diventare il Duca della Vittoria. Egli ebbe li grande annunzio in quella povera casa di MeoIo, dove aveva fermato il comando dopo la ritirata. Egli aveva ricondotto i suoi Reggimenti intatti di spirito e di armi attraverso cinque fiumi e per sette giornate nel fango, dalle remote asperità del Carso alle rive di quel fiume, che doveva vedere la nostra riscossa di popolo e la sua affermazione di capo. Vi sono eroi che sorgono dal silenzio ed eroi che sorgono dal clamore. Egli si era fatto tacendo, e quando il suo nome breve e tagliente comparve sul bollettino di guerra, pochi lo avevano udito. Ma anche quando la fama lo fece risuonare nel mondo, l'uomo non mutò di stile ne di silenzio. _ «Armando Diaz aveva saputo afferrare in quel momento l'anima della nazione, duramente svegliata dal pericolo e profondamente ferita dalia sventura, per fonderla con quella dei fanti. Nel lungo inverno, mentre i morti dormivano sotto la neve, fu la grande veglia del popolo che suscitò i fuochi, affilò le armi e serrò i ranghi. Egli fu allora il grande fabbro e seppe battere il ferro caldo senza perdere un colpo, e quando tornò la stagione delle piene e delle invasioni, dalle sue mani era uscita la nuova, splendente armatura dove si infransero l'estremo segno e l'ultima rabbia del nemico. Il vecchio maresciallo austriaco che, dopo la sconfitta, dovette convenire essere l'orilo il peggiore dei consiglieri, anche nella guerra, vedeva la nostra posizione come quella di un naufrago aggrappato, che basta con un colpo d'ascia tagliargli le dita per farlo precipitare. Era pronto 11 bastone da offrire all'imperatore dopo la vittoria e dalle lontane case sul Danubio giungevano agli invasori le ultime raccomandazioni in vista del nuovo saccheggio. L'Impero aveva riunite contro di noi tutte le forze e avrebbe dato fuoco alle su* ultime polveri per fare precipitare sulla nostra fronte le sorti di tutta la guerra. Se non avessimo avuto un capitano degno di questo nome, non sarebbe bastata la non smentita virtù dei fanti né la rinnovata coscienza del popolo, non sarebbe bastata la potenza deiEe armi, nemmeno la buona causa. Armando Diaz fu questo capitano e vincemmo. La auntainin di Zanzur • Si narra ohe in quel giorni portasse sempre con sè la vecchia mantelli¬ vogdtmlqocrstcccej na di Zanzur, quella che serbava lo strappo della fucilata o le tracce estinte del suo sangue; egli era un-mistico e un poco superstizioso come tutti i guerrieri. Egli credette che il miracolo del vostro Santo dovesse ripetersi alla vigilia della vittoria, e veramente su ogni pietra, da ogni zolla ribolli il sangue dei morti e il popolo disse « credo . e fu beato fino al canto. La battaglia del Piave era la sua prediletta, ma non per questo era mano fiero della sua ultima, più grande vittoria, però questa considerava come conseguenza o sviluppo di quella, come il grande contrattacco che non aveva voluto sferrare sul momento e chi fu suo indiscusso merito avere rinviato a più maturi fati e a più sicure forze, soffocando in sè la tentatrice ebbrezza di chi ha vinto. « Armando Diaz negli anni nefasti condivise il disinganno dei fanti e tacque. Non fece il Cincinnato, né ebbe lo sdegnoso corruccio del grande Scipione, ma la sua solitudine non fu senza amarezza e il suo tacere non fu senza rimprovero. Quando venne l'ora egli seppe'nuovamente Intendere l'anima della sua gente e fu con la giovinezza, fu al fianco del capitano che aveva saputo assicurare al popolo la vittoria-su .se stesso. «Questo è stato iin altro Piave e presto avrà un altro Vittorio Veneto » gli fu udito dire nel giorni della marcia su Roma. E anche dopo che aveva lasciato il potere qualido si tentò di barattare la cronaca con la storia, non fece mistero della sua fedeltà e ammoni. Bisogna tósere almeno inavveduti per soffiar su questo fuoco. Bisogna avere la più Bacca incomprensione del momento e della statura dell'uomo. " U Duca della Vittoria anche per questo fu amato dal giovani, fu sentito dalla nostra età e dietro la sua bara andarono al passo le nuovissime leve del Littorio e 1 veterani della grande guerra. L'oflarta « Sulla porta del tempio che sa.rà la sua dimora per sempre, una lapidaria scritta, degna di essere scolpita nella stessa pietra del' suo sepolcro, eterna nel tempo: Rem restituii, hostes fugavit. Che può essere fatto da noi in omaggio, in cambio di tanto dono? Egli ricordava come il più grande omaggio ricevuto in vita, quello ohe gli fu fatto nella vecchia casa lombarda che accoglie 1 soldati ciechi, da uno di quel divini fanciulli dell'ultimo bando che, oscurato il volto dalla tragedia, gli vol¬ le suonare a tentoni nell'ombra la Canzone del Piave. Il Duca della Vittoria, in piedi, si era fatto, estatico. Forse ga parve che quella canzone ventóse d-t là da quelle mura e giungesse dalla rive del fiume che, senza tempo, concilia con la sua voce il sonno agm eroi. Cosi quando la sua bara sostò accanto ni sarcofago bianco, c il popolo accorsa per le scalee sacre per assistere al grande incontro, le note della Canzone del Piave parve giungessero da lungi e portassero la nostalgia guerriera di tutti i morti. Armando Diaz era un poeta; gli bastò quel canto e mori come visse :! in un'offerta. Quando fu giunto il momento di mettere la grande tenuta per presentarsi al Be dei Be, gli fu chiesto di offrire all'Eterno la sua vita passata, le sue sofferenze e le sofferenze di ehi stava accanto. Egli rispose: offro, e' fu il suo ultimo accento. Cosi noi offriamo al Dùca deUa Vittoria il nostro, devoto cuore di fanti e la riconoscenza di tutto il popolo ». Il discorso dell'on. Delcroix, spesso interrotto da vibranti applausi, è aHa fine applaudito con calorose ovazioni, mentre la banda snona l'Inno Reale- e «Giovinezza». All'uscita, la folla ohe si accalcava nei pressi del teatro «innovò entusiastiche dimostrazioni a Carlo Delcroix.

Luoghi citati: Carso, Italia, Libia, Napoli, Roma, Trieste, Vittorio Veneto, Zanzur